ENTRA NEL NETWORK |
ENTRA NEL NETWORK |
(Adnkronos) - Si può parlare di una 'Pearl Harbour' per la Russia, come stanno facendo i blogger pro guerra di quel Paese. Non è ancora confermato il numero degli aerei strategici distrutti dall’attacco coordinato dei droni ucraini contro quattro o cinque basi militari anche a migliaia di chilometri dal fronte, ma è chiaro che pur se fossero solo dieci, e potrebbero essere fra 30 e 40 - secondo fonti ucraine sarebbero stati colpiti 41 aerei, il Wall Street Journal precisa che sono 41 gli aerei colpiti e dieci quelli completamente distrutti - è stata una operazione di dimensioni enormi per le implicazioni che avrà sull’andamento del conflitto e anche per gli equilibri strategici, proprio come l’attacco giapponese contro la base americana nelle Hawaii nel 1941. L’attacco è avvenuto nel momento in cui la guerra si sta trasformando. E rischia di innescare una risposta nucleare di Mosca, che nella sua nuova dottrina, ma in modo più implicito anche nelle precedenti, prevede il primo colpo in risposta a un attacco convenzionale che crei una minaccia critica alla sovranità e all’integrità territoriale, anche da parte di un Paese non nucleare sostenuto da Paesi che lo sono. Fra l’altro è questa la risposta che alcuni esponenti della ‘comunità Z’, coro di questa guerra su Telegram, hanno iniziato a chiedere da ieri. “Non è solo un pretesto, ma una ragione per lanciare attacchi nucleari contro l’Ucraina”, ha scritto l’autore di una di queste bacheche. Da alcuni mesi il conflitto in Ucraina “ha cambiato il suo centro di gravità”, spiega uno degli analisti militari contattati dall’Adnkronos: non è più guerra di contatto, l’invio a Kiev di munizioni o carri armati non è più la priorità. E il Cancelliere tedesco Friedrich Merz nei giorni scorsi ha reso noto il sollevamento dei limiti alla gittata dei missili forniti dagli alleati. Con l’esaurirsi dei carri armati russi da riparare, ancora nei depositi dall’epoca della guerra fredda, previsto fra settembre e fine anno, e una capacità di produzione di nuovi carri ancora limitata - 80 l’anno, lo stesso numero di quelli distrutti al fronte lo scorso maggio - gli obiettivi saranno le retrovie. In una guerra di profondità. Ha iniziato la Russia a cambiare le modalità e l’Ucraina ha risposto. Mosca con attacchi ‘contro valore’, vale a dire città e infrastrutture. Ieri con 472 droni, il più vasto attacco con droni dal 2022, contro Kharkiv e Zaporizhzhia, tre missili balistici e quattro missili cruise. Kiev con attacchi ‘contro forza', con obiettivi associati alla guerra. "Non puoi conquistare un Paese a piedi”. Senza carri armati, fai altro. L’attacco contro le basi con aerei strategici si è svolto fra l’altro alla vigilia del nuovo round di negoziati fra Russia e Ucraina a Istanbul i cui equilibri inevitabilmente ridefinisce. “Il messaggio è politico militare e strategico”. E dice a Mosca “non puoi fare quello che vuoi”. In questo senso, non è vero che la Russia vuole perdere tempo. L’Ucraina non è costretta ad accettare una tregua qualunque. Cambiano anche gli equilibri in Europa e per il futuro. “Mosca non può minacciare i Baltici, la Polonia, se non ha carri armati. Su cosa potrà contare nel 2030? Se l’Ucraina rimane in piedi, se i russi rimarranno senza carri armati, e proprio nel momento del disimpegno convenzionale degli Stati Uniti in Europa, la situazione inevitabilmente cambia. E se ieri sono stati attaccate le basi degli aerei strategici, un domani potranno esserlo quelle delle Flotte o i porti commerciali. “Lo hanno fatto una volta lo possono rifare”, l’inevitabile conclusione. Nel momento in cui avviene la trasformazione della guerra in Ucraina, Kiev dimostra di saper operare nella nuova fase, di riuscire ad arrivare a una enorme profondità con un attacco pianificato “da un anno, sei mesi e nove giorni”, come ha reso noto Volodymir Zelensky, congratulandosi con Vasyl Malyuk, il direttore dell’Sbu che lo ha organizzato sotto la supervisione del Presidente. Di essere in grado di colpire obiettivi nemici di grande portata, come lo sono gli aerei strategici (i Tu-95MS ampiamente usati nella guerra contro l’Ucraina e i T22M3) da diverse decine di milioni di dollari di valore e non sostituibili (l’unica produzione