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(Adnkronos) - "A chi dice che l'influenza quest'anno è peggio del Covid, dico che non è così. Tutti gli oltre 200 virus respiratori che circolano in inverno ci devono preoccupare nella maniera giusta: Covid, virus influenzali, virus parainfluenzali, virus respiratorio sinciziale, senza dimenticare le malattie respiratorie" di altra origine. "Non a caso, al ministero della Salute l'osservazione viene effettuata con RespiVirNet", sistema di sorveglianza integrata (epidemiologica e virologica) dei casi di sindromi simil-influenzali e dei virus respiratori, "e con il sostegno dell'Istituto superiore di sanità". Così all'Adnkronos Salute Francesco Vaia, direttore della Prevenzione del ministero della Salute, a margine del convegno 'Prioritizzazione della prevenzione vaccinale contro le patologie respiratorie nell'anziano e nel fragile: esperti a confronto', promosso da Italia Longeva nell'Auditorium del ministero della Salute. "Lo ripeto, tutti i virus ci devono preoccupare nella misura giusta - rimarca Vaia - soprattutto se siamo soggetti fragili e a rischio. Quindi il messaggio che deve arrivare è sempre lo stesso: sottoporsi alla vaccinazione, anche contro lo pneumococco. Io che ho 65 anni l'ho appena fatto. Perché prendersi una polmonite quando possiamo evitarla?". "Sull'influenza aviaria come tutti leggo, apprendo notizie e ascolto. Però francamente io non ho questa grande preoccupazione. Di sicuro monitoriamo la situazione, ma in Italia non c'è assolutamente un'allarme aviaria". "Salutiamo con soddisfazione i maggiori fondi per il Servizio sanitario nazionale, come avevamo auspicato. Oggi arriviamo a quasi 140 miliardi di euro, ma bisogna cambiare paradigma e mettere al centro della nostra attenzione la prevenzione. In particolare la prevenzione primaria, puntando sugli stili di vita salutari. Ma non basta dire che l'attività fisica è importante, bisogna anche dare la possibilità alle persone di fare sport, quindi aumentare il numero delle palestre. Oggi in Italia abbiamo soltanto 4 palestre su 10 scuole e questo è un problema. Se noi non diamo la possibilità alle persone che trascorrono 8-10 ore sul posto di lavoro di fare movimento e attività fisica, è un problema". Ma quando si parla di stili di vita salutari "bisogna anche tenere conto del calendario della salute. Chiamiamolo calendario dell'immunizzazione o vaccinale, oltre al quale c’è anche il calendario degli screening che ognuno di noi deve fare, oltre a seguire una buona dieta, insieme all'attività fisica e all’immunizzazione. Perché se proteggo me stesso, proteggo anche la collettività" conclude.
(Adnkronos) - Un vero e proprio cambiamento culturale volto a combattere la disparità di genere, guardare ai diritti e doveri dei genitori indipendentemente dal genere, oltre ad aiutare le donne a superare tutte le difficoltà con le quali sono costrette a scontrarsi nel momento in cui vogliono lavorare ed essere madri. Un cambiamento necessario a garantire non solo la crescita demografica ma soprattutto lo sviluppo economico dell’intero sistema Paese. A questo puntano le cinque proposte, di Manageritalia, Federazione nazionale dirigenti, quadri ed executive professional del commercio, trasporti, turismo, servizi, terziario avanzato con oltre 43mila associati, presentate oggi alla Camera dei Deputati per la genitorialità condivisa. La proposta normativa presentata da Manageritalia quindi si compone di cinque articoli. L’art. 1 introduce la possibilità per le aziende di concedere un beneficio ai giovani genitori di euro 400 esentasse per l’acquisto di beni essenziali in negozi convenzionati per i primi mesi di vita. L’art. 2 interviene sulla disciplina normativa del congedo di paternità, con l’obiettivo di incentivarne la fruizione da parte dei padri lavoratori e bilanciare i carichi di cura tra i genitori fin dai primi mesi di vita del figlio. L’articolo estende la durata del congedo obbligatorio di paternità dagli attuali 10 giorni a un mese e prevede in aggiunta la facoltà del lavoratore di usufruire del congedo di paternità per altri due mesi fino a tre anni di età del figlio. L’art. 3 migliora la disciplina del congedo parentale facoltativo. Attualmente i genitori dipendenti dopo i congedi obbligatori (di 5 mesi per la madre e di 10 giorni per il padre