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(Adnkronos) - Papa Leone XIV oggi ha salutato i ciclisti del Giro d'Italia 2025 al passaggio nello Stato della Città del Vaticano. "Siete un modello per i giovani del mondo" ha detto il Pontefice con un breve discorso a braccio in italiano che, poi, ha tradotto anche in inglese. I corridori del Giro d'Italia si sono fermati davanti al Pontefice, che li stava attendendo alle porte del Vaticano in occasione dell'ultima tappa della Corsa Rosa. Il patron di Rcs, Urbano Cairo, gli ha consegnato una maglia rosa. Era accompagnato dal direttore generale di Rcs Sport, Paolo Bellino e dal direttore della corsa Mauro Vegni. Leone XIV ha poi accolto una delegazione di ciclisti, formata da Simon Yates, Isaac Del Toro, Mads Pedersen e Lorenzo Fortunato. "Buongiorno a tutti, benvenuti in Vaticano. E' un piacere potervi salutare in questa ultima tappa del Giro d'Italia - ha detto -. Spero per tutti voi sia veramente una giornata bellissima. Sappiate che siete modelli per i giovani di tutto il mondo tanto si ama il Giro d'Italia, non solo in Italia". In Vaticano per il passaggio simbolico del Giro d’Italia per un percorso di circa tre chilometri con il saluto e la benedizione di Papa Prevost c'erano 159 ciclisti. "Il ciclismo è tanto importante come lo sport in generale - ha sottolineato Prevost -, vi ringrazio per tutto quello che fate, siete modelli davvero. Spero che come avete imparato a curare il corpo, che anche lo spirito sia sempre benedetto e siate sempre attenti a tutto l'essere umano: corpo, mente, cuore e spirito. Che Dio vi benedica!". Il progetto del passaggio del Giro d’Italia in Vaticano - "prima tappa" che anticipa il Giubileo dello Sport, previsto sabato 14 e domenica 15 giugno, è nato il 28 ottobre 2021 in occasione della cerimonia per la consegna ad Athletica Vaticana del certificato del riconoscimento come membro ufficiale dell’Unione ciclistica internazionale. "Anche nel ricordo di Papa Francesco che aveva accolto la proposta presentata dal Cardinale José Tolentino de Mendonça, Prefetto del Dicastero per la Cultura e l'Educazione, e realizzata insieme con il Governatorato dello Stato della Città del Vaticano e Athletica Vaticana", conclude il Dicastero della Cultura. Oggi è stato Papa Prevost a salutare e a benedire i ciclisti del Giro. Il 26 giugno 1946 Papa Pio XII ha ricevuto in udienza, nel Cortile di San Damaso in Vaticano, i ciclisti partecipanti al Giro d’Italia - come ricordano dal Dicastero della Cultura -. Prima della partenza della nona tappa Roma-Perugia (km 191). Quel Giro (edizione numero 29) lo ha vinto Gino Bartali e la tappa Aldo Baito (con Vito Ortelli in maglia rosa). Al termine dell’udienza i ciclisti – e tutta la "carovana" del Giro – sono usciti (in auto e in bici) dal Vaticano passando per l’Arco delle Campane e attraversando piazza San Pietro. Il 14 giugno 1950 Papa Pacelli ha ricevuto, all'udienza generale nella Basilica di San Pietro, i ciclisti partecipanti all'edizione numero 33 del Giro d'Italia. Conclusasi il giorno precedente a Roma con il successo di tappa (230 km, partenza da Napoli) di Oreste Conte e la vittoria finale di Hugo Koblet. (segue) Sabato 30 maggio 1964 Paolo VI, a Castel Gandolfo, ha ricevuto in udienza i partecipanti all’edizione numero 47 del Giro d’Italia. Il giorno prima proprio a Castel Gandolfo era arrivata la tappa numero 14 (km 210 - partita da Caserta). Con il successo di Vittorio Adorni e con in maglia rosa Jacques Anquetil che ha poi vinto il Giro. Quel sabato 30 maggio i corridori sono partiti da Roma per arrivare a Montepulciano (km 214 - vittoria di Nino Deflippis). "Se tutto lo sport è umano, per noi italiani il Giro d’Italia è umanissimo": con queste parole il 20 maggio 1972 il patriarca di Venezia, Albino Luciani (eletto Papa nel 1978 