(Adnkronos) - Da una parte c'è il partito, Fratelli d'Italia, e l'entusiasmo di una destra che ha la meglio sulla sinistra "in barba ai pronostici", dall'altra c'è il governo, che si tiene alla larga da 'tifoserie', e che per ora sta alla finestra, "con il faro dell'interesse nazionale da tutelare". Mentre Matteo Salvini cavalca la vittoria lampo di Donald Trump e marca le distanza - "penso che altri, anche nel centrodestra, la pensassero in maniera diversa", si affretta a dichiarare il leader della Lega di buon mattino - l'aria che si respira a Palazzo Chigi è di attesa, aspettando di capire l'America che verrà quando The Donald farà ritorno alla Casa Bianca. Con una convinzione tuttavia di segno positivo: "Da questo voto l'Italia esce rafforzata in Europa. Meloni aveva già cercato convergenza con gli Usa a guida dem e aveva centrato l'obiettivo, ora alla Casa Bianca arriverà un Presidente della stessa 'famiglia' politica", quella dei conservatori. "Italia e Stati Uniti sono Nazioni 'sorelle', legate da un’alleanza incrollabile, valori comuni e una storica amicizia. È un legame strategico, che sono certa ora rafforzeremo ancora di più. Buon lavoro Presidente", scrive Giorgia Meloni diretta al tycoon, affidando le sue congratulazioni e quelle del governo italiano a X, la piattaforma di Elon Musk, pedina fondamentale nella campagna elettorale del Presidente repubblicano, per lui un ruolo chiave nella nuova amministrazione che si insedierà a gennaio. Tra la premier italiana e il patron di Tesla, SpaceX e Starlink, oltre che di X, i rapporti sono eccellenti, elemento non secondario ora che Trump si appresta a tornare alla guida degli States. Solo a settembre scorso era stata Meloni a volere che fosse l'uomo più ricco del mondo a consegnarle a New York il prestigioso 'Global Citizen Award' dell’Atlantic Council, una scelta che in molti, a torto o ragione, avevano inquadrato in una strategia di avvicinamento della presidente del Consiglio al fronte repubblicano. Entrambi abituati a remare controcorrente, un passato comune da 'underdog' in grado di rovesciare i pronostici, tra i due si trattava in realtà del terzo incontro, dopo il primo a Palazzo Chigi e quello, altrettanto 'chiacchierato', sul palco di Atreju. Non ci sono conferme di contatti tra la premier e Musk in giornata, "difficile", viene spiegato, viste le ore concitate vissute dal numero uno di Tesla e la brutta influenza che ha costretto Meloni a casa. Ma oggi in molti vedono nell'imprenditore sudafricano, naturalizzato statunitense, il 'ponte' tra Roma e Washington, l'uomo chiave per gettare le basi di un rapporto privilegiato che potrebbe fare di Meloni l'interlocutore di riferimento di Trump in Europa, accanto a quel Viktor Orbàn da sempre schierato dalla parte del candidato repubblicano. "In realtà - si dice convinto chi è vicino alla premier - lei non ha bisogno di biglietti di presentazione, perché è capace di entrare in empatia con chiunque e lo ha dimostrato in questi due anni: da Von der Leyen a Biden, senza dimenticare che è con un socialista, Edi Rama, che ha firmato il tanto contestato Memorandum con l'Albania. E Draghi? Meloni era l'unica che l'ex premier aveva contro, eppure con lei aveva il rapporto migliore e più franco". Anche con Trump, è la convinzione, "andrà allo stesso modo, tanto più che si fa riferimento alla stessa famiglia, agli stessi valori, quelli dei conservatori". Ma il "faro" del governo, viene rimarcato da più voci, resta quello "dell'interesse nazionale", che Meloni è pronta a far valere "al netto dell'interlocutore che ha davanti, perché è il ruolo che le compete". Una precisazione che rimbalza da più fronti, alimentata probabilmente dai 'fantasmi' che accompagnano l'ascesa di Trump alla Casa Bianca. Primo tra gli altri il timore di un'inversione di rotta sul conflitto in Ucraina, ma anche di un ritorno alla politica trumpiana dei dazi e di paletti più stringenti nell'impegno degli alleati sul bilancio della Nato. Sul primo e ultimo grattacapo proprio ieri, nel corso delle dichiarazioni alla stampa con il segretario generale della Nato Mark Rutte a poche ore dal Super Tuesday, Meloni ha ribadito l'incrollabile sostegno a Kiev, nonché il ruolo dell'Italia, "leader nella Nato per qualità e quantità d'azione", nell'Alleanza. Quanto alla questione del protezionismo a 'stelle e strisce', è stato il sottosegretario alla presidenza Giovanbattista Fazzolari a mal celare la preoccupazione in seno al governo: "Speriamo di no, è presto per dirlo...", la sua stringata dichiarazione a Fanpage. E anche il ministro agli Affari esteri e leader di Fi Antonio Tajani ha espresso l'auspicio "che non ci siano scelte che penalizzino le esportazioni del nostro Paese, perché l'export rappresenta il 40% del Pil, quindi mi auguro che possano esserci posizioni di apertura per i prodotti italiani che dobbiamo esportare anche verso il mercato americano''. Due indizi che fanno una prova. Segno che, al netto della vittoria della destra americana, qualche timore che agita il governo italiano per l'America che verrà c'è. Ma chi ha sentito Meloni in queste ultime ore mostra ottimismo. "Si cercherà una sintesi su tutto - viene spiegato - e il fatto di avere di fronte un interlocutore della tua 'famiglia' politica, con una matrice di battaglie e valori comuni sicuramente è un valore aggiunto non da poco".