con retribuzione piena) possono richiedere un congedo facoltativo fino a 10 mesi, limite che può essere prolungato di un mese se il padre decide di prendere un congedo continuativo o frazionato superiore a tre mesi. I primi due mesi sono retribuiti all’80% mentre i restanti al 30%. Questo comporta che ad usufruire del congedo parentale siano maggiormente le donne, che hanno una retribuzione meno elevata rispetto al coniuge. Per ovviare a questo fenomeno discriminante per le lavoratrici, l’art. 3 stabilisce il 100% della retribuzione per il padre lavoratore nei casi in cui usufruisca del congedo per più di tre mesi. L’art. 4 introduce una forma di premialità per quelle aziende che nell’anno precedente abbiano spontaneamente migliorato l’applicazione della disciplina sui congedi. L’agevolazione consiste nel riconoscimento di punti premiali nell’accesso ad aiuti di Stato o a finanziamenti europei. Inoltre si prevede un esonero dal versamento dei contributi previdenziali. In caso di possesso della certificazione di genere le due agevolazioni si sommano a quelle previste dall’art. 5 della legge 5 novembre 2021, n. 162 (cosiddetta Legge Gribaudo). Infine, l’art. 5 interviene sugli incentivi all’occupazione femminile. Secondo Manageritalia occorre migliorare la formulazione dell’incentivo. Il recente D.L.n.60/2024 (Decreto Coesione- lavoro) ha finalmente previsto che l’agevolazione contributiva per migliorare l’occupazione femminile (art. 23) sia erogabile solo per le assunzioni a tempo indeterminato, una scelta molto opportuna che va nella direzione di premiare il lavoro di qualità. Occorre solo aggiungere un’altra condizione, ovvero che lo sconto contributivo si applichi solo ai contratti a tempo pieno, impedendo in tal modo alle imprese di attivare contratti di part time involontario, secondo Manageritalia.
(Adnkronos) - L'implementazione di una edilizia più sostenibile è una questione importante o prioritaria. Questa una delle evidenze emerse dalla seconda edizione del Barometro della Costruzione Sostenibile, studio condotto dall'istituto di ricerca Csa, per comprendere le evoluzioni e i fattori chiave da attivare per accelerare lo sviluppo dell’edilizia sostenibile in Italia e nel resto del mondo. A presentarlo l'Osservatorio della Costruzione Sostenibile lanciato nel 2023 dal Gruppo Saint-Gobain. "Il Barometro della Costruzione Sostenibile è concepito per essere uno strumento decisionale per tutti gli attori del settore, in modo da poter comprendere meglio le questioni locali legate all’edilizia sostenibile e passare dalla riflessione all'azione concreta, al fine di costruire un futuro sostenibile per le generazioni future”, spiega Benoit Bazin, amministratore delegato di Saint-Gobain. Per Gaetano Terrasini, Ceo di Saint-Gobain Italia, "i risultati del Barometro della Costruzione Sostenibile ci descrivono chiaramente la situazione specifica del nostro Paese: c’è molto da fare e tutti devono fare la propria parte. Le istituzioni con gli aiuti ai privati, le aziende con la proposta di materiali, prodotti e soluzioni più sostenibili; i professionisti e l’opinione pubblica per ampliare sempre più la conoscenza della sostenibilità nelle sue diverse accezioni”. Lanciato lo scorso anno in 10 Paesi, il Barometro della Costruzione Sostenibile 2024 ha coinvolto con un sondaggio quantitativo professionisti, studenti, rappresentanti eletti e membri di associazioni di 22 Paesi, tra cui l’Italia. L’indagine è stata condotta dall'istituto di ricerca Csa tra l'11 dicembre 2023 e il 31 gennaio 2024, su un campione di 1.760 intervistati di età pari o superiore a 18 anni provenienti da: Argentina, Brasile, Canada, Colombia, Repubblica Ceca, Egitto, Finlandia, Francia, Germania, India, Italia, Messico, Polonia, Portogallo, Sudafrica, Spagna, Svizzera, Turchia, Emirati Arabi Uniti, Regno Unito, Stati Uniti, Vietnam. Il panel degli intervistati includeva rappresentanti eletti, professionisti, studenti e membri di associazioni coinvolti nella costruzione, edilizia, transizione ecologica, abitazioni, energia, ecc. Quattro evidenze chiave emergono del Barometro 2024: percezioni stabili con un punto di vista ambientale invariato, l'aspetto del benessere è ancora scarsamente riconosciuto e valorizzato; un senso di urgenza condiviso, ma con la necessità di una maggiore consapevolezza e