(Adnkronos) - Un intervento modulato e intelligente che riprogramma il sistema immunitario alterato, senza aggredirlo, per spegnere l’infiammazione e tornare a una situazione di equilibrio. È lo scenario che si apre grazie a terapie innovative attualmente allo studio per il trattamento delle malattie reumatologiche autoimmuni. Insieme alla possibilità di fare diagnosi precoce, alla medicina di precisione e al contributo dell’Intelligenza artificiale (Ia) , queste nuove prospettive terapeutiche stanno ridisegnando il futuro della reumatologia. Se ne è parlato oggi, a Milano, nel corso della conferenza stampa di presentazione del 62° Congresso nazionale della Sir-Società italiana di reumatologia. L’evento, che si svolgerà a Rimini dal 26 al 29 novembre, celebra quest’anno il 75° anniversario dalla fondazione della Società Scientifica. "L’innovazione più promettente sono le terapia cellulari nate dalla ricerca sui tumori", spiega Andrea Doria, presidente Sir, professore di Reumatologia dell’Università di Padova, che anticipa uno dei temi più attesi del prossimo Congresso. "Le Car-T (Chimeric Antigen Receptor T cells) sono linfociti del paziente riprogrammati in laboratorio per riconoscere e distruggere le cellule che producono gli autoanticorpi responsabili di infiammazione o altri danni ad organi e tessuti Già usate in oncologia, stanno mostrando risultati sorprendenti anche in alcune malattie autoimmuni come lupus e sclerodermia, con remissioni prolungate". Ma adesso "la ricerca si sta già spingendo oltre, con una nuova generazione di Car-T dette ‘regolatorie’, più ‘gentili’, capaci di spegnere l’infiammazione invece di distruggere le cellule immunitarie - illustra - In uno studio presentato all’ultimo congresso dell’American College of Rheumatology, queste Car-Treg sono state testate nell’artrite reumatoide per riconoscere come bersaglio specifico la citrullina, molecola chiave in questa malattia, responsabile della produzione di autoanticorpi. Nel tessuto articolare, le Car-Treg legano la citrullina creando un microambiente antinfiammatorio e immunomodulante, riducendo il danno e senza gli effetti collaterali delle Car-T effettrici. Un altro filone emergente - aggiunge Doria - riguarda gli anticorpi bispecifici. Versione ‘smart’ delle terapie biologiche tradizionali, sono molecole capaci di legarsi a due bersagli contemporaneamente, aumentando l’efficacia degli anticorpi a singolo bersaglio. C’è poi il grande capitolo della medicina di precisione: biopsie sinoviali e analisi molecolari dei tessuti articolari promettono di identificare in anticipo quale farmaco funzionerà meglio per ciascun paziente. L’auspicio è che questi progressi entrino nella pratica clinica nei prossimi 4-5 anni. Non parleremo ancora di ‘guarigione’ – perché la predisposizione genetica all’autoimmunità resta – ma di remissioni durature, senza terapia e con una qualità di vita nettamente migliore". Parlando di nuove frontiere della reumatologia, Roberto Caporali, presidente eletto Sir, professore di Reumatologia dell’Università degli Studi di Milano e direttore del dipartimento di Reumatologia Asst Gaetano Pini-Cto, ricorda come la prima vera rivoluzione non appartenga al futuro, ma al presente, ossia la diagnosi precoce. "Abbiamo conoscenze e strumenti per riconoscere molte malattie reumatiche nelle loro primissime fasi - afferma - Il problema, semmai, è organizzativo: i pazienti devono arrivare prima dal reumatologo, perché intervenire tempestivamente può cambiare la storia della malattia. Grazie a esami del sangue, genetica, profili metabolici, immagini e algoritmi di intelligenza artificiale sta, inoltre, diventando sempre più concreta la possibilità di predire l’andamento della malattia, lo sviluppo delle sue complicanze e la risposta ai diversi possibili trattamenti. Nella psoriasi, ad esempio- chiarisce Caporali - alcuni indicatori permettono già di capire quali pazienti sono più a rischio di sviluppare l’artrite psoriasica; nelle vasculiti o nelle miositi, test mirati possono suggerire se la malattia sarà più o meno aggressiva; nell’artrite reumatoide, l’analisi molecolare della biopsia sinoviale aiuta a distinguere chi risponderà meglio a una certa terapia". Certo "non si tratta ancora di pratica clinica di routine - avverte - ma la distanza tra laboratorio e ambulatorio si sta