(Adnkronos) - “Le sentenze di assoluzione di Renzi e Salvini sono la riprova, semmai ce ne fosse bisogno considerando i quotidiani esiti dei processi in tutti i tribunali d’Italia, che le decisioni dei giudici non sono influenzate dalla comunanza di carriera coi pubblici ministeri”. Così il magistrato Gaetano Bono, sostituito procuratore generale a Caltanissetta. “Un buon auspicio natalizio mi porterebbe a sperare che tali decisioni inducessero il legislatore a rivedere l’impianto della riforma sulla separazione delle carriere che, nella sua attuale formulazione in discussione alla Camera, non risolverebbe alcun problema della giustizia, men che meno l’asserita mancanza di terzietà del giudice. Purtroppo, però – continua il Pg Bono – che nel libro “Meglio separate” edito da Le lettere, ha indicato quelle che, a suo avviso, sarebbero le condizioni imprescindibili per potere realizzare una separazione delle carriere rispettosa dell’indipendenza della magistratura, oltre che utile per un miglioramento del sistema giudiziario – è speranza vana, visto che finora il legislatore si è dimostrato indifferente ai rilievi critici, provenienti in special modo dalla magistratura, proseguendo su un percorso che porterà a una riforma non solo inutile, ma dannosa in quanto indebolirà l’azione della magistratura requirente e giudicante e altererà l’equilibrio tra i poteri dello Stato in favore di quello esecutivo, senza nemmeno apportare alcun beneficio in termini di efficienza delle indagini, garanzie difensive, durata dei processi e accertamento della verità processuale". "Eppure ci sarebbe il modo per raggiungere tali risultati, ma occorrerebbe intervenire non solo e non tanto sulla separazione delle carriere, che in quest’ottica diverrebbe un mero tassello di un ben più completo e generale intervento di riforma, quanto piuttosto sull’ammodernamento del sistema penale – sostanziale e processuale – che dovrebbe portare a meno reati e meno processi, a una maggiore specializzazione professionale dei magistrati, a una migliore esplicazione del ruolo della difesa di imputati e parti civili, alla revisione della geografia giudiziaria con la chiusura dei tribunali e delle procure di piccole dimensioni, alla velocizzazione dei giudizi, eccetera. Epperò sarebbe imprescindibile che siffatta riforma avvenisse preservando tutte le garanzie di autonomia e indipendenza che i padri costituenti hanno ritenuto di assicurare alla magistratura e che non servono a tutelare i magistrati, ma la funzione giudiziaria e dunque i diritti delle persone”.
(Adnkronos) - Una serata ricca di emozioni e riflessioni si è svolta ieri presso l'Auditorium Anica di Roma, dove la Fondazione Fondirigenti ha reso omaggio a Giuseppe Taliercio, figura simbolo di integrità morale e leadership etica, dirigente Montedison, sequestrato e ucciso nel 1981 durante gli anni di piombo. L'evento ha avuto due momenti principali: la proiezione del film e la cerimonia di assegnazione dei premi di laurea, entrambi dedicati a celebrare la memoria del manager e promuovere la crescita delle nuove generazioni. La serata è stata aperta dalla proiezione del film 'Giuseppe Taliercio – Il Delitto Perduto', diretto da Mario Chiavalin. Il film ha offerto uno sguardo profondo e toccante sulla figura di Taliercio, fornendo numerosi spunti per il confronto svoltosi al termine della proiezione tra il regista, Cesare Taliercio e Marco Bodini, presidente di Fondirigenti. “Raccontare questa storia è stato un viaggio intenso, non solo attraverso la memoria di un uomo straordinario, ma anche nel cuore di una comunità che ha ancora molto da imparare dal suo esempio”, ha dichiarato il regista. Cesare Taliercio, figlio di Giuseppe, ha arricchito la serata con un toccante ricordo personale: “Penso che mio padre rappresenti un modello di integrità che trascende il suo tempo. La sua storia è un monito, ma soprattutto un'ispirazione concreta, soprattutto oggi, per le giovani generazioni”. Nel suo intervento, Marco Bodini ha sottolineato: “Ricordare Giuseppe Taliercio significa riaffermare l'importanza di valori come trasparenza, responsabilità e coraggio civile. Principi fondamentali, soprattutto per i dirigenti, da trasmettere ai nostri giovani, per costruire insieme una società migliore”. Momento centrale dell’evento, l'assegnazione del Premio Taliercio 2024, un riconoscimento promosso dalla Fondazione in occasione dei quaranta anni dalla morte , giunto alla quarta edizione, e dedicato a giovani studenti distintisi nella ricerca accademica sul management. Quest’anno, la fase finale del concorso ha visto la partecipazione di settanta candidati provenienti da università pubbliche e private di tutt’Italia e ha premiato tre talenti femminili: Giulia Cosenza, laureata in economia e management all’università La Sapienza di Roma, con una tesi sull’Intrapreneurship; Camilla Presutti, laureata in economia e management alla Luiss G. Carli, con una tesi su Mergers & Acquisitions e cultura organizzativa; Sofia Ruello, laureata in innovazione, imprenditorialità e turismo all’Università di Messina, con una tesi sull’etica nel management dell’Intelligenza Artificiale. Le tesi vincitrici, insieme a una selezione delle migliori proposte, saranno liberamente accessibili su Oil - open innovation library di Fondirigenti (www.fondirigenti.it). Il direttore generale di Fondirigenti, Massimo Sabatini, ha concluso i lavori con un invito a guardare avanti: “L’esempio di Giuseppe Taliercio ci ricorda che il futuro si costruisce con scelte coraggiose, che sappiano fare tesoro del passato e guardare con fiducia e determinazione al domani. Mantenendo viva la memoria, e favorendo la managerializzazione del Paese, la Fondazione Fondirigenti è al fianco di tutti coloro che vogliono impegnarsi nella costruzione di un futuro basato su etica e responsabilità”.
(Adnkronos) - “Sono qui per ribadire quanto sia importante l'agricoltura e tutto il sistema agricolo all'interno anche delle aree protette. Dobbiamo trovare il modo di far sì che all'interno delle aree protette si possa continuare a fare tutte quelle attività agricole e di allevamento che permettano al territorio di essere curato, perché l'agricoltore è il primo custode dell'ambiente, dove non c'è agricoltura c'è dissesto. Se riusciamo a coniugare queste due cose si può sicuramente avere un beneficio sia per i territori, soprattutto quelli interni, per l'agricoltura ma anche per l'ambiente”. Così Patrizio La Pietra, sottosegretario di Stato al ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, durante gli 'Stati Generali delle Aree protette italiane', un confronto con i protagonisti del sistema delle aree naturali protette, presso la Biblioteca Nazionale di Roma.