cooperazione; stakeholder meglio informati, meglio formati e più impegnati; qualsiasi implementazione dell’edilizia sostenibile sarà efficace solo se si adatta alle realtà locali. Il 95% dei partecipanti è d'accordo sul fatto che l'implementazione di una edilizia più sostenibile sia una questione importante o prioritaria. Questo livello di urgenza è chiaramente condiviso da tutti gli attori, indipendentemente dalla regione geografica. Allo stesso tempo, la comprensione dell’edilizia sostenibile sembra parziale, spesso limitata alle questioni ambientali. La sua definizione è ancora in gran parte associata all’'edilizia green': con una definizione direttamente legata all'efficienza energetica degli edifici (42%) e al raggiungimento della neutralità carbonica nell’edilizia (33%). Le nozioni di resilienza e comfort degli occupanti sono considerate secondarie. La consapevolezza è alta, ma varia da una categoria di rispondenti all'altra: l'87% degli intervistati su scala globale ha dichiarato di essere familiare con l’edilizia sostenibile, ma il 20% afferma di non averne mai sentito parlare. Complessivamente, la consapevolezza dell’edilizia sostenibile è alta: l'87% di coloro che sono stati intervistati ha dichiarato di avere familiarità con questo argomento. Una cifra in aumento di +5 punti rispetto al Barometro 2023. Il 68% dei rispondenti afferma di essere sufficientemente informato. Tuttavia, sono ancora necessari sforzi educativi, in particolare tra i rappresentanti eletti, il 45% dei quali dichiara di non averne mai sentito parlare. Nonostante ciò, c'è desiderio e impegno: la maggior parte degli stakeholder di tutti i Paesi (87%) concorda sul fatto che dobbiamo fare di più in termini di edilizia sostenibile, anche se l'aspirazione allo status quo sta crescendo (9%, +4 punti rispetto al Barometro 2023). Tra le azioni prioritarie da intraprendere per accelerare lo sviluppo dell’edilizia sostenibile si considera cruciale sensibilizzare l'opinione pubblica, così come la questione del costo percepito e della competitività dei materiali, e la cooperazione di tutti gli attori. D'altra parte, il ruolo delle iniziative pubbliche (standard, regolamenti, aiuti), sebbene fondamentale, rimane sottovalutato. Infine, la ristrutturazione energetica sembra essere più una priorità nei Paesi con un parco edilizio ben consolidato, rispetto ai Paesi che danno priorità ai programmi di nuova costruzione per ospitare una popolazione in crescita. Il 92% dei professionisti del settore edile ritiene che l’edilizia sostenibile costituirà tutto o parte del loro business nei prossimi 5 anni. Gli studi di architettura e le società di ingegneria sono in cima alla lista dei soggetti più spesso citati per promuovere l’edilizia sostenibile. Mentre i professionisti della progettazione edilizia sono citati nel 29% delle risposte spontanee, i rappresentanti eletti e le istituzioni pubbliche li seguono, rispettivamente con il 21% e il 20%. Una nota positiva risiede nel fatto che i professionisti si sentono fortemente impegnati nell’edilizia sostenibile: l'85% dichiara di svolgere tutto o parte del loro lavoro in questo settore, e il 92% prevede di farlo nei prossimi cinque anni. La mancanza di impegno verso l’edilizia sostenibile è percepita come un fattore discriminatorio. Molti professionisti (62%, +3 punti rispetto al 2023) considerano l'impegno dei loro fornitori verso l’edilizia sostenibile come un criterio di selezione. Tra i rappresentanti eletti, la dimensione sostenibile è un criterio decisivo per l'assegnazione dei contratti pubblici. Infine, tra gli studenti che percepiscono l'implementazione di costruzioni più sostenibili come una priorità, il 45% di loro dichiara che non accetterebbe un'offerta di lavoro da parte di un'azienda che non si impegna nell’edilizia sostenibile. E in Italia? L’edilizia sostenibile in Italia è prima di tutto una questione 'green' e di efficienza energetica. La quasi totalità degli intervistati in Italia si dichiara familiare con l’edilizia sostenibile (98% vs 90% di media Europea). Il 42% del campione pensa che l’obiettivo prioritario dell’edilizia sostenibile sia la protezione dell’ambiente mentre solo l’8% ritiene sia la salute degli abitanti e il 2% la resistenza ai rischi climatici. A riprova di questo, ben il 63% dei rispondenti (contro il 42% della media globