Gesta srlConsulenza, formazione, e-learning e audit nei settori qualità, responsabilità sociale, sicurezza e ambiente (certificazioni ISO 9000, SA 8000, OHSAS 18001, ISO 14001), D. Lgs. 231/2001 e temporary management |
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(Adnkronos) - "Non si registrano danni ma ci sono stati semplicemente malfunzionamenti e disservizi di qualche minuto dei siti istituzionali impattati. Di fatto, al di là della rivendicazione, questi attacchi Ddos producono pochi risultati anche quando vanno a buon fine". Così all'Adnkronos Ivano Gabrielli, direttore del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni, sull'attacco hacker rivendicato dal collettivo filorusso 'NoName057(16)' all'indomani della visita in Italia del presidente ucraino Volodymyr Zelensky. ''L'attacco è stato registrato tra la notte scorsa e questa mattina - spiega Ivano Gabrielli - Ci troviamo di fronte al noto fenomeno della 'crew No name', l'attacco è loro, lo rivendicano e come al solito lo preannunciano su alcuni canali Telegram. C'era da aspettarselo vista la visita di Zelensky''. ''Sul gruppo No Name ci sono indagini in corso in tutta Europa - chiarisce - naturalmente proseguiranno fino a che avremo degli sviluppi utili. Parliamo di una comunità di persone che svolgono questa attività: è ovvio che c'è l'iniziativa di pochi ma poi c'è l'adesione di altre persone che in qualche modo si riconoscono in quella posizione e in quella causa'. L'efficacia della risposta - spiega il direttore del Servizio di Polizia Postale e delle Comunicazioni - sta nella capacità di mettere in piedi i sistemi di sicurezza anti Ddos. Ci sono alcune strutture che mettono in protezione i propri siti e non hanno bisogno di dare continuità: i siti vengono messi in manutenzione per poi essere riattivati una volta passata l’ondata di attacco. Altre strutture hanno sistemi più dinamici, più intelligenti per quel che riguarda la gestione del traffico anomalo mentre altre ancora hanno bisogno di qualche minuto per attivare i propri sistemi di sicurezza e quindi in quel minuto risultano non raggiungibili. Mediamente quello che si vuole generare con questo tipo di attacchi è un effetto più dimostrativo che va a generare la visibilità mediatica che si cerca. E questo proprio perché si tratta di un fenomeno che è ascrivibile a quello che viene definito 'hacktivismo': faccio attività di hacking per poter avere poi visibilità''. Gabrielli tiene infine a sottolineare che ''naturalmente i nostri sistemi di protezione funzionano: l'attacco è stato intercettato proprio grazie all'attento monitoraggio del Cnaipic (Centro Nazionale Anticrimine Informatico per la Protezione delle Infrastrutture Critiche), che ha permesso di intervenire in tempo reale con misure di mitigazione, e grazie allo Csirt dell'Acn, che ha svolto le proprie attività di supporto. Queste strutture sono costantemente operative a presidio del nostro ecosistema cibernetico''. (di Giorgia Sodaro)
(Adnkronos) - In un Paese che invecchia e si riduce a causa della crisi demografica, cambia il rapporto degli italiani con il lavoro e in particolare le aspettative dei giovani, ma cambiano anche le prospettive previdenziali specialmente dei cosiddetti boomer che vorrebbero continuare a lavorare anche oltre l’età di pensionamento. E quanto emerge dal secondo report dell’Osservatorio Enpaia-Censis del mondo agricolo nel quale si evidenzia come se da una parte l’innalzamento dell’età di pensionamento viene vissuto nel 65,1% dei casi come “una costrizione alla libertà individuale” (che arriva al 69,6% nella fascia dei 35 ai 64 anni), dall’altra una quota ancora più ampia degli italiani (circa il 70%) afferma che si debba consentire ai pensionati, se vogliono, di continuare a lavorare (percentuale che sfiora l’80% tra gli over 64) . Una richiesta – viene sottolineato nel report – coerente con la struttura demografica di una società che invecchiando si fa longeva e che deve essere accompagnata da un sistema integrato e coerente di misure di active ageing, permettendo ai più anziani di essere attivi nei diversi ambiti della sfera sociale, mercato del lavoro incluso, senza che l’età sia un fattore discriminante. Il report, spiega il direttore generale di Enpaia Roberto Diacetti, “fotografa un’Italia dove il 92% degli occupati non disdegnerebbe avere più libertà di scelta per quanto riguarda l’età di pensionamento, con una maggiore flessibilità in uscita dal lavoro, quindi con la possibilità di poter andare in pensione un po’ prima con delle penalizzazioni ridotte, ma anche di poter restare al lavoro più a lungo, oltre l’età pensionabile”. Ma nel nostro Paese, aggiunge Diacetti, "abbiamo un enorme problema costituito da salari troppo bassi che impatta negativamente anche sulle future pensioni oltre che sulla domanda interna". Perciò, conclude il Dg di Enpaia, "l’idea di rinunciare a una minima quota di dividendi da parte delle imprese per aumentare le retribuzioni, merita una riflessione seria".