(Adnkronos) - L’assemblea dell’organizzazione regionale dei manager del terziario ieri sera a Roma, presso l’Ara Pacis, davanti a quasi un centinaio di manager e ospiti delle istituzioni, ha sviluppato, nella parte pubblica, alcune direttrici per una nuova e rinnovata collaborazione tra pubblico e privato. Un aspetto richiamato anche dal presidente nazionale di Manageritalia Marco Ballarè che nel suo saluto introduttivo ha richiamato “ancor più in tempi sfidanti quali quelli attuali e futuri la necessità di una sempre più stretta collaborazione tra pubblico e privato, soprattutto in una logica di sussidiarietà”. “All’estero il partenariato pubblico privato è molto più diffuso ed efficace. Da noi soffre di uno storico ostacolo anche culturale che lo ha bloccato delegando al pubblico solo funzioni amministrative. Dobbiamo però uscire da questo stereotipo e favorire su vari fronti questa indispensabile collaborazione. Formazione, ricerca, infrastrutture e servizi quali la sanità sono i primi fattori che devono poter godere di una nuova e maggiore collaborazione” Così Giuseppe Tripoli, segretario generale Unioncamere, ha inquadrato la situazione attuale ricordando anche che “Nei prossimi anni almeno un quarto dei dipendenti pubblici andrà in pensione. È quindi necessario favorire un efficace ricambio con adeguate competenze che alla funzione amministrativa affianchino anche quella tecnica, progettuale e manageriale”. Nell’introduzione alla tavola rotonda moderata da Mario Benedetto, il presidente di Manageritalia Lazio, Abruzzo, Molise, Sardegna e Umbria Tommaso Saso ha detto: “E' necessario sviluppare una vera osmosi e collaborazione tra pubblico e privato che sino ad oggi è stata incompiuta e incapace di accelerare i processi di sviluppo. In questo i manager e la managerialità possono e devono fare molto e noi stiamo lavorando perché questo avvenga sempre più e con sempre maggiori vantaggi per il Paese”. Impossibilitato a partecipare per impegni istituzionali il sottosegretario del Lavoro, Claudio Durigon, che doveva essere l’ospite principale della tavola rotonda, in un messaggio inviato ha detto: “Il nostro obiettivo è quello di trasformare il rapporto tra pubblico e privato da una situazione di quasi contrapposizione ad una di sinergia, dove le istituzioni svolgono un ruolo di facilitatori e di partner delle imprese. Siamo convinti che solo attraverso una collaborazione stretta e costruttiva potremo affrontare le sfide del futuro e cogliere le opportunità che si presentano. Siamo in un momento storico di grande cambiamento, un momento che richiede da tutti noi un impegno straordinario. Sono convinto che la capacità imprenditoriale e manageriale italiana rappresenti un modello e un elemento chiave per lo sviluppo del nostro Paese”. “Il partenariato tra pubblico e privato è una chiave di volta della realizzazione e del raggiungimento dei risultati dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile". Così Marcella Mallen, presidente Fondazione Prioritalia e Asvis, si è espressa in apertura del suo intervento sottolineando poi che “il partenariato è anche una soluzione potente e irrinunciabile alle molteplici crisi in atto, individuando nella managerialità il trait d’union tra questi due mondi senza dubbio complementari e per nulla alternativi”. “Determinante è anche che nel pubblico, come nel privato, la nuova managerialità sia specchio della società favorendo l’occupazione di giovani e donne e la diversità anche ai vertici e nei posti di comando, ha detto nel suo intervento Cristiana Scelza, Presidente Valore D. Continuando ha affermato che “ai manager nel pubblico e nel privato spetta anche di accogliere e mettere a lavorare insieme le quattro generazioni che sono oggi protagoniste del mondo del lavoro”. “In campo internazionale - ha detto Manuela Nicolosi, arbitro internazionale di calcio - sono sempre stata valutata da giocatori e dirigenti del calcio per la mia professionalità. Purtroppo nel mondo del lavoro e nella società sopravvivono e proliferano ancora troppi stereotipi e pregiudizi che bloccano il pieno utilizzo di donne giovani anche in ruoli di leadership. Penso che questo cambio di mentalità e comportamenti serva tanto anche per cambiare il settore pubblico e metterlo in maggiore sinergia con quello privato collaborando davvero insieme per un unico scopo”.
(Adnkronos) - "Lo sforzo è corale e sono certo che anche quest’anno Ecomondo farà la sua parte contribuendo al successo della transizione in atto su cui siamo impegnati, convinti che questa sia la strada giusta ma che va percorsa con la consapevolezza di guardare la realtà per quella che è". Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy in collegamento con la seconda giornata degli Stati generali della green economy in corso a Ecomondo a Rimini. "Sulle materie prime critiche lavoriamo a un piano di esplorazione mineraria nazionale che quantifichi l’effettivo potenziale dei siti italiani accelerando e facilitando gli iter autorizzativi per l’estrazione sostenibile". "In Europa la cattiva gestione dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (i cosiddetti Raee, ndr) determina una perdita economica di 10 miliardi di euro di materie prime disperse. Occorre investire nella crescita dei volumi raccolti, nella realizzazione di impianti di trattamento e nell'utilizzo delle materie prime seconde nelle produzioni industriali".