riavviata da poco è quella degli aerei da ricognizione A-50, fra gli obiettivi dell’attacco di ieri). In previsione di negoziati sulla riduzione delle armi strategiche fra Russia e Stati Uniti, la perdita di mezzi a disposizione di Mosca- la cui portata sarà confermata nei prossimi giorni dalle immagini satellitari - lascia i russi in svantaggio. Se fosse vero che gli aerei distrutti sono 30-40, la forza russa sarebbe dimezzata, “un elemento di debolezza drammatico al tavolo di un negoziato”. Al momento non esiste una protezione per attacchi di droni, 117 quelli ucraini usati ieri, contro gli aerei strategici, Sono troppo grandi per essere nascosti negli hangar, i droni troppo piccoli per essere tracciati. Una ventina di giorni fa, è stato segnalato su fonti aperte, lo spostamento massiccio di diverse decine di questi aerei dalle loro basi in Siberia alla Penisola di Kola, un trasferimento inusuale usualmente associato all’impiego di questi aerei per un attacco. Sono forse trapelate informazioni che sono state tuttavia male interpretate, un altro elemento che rende il fallimento dell’intelligence russa macroscopico. La trasformazione in atto spiega anche la vera natura degli interventi previsti dai Paesi ‘volenterosi’ “bene informati sulla nuova natura del conflitto”: “nessuno parla dell’invio di soldati stranieri nelle trincee, ma nelle città”. “L’escalation da parte russa è una ipotesi seria. Dal momento che Mosca si trova a corto di mezzi convenzionali deve dimostrare di avere qualcosa in mano”, si denuncia. Secondo Kiev, sono stati distrutti ieri nell’operazione “Pavutyna” (ragnatela) il 34% dei lanciatori di missili cruise strategici russi. Mosca ha per il momento confermato l’attacco contro cinque basi - Belaya, nella regione di Irkutsk, nel sud est della Siberia, a 5.500 chilometri dal confine con l’Ucraina, un sito nella regione dell’Amur, nel nord della Siberia, Olenya, nella Penisola di Kola, vicino a Murmansk, Dyagilevo, 200 chilometri a sud est di Mosca, nella regione di Ryazan, e Ivanovo, 300 chilometri a nord est della capitale - e l’incendio di diversi aerei solo in due siti. Fonti russe hanno spiegato che i droni sono stati lanciati da camion parcheggiati vicino alle basi. L’ascoltatissimo blogger russo pro Rybar cita la distruzione di 8 Tu-95M, 4 Tu22 e un An-12, una “tragica perdita”, anche se non delle dimensioni rivendicate da Kiev, che attribuisce a “negligenza criminale” da parte delle autorità russe.
(Adnkronos) - Un confronto a più voci sui rischi e sulle opportunità dell’AI nei contesti lavorativi, con un’attenzione particolare alle nuove normative europee e nazionali di prossima entrata in vigore e alle implicazioni etiche connesse all’uso dell’intelligenza artificiale nel posto di lavoro. Questo il tema al centro dell'evento 'La sanzione etica - Trasparenza, rischi e soluzioni dei nuovi divieti in tema di Ai', organizzato e promosso dal fondo interprofessionale Fonarcom, nell'ambito del Festival del lavoro in corso ai Magazzini del Cotone a Genova. Per il presidente di Fonarcom e Cifa, Andrea Cafà, "le aziende non è che siano tutte pronte, perché noi abbiamo un tessuto produttivo molto particolare, abbiamo le grandi imprese che già sono sulla buona strada, le piccole imprese hanno bisogno di essere accompagnate, a partire da quelle che sono le attività di alfabetizzazione sull'intelligenza artificiale". "Noi come parti sociali, essendo soci fondatori di Epar, il nostro ente bilaterale, dal prossimo mese offriremo gratuitamente questa formazione ai dipendenti delle aziende aderenti, in modo tale che a costo zero potranno avere questo privilegio di conoscere cosa sia l'intelligenza artificiale e come va usata all'interno delle aziende in maniera consapevole e responsabile. In più, nel recente accordo interconfederale abbiamo dato vita all'osservatorio sull'intelligenza artificiale, un osservatorio che proverà a misurare l'impatto dell'intelligenza artificiale, come entra in azienda e come viene accolta dai lavoratori e dagli imprenditori", ha sottolineato. E per Angelo Raffaele Margiotta, segretario generale della Confsal, "oggi abbiamo voluto ribadire alcuni punti essenziali per il sindacato a fronte delle opportunità e delle sfide che ci pone l'era della digitalizzazione