(Adnkronos) - Ogni grande storia porta con sé un gesto gentile, nei film tanto quanto nella vita reale. E oggi che si celebra la Giornata mondiale della gentilezza si riscopre il potere dei gesti di attenzione che, proprio come le grandi storie del cinema, possono migliorare la qualità della vita, anche a lavoro. La gentilezza può infatti diventare reale leva strategica per il benessere di un ufficio, un team o persino un’intera azienda, mentre la sua assenza rappresenta uno dei segnali di una cultura aziendale tossica, la quale incide 10 volte più della retribuzione sul rischio di turnover, come affermato dal Mit sloan management review. Creare un’atmosfera inclusiva e valorizzante è quindi cruciale per combattere lo stress e l’isolamento emotivo che spesso si presentano a lavoro, e il cinema può aiutare a creare un’atmosfera migliore in cui le persone si sentono viste, ascoltate e riconosciute. Per allenare le proprie skills (tra cui la gentilezza) è nata 'Il cinema insegna', piattaforma che trasforma migliaia di scene cinematografiche in strumenti di formazione emozionale. Manager, speaker, docenti, coach, imprenditori e consulenti possono integrare le scene suddivise per temi – motivazione, comunicazione, leadership, empatia, teamwork, relazioni gentili e molto altro – nei corsi di formazione, meeting, convention, seminari, e anche a scuola, per allenare le competenze umane attraverso l’emozione e collegare ciò che si vede sullo schermo alle dinamiche quotidiane (anche guidati dalle schede di riflessione, esercizi e domande guida a corredo di ciascuna clip). “Quando guardiamo una scena di film - spiega Virginio De Maio, fondatore de 'Il cinema insegna' - il nostro cervello non distingue tra realtà e finzione. Le neuroscienze lo confermano: lo schermo attiva la nostra corteccia limbica, la sede delle emozioni, stimolando empatia e riconoscimento. E' come se vivessimo in prima persona ciò che accade sullo schermo, ed è questo il segreto della formazione audiovisiva. Le scene giuste, scelte con cura, diventano specchi empatici: ci fanno sentire ciò che gli altri provano e ci allenano alla comprensione, alla compassione, alla gentilezza. In azienda, un gruppo che osserva insieme una scena diventa una piccola comunità emotiva: le emozioni condivise uniscono, abbassano le difese e aprono spazi di dialogo. Per questo dico sempre che un film ben scelto può insegnare più di cento slide: perché tocca il cuore prima ancora della mente”. E proprio in occasione della Giornata mondiale della gentilezza, il fondatore de Il cinema insegna, Virginio De Maio, propone cinque pellicole imperdibili da guardare per scoprire come la gentilezza sia un linguaggio universale capace di cambiare e migliorare la vita sia professionale che personale. Ben è un settantenne vedovo che, annoiato dalla vita da pensionato, diventa stagista in una start-up diretta da una giovane ceo oberata di lavoro. In un mondo che corre, Ben ricorda a tutti che la gentilezza non è fuori moda: è rispetto, pazienza e presenza silenziosa, la migliore soft skill che un’azienda possa avere. Perché vederlo: mostra come il rispetto intergenerazionale e l’ascolto reciproco creino coesione e fiducia. Guardarlo in azienda permette di far emergere un modello di mentoring gentile, in cui esperienza e freschezza si incontrano. La storia vera del celebre conduttore televisivo Fred Rogers, capace di disarmare con la gentilezza un giornalista cinico e arrabbiato. L’amicizia che nasce tra i due permette al giornalista di cambiare la sua visione del mondo in positivo, riavvicinandosi alla moglie e a suo figlio, e riconciliando la relazione con suo padre. Perché vederlo: insegna che la gentilezza è una scelta quotidiana e che l’ascolto autentico guarisce i rapporti. In azienda si rivela un film utile per lavorare sull’empatia e sull’intelligenza emotiva, soprattutto nei contesti conflittuali. Durante un viaggio negli Stati Uniti degli anni ’60 in cui è ancora in vigore la segregazione razziale, due uomini - un buttafuori italoamericano e un pianista afroamericano - imparano a conoscersi e rispettarsi nonostante i pregiudizi reciproci. Perché vederlo: Green Book è un capolavoro sulla potenza della gentilezza come antidoto al pregiudizio. E' perfetto per riflettere su diversity & inclusion e sull’importanza del dialogo tra le differenze all’interno dell’azienda. Julie Powell apre un blog per raccontare il suo viaggio culinario: completare in un anno le 524 ricette contenute in un libro scritto 50 anni prima dalla celebre Julia Child. Due donne di epoche diverse si ispirano così a vicenda grazie alla passione per la cucina e alla condivisione dei propri fallimenti. Perché vederlo: il film insegna che la gentilezza nasce dal riconoscere l’altro come fonte d’ispirazione. La sua visione in azienda stimola la collaborazione e la gratitudine, elementi chiave di una cultura aziendale sana. Una serie tv che racconta la storia di un allenatore di calcio atipico che, dal non essere affatto visto di buon occhio inizialmente, riesce a conquistare tutti grazie alla sua umanità, umorismo e capacità di valorizzare ogni membro della squadra. Perché vederla: questa serie tv dimostra che la gentilezza è carisma applicato alla leadership. Un vero e proprio manifesto per chi vuole guidare un’azienda con empatia e costruire team coesi.
