(Adnkronos) - Israele sta agendo il pieno coordinamento con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump per proseguire l'accordo di cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. A dirlo è stato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu durante una riunione di governo. La bozza proposta dall'inviato per il Medio Oriente Steve Witkoff, ha aggiunto Netanyahu, rappresenta "un corridoio per i negoziati di seconda fase e siamo pronti per questo". Netanyahu ha nuovamente affermato che Israele non ha violato l'accordo e ha osservato che "siamo impegnati a riportare a casa i nostri ostaggi". Mentre gli israeliani vogliono quindi che la prima fase continui, prolungandola di fatto come da proposta contenuta nel piano Usa al quale ieri Tel Aviv ha dato il suo via libera, Hamas insiste perché si entri nella fase due dell'accordo. Le Idf hanno intanto bloccato l'ingresso degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza nel rispetto di un ordine emesso dal governo israeliano. Lo ha annunciato l'ufficio del primo ministro Netanyahu poco dopo la scadenza dell'accordo. "Con il completamento della prima fase dell'accordo sugli ostaggi e alla luce del rifiuto di Hamas di accettare il quadro Witkoff per la prosecuzione dei negoziati, che Israele aveva accettato, il primo ministro Netanyahu ha deciso che, a partire da questa mattina, l'ingresso di tutti i beni e le forniture nella Striscia di Gaza sarà bloccato", si legge nella nota. ''Nessun cessate il fuoco senza il rilascio degli ostaggi'' israeliani. E ''ulteriori conseguenze, se Hamas continua a rifiutarsi'' di ''accettare lo schema'' proposto dall'inviato statunitense ''Wittkoff per la continuazione dei colloqui, che Israele ha accettato", spiega ancora l'ufficio di Netanyahu. Gli aiuti umanitari che sono entrati nella Striscia finora sono ''sufficienti per cinque mesi'' e ''non si prevedono carenze imminenti'', la stima dei funzionari israeliani dopo la decisione del governo, secondo quanto riporta Haaretz. Per Hamas tuttavia, lo stop deciso da Israele rappresenta ''una violazione dell'accordo'' raggiunto tra le parti e ''un crimine di guerra''. "La decisione di Netanyahu di sospendere gli aiuti umanitari è una forma di ricatto a buon mercato, un crimine di guerra e una palese violazione dell'accordo'', si legge nel comunicato del gruppo sciita. ''I mediatori e la comunità internazionale devono agire per fare pressione sull'occupazione e fermare le sue misure punitive e immorali contro oltre due milioni di persone a Gaza'', è l'appello rivolto dal gruppo. ''Il criminale di guerra Netanyahu sta cercando di imporre realtà politiche sulla base del fatto che il suo esercito fascista non è riuscito a stabilire oltre quindici mesi di brutale genocidio, a causa della fermezza e dell'eroismo del nostro popolo e della resistenza. Cerca di ribaltare l'accordo firmato per servire i suoi ristretti interessi politici interni a spese dei prigionieri dell'occupazione a Gaza e delle loro vite", ha aggiunto Hamas. ''Israele vuol far morire di fame i palestinesi''. Questa l'accusa formulata dal gruppo. "Israele sta ignorando il diritto internazionale e bloccando l'ingresso di medicine e cibo. Sospendere gli aiuti significa che l'occupazione ha deciso di far morire di fame la popolazione della Striscia di Gaza", ha dichiarato il capo dell'ufficio stampa di Hamas a Gaza in un'intervista al'emittente tv qatariota Al-Arabi. "C'è bisogno di una forte posizione internazionale per fare pressione su Israele affinché smetta di far morire di fame la popolazione di Gaza", ha aggiunto. Il processo negoziale tra Hamas e Israele è ''a rischio''. E Israele è ''responsabile della sorte degli ostaggi'', che potrebbero subire le conseguenze della decisione di Netanyahu, ha poi dichiarato Hamas. Il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa'ar ha però definito "una bugia" i ripetuti allarmi sul rischio di carestia