avanzata, quelle che noi chiamiamo intelligenza artificiale". "Primo che l'introduzione dell'intelligenza artificiale nei processi produttivi avvenga nel rispetto delle normative europee e nel rispetto delle normative che riguardano la considerazione delle persone. Ovviamente a fronte di questo il sindacato è impegnato attraverso anche le sue articolazioni, i fondi interprofessionali e i fondi bilaterali a promuovere la consapevolezza dei lavoratori, a fronte sia delle nuove competenze sia anche della consapevolezza con la quale devono affrontare queste sfide attraverso opportune iniziative di formazione", ha continuato. "Però ritengo che comunque il sindacato -ha continuato- debba presidiare, debba rivendicare il mantenimento di quella che è la relazione umana, una relazione che dovrà basarsi su tre principi, la consapevolezza, in modo che tutti i lavoratori siano consapevoli, la condivisione delle scelte che si vanno a fare e il coinvolgimento nell'implementazione e nella realizzazione di queste decisioni", ha concluso. "Io ho analizzato -ha detto Tiziana Orrù, presidente terza sezione lavoro del Tribunale di Roma- i profili etici del regolamento comunitario che sono oggetto di questo evento, di questo festival, da un punto di vista normativo e con riferimento soprattutto a tutte le norme contenute nell'Ia-Act che riguardano la sorveglianza umana, che è un aspetto molto importante e che istituisce anche delle figure professionali specifiche in alcune norme, tra cui la più importante è l'articolo 14 dell'Ia-Act che prevede una figura che ha delle competenze interdisciplinari alla quale sono attribuiti dei poteri enormi per far rispettare da parte degli utilizzatori e da parte dei costruttori di sistemi di intelligenza artificiale i principi fondamentali garantiti dall'ordinamento europeo del rispetto della persona umana e dei diritti fondamentali", ha concluso. E per Giuseppe Tango, giudice del lavoro del Tribunale di Palermo, "il diritto del lavoro è destinato ad inseguire il cambiamento organizzativo che si situa a valle a sua volta del progresso tecnologico. Ebbene l'intelligenza artificiale non ha costituito una deviazione da questo consolidato paradigma. In un brevissimo lasso di tempo l'intelligenza artificiale si è anzi imposta come strumento utilizzato trasversalmente e non solo nel laboratorio delle piattaforme digitali ma anche nelle tradizionali lavorazioni classiche", ha sottolineato.
(Adnkronos) - Si è tenuta oggi nella Sala degli Squadratori all’Arsenale di Venezia la prima conferenza della Biennale della Sostenibilità 2025, organizzata dalla Fondazione Venezia Capitale Mondiale della Sostenibilità / Venice Sustainability Foundation (Vsf), dal titolo 'Ricerca, Formazione, Innovazione. Verso un cluster della Conoscenza a Venezia'. I saluti istituzionali sono stati portati dal Contrammiraglio e Comandante dell’Istituto di Studi Militari Marittimi e del Presidio di Venezia, Marina Militare, Domenico Guglielmi, il quale ha spiegato come questo tema sia di grandissimo interesse, aggiungendo che la Marina è pronta a fare la sua parte. Per il sindaco e vicepresidente Vsf di Venezia, Luigi Brugnaro, "il cluster della conoscenza è una sfida concreta per il rilancio socio-economico della città. L’obiettivo comune è di attrarre capitale umano, imprese innovative e investimenti sostenibili. Deve vincere l’idea del lavoro, della ricerca, dell’impegno. L’Arsenale è un esempio di riconversione intelligente, un luogo che torna ad essere motore produttivo, ma questa volta connesso al sapere, all’innovazione, alla sostenibilità". Renato Brunetta, presidente Vsf, ha fatto il punto della situazione sullo sviluppo che la Fondazione sta avendo. "Oggi Venezia si propone come un cluster della conoscenza, una costellazione di imprese, istituzioni e saperi interconnessi - ha detto Brunetta - Questo cluster, in fondo, rappresenta la sublimazione di ciò che Venezia è sempre stata: un faro di civiltà, un crocevia di intelligenze. Oggi può tornare ad esserlo, declinando la modernità attraverso università, laboratori, brevetti, cultura e scienza. Una città che non si arrende alla monocultura turistica, ma che si reinventa come capitale globale del sapere sostenibile, in grado di ispirare il mondo