ENTRA NEL NETWORK |
ENTRA NEL NETWORK |
(Adnkronos) - ''Oggi la prospettiva per l’Europa è tra le più difficili che io ricordi. Quasi ogni principio su cui si fonda l’Unione è sotto attacco''. Ad affermarlo è stato l'ex presidente del Consiglio Mario Draghi, intervenendo in occasione della consegna del premio princesa de Asturias per la cooperazione internazionale. ''Abbiamo costruito la nostra prosperità sull’apertura e sul multilateralismo: ora affrontiamo protezionismo e azioni unilaterali. Abbiamo creduto che la diplomazia potesse essere la base della nostra sicurezza: ora assistiamo al ritorno della potenza militare come strumento per affermare i propri interessi. Abbiamo promesso leadership nella responsabilità climatica: ora vediamo altri ritirarsi mentre noi sosteniamo costi crescenti". ''Il mondo intorno a noi è cambiato radicalmente e l’Europa fatica a rispondere', ha continuato Draghi, "questo solleva una domanda cruciale: perché non riusciamo a cambiare? Ci viene spesso detto che l’Europa si forgia nelle crisi. Ma quanto grave deve diventare una crisi affinché i nostri leader uniscano le forze e trovino la volontà politica di agire? Dopo la grande crisi finanziaria e quella del debito sovrano la Bce, anche grazie al suo mandato europeo, si è evoluta in un’istituzione più federale: è stata anche avviata l’unione bancaria". ''Ma da allora, le nostre sfide sono diventate sempre più complesse e ora richiedono un’azione comune da parte degli Stati membri'', ha dichiarato l'ex presidente della Bce. ''Riguardano ambiti come la difesa, la sicurezza energetica e le tecnologie di frontiera che necessitano di scala continentale e investimenti condivisi. E in alcuni di questi settori, soprattutto difesa e politica estera, è necessario un grado più profondo di legittimità democratica. Da molti anni non abbiamo modificato la nostra governance''. ''Oggi siamo una confederazione europea che semplicemente non riesce a far fronte a tali esigenze'', ha osservato Draghi. ''Questo lascia responsabilità a livello nazionale che non possono più essere gestite efficacemente. E anche se volessimo trasferire più poteri all’Europa, questo modello non ci offre la legittimità democratica per farlo. Non è solo una questione di vincoli giuridici dei trattati Ue. Il vincolo più profondo è che, di fronte a questo nuovo mondo, non abbiamo costruito un mandato condiviso approvato dai cittadini per ciò che, come europei, intendiamo davvero fare insieme''. "Non in ossequio a un sogno ma per necessità, il futuro dell’Europa deve essere un percorso verso il federalismo'' pragmatico costruito da ''coalizioni di volenterosi'', ha spiegato Draghi, ''ma, per quanto desiderabile sia una vera federazione, essa richiederebbe condizioni politiche che oggi non esistono. E le sfide che affrontiamo sono troppo urgenti per aspettare che emergano. Un nuovo federalismo pragmatico è quindi l’unica strada percorribile'', secondo Draghi. ''Si tratta di un federalismo basato su temi specifici, flessibile e capace di agire al di fuori dei meccanismi più lenti del processo decisionale dell’Ue''. ''Sarebbe costruito da 'coalizioni di volenterosi' attorno a interessi strategici condivisi, riconoscendo che le diverse forze dell’Europa non richiedono che ogni paese si muova allo stesso ritmo'', ha spiegato l'ex presidente. ''Immaginate paesi con settori tecnologici forti che concordano su un regime comune che consenta alle loro imprese di crescere rapidamente''. ''Nazioni con industrie della difesa avanzate che uniscono ricerca e sviluppo e finanziano appalti congiunti. Leader industriali che co-investono in settori critici come i semiconduttori, o in infrastrutture di rete che riducono i costi energetici. Questo federalismo pragmatico permetterebbe a chi ha maggiore ambizione di agire con la velocità, la scala e l’intensità delle altre potenze globali". Inoltre potrebbe ''contribuire a rinnovare lo slancio democratico dell’Europa stessa''. ''Aderire richiederebbe ai governi nazionali di ottenere il sostegno democratico per obiettivi condivisi specifici, diventando così una costruzione dal basso di uno scopo comune, non un’imposizione dall’alto'', secondo l'ex presidente. ''Tutti coloro che vogliono unirsi potrebbero farlo, mentre chi cerca di bloccare i progressi non potrebbe più trattenere gli altri. In breve, offre una visione piena di fiducia dell’Europa e una in cui i cittadini possono credere. Un’Europa in cui i giovani vedono il loro futuro. Un’Europa che rifiuta di essere calpestata. Un’Europa che agisce non per paura del declino, ma per orgoglio di ciò che può ancora realizzare. Dobbiamo offrire questa visione se vogliamo che l’Europa si rinnovi. E sono fiducioso che possiamo farlo'', ha concluso Draghi.
(Adnkronos) - “Al Global welfare summit abbiamo presentato il secondo rapporto dell'Osservatorio italian welfare che ha condotto una fotografia e un'analisi multidimensionale del welfare italiano. E' stata condotta su un campione rappresentativo di 9 milioni di lavoratori tra cui 1,7 milioni di liberi professionisti e la restante parte da lavoratori dipendenti. Quello che è emerso è che bisogna lavorare sulla introduzione nei contratti collettivi nazionali dei servizi di supporto ai caregiver e alla genitorialità che sono ancora poco diffusi e riguardano il 3,7% dei lavoratori dipendenti delle piccole imprese”. A dirlo Stefano Castrignanò, presidente Osservatorio italian welfare, partecipando alla seconda edizione del Global welfare summit. “Bisogna lavorare - suggerisce - per introdurre nei contratti collettivi le coperture per i grandi rischi e infine valorizzare il ruolo dei fondi pensione che possono giocare un ruolo fondamentale anche nella crescita economica dell'Italia oltre a svolgere una funzione di universalismo nella protezione sociale del Paese”. “Questo - sostiene - si può fare con tre ricette da effettuare contemporaneamente: iscrizione obbligatoria, introduzione delle coperture accessorie che devono diventare obbligatorie e investimento fisso e strutturale in strumenti dell'economia reale”.
(Adnkronos) - "Dove c'è mobilità c'è sviluppo, spesso questo aspetto si dimentica". Lo dichiara Diego Cattoni, amministratore delegato Autostrade del Brennero, in occasione dell’evento Adnkronos Q&A ‘Sostenibilità al bivio’."In Italia abbiamo circa 6mila km di autostrade, lo stesso numero di 50 anni pur in presenza di quantità di merci e persone che si spostano in maniera esponenziale" con "gran parte dell'export che transita proprio su Auto Brennero", aggiunge spiegando che "abbiamo tre società di trasporto merci su rotaia, questo rappresenta un piano di investimento importante, soprattutto sull'intermodalità: gomma-ferro-acqua-aria.