(Adnkronos) - Integrare e promuovere la sostenibilità all’interno delle filiere, è questo l’obiettivo dell’alleanza di sistema Open-es, iniziativa promossa tre anni fa, con l’intento di riunire i più importanti player del mondo industriale, finanziario, associativo ed istituzionale al fine di supportare le imprese nel processo di crescita sulle dimensioni della sostenibilità tramite un’unica piattaforma digitale, collaborativa e gratuita. (Audio) “Open-es è un'alleanza di sistema che riunisce il mondo industriale, finanziario, associativo e istituzionale per supportare le imprese nelle sfide di sostenibilità e competitività. Lo fa attraverso una piattaforma digitale, gratuita e una serie di iniziative e servizi che aiutano le imprese ad affrontare questa sfida”, spiega Stefano Fasani, Program Manager Open-es. Oggi le imprese attive su Open-es sono più di 27mila, operanti in 66 settori differenti, e altre 100mila stanno per entrare attraverso i 30 grandi partner dell’alleanza, che si riuniscono in un board decisionale. Il tutto in rappresentanza di 100 paesi. “L'idea alla base era quella di aiutare le proprie filiere, le proprie catene del valore nel percorso di miglioramento delle performance di sostenibilità ma di non farlo attraverso iniziative chiuse solo ai propri fornitori o ai propri clienti, ma con un'iniziativa di sistema per mettere a fattor comune competenze, best practices e strumenti per semplificare questo percorso”, aggiunge Fasani. Il meccanismo è quello tipico delle filiere, ogni nodo coinvolge i propri fornitori e clienti costituendo una rete collaborativa di imprese che lavorano insieme per crescere e coniugare business con sostenibilità. Ingaggiare i propri stakeholder sui temi della sostenibilità e guidarli in un percorso di miglioramento non riguarda più solo le grandi aziende o quelle che svolgono la funzione di capo filiera, ma attrae l’interesse anche di operatori economici diversi quali banche, assicurazioni, associazioni, istituzioni e persino asset manager. L’idea di base è che solo unendo le forze tra tutti i player industriali, finanziari e istituzionali si possono raggiungere rapidamente ed efficacemente obiettivi globali come l’equilibrio tra tutela ambientale, cura sociale e crescita economica. Da qui la creazione di un’alleanza di sistema aperta, cross settoriale e senza scopo di lucro, per collaborare tra grandi realtà del sistema economico e supportare con strumenti semplici e gratuiti le realtà che più hanno bisogno di aiuto in questo percorso, le micro-piccole e medie imprese. Una community interconnessa che vede la presenza anche di attori in competizione nei rispettivi settori di business ma che intende mettere a fattor comune le competenze e far convergere in un unico spazio digitale e condiviso gli sforzi sugli obiettivi di sostenibilità, evitando burocrazia e confusione, tramite una piattaforma digitale, aperta e semplice. Da un punto di vista pratico, quando un’impresa entra in Open-es, crea la propria carta d’identità Esg, basata sugli standard di rendicontazione internazionale, e la fa evolvere progressivamente nel tempo. Può far validare la propria posizione da un certificatore terzo e ricevere una valutazione direttamente in piattaforma, un feedback immediato, su cui poter indirizzare un percorso di crescita. Le imprese possono, poi, decidere autonomamente con chi condividerla tra tutti i portatori di valore con cui l’azienda interagisce: per esempio, per il posizionamento verso i propri clienti, l’accesso a servizi finanziari o la valutazione da parte degli investitori. C’è anche un’area di collaborazione dove le imprese si confrontano tra di loro e con esperti del settore risolvendo i propri dubbi e individuando esigenze comuni. Inoltre, all’interno del marketplace (il Development Hub), possono trovare soluzioni e servizi offerti da realtà specializzate per colmare i gap individuati. “Colmo i gap, aggiorno la mia carta d'identità Esg, aggiungo delle informazioni, miglioro questo tipo di caratteristiche che vengono misurate e trovo nuove azioni da mettere in campo. È sostanzialmente un circolo virtuoso”, aggiunge Fasani. Alla formazione sono dedicati il format mensile ‘Competenze Esg’, l’iniziativa dedicata alle Pmi ‘Open-es Camp’, campus laboratoriale alla sua seconda edizione, e il progetto ‘Carta d'Identità Esg Manager’, un programma formativo e certificativo di riferimento nazionale progettato da Open-es e Federmanager in collaborazione con Esgr Società Benefit, Deloitte Climate & Sustainability Società Benefit e Federmanager Academy.