nella Striscia di Gaza. "Per quanto riguarda le dichiarazioni sulla carestia, sono state dette bugie durante tutta la guerra. E' solo una bugia", ha detto Sa'ar nel corso di una conferenza stampa a Gerusalemme. La prima fase del cessate il fuoco a Gaza, che ha permesso di liberare una parte degli ostaggi israeliani catturati il 7 ottobre 2023 e centinaia di prigionieri e detenuti palestinesi, è scaduta ormai da sabato. Ma Israele e Hamas restano distanti sull'accordo. Mentre gli israeliani vogliono infatti che la prima fase continui, prolungandola di fatto come da proposta Usa, Hamas insiste perché si entri nella fase due dell'accordo. Per lo Stato ebraico - spiega la Cnn - si tratterebbe quindi di continuare con lo scambio di ostaggi (vivi o morti), in cambio del continuo rilascio di prigionieri e detenuti palestinesi e di un maggiore flusso di aiuti a Gaza. Ma il gruppo sciita chiede invece che la nuova fase di negoziati, come previsto dall'accordo, entri nel vivo includendo il ritiro delle forze israeliane da Gaza e la fine permanente del conflitto. Ieri sera, a seguito di una consultazione con il suo governo, l’ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato di sostenere la proposta degli Stati Uniti di estendere temporaneamente l’attuale cessate il fuoco durante il mese sacro islamico del Ramadan e durante la Pasqua ebraica. Secondo il piano Usa, l’estensione della tregua inizierebbe con un significativo rilascio di ostaggi sin dall'inizio: "Il primo giorno, metà degli ostaggi vivi e morti saranno rilasciati e alla sua conclusione, se verrà raggiunto un accordo su un cessate il fuoco permanente, saranno rilasciati i restanti ostaggi vivi e i corpi dei deceduti", la nota dell'ufficio di Netanyahu. Hamas, come spiega la Cnn, non ha voluto commentare la dichiarazione del premier israeliano. Ma poiché l’estensione proposta dagli Stati Uniti non significherebbe automaticamente entrare nella seconda fase dell’accordo, il portavoce Hazem Qassem ha escluso di poter procedere in tal senso, affermando che Israele "mira a recuperare i suoi prigionieri mantenendo la possibilità di riprendere l’aggressione contro la Striscia di Gaza, il che contraddice i termini dell’accordo. Per noi - ha spiegato - è inaccettabile estendere la prima fase nel modo proposto dall’occupazione". L’accordo originale sul cessate il fuoco, nota ancora l'emittente Usa, prevedeva che la tregua potesse essere estesa almeno finché ci fosse stato un dialogo tra i negoziatori, ma non è chiaro al momento se i negoziatori stiano ancora parlando tra loro. Il governo di Israele approverà intanto nelle prossime ore un ordine di richiamo di altri 400mila riservisti che prevede il loro impiego al fianco delle truppe dell'Idf fino al 29 maggio del 2025. Lo scrive il Jerusalem Post che ha visionato una copia dell'ordine di richiamo nel quale si legge che il 2025 sarà considerato ''un anno di guerra''. Le Idf hanno intanto condotto un raid aereo con un drone nel nord della Striscia di Gaza, a Beit Hanun, riferiscono i media israeliani spiegando che un uomo ha perso la vita a causa del raid. Quattro persone uccise e altre sei ferite negli attacchi israeliani è invece il bilancio del ministero della Salute di Hamas. "Da questa mattina quattro morti e sei feriti" sono stati trasportati negli "ospedali della Striscia di Gaza a seguito degli attacchi israeliani in varie parti del territorio", ha affermato il ministero in una nota. E colpi di artiglieria israeliana e dai carri armati sono stati sparati nei pressi della di Khan Younis, nel sud della Striscia, rende noto la protezione civile palestinese. "Fuoco d'artiglieria e spari da parte di carri armati israeliani hanno preso di mira le zone di confine della città di Abasan al-Kabira, a est della città di Khan Younis, nella Striscia di Gaza meridionale", ha affermato l'agenzia in una nota. L'Egitto avrebbe quindi proposto un nuovo piano per cessate il fuoco