(Adnkronos) - Dopo i razzi che hanno colpito ieri il quartier generale della missione Unifil nel sud Libano, con il ferimento di quattro Caschi blu italiani, le Forze di difesa israeliane (Idf) puntano il dito contro Hezbollah, ritenendo il gruppo sciita responsabile dell'attacco. In un post sul social X, le Idf hanno sostenuto che gli attacchi sono stati lanciati dal villaggio di Deir Qanoun al-Nahr. A colpire la base Unp 2-3 di Shama, che ospita il contingente italiano e il comando del settore ovest di Unifil, sono stati due razzi da 122 millimetri. Da una prima ricostruzione, i razzi esplosi avrebbero centrato un bunker della base e un locale nei pressi della polizia militare internazionale, provocando danni alle infrastrutture vicine. Alcuni vetri, a causa dell’esplosione si sono frantumati colpendo i quattro militari italiani. Martedì scorso altri otto razzi avevano centrato la base di Shama, coinvolgendo cinque militari della forza multinazionale Onu. L'importanza di "garantire la sicurezza" delle Forze armate libanesi e delle forze Unifil in Libano è stata intanto sottolineata dal segretario della Difesa Usa, Lloyd Austin, nel corso di un colloquio telefonico con il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz. Durante la telefonata, ha riferito il Pentagono, si è parlato delle minacce regionali e delle operazioni israeliane in corso. Austin ha riaffermato l'impegno "incrollabile" degli Stati Uniti per la sicurezza di Israele e ha ribadito come Washington lavori per raggiungere una "soluzione diplomatica" che consenta ai civili israeliani e libanesi di tornare alle loro case su entrambi i lati del confine. "Il segretario - prosegue la nota - ha esortato il governo di Israele a continuare ad adottare misure per migliorare le terribili condizioni umanitarie a Gaza e ha sottolineato l'impegno degli Stati Uniti per garantire il rilascio di tutti gli ostaggi, compresi i cittadini statunitensi". E' salito ad almeno 15 morti e 63 feriti il bilancio del raid israeliano che ha raso al suolo un edificio a più piani all'alba nel centro di Beirut. A dichiararlo è stato il Ministero della Sanità libanese. Secondo l'agenzia di stampa statale libanese Nna, gli aerei israeliani hanno "completamente distrutto un palazzo residenziale di otto piani con cinque missili", lasciando un cratere sul terreno. Giornalisti dell'Afp sul posto hanno confermato di aver udito almeno tre forti esplosioni. Le Idf non hanno emesso un ordine di evacuazione dei civili prima del raid come era stato fatto in occasione di precedenti attacchi contro obiettivi di Hezbollah nei sobborghi meridionali di Beirut. Sarebbero stati il nuovo leader di Hezbollah, Naim Qassem, o uno dei comandanti del gruppo sciita, Talal Hamiya, gli obiettivi del massiccio attacco israeliano condotto stamane, riferisce il Times of Israel, parlando di voci che circolano su "media in lingua ebraica e social media". Qassem, ricorda il sito di notizie israeliano, è stato nominato alla guida di Hezbollah dopo l'uccisione di Hassan Nasrallah in un attacco aereo sul quartier generale del gruppo alleato dell'Iran nel sud di Beirut. Hamiya è stato nominato a capo della divisione operativa di Hezbollah dopo l'uccisione - il 20 settembre a Beirut - del capo delle operazioni militari, Ibrahim Aqil. Obiettivo era un alto dirigente di Hezbollah, ha poi confermato una fonte della sicurezza libanese senza, tuttavia, rivelare il nome dell'esponente dell'organizzazione sciita libanese preso di mira. "Il raid israeliano su Basta (quartiere di Beirut, ndr) ha preso di mira una figura di primo piano di Hezbollah", ha affermato la fonte, che ha preferito restare anonima. Un altro raid israeliano ha poi preso di mira stamane la periferia sud di Beirut, roccaforte di Hezbollah, secondo quanto riferito dall'agenzia ufficiale libanese Ani. L'organo di stampa parla di un "bombardamento feroce" sul quartiere di al-Hadath, non lontano dall'Università. Il raid è stato preceduto da un appello all'evacuazione dei civili nella zona da parte dell'esercito israeliano. Sarebbe quindi di 19 morti, tra cui alcuni bambini, il bilancio dei raid notturni condotti da Israele sulla Striscia di Gaza. Lo ha indicato il portavoce della Protezione civile dell'enclave palestinese, che è sotto il controllo di Hamas, Mahmud Bassal. "Diciannove persone sono state uccise e più di 40 sono rimaste ferite in tre massacri causati dagli attacchi aerei israeliani nella Striscia di Gaza tra mezzanotte e questa mattina", nonché dal fuoco dei carri armati a Rafah, ha dichiarato Bassal. Un portavoce dell'ala armata di Hamas ha dichiarato che una donna israeliana tenuta prigioniera è stata uccisa in una zona della Striscia di Gaza settentrionale, colpita dalle forze israeliane. Lo scrive il Jerusalem Post. Sarebbe salito intanto a 44.176 morti e 104.473 feriti il bilancio delle operazioni militari nella Striscia di Gaza iniziate dopo l'attacco terroristico contro Israele del 7 ottobre 2023. Ad aggiornare il bilancio è stato il ministero della Salute del governo di Gaza, controllato da Hamas, precisando che 120 persone sono morte nelle ultime 48 ore.
(Adnkronos) - Individuare un nuovo equilibrio tributario e di welfare che non penalizzi il ceto medio fatto di manager, dirigenti e tutti quei lavoratori che superando i 35 mila euro di reddito (sono solo il 15% di tutti i contribuenti italiani) e si fanno carico del 63% di tutte le imposte; disegnare azioni che valorizzino il ruolo dei dirigenti come agenti di cambiamento e innovazione capaci di favorire la crescita economica e lo sviluppo d’impresa e identifichino il futuro della managerialità del Paese. Sono stati questi alcuni dei temi discussi nella giornata di ieri e nella mattinata di oggi dagli oltre 200 manager delegati intervenuti da tutta Italia a Milano, negli spazi dell’Hotel Enterprise in Corso Sempione per la 104°Assemblea Nazionale di Manageritalia. “La Legge di Bilancio ha tacitato i mercati ma fa poco per l’Italia produttiva. Non c’è niente per la crescita e si colpisce ancora di più il ceto medio, soprattutto quei cittadini, i soliti pochi e noti che pagano regolarmente tasse e contributi, che mantengono di fatto il welfare del Paese”, dice Marco Ballarè, Presidente di Manageritalia, che prosegue: “Il tetto alle detrazioni fiscali è un modo elusivo per aumentare le tasse a chi sopra i 70mila euro lordi l’anno già è escluso dalle varie agevolazioni che peraltro finanzia. Manager e alte professionalità sono, per ruolo e competenze, determinanti per tornare a crescere cogliendo appieno le opportunità della trasformazione digitale e del lavoro nel sentiero di una vera sostenibilità, ma questa manovra non solo ci ignora, ma anche ci punisce". Nella sua parte pubblica, di questa mattina, l’Assemblea di Manageritalia ha ospitato l’intervento di Alberto Brambilla, Presidente di Itinerari Previdenziali sul tema 'Il difficile finanziamento del welfare e lo squilibrio fiscale'. Dai dati presentati si evince come 17 milioni di contribuenti, oltre il 40% del totale, dichiarano di guadagnare meno di 15mila euro l'anno e pagano solo 11% dell'Irpef complessiva. Coloro che invece dichiarano redditi dai 35mila euro in su sono 6,4 milioni, il 15,27% del totale, e pagano il 64% dell'imposta totale. In sostanza redditi che superano la sogna fatica dei 35mila garantiscono la tenuta del sistema di protezione sociale italiano e delineano un paese diviso in due tra chi paga e chi viene mantenuto. Una polarizzazione e una dicotomia che si rispecchia anche a livello geografico con le regioni del Nord che contribuiscono per il 57,2%, quelle del Centro con il 21,8% e il Sud con il 20,9% del totale dell’Irpef. Percentuali analoghe anche per quanto concerne l’Iva versata con il 64,3% per il Nord, 24% per il Centro e solo 10,4 per Sud. Il confronto con altre nazioni è impietoso e fa emergere come l’aliquota marginale che in Italia parte da 50mila euro ed è pari al 43%, in altre Paesi scatti a livelli di reddito ben più alti: in Francia 82mila euro con aliquota al 41% e in Germania a 63mila euro e un’aliquota al 42% A causa di questo, nel 2024 un lavorare con un reddito imponibile di 100mila euro paga solo di Irpef erariale 35.900 euro in Italia, rispetto ai 25.949 euro in Francia e ai 23.124 in Germania. “Con questi numeri e percentuali, che vedono il 40% dei contribuenti mantenere il restante 60% il sistema non regge nel lungo periodo, con una evidente diminuzione dei servizi a disposizione della collettività e un aumento esponenziale del debito pubblico”, commenta Brambilla. Per il Presidente Centro Studi Itinerari Previdenziali intervenendo nel corso dell’assemblea, “bisogna intervenire con una decisa azione sinergica da parte di tutti i partiti per risolvere il grande problema fiscale del nostro Paese. Attuare un vero regime a tassazione continua sul modello tedesco superando il nostro a scaglioni che penalizza la classe media con redditi dai 50mila in su. Va anche superato il sistema dei bonus e delle agevolazioni basate sull’ISEE che certo non fotografa il reale profilo fiscale del cittadino. Oltre a rimodulare l’intero sistema detrazioni”. In questo scenario fortemente sbilanciato, sia al livello nazionale che internazionale, interventi come la “pace fiscale” o la “Flat tax” possono rappresentare un motore di produzione di sommerso, di lavoro nero e quindi di evasione con il solo risultato di acuire le disparità tra chi contribuisce alla crescita del paese e chi no, anteponendo il proprio interesse a quello collettivo. I numeri evidenziano come nel lungo periodo, considerando anche l’inverno demografico che stiamo vivendo e l’invecchiamento della popolazione italiana, rendono l’intero sistema insostenibile con evidenti ricadute sulla competitività del Paese e delle imprese. Contrastare l’evasione fiscale non può però essere sufficiente se non si migliorano anche produttività e mercato del lavoro di un Paese che, pur incrementando mese dopo mese il proprio tasso di occupazione, resta fanalino di coda in Europa per tutti i principali indicatori occupazionali. L’Italia come emerso dall’assemblea deve crescere per guardare al futuro con fiducia e in questo i manager hanno un ruolo determinante. La giornata di venerdì 22 è stata invece dedicata alle presentazioni dei fondi, enti e società del sistema Manageritalia per poi proseguire con relazione del Presidente Ballaré, che ha ribadito il ruolo preminente del terziario affinché questi abbia finalmente il giusto riconoscimento nelle policy e nelle azioni di Governo oltre a rivalutare il ruolo strategico della figura del manager e delle sue competenze quale risorsa essenziale per la crescita delle imprese, e dell’intero sistema Paese in un momento di forte cambiamento dovuto alle transizioni tecnologiche e ambientali. Ha inoltre anticipato il programma che guiderà l’azione di Manageritalia nei prossimi quattro anni: una maggiore valorizzazione dei territori, un nuovo patto sociale basato su lavoro, welfare ed equità, crescita sostenibile ed economia dei servizi e infine una più incisiva rappresentanza e governance.
(Adnkronos) - “Si parla molto delle aziende di Stato un po’ meno delle multiutility ma le multiutility sono quelle che investono in Italia, nei comuni e nei territori, non in Africa o in Sudamerica, e sono quelle che impiegano 300 mila persone. Quindi, che c’è spazio per tutte, per le grandi, per le piccole, ma le multiutility sono una delle cinghie di trasmissione dell’economia reale”. Così il presidente di Iren, Luca Dal Fabbro, intervenendo ad un incontro nell’ambito dell’assemblea annuale di Anci in corso a Torino. “Credo che il sistema delle multiutility in Italia possa essere utile per lo sviluppo dell’energia e dei servizi sostenibili nei Comuni. Le utility italiane hanno circa 300 miliardi di euro in fatturato annuo, coprono il 15% del Pil”, ha aggiunto Dal Fabbro dicendosi convinto che “il futuro sia sempre più della partnership pubblico-privato". "Penso - ha spiegato - una delle soluzioni che possiamo sviluppare insieme con i comuni e con le istituzioni siano i partenariati pubblici -privati in tutte le attività che insistono nei servizi pubblici, acqua, energia, ambiente”. "Per fare questo bisogna fare anche un po’ di formazione alle multiutility, alle aziende che lavorano in questo settore, ai comuni e alle istituzioni perché oggi la legge ci permette di fare operazioni virtuose a beneficio del cittadino e delle aziende unendo le competenze pubblico privato e questo lo si fa liberando finanza, oggi l’economia ia supporta questo tipo di progetti, quindi il problema non è trovare il denaro ma quelle strutture più trasparenti e virtuose possibili che dimostrano di dare un beneficio ai cittadini”, ha concluso.