con il nome di Giovanni Paolo I), ha dato simbolicamente il via alla edizione numero 55 del Giro d'Italia, partita il giorno successivo. La tappa Venezia-Ravenna (km 196) è stata vinta da Marino Basso e la classifica finale da Eddy Merckx. Il 4 luglio 1973, nel piazzale Santa Marta in Vaticano, Paolo VI ha benedetto il monumento che si trova davanti al Santuario della Madonna del Ghisallo, proclamata da Pio XII patrona dei ciclisti (13 ottobre 1949). In più occasioni Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco hanno sostenuto la spiritualità sportiva del santuario. Giovedì 16 maggio 1974 Papa Paolo VI ha ricevuto, nel Cortile di San Damaso in Vaticano, i ciclisti partecipanti alla edizione numero 57 del Giro d’Italia. In quella occasione il Papa ha dato simbolicamente il “via” e i corridori sono usciti dal Vaticano passando dall’Arco delle Campane e attraversando piazza San Pietro, dopo aver percorso Via delle Fondamenta. La tappa (la prima di quel Giro) è arrivata a Formia (km 164): vittoria per il belga Wilfried Reybrouck e successo finale per Eddy Merckx. Il 12 maggio del 2000, Anno Santo, Papa Giovanni Paolo II ha ricevuto in udienza, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico in Vaticano, i ciclisti partecipanti all’edizione numero 83 del Giro d’Italia. Alla viglia della partenza, avvenuta con una cronometro a Roma (Km 4,600 - vinta da Jan Hruška, atleta della Repubblica Ceca). Maglia rosa a Stefano Garzelli.
(Adnkronos) - Per favorire il ritorno dei ricercatori e dei professionisti in Italia "cerchiamo di dare loro ragioni per tornare, perché il fatto di andare a contaminare le proprie conoscenze, a condividere i propri saperi all'estero è una cosa positiva. Almeno io la considero una cosa positiva, visto che tutte le volte che l'ho visto succedere ho visto tornare persone molto arricchite. Però devono tornare. Quindi il nostro dovere è quello di creare un ambiente, una condizione di capitale umano e infrastrutturale che sia accogliente e dia loro la voglia di tornare". Lo ha detto Anna Maria Bernini, ministro dell'Università e della Ricerca, in una video intervista trasmessa alla sedicesima edizione del Festival del lavoro, in corso ai Magazzini del cotone a Genova. "E questo noi lo stiamo facendo -ha continuato Bernini- con degli investimenti importanti sulle infrastrutture di ricerca, perché i ricercatori seguono le infrastrutture di ricerca, sono come le rondini, seguono i progetti di ricerca in qualsiasi parte del mondo. Noi stiamo investendo tanto capitale, abbiamo cominciato con 11 miliardi, parte del Piano nazionale di ripresa e resilienza e parte di fondi nostri, domestici, proprio in infrastrutture di ricerca su temi molto innovativi, come il supercalcolo, le tecnologie quantistiche, la mobilità sostenibile, i farmaci a tecnologia Rna, quindi life science, biofarma, agritec, agricoltura tecnologica, subacquea, biodiversità, contrasto alla perdita di biodiversità". Secondo Bernini, "questi sono i temi del futuro e solo creando infrastrutture che studiano, elaborano e creano comunità scientifica intorno ai temi del futuro si consente ai ricercatori di tornare, si dà loro una ragione per tornare", ha concluso il ministro. Sulla distanza tra mondo della formazione e mondo del lavoro, e su come agire "non esiste una ricetta magica. Quello che noi stiamo cercando di fare è prima di tutto lavorare sull'orientamento, il più precocemente possibile. Fare orientamento a partire dalla scuola, a un livello, il più precoce possibile, spiegando che cosa sono le nuove tecnologie, come possono essere utilizzate, come ci si può formare sulle discipline scientifiche, su quelle umanistiche, dando loro la possibilità di identificare da subito un'idea, quantomeno un'idea di percorso. Poi, ed è fondamentale, interfacciarsi con i territori