accorciando. Alcuni marcatori già li conosciamo, e stiamo imparando a usarli. Altri sono in una fase di ricerca molto vicina all’applicazione reale. Stiamo andando nella direzione di poter scegliere il farmaco giusto, al momento giusto, per ogni specifico paziente. Oggi i reumatologi hanno a disposizione molte terapie - sottolinea l’esperto - ma non sempre è chiaro quale sia la migliore per ciascuno. Con i nuovi biomarcatori, oltre alle caratteristiche del paziente, sarà possibile evitare i tentativi ‘prova e sbaglia’, ridurre i mesi persi con terapie inefficaci e trattare subito in modo mirato i pazienti con malattia precoce o aggressiva”. Ad accelerare queste trasformazioni c’è l’Intelligenza artificiale. "Le nostre malattie sono complesse, croniche, variabili nel tempo e per monitorarle servono tantissimi dati: clinici, di laboratorio, immagini radiografiche ed ecografiche", evidenzia Angela Anna Padula, vicepresidente Sir, direttrice dell’Uoc di Reumatologia dell’Aor San Carlo di Potenza e responsabile del dipartimento di Reumatologia della Regione Basilicata. "L’Ia può analizzare queste informazioni in modo rapidissimo e preciso, individuando connessioni che all’occhio umano possono sfuggire. È uno strumento potente, che migliora diagnosi, scelta terapeutica e follow-up". "Al congresso Sir - anticipa Padula - saranno presentati 3 studi che mostrano come l’Ia stia già entrando nella pratica reumatologica. Il primo riguarda le artropatie microcristalline e il deep learning: un algoritmo ha riconosciuto automaticamente i cristalli nelle ecografie del ginocchio, rendendo la diagnosi più oggettiva e accessibile anche nei centri meno specializzati. Il secondo ha impiegato radiomica e machine learning per distinguere due fibrosi polmonari quasi identiche alla Tac (quella idiopatica e quella associata all’artrite reumatoide): una differenza fondamentale perché le terapie sono completamente diverse. Il terzo studio ha riguardato il lupus, con un modello in grado di prevedere il rischio di riattivazione della malattia a 12 mesi, permettendo follow-up più stretti e interventi più tempestivi. Insomma, pur non sostituendo il medico, l’Ia può supportarci in modo straordinario ma dobbiamo usarla con rigore - consiglia l’esperta - gli algoritmi sono tanto affidabili quanto lo sono i dati con cui vengono addestrati. Servono competenze, standardizzazione e collaborazione, non solo tra centri, ma anche tra diverse professionalità, ingegneri, data scientist e clinici". A tale proposito, Fira- Fondazione italiana per la ricerca in reumatologia Ets lancerà la sua ultima iniziativa a sostengo di una maggior conoscenza e comprensione delle malattie reumatologiche. "La prima Borsa di Ricerca Carla Fracci, che abbiamo potuto finanziare grazie alla raccolta fondi promossa la scorsa primavera attraverso il 1° Gala Fira per la Ricerca, sarà assegnata tramite un bando del valore di 400mila euro destinato a sostenere un progetto dedicato all’epidemiologia delle malattie reumatologiche in Italia", annuncia Alberto Cauli, presidente Fira, professore ordinario di Reumatologia dell'Università degli Studi di Cagliari e direttore della struttura complessa di Reumatologia dell'Aou del capoluogo sardo. "A oggi, infatti, non disponiamo di dati consolidati e aggiornati sulla reale diffusione delle numerose patologie reumatologiche nel nostro Paese - osserva Cauli - Con questo studio intendiamo offrire una fotografia dettagliata, precisa e scientificamente fondata, utile ai decisori, alle Regioni e alle strutture sanitarie per pianificare al meglio le risorse necessarie a rispondere ai bisogni dei pazienti. Siamo convinti che conoscere i numeri reali renderà più efficace sia l’attività clinico-assistenziale sia quella di ricerca. Presenteremo ufficialmente il bando alla comunità dei reumatologi italiani durante il prossimo Congresso nazionale Sir di Rimini, e ci aspettiamo una partecipazione ampia e qualificata, così da poter procedere in tempi rapidi all’assegnazione della borsa". Confermata anche quest’anno la SiRun, corsa non competitiva organizzata dalla Sir in occasione dell’apertura del suo Congresso nazionale (info e adesioni congressosir.com/sir-run/). A Rimini, verrà inoltre, presentata ufficialmente la nuova brochure Sir sulla prevenzione delle malattie reumatologiche, che sarà consegnata ai partecipanti.