nella Striscia di Gaza che comprende, tra l'altro, il rilascio di sei ostaggi israeliani. Lo scrive Haaretz. Secondo la proposta egiziana, la prima fase dell'accordo attuale verrebbe estesa per due settimane per liberare sei ostaggi, tre dei quali vivi e tre morti. In cambio, Israele si impegnerebbe a ritirarsi dalla Salah al-Din Road e gli Stati Uniti fornirebbero sicurezza lungo il corridoio di Philadelphia al posto delle forze israeliane. Secondo quanto hanno riferito fonti egiziane al quotidiano qatariota Al-Araby al-Jadeed, la delegazione israeliana dovrebbe arrivare al Cairo nelle prossime ore per discutere la proposta.
(Adnkronos) - Si è svolta presso la sede di Gruppo Cap a Milano la Terza Edizione degli Stati Generali Mondo Lavoro della Sostenibilità, l’evento che ogni anno riunisce istituzioni, aziende e professionisti sul futuro del mondo del lavoro, legato in particolare alle nuove tendenze della sostenibilità. Nel corso della giornata si sono susseguiti gli interventi delle relatrici e dei relatori che hanno preso parte ai lavori e hanno discusso dei principali aspetti della transizione sostenibile, dalle competenze green all’innovazione tecnologica, passando per il ruolo centrale del welfare aziendale. L'evento ha fornito uno spazio di confronto e riflessione sulle opportunità e le sfide che la sostenibilità porta con sé, sottolineando l'importanza di un approccio integrato che coinvolga imprese, istituzioni e cittadini. Grazie alla partecipazione di esperti e professionisti del settore, sono state condivise le principali best practice e le strategie innovative portate avanti per promuovere un lavoro sempre più in linea con i principi della sostenibilità. “La sostenibilità nel mondo del lavoro è centrale ed è una sfida che richiede l’impegno congiunto di istituzioni, imprese e società civile - ha detto il presidente di Gruppo Cap, Yuri Santagostino - In Gruppo Cap siamo fermamente convinti che sostenibilità faccia rima con innovazione tecnologica e responsabilità sociale: è essenziale, infatti, sviluppare nuove competenze professionali e investire nella formazione continua per affrontare le sfide ambientali e promuovere un benessere diffuso. Le politiche di welfare aziendale, che migliorano la qualità della vita delle persone, sono fondamentali per contribuire a costruire un futuro più sostenibile”. Nel panel 'Green Skills: come prepararsi ai lavori del futuro', partendo dalla previsione che il 39% delle skills cambieranno nei prossimi 5 anni, si è ragionato sugli approcci virtuosi rivolti sia ai futuri lavoratori sia al personale già presente nelle aziende. È emerso come la sostenibilità sia un tema complesso che abbraccia una serie di competenze variegate. I giovani che si approcciano al mondo della sostenibilità attraverso percorsi di studio e programmi di formazione, devono saper interpretare le aziende ed essere consapevoli di un mondo del lavoro in continua evoluzione. Per le aziende è necessario invece anticipare le necessità future, sia con progetti di upskilling sia di reskilling. Un altro momento chiave della giornata è stato il panel 'Dall’innovazione all’azione', dove si è affrontato il tema della tecnologia a servizio della sostenibilità. Si è ragionato sul cambio di percezione del tema sostenibilità che, se integrato nel business di un’azienda, offre un vantaggio competitivo e consente di creare valore nel lungo termine. Il focus si è trasferito anche sul ruolo della tecnologia e di come oggi sia essenziale combinarla con i valori di giustizia sociale e inclusività. L’ultimo panel, 'Il futuro del lavoro: welfare e sostenibilità come pilastri dell’innovazione aziendale', ha infine approfondito i temi che si trovano sotto la S di Esg, dove si è evidenziato il tema della sostenibilità umana, che è anche rispetto, evidenziando come per le aziende ormai sia necessario avere e garantire un benessere aziendale, capace di essere una leva strategica per la crescita delle imprese.
(Adnkronos) - Il Giro d’Italia della CSR, l’evento itinerante de Il Salone della CSR e dell'innovazione sociale, riparte con l’edizione targata 2025, sempre con l’obiettivo di valorizzare le esperienze concrete di imprese e territori, promuovere la cultura della sostenibilità e stimolare un’emulazione virtuosa. Quest’anno sono al momento cinque le tappe in programma, scelte per offrire a esperti e organizzazioni la possibilità di confrontarsi e di approfondire alcune delle principali tematiche della sostenibilità. La prima tappa, andata in scena al DumBO di Bologna e organizzata in collaborazione con Impronta Etica e SCS Consulting, è stata gestita con un format laboratoriale: i partecipanti, appartenenti sia al mondo delle imprese che al terzo settore e alla pubblica amministrazione, sono stati suddivisi in sei gruppi di lavoro con l’obiettivo di confrontarsi e proporre soluzioni concrete su tre diversi aspetti dello sviluppo sostenibile, ma accomunati da un obiettivo: tessere reti per realizzare il cambiamento. L’argomento rientra nel solco più ampio del tema pensato per la tredicesima edizione del Salone nazionale, in programma a Milano in Università Bocconi l’8, 9, 10 ottobre 2025, dal titolo “Creare futuri di valore”. Come si legge in una nota, "la costruzione del programma delle tappe del Giro d’Italia della CSR e dell’edizione nazionale è frutto del dialogo con esperti, accademici, operatori di diversi settori e ha l’obiettivo di coinvolgere gli stakeholder, registrare i cambiamenti in corso, comprendere le esigenze vecchie e nuove delle persone e delle organizzazioni". "Nessuna organizzazione può essere un sistema chiuso – commenta Rossella Sobrero, del Gruppo promotore del Salone – ma deve saper gestire la relazione con altri attori sociali: solo grazie alla capacità di dialogare e confrontarsi si creano reti capaci di condividere le azioni da mettere in campo per generare un impatto positivo per le comunità e i territori”. Ad aprire i lavori sono stati Giuseppina Gualtieri, Presidente di Impronta Etica, Anna Lisa Balestra, Head of Area People & Change Management e Director Reti e Sistemi di Impresa SCS Consulting e Irene Priolo, Assessora all’Ambiente, Programmazione territoriale, Mobilità e Trasporti, Infrastrutture della Regione Emilia-Romagna. Prima delle attività dei gruppi si è svolto un dibattito sul tema del futuro sostenibile. Al centro della conversazione, il tema dell’etica e del valore pubblico, frutto della contaminazione di approcci tra imprese e PA, all’insegna della reciprocità e della cross fertilisation. Al centro del primo tavolo di lavoro della tappa di Bologna ci sono state le crisi climatiche e ambientali, che segnano in modo sempre più stringente il contesto in cui viviamo. Proprio l’Emilia-Romagna, secondo quanto segnalato dall’Osservatorio Città Clima di Legambiente, nel 2024 è stata la regione italiana maggiormente colpita dai danni legati al cambiamento climatico. Per far fronte a queste emergenze, la Regione ha presentato un progetto infrastrutturale per la realizzazione di 111 opere strategiche. Ma un vero cambiamento di rotta è possibile solo strutturando soluzioni sistemiche e collettive, capaci di creare un effetto di contaminazione rivolto ad altre iniziative e percorsi. Nella identificazione di iniziative sinergiche nel territorio sono stati citati diversi interventi, come la co-progettazione e la realizzazione di impianti di biometano e la collocazione di arnie per la misurazione degli impatti ambientali attraverso indicatori di biodiversità. È emersa inoltre la necessità di ampliare i progetti di rinaturalizzazione delle città per limitare i danni derivati dagli eventi climatici estremi. Anche dal punto di vista della gestione idrica, fare rete risulta fondamentale: l’esempio virtuoso è quello del Patto per l’acqua, l’impegno assunto da Impronta Etica e da 15 imprese socie per intraprendere azioni destinate a una migliore gestione dell’acqua, dall’ottimizzazione di consumi e prelievi idrici fino alla gestione dei rischi. “Pur in un contesto difficile, è importante l’impegno delle aziende verso obiettivi e percorsi di sostenibilità anche come fattore di competitività; in questo ambito è fondamentale la collaborazione tra imprese, istituzioni e società civili – ha dichiarato Giuseppina Gualtieri, presidente di Impronta Etica –. Rafforzando le sinergie e costruendo sistemi collaborativi tra diversi soggetti possiamo sviluppare soluzioni sostenibili, innovative e condivise, capaci di generare un impatto concreto sulla comunità. In tale contesto, la tappa bolognese del Salone della CSR rappresenta un’importante occasione per Impronta Etica per riprendere esperienze e evidenze sul ruolo chiave della collaborazione per costruire insieme un futuro più sostenibile e inclusivo.” I partecipanti al tavolo dedicato al lavoro hanno riflettuto sulla complessità e le diverse sfaccettature che questo tema comporta. Quando si parla del lavoro del domani, non si può non affrontare aspetti quali l'inclusione nell'ambiente lavorativo, la gestione del tempo, i nuovi valori e la diversa concezione di lavoro delle generazioni più giovani, la necessità di un nuovo senso di appartenenza all'interno delle organizzazioni. Dai lavori della tappa è emersa la necessità di una governance aziendale sostenibile ed empatica: finché l'impresa non costituirà una governance lungimirante, solida, inclusiva, sostenibile e aperta al dialogo, sarà estremamente difficile riuscire a far fronte a tutte le sfide del futuro e a tramutarle in opportunità. Un processo emerso dalle esperienze dei partecipanti come fortemente strategico in questo campo è quello del “reverse mentoring”. Questa procedura va a sradicare la classica concezione che vede le persone più mature e con più esperienza formare i giovani, ponendo anche le nuove generazioni in una condizione di insegnamento e condivisione della propria visione. Ognuno all'interno dell'organizzazione merita di poter trasmettere ed insegnare qualcosa agli altri, superando logiche gerarchiche di genere, età e diversità di qualsiasi altro tipo. “In SCS siamo convinti che solo attraverso una visione comun e generando una sinergia concreta tra gli attori del settore pubblico e privato si possano costruire soluzioni efficaci e durature per il nostro ecosistema economico e sociale – aggiunge Stefano Dall’Ara, presidente di SCS Consulting –.Per questo, all’interno della nostra società, abbiamo creato anche una specifica direzione reti e sistemi di impresa con l’obiettivo di strutturare e facilitare la costruzione di network capaci di produrre valore condiviso”. Di fronte alla trasformazione digitale che ormai permea ogni ambito delle nostre vite, è indispensabile capire come costruire reti che consentano di affrontare le innovazioni del domani in modo sostenibile. Partendo dalla consapevolezza della necessità di adottare una visione sistemica, capace di includere i diversi aspetti che la spinta all’innovazione porta con sé, dal tavolo di lavoro dedicato sono emersi nodi critici e possibili leve abilitanti. Se da una parte persiste la diffidenza nell’integrazione della tecnologia nei processi e meccanismi di un’organizzazione, una certa quota di rifiuto del cambiamento e un divario digitale all’interno della popolazione aziendale, dall’altra sono state suggerite soluzioni di lungo periodo nell’ascolto attivo e nella diffusione di competenze attraverso la formazione e una comunicazione chiara e trasparente delle possibilità offerte dalla tecnologia. L’obiettivo è quello di garantire una transizione digitale inclusiva, che non lasci indietro nessuno. Il prossimo appuntamento con il Giro d’Italia della CSR è a Gorizia, Capitale europea della Cultura insieme a Nova Gorica, il 24 marzo 2025: si parlerà di futuro e frontiere, sempre nell’ottica della sostenibilità.