(Adnkronos) - Antony Price è morto a Londra all'età di 80 anni. Il celebre designer britannico noto per il suo stile ultra-glam che ha plasmato l'immagine di icone musicali come Roxy Music, Duran Duran e David Bowie, e che negli ultimi anni è stato il punto di riferimento stilistico della Regina Camilla. Nato a Keighley, nello Yorkshire, Price si trasferì a Londra negli anni Sessanta per frequentare il Royal College of Art. Il suo primo incarico nel menswear fu presso Stirling Cooper, dove realizzò i pantaloni indossati da Mick Jagger durante il tour americano dei Rolling Stones "Gimme Shelter" del 1969.Negli anni Settanta, Price contribuì a definire l'estetica glam rock di Roxy Music, curando otto copertine degli album e creando look iconici per le "Roxy girls", tra cui Amanda Lear e Jerry Hall. In seguito, collaborò con Duran Duran e David Bowie, ideando abiti maschili dal taglio netto e dalle spalle ampie, e creò la t-shirt maschile con maniche a cappuccio per Lou Reed nel leggendario album "Transformer" del 1972. Soprannominato “il chirurgo dell’abito” per la sua maestria tecnica nell'uso di stecche e corsetti, Price ha saputo passare con disinvoltura dal menswear al womenswear, vestendo star come Kylie Minogue e Jerry Hall, che indossò un abito da sposa firmato da lui nel matrimonio con Mick Jagger. Negli ultimi anni ha realizzato creazioni su misura per la Regina Camilla, inclusi diversi look per il suo primo tour negli Stati Uniti come Duchessa di Cornovaglia nel 2005. Nonostante abbia organizzato solo sei sfilate nel corso della sua carriera, Antony Price rimane un punto di riferimento nel mondo della moda. L'ultimo evento pubblico lo ha visto protagonista lo scorso novembre a Londra con la collaborazione con 16Arlington, dove la cantante Lily Allen ha sfilato indossando un abito in velluto nero, che ha attirato l’attenzione dei media, perchè ispirato a Lady Diana. Numerosi colleghi e amici hanno ricordato Price come un visionario e un maestro della sartoria. Il millinery Philip Treacy lo ha definito "un re del mondo della moda" e la stilista Daphne Guinness ha sottolineato la precisione e l’unicità dei suoi capi. Nick Rhodes dei Duran Duran ha evidenziato come Price abbia definito l'immagine visiva del gruppo fin dagli esordi, in particolare con gli iconici completi di seta pastello del video "Rio". La band ha pubblicato una dichiarazione sui social media ricordandolo come un "visionario" e un "amico gentile, intelligente e dalla battuta affilata". Il British Fashion Council lo ha ricordato come "un originale autentico, un designer britannico dal talento istintivo e dall'amore profondo per i vestiti, che ha contribuito a definire un'epoca in cui lo stile londinese era audace e pieno di personalità". (di Paolo Martini)
(Adnkronos) - “Quella di oggi è una bellissima giornata, perché ci troviamo in un auditorium pieno di giovani che parlano di una cosa importantissima per il loro futuro: il lavoro”. Sono le parole di Lorenzo Tagliavanti, presidente della Camera di Commercio di Roma, all’edizione 2025 di Labordì a Roma, l’evento organizzato dalle Acli della Capitale per avvicinare i giovani al mondo del lavoro. “Il lavoro è importante, non soltanto perché serve a pagare il mutuo e riempire il carrello della spesa, ma soprattutto perché realizza una parte importante della nostra vita - spiega - Dall'entusiasmo e dall'attenzione con cui i ragazzi presenti hanno seguito gli interventi, credo ci sia da parte loro una grande disponibilità nei confronti di questo tema”. “Il mondo cambia e quindi bisogna arrivare preparati - conclude - Il tema delle competenze è fondamentale. I giovani mi paiono assolutamente disposti ad affrontare i percorsi per poterle acquisire”.