con il proprio esempio". Nel corso del primo panel 'Verso un cluster urbano della conoscenza a Venezia' si è affrontato il tema grazie ai contributi di Benno Albrecht, rettore dell’Università Iuav di Venezia, Giuseppe Schivardi, contrammiraglio e direttore dell’Istituto di Studi Militari Marittimi della Marina Militare, Luiza Anna Bialasiewicz, professoressa dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, Francesco Marcello Falcieri, responsabile Ismar-Venezia, Cnr, e Paola Mar, assessore all’Università del Comune di Venezia. I relatori hanno presentato una serie di considerazioni sul progetto 'Venezia Città Campus', approfondendo il tema con un focus sulla realizzazione di nuovi corsi e la costruzione di reti di collaborazione tra privati, istituzioni pubbliche, istituzioni di ricerca e università. Il secondo panel, rivolto alle esperienze internazionali, si è focalizzato sulle esperienze di Marsiglia, Amsterdam e Valencia. Willem Van Winden, direttore del Centro per la Trasformazione Economica, Università di Scienze Applicate di Amsterdam ha spiegato che gli elementi fondamentali di una buona knowledge city sono l’accessibilità, la qualità della vita, la presenza di università, la capacità di attrarre talenti e le imprese. Ma è essenziale che siano connessi tra loro. Il sistema di Amsterdam coinvolge l’intera regione, sostenuta da un’infrastruttura di mobilità molto avanzata. In seguito, Delphine Lapray, responsabile del Dipartimento innovazione, istruzione superiore e ricerca, Aix-Marsiglia-Provenza ha portato la propria esperienza chiarendo che nella provincia di Aix-Marseille-Provence si condivide una visione dell’innovazione fondata sull’inclusività. La diversità, pur rappresentando un valore fondamentale, pone anche sfide significative, in questo scenario, l’innovazione non è una scelta, ma una necessità, così come accade anche a Venezia. Uno dei principali punti di forza del territorio è l’ecosistema della ricerca e dell’innovazione. Vi operano numerosi attori e stakeholder, tra cui l’università, che conta oltre 100mila studenti. A questa rete si affiancano circa 800 start-up, 15 incubatori, 9 cluster e numerose imprese, tutte caratterizzate da approcci e mentalità differenti. Da ultima, Mar Ferrer Sáez, direttrice per Infrastrutture, Sistemi e Comunicazioni, Valencia Innovation Capital (Vic) ha spiegato come incentivare il settore a partire dal pubblico, aggiungendo poi come sia necessario affrontare le sfide a partire dalla transizione ecologica, focalizzarsi sulle sfide dei cittadini, perché la conoscenza è il 'come', ma le persone sono il 'perché', e Vic è al centro di un triangolo che accentra cittadinanza, sostegno e ecosistema, ponendo al centro la strategia della municipalità. La terza e ultima parte della conferenza si è invece sviluppata attorno alle reazioni dei soci Vsf e come questi potranno reagire nel prossimo futuro per contribuire allo sviluppo di tale cluster della conoscenza. I presenti hanno sottolineato come larga parte delle progettualità che oggi insistono sul territorio siano riconducibili a un’economia della conoscenza. La presenza di tali strategie determina l’esigenza di cercare di mettere a sistema tutte le progettualità in essere, cercando di far comunicare i pezzi di un puzzle, in un’ottica di creazione di ecosistema che riconduca, appunto, al cluster della conoscenza. Le conclusioni, affidate a Paolo Costa, si sono concentrate sulla dimensione che il fenomeno deve considerare. "Il cluster della conoscenza è strategico perché siamo entrati anche il Italia nell’era dell’economia ad alta intensità di conoscenza - ha detto Costa - È questo vale sia per la manifattura sia per i prodotti digitali. L’economia ad alta intensità di conoscenza è tipicamente urbana. E le città attraggono imprese innovative e risorse umane talentuose tanto più sono grandi. Per fortuna Venezia è più grande in termini funzionali del suo centro storico. Sono almeno 1,5 milioni gli utenti registrati dalla Smart Control Room del Comune di Venezia che operano nella città funzionale (Venezia più 15 comuni). Ma per continuare ad attrarre attività innovative dobbiamo mettere a sistema le università veneziane con quella di Padova e le imprese di Venezia anche con quelle di Treviso".