e con le imprese, con le imprese intese in senso lato, cioè con tutti i potenziali destinatari del lavoro, del capitale umano che noi stiamo formando". Lo ha detto Anna Maria Bernini, ministro dell'Università e della Ricerca, in una video intervista trasmessa alla sedicesima edizione del Festival del lavoro, in corso ai Magazzini del cotone a Genova. Secondo il ministro, "quindi, quello che l'università deve fare, e sta facendo, ma che forse non ha fatto abbastanza in passato, è quello di formare la qualità della propria offerta sulla base della richiesta del mercato del lavoro, del mercato di un'impresa che sta crescendo moltissimo sotto il profilo tecnologico e innovativo. Fare, quanto possibile, una combinazione, un collegamento tra quello che si sta studiando e quello che il mercato del lavoro chiede", ha sottolineato. E per Bernini "poi ci sono discipline umanistiche che non hanno un mercato del lavoro, quello è un altro tema, però anche su quelle si applicano nuove tecnologie: la papirologia, per esempio, disciplina umanistica per definizione, o l'archeologia, sono stati stravolti dall'intelligenza artificiale, dalle nuove tecnologie". "Quindi anche su quello bisogna creare un contenuto di offerta formativa che sia sempre agganciato al principio di realtà e soprattutto sufficientemente flessibile per governare i processi di cambiamento, accompagnare e governare i processi di cambiamento, che sono velocissimi", ha concluso il ministro. GenL è un bellissimo progetto che abbiamo fatto insieme al Consiglio nazionale dell'ordine dei consulenti del lavoro, che ringrazio, perché ha proposto a tutti i livelli la gamification, cioè il learning by gaming, che è molto interessante perché giocando, divertendosi, si creano dei percorsi formativi che rimangono più impressi nella memoria. A tutti i livelli, partendo dalla legalità fino alla sicurezza sul lavoro, possono essere applicati a qualsiasi ambito. Noi puntiamo e investiamo moltissimo su questo, non solamente come università, ma anche a livello di formazione superiore, di formazione tecnica, professionale, perché abbiamo visto che il modello funziona. Diverte, funziona e crea una cultura della legalità e del lavoro orientata nella direzione giusta". Lo ha detto Anna Maria Bernini, ministro dell'Università e della Ricerca, in una video intervista trasmessa alla sedicesima edizione del Festival del lavoro, in corso ai Magazzini del cotone a Genova.
(Adnkronos) - La Cina è tra i grandi protagonisti della transizione energetica. Con la rivoluzione verde fatta di fotovoltaico, eolico, mobilità elettrica e nucleare, è la nazione che spende di più per promuovere l’economia verde con 1.600 miliardi di dollari spesi solo negli ultimi due anni e l’obiettivo di emissioni zero entro il 2030. “La Cina considera lo sviluppo verde come la via per la modernizzazione - ha sottolineato nel corso del suo intervento al Festival dell’Energia di Lecce l’Ambasciatore della Repubblica Popolare Cinese in Italia Jia Guide - La Cina ha costruito il più grande e dinamico sistema di energia rinnovabile al mondo e che rappresenta il 56% del totale nazionale”. Di fronte al disimpegno climatico di alcuni Paesi è essenziale che “Cina e Europa rafforzino la propria collaborazione, guidando la governance climatica attraverso una relazione stabile e di lungo termine”. Oltre al rafforzamento della collaborazione tra Europa e Cina, l’ambasciatore ha sottolineato altri due punti importanti da esplorare per la transizione verde: la difesa del multilateralismo nel mantenere la giusta rotta nella governance climatica, e la promozione da parte di Europa e Cina di una globalizzazione verde. “Nell’anno in cui ricorre il decennale dell’accordo di Parigi, il Paese è pronto per collaborare e approfondire la cooperazione sull’economia verde”, ha detto.