(Adnkronos) - Oltreplastica è una mostra sul mutamento in atto nella plastica contemporanea e sul ruolo che il design svolge nel ripensare la materia, il progetto, la responsabilità. Lo si legge in una nota. Curata da Frida Doveil e prodotta da Adi Design Museum con il supporto di Eni, Main Partner del museo, la mostra esplora i percorsi di transizione che accompagnano la plastica “oltre” la sua natura, mettendo a fuoco il rapporto tra cultura materiale, innovazione industriale e sostenibilità ambientale. “Oltreplastica è qualcosa di più duraturo di un titolo di mostra” osserva la curatrice “È un neologismo. Vuole mettere in evidenza uno stato di fatto: la plastica come l’abbiamo sempre conosciuta è cambiata. Questo richiede modi nuovi di nominarla, di classificarla, ma soprattutto di utilizzarla. Oltreplastica ci suggerisce una nuova tassonomia di una materia in mutazione, e ci racconta dell’innovazione di design come vero volano culturale capace di favorire questa trasformazione” Più di trent’anni dopo l’appello di Carl Sagan a custodire “il pallido puntino blu”, simbolo della fragilità del nostro pianeta, la Osaka Blue Ocean Vision del G20 (2019) segna il primo impegno internazionale per azzerare entro il 2050 la dispersione di rifiuti plastici nei mari, attraverso un approccio globale al ciclo di vita della plastica. Un atto di responsabilità che, al di là della tecnica, chiama in causa l’intero sistema industriale e la Cultura del Progetto: un nuovo modo di pensare la materia, le sue forme, i suoi cicli vitali. “Progettare per la contemporaneità pone problemi di ruolo e di metodo: superate le illusioni del Modernismo, ci resta oggi l’idea di un progetto riformatore di design come modificazione continua del contemporaneo, un progetto che si carica di senso solo all’interno di un più vasto contesto sociale e acquista valore attraverso il dispiegarsi disciplinare nelle sue applicazioni concrete”. Commenta il presidente Adi Luciano Galimberti. “Scienza e tecnologia hanno oggi bisogno di nuove domande per poter elaborare nuove risposte orientate ai valori del progresso sociale. Solo una disciplina consapevole che il progetto di design non può limitarsi a prudente misura della distanza dagli obiettivi, ci aiuterà a capire i caratteri dinamici che la modificazione continua del contemporaneo impone.” Oltreplastica non celebra né condanna la plastica: ne indaga piuttosto la metamorfosi. Da simbolo del progresso moderno e della produzione di massa, materia leggera, versatile, accessibile, la plastica si trova oggi al centro di una ridefinizione radicale, nella quale design e scienza dei materiali agiscono insieme per riscriverne il destino. Attraverso una costellazione di prodotti, materiali e processi pionieri, la mostra racconta un percorso ancora in itinere, fatto di sperimentazioni concrete e invenzioni di progetto che testimoniano la possibilità di una plastica responsabile, capace di superare i limiti della propria origine. Il racconto si apre con un richiamo alle origini, quando i primi polimeri sintetici divennero materia dell’innovazione e del sogno moderno, con la sezione “La plastica degli inizi”. Cinque plastiche iconiche – poliuretano, resina poliuretanica, polietilene, polipropilene, acrilonitrile butadiene stirene, SAN stirene acrilonitrile – rievocate attraverso altrettanti oggetti premiati con il Compasso d’Oro tra il 1954 e il 2004, tracce tangibili di un’epoca in cui la plastica era “la materia dell’invenzione” per eccellenza. Da questa premessa storica si dipana una classificazione delle plastiche contemporanee, articolata in cinque profili di trasformazione e circolarità: rivitalizzata, la plastica che rinasce dal riciclo chimico e meccanico; a massa bilanciata, derivata da materie prime alternative; bio-based, prodotta da fonti biologiche rinnovabili; rigenerata, ottenuta da scarti e residui organici, biofabbricata, creata da organismi e cellule viventi. Cinque sezioni dove la materia non è più un’entità inerte, ma un campo di relazioni tra tecnologia, biologia e progetto. Collocando la lettura del cambiamento nella realtà concreta della produzione, Oltreplastica restituisce un panorama di imprese, ricercatori e designer che interpretano la materia come agente attivo di trasformazione. Il design emerge qui come pratica evolutiva, capace di generare bellezza a partire dallo scarto, di ridefinire gli standard estetici, di prefigurare un futuro in cui la plastica, pur restando plastica, diventa “plausibile” dal punto di vista ambientale, tecnico e culturale. Questo processo è inarrestabile: si muove in modo organico e rapido, attraversando scienza, industria, società e immaginario. Un’evoluzione che non riguarda soltanto i materiali, ma la nostra stessa idea di contemporaneità. La mostra è realizzata con il supporto di Eni, Main Partner.