(Adnkronos) - "La sentenza, tenendo ben conto del frastagliato quadro europeo, caratterizzato dalla compresenza di Paesi 'a salario minimo legale' e di Paesi - come l'Italia, la Danimarca e la Svezia - il cui sistema salariale è integralmente basato sulla contrattazione collettiva, conferma l’impostazione della direttiva. Si tratta di un scelta di fondo che risponde, sul piano sovranazionale, al principio di sussidiarietà orizzontale, che impone di privilegiare le fonti più vicine alla realtà da regolare, ricorrendo a quelle legali solo se strettamente necessario. E, sul piano costituzionale, almeno nella esegesi costituzionale italiana, al principio di libertà sindacale. Questi limiti attinenti al sistema delle fonti europee e nazionali, peraltro, non hanno impedito alla Corte di Lussemburgo di rigettare le rivendicazioni di sovranità politica svolte dai Paesi ricorrenti, affermando che ai Paesi come Danimarca e Italia, che definiscono i salari minimi esclusivamente tramite contratti collettivi, la direttiva 'non impone l’obbligo di introdurre un salario minimo legale né di dichiarare i contratti collettivi universalmente applicabili'. Il che assolve il Governo italiano dall’obbligo di introdurre la gran parte delle riforme la cui mancata adozione gli si imputa". Così, con Adnkronos/Labitalia, il giuslavorista e consigliere esperto del Cnel, Francesco Rotondi, sulla decisione della corte di giustizia dell'Unione Europea (Cgue) che ha respinto parzialmente, ma nelle sue parti più rilevanti, il ricorso presentato dalla Danimarca e dalla Svezia per ottenere l'annullamento integrale della direttiva 2022/2041 dell'Unione Europea sul salario minimo. Per Rotondi l'impostazione della direttiva "è mirante a rafforzare, con tecniche diverse, sia i sistemi 'a salario minimo legale', sia quelli 'a regime contrattuale', senza incidere sulla scelta del sistema da parte dei Paesi membri". Secondo Rotondi "agli Stati membri in cui sono previsti salari minimi fissati per legge è rivolta invece la parte della sentenza in cui, con chirurgica precisione, la Corte ha isolato dal contesto generale, per annullarle, due specifiche disposizioni della direttiva, che sono state ritenute troppo invasive delle competenze riservate ai Paesi Membri". "In effetti, premesso che il diritto degli Stati Membri esclude espressamente la competenza Ue in materia di retribuzioni e diritto di associazione, il ricorso -spiega il giuslavorista. mirava ad annullare l’intera direttiva che rappresenterebbe un'ingerenza diretta del diritto dell’Unione nella determinazione delle retribuzioni all’interno degli Stati membri'. La Corte non ha condiviso tale radicale impostazione, stabilendo che la norma europea si applica solo alle misure che comportano una 'diretta ingerenza del diritto dell’Unione nella determinazione delle retribuzioni'. Al contrario, la direttiva -continua il giuslavorista- mira a “migliorare le condizioni di vita e di lavoro nell’Unione, in particolare l’adeguatezza dei salari minimi per i lavoratori”, e pertanto esse sono state per lo più ritenute compatibili con la ripartizione delle competenze prevista dal Trattato". Secondo Rotondi "va soprattutto segnalato il rigetto del ricorso relativo all’art. 4 della direttiva, sul punto in cui la direttiva promuove la contrattazione collettiva sulla determinazione dei salari. La Corte ha escluso, cioè, che l’obbligo per gli Stati membri con bassa copertura contrattuale (inferiore all’80%) di elaborare un 'piano d’azione per promuovere la contrattazione collettiva' costituisca un’ingerenza diretta nel 'diritto di associazione' o nelle retribuzioni", conclude.
(Adnkronos) - Anche quest’anno Penny Italia rinnova il proprio impegno accanto a Banco Alimentare, partecipando attivamente alla Giornata nazionale della colletta alimentare, in programma sabato 15 novembre in tutti i suoi negozi. Un gesto concreto che unisce clienti, volontari e collaboratori in una rete solidale a sostegno delle persone in difficoltà. Durante la giornata sarà possibile donare alimenti non deperibili direttamente ai volontari presenti nei punti vendita, che li raccoglieranno per distribuirli, attraverso le strutture caritative locali, a chi ne ha più bisogno. Tra i prodotti consigliati: verdure in scatola, carne e tonno in scatola, passata di pomodoro, olio, latte in polvere e omogeneizzati per l’infanzia. La collaborazione tra Penny e Banco Alimentare dura da oltre 15 anni e si inserisce nel più ampio percorso di responsabilità sociale dell’insegna, #Viviamosostenibile, che promuove azioni concrete contro lo spreco alimentare e a favore delle comunità locali. Solo nel 2024, grazie alla generosità dei clienti e all’impegno dei volontari, sono stati raccolti oltre 180.000 kg di alimenti. “Essere parte attiva di questa iniziativa significa dare valore al nostro ruolo nella società", dichiara Marcello Caldarella, Corporate communications manager Penny Italia. "Ogni punto vendita diventa un luogo di incontro e solidarietà, dove il gesto di ciascuno può fare la differenza. Con il nostro percorso #Viviamosostenibile ci impegniamo ogni giorno a lavorare in modo responsabile sui prodotti, per l’ambiente e per le persone", conclude.