INFORMAZIONIFrancesco Jacini |
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(Adnkronos) - "Gli alligatori come guardie costano poco". In partenza dalla Casa Bianca per l'inaugurazione del nuovo centro di detenzione per migranti irregolari nel cuore delle Everglades, in Florida, Donald Trump ha difeso il progetto repubblicano dell'"Alcatraz degli Alligatori", una struttura remota e inaccessibile che ha sollevato dure critiche per le sue condizioni estreme. "Questa non è una bella prigione. Suppongo che sia proprio questo il concetto", ha dichiarato il presidente ai giornalisti. Trump ha poi ironizzato sul pericolo rappresentato dalla fauna locale: "Sapete, i serpenti sono veloci, ma gli alligatori sono la minaccia più grande. Dobbiamo insegnare loro come scappare da un alligatore. Non bisogna correre in linea retta… e sapete una cosa? Le probabilità di farcela aumentano di circa l’un percento. Non è una cosa buona". All'arrivo in Florida, il presidente ha risposto ad altre domande dei media: "Non sempre hai terre così belle e così sicure - ha dichiarato Trump ai giornalisti a proposito del contesto geografico in cui sorge il carcere - Hai molte guardie del corpo e molti poliziotti sotto forma di alligatori. Non devi pagarli molto, ma io non vorrei trascorrere troppo tempo nelle Everglades".
(Adnkronos) - Nell’attuale ridisegno dei confini del commercio internazionale, quasi tutti i paesi occidentali, in un modo o nell’altro, tendono ad ispirarsi al principio del friend shoring, enunciato nel 2022 dall'allora segretario del Tesoro USA Janet Yellen, che significa indirizzarsi verso paesi anche lontani, ma comunque amici, con l’obiettivo di minimizzare l’esposizione del sistema produttivo alle rappresaglie economiche di paesi rivali, migliorare e diversificare le catene di approvvigionamento globali, aumentando la trasparenza delle informazioni commerciali, la diversificazione delle fonti, l’aumento della sicurezza e della sostenibilità delle catene di approvvigionamento. In questo senso, l’Asia Centrale sta divenendo un’area sempre più interessante per le aziende italiane ed europee: i rapporti diplomatici ed economici con la Regione hanno dato origine ai diversi forum economici organizzati con l’Uzbekistan (nel giugno 2023), con il Kazakhstan nel gennaio di quest’anno, e con il Tagikistan nello scorso aprile, piuttosto che all’ultimo summit tenutosi a Roma dove, oltre ai paesi citati, erano presenti anche Kyrgyzstan, Tagikistan e Turkmenistan. I gruppi internazionali che fanno temporary management si muovono anch’essi in questa direzione. In particolare, all’interno del gruppo IMW Interim Management Worldwide, operante oggi in 30 paesi e 6 continenti, il partner dell’Asia Centrale Kontakt (già presente in Kazakhstan) ha recentemente aperto una nuova sede in Uzbekistan. Abbiamo chiesto a Yulia Zabazarnykh, Partner di Kontakt, e a Maurizio Quarta – Managing Partner di Temporary Management & Capital Advisors (che del gruppo IMW è stato uno dei fondatori 20 anni fa) di darci alcune indicazioni sulle prospettive del paese. Secondo Zabazarnykh e Quarta, "l’Uzbekistan sta attivamente riformando la propria economia, attirando investitori stranieri e sviluppando settori chiave come l’energia, l’informatica, il turismo e l’industria di processo. Il governo è focalizzato su una crescita sostenibile, sulla digitalizzazione e sulla responsabilità ambientale, rendendo il paese sempre più attraente per gli affari e gli investimenti internazionali. Si prevede che il Pil dell’Uzbekistan crescerà del 6% nel 2025, raggiungendo i 110 miliardi di dollari, con un obiettivo di 200 miliardi entro il 2030. I principali motori della crescita includono l’industria (+6,1%), l’agricoltura (+4,1%) e il settore dei servizi (+14,5%)". Quest’ultimo comparto, proseguono Zabazarnykh e Quarta, “crescerà fino a 82 miliardi di dollari, con particolare riguardo per IT, finanza, turismo, istruzione e sanità, con la creazione di 2,5 milioni di nuovi posti di lavoro”. Aziende occidentali hanno già una significativa presenza nel paese: i francesi di Orano, in collaborazione con la compagnia statale Navoiyuran e la giapponese Itochu corporation, stanno sviluppando il progetto di estrazione di uranio a South Djengeldi; gli inglesi di Cross Works stanno elaborando un piano urbanistico per espandere la città di Tashkent di 25.000 ettari, con un aumento del 33% dei ricavi; gli americani di Franklin Templeton (USA) gestiscono il Fondo nazionale per gli investimenti dell’Uzbekistan (UzNIF) da 1,7 miliardi di dollari, con piani per quotare gli asset sui mercati internazionali entro il 2026. Sono poi presenti aziende russe (Rosatom per la costruzione di centrali nucleari) e cinesi e coreane (per impianti di valorizzazione energetica dei rifiuti). Piani di sviluppo così ambiziosi devono però fare i conti, come già succede per il vicino Kazakhstan, con una carenza strutturale di management: secondo Zabazarnykh e