(Adnkronos) - "Oggi, alla luce dell’attuale formulazione del comma 7 dell’articolo 33 della Costituzione, si impone la necessità di radicare la disciplina dello sport nel tessuto sociale ed economico del Paese. Tale orientamento richiede un approccio non più meramente settoriale, ma assiologico, sistemico e multidisciplinare, capace di cogliere la complessità e la trasversalità del fenomeno sportivo". A dirlo all'Adnkronos/Labitalia, Lilla Laperuta, esperta di Diritto del lavoro e contratti pubblici, parlando del suo libro 'La gestione dell’impianto sportivo. Guida all’amministrazione e management dello sport' (Editoriale Scientifica). "In questo contesto - spiega - assume una rilevanza strategica il settore degli impianti sportivi, rilevanza peraltro già in passato sottolineata in più punti dalla Carta europea dello sport e, più di recente, avvalorata dal Piano nazionale di ripresa e resilienza , che alla Missione numero 5 'Inclusione e coesione' ha previsto l’investimento numero 3.1 'Sport e inclusione sociale'. Gli impianti sportivi non devono essere intesi soltanto come infrastrutture fisiche, ma leve strategiche di 'valore pubblico', funzionali al perseguimento di obiettivi sociali, educativi, sanitari ed economici. Nella bidimensionale prospettiva di creare spazi civici per la comunità e assecondare il neocodificato paradigma dell’amministrazione di risultato (D.Lgs. 36/2023), diventa quindi fondamentale apprendere l’iter procedurale per la sostenibile gestione degli impianti sportivi e relativo ammodernamento (D.Lgs. 38/2021)". "Di qui - continua - la redazione di un manuale concepito come strumento guida e come riferimento per operatori del settore, enti pubblici, federazioni, gestori privati e professionisti. In particolare il manuale, redatto con taglio multidisciplinare e improntato all’operatività, si propone di: sistematizzare i principi giuridici, gestionali e tecnici alla base della moderna governance degli impianti sportivi (D. Lgs. 36/2023, D. Lgs. 81/2008, D. Lgs. 231/2001); analizzare modelli gestionali replicabili e adattabili a diversi contesti (pubblico, privato, misto), con un focus specifico sull’istituto del partenariato quale operazione economica; fornire le competenze necessarie per amministrare la gestione di strutture sportive di diversa tipologia e dimensione garantendo efficienza operativa e sostenibilità economica. L’analisi degli istituti è fluida e schematica e l’utilizzo di accorgimenti grafici agevola il percorso di apprendimento. Il volume è aggiornato al dl 30 giugno 2025, n. 96 (Decreto Sport)".
(Adnkronos) - Temperature estreme fino ai 38°C entro il 2050, forte stress idrico e inondazioni più frequenti. Questi i principali rischi emersi dallo studio sulla regione Toscana realizzato da Axa Climate e presentato in occasione dell’incontro a Lucca, nella sede di Confindustria Toscana Nord, dal titolo 'Cambiamenti Climatici. Prevenire e mitigare il rischio' organizzato dal Gruppo assicurativo Axa Italia. Con il Patrocinio di Ania (Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici), Comune di Lucca e Regione Toscana, l’iniziativa prosegue sul territorio italiano dopo le tappe di Senigallia, Cervia, Treviso, Varese e Torino. Al centro dell’incontro, lo studio scientifico sul grado di rischiosità futuro, al 2050, della regione Toscana, realizzato da Axa Climate, società del Gruppo che si avvale di un team di oltre 20 PhD esperti in scienza e climatologia e data scientist. Tre gli ambiti di rischio prioritari per la regione: temperature estreme, inondazioni e stress idrico. Sul fronte delle temperature estreme, i modelli di Axa Climate prevedono un aumento delle temperature annuali su quasi tutta la regione Toscana, passando dai 30-34°C della baseline ai 34-38°C nel 2050. In particolare, sarà la parte centrale della regione ad essere particolarmente colpita da ondate di calore, con temperature che supereranno i 38°C nel 2050, contando 5 giorni in più in cui le temperature massime percepite all’ombra supereranno i 40°C. Le temperature estreme rappresenteranno una grande sfida soprattutto per Lucca e Firenze. A Lucca, le massime percepite all’ombra raggiungeranno i 46,5°C nel 2050 e saranno 7 i giorni in più con temperature all’ombra maggiori di 35°C. Firenze, invece, vedrà nel 2050 le temperature massime percepite all’ombra fino ai 50°C con 14 giorni in più di temperature all’ombra maggiori di 35°C. Il fenomeno delle ondate di calore influenzerà in modo significativo tutta la regione: i modelli di Axa Climate prevedono infatti temperature e durate mai raggiunte prima. Dal 2050, ogni 5-10 anni le temperature raggiungeranno i 38°C per 20 giorni all’anno con uno scenario più estremo di temperature fino a 41°C per 70 giorni all’anno. Gli episodi di inondazioni e piogge intense diventeranno sempre più frequenti con il cambiamento climatico. Già a marzo 2025 le province di Livorno, Pisa e Firenze hanno visto cadere in 24h l’equivalente del 300% della media mensile di alcune parti della regione con impatti molto importanti sul settore industriale, agricolo e turistico. L’aumento nei livelli di inondazioni pone, infatti, un rischio importante sulle infrastrutture critiche della regione: saranno principalmente i quartieri di Sant’Angelo in Campo e la zona al nord del fiume Serchio ad essere colpiti, causando un impatto diretto su alcune strade essenziali all’attività economica della Toscana, come l’A11 e l’E76 tra Pisa e Firenze. I livelli d’acqua raggiungeranno i 50-150cm intorno alla città di Lucca e fino a 4 metri in alcune parti delle autostrade. La Toscana sarà, inoltre, sempre più soggetta a stress idrico con intensificazioni del fenomeno nella parte nord, raggiungendo fino a quasi l’80% dell’acqua disponibile usata entro il 2050. Nell’altra metà della regione, dove il rischio viene già considerato 'estremamente alto', si accentuerà ulteriormente aumentando da 86% a 132% tra la baseline e il 2050. Infine, anche il rischio di frane rappresenterà un pericolo molto più importante per la regione nel 2050 rispetto ad oggi, con un impatto sia diretto, come ad esempio sulle popolazioni locali, che indiretto, come sulle infrastrutture e collegamenti. Con questo ciclo di incontri, Axa ha voluto porre l’attenzione su possibili azioni di prevenzione e mitigazione dei rischi climatici: da misure di sensibilizzazione o di revisione dei piani di emergenza e di business continuity, fino a potenziali misure di adattamento delle infrastrutture e delle attività aziendali. Tra queste, la piattaforma Altitude, il nuovo strumento di analisi del rischio climatico e della biodiversità, sviluppato da Axa Altitude, parte di Axa Climate, per aiutare le aziende a identificare l’esposizione dei propri siti ai rischi climatici, valutarne i potenziali impatti finanziari e definire la strategia di adattamento proponendo le misure di mitigazione più efficaci. Per Umberto Guidoni, co-direttore generale di Ania: “La protezione dalle catastrofi naturali è un tema centrale per il Paese, soprattutto alla luce dell’elevata fragilità, dal punto di vista idrogeologico, del nostro territorio e degli effetti del cambiamento climatico in atto. Per questo, la legge che impone a tutte le imprese di assicurarsi per i danni causati dalle calamità naturali è una grande opportunità per mettere in sicurezza il tessuto produttivo italiano. Siamo entrati nella fase conclusiva del percorso di adeguamento alla norma: per le aziende di grandi e medie dimensioni l'obbligo è già in vigore. L'auspicio è che anche le piccole, alle quali è stata concessa una proroga fino al 31 dicembre 2025, comprendano il grande valore delle polizze catastrofali per la tutela della loro attività”. "A pochi mesi dalla tappa di Torino, torniamo con il ciclo di incontri sui cambiamenti climatici, giunti al loro sesto appuntamento, questa volta a Lucca in Toscana - spiega Letizia D’Abbondanza, Chief Customer External Communication Officer del Gruppo Axa Italia - L’iniziativa, che ha come obiettivo quello di diffondere maggiore consapevolezza sui rischi climatici e sulle strategie di mitigazione e prevenzione, sottolinea l’impegno di Axa nel supportare la società nella transizione climatica con un approccio a 360°. Il cambiamento climatico, che si attesta nuovamente come primo rischio percepito a livello globale secondo il nostro Future Risks Report, richiede azione immediata e collettiva e come assicuratori abbiamo un ruolo sociale fondamentale nel promuovere una cultura della prevenzione basata su dati scientifici, proporre soluzioni concrete e contribuire a costruire un percorso di sviluppo sostenibile, in una logica di collaborazione pubblico-privata”.