Quarta “c’è una crescente domanda di manager qualificati nel paese. Le aziende uzbeke si trovano sempre più nella necessità di adottare pratiche manageriali moderne, avviare la trasformazione digitale e impegnarsi nella pianificazione strategica. Questo crea opportunità significative per temporary manager di cultura occidentale, in particolare per coloro che hanno esperienza in multinazionali, nei settori della produzione industriale, dell’e-commerce, della finanza, dell’IT e delle telecomunicazioni”. Attenzione: “non basta che siano bravi, si richiede che sappiano trasferire le loro competenze a manager e collaboratori locali, impegnandosi anche nel loro upskilling e/o reskilling”. E le aziende italiane? Nel corso dei diversi summit a livello governativo, multilaterali e bilaterali, tenutisi sino ad ora, le maggiori opportunità evidenziate sono relative a progetti nei settori delle infrastrutture, dell’agricoltura, dei macchinari e dell’energia con una dimensione regionale. Per l’Uzbekistan in particolare le opportunità di investimento più interessanti sono state identificate nei comparti farmaceutico, tessile, lavorazione del cuoio, energia, infrastrutture e trasporti, produzione di materiali da costruzione e l’intera filiera dell’agroalimentare. Per 'mettere a terra' tutti I diversi accordi macro di cui sopra, è opportuno muoversi anche a livello locale: è quanto sta facendo proprio in questi giorni la Regione Lombardia con una missione dedicata nel paese. Alcuni dei macrotemi sopra evidenziati sono stati declinati in maniera più puntuale e operativa al fine di dare indicazioni concrete, e relative supporto, alle aziende lombarde interessate: ci si è concentrate quindi sulla modernizzazione industriale dei settori agricolo e manufatturiero, lo sviluppo di cluster agroindustriali incentrati su automazione e tecniche di coltivazione all’avanguardia, oltre al supporto alla diversificazione industriale locale attraverso la formazione di joint venture con gruppi italiani in comparti chiave come quello farmaceutico e dei materiali da costruzione. In particolare, il governo uzbeko ha voluto approfondire il modello lombardo delle zis (zone di innovazione e sviluppo), concepito per promuovere la cultura dell’innovazione, favorendo lo scambio di conoscenze tra università, centri di ricerca, aziende e mercati. Area questa dove, secondo Quarta, “il supporto di manager italiani potrebbe rivelarsi utile e determinante per avviare la fase sperimentale che la Presidenza uzbeka intende avviare a stretto giro”. Edilizia, arredamento e tessile tre settori in costante crescita e nel mirino del sistema produttivo lombardo: nel settore edile operano oggi circa 10.000 imprese, per lo più pmi, sull’onda di una sostenuta domanda di materiali da costruzione. Nell’arredamento, in Uzbekistan sono state create oltre 900 imprese nel solo 2024. La Regione Lombardia si è poi ulteriormente spinta muovendosi a livello di territori, arrivando alla firma di un memorandum d’intesa con la Regione di Samarcanda, di cui richiamiamo i punti salienti: attrazione di investimenti; sanità, agricoltura (esempio per sperimentazione varietà colturali, macchinari e tecnologie agricole, genetica animale). Il tutto lavorando anche sulla parte di ecosistema, operando su tutti i temi dell’import-export e del supporto alle pmi nello sviluppo di strategie di internazionalizzazione.
(Adnkronos) - È stato presentato all’Assemblea di InfoCamere il Bilancio di Sostenibilità 2024, giunto alla sua settima edizione. Il documento fotografa l’impegno concreto del Gruppo nel generare impatti positivi sull’ambiente, l’economia e la società, valorizzando le potenzialità dell’innovazione tecnologica come leva di crescita sostenibile. Nel corso del 2024, InfoCamere ha distribuito verso gli stakeholder un valore pari a 126,5 milioni di euro, segnando un incremento del 3,7% rispetto al 2023. Sul fronte ambientale e dell’efficienza energetica, nel 2024 il Gruppo ha conseguito importanti risultati. L’impianto fotovoltaico della sede di Padova ha prodotto 205.000 kWh di energia rinnovabile, contribuendo a ridurre le emissioni di CO₂ per oltre 102.600 kg, mentre il ricorso a politiche di smart working ha consentito di evitare l’emissione di 318 tonnellate di CO₂ equivalente. Anche grazie a questo impegno, nel 2024 il Data Center di InfoCamere è stato premiato con il Sustainability Impact Award, confermando l’eccellenza tecnologica dell’infrastruttura ICT del Gruppo che ha anche ricevuto una valutazione positiva per la gestione dei dati dall’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN). Il 2024 ha visto il raggiungimento di importanti traguardi anche in tema di governance e inclusione. Tra questi: il rinnovo del Rating di Legalità con attribuzione del massimo punteggio da parte dell’AGCM; la conferma della certificazione UNI/PdR 125:2022 per la Parità di Genere; il rinnovo della certificazione ISO 14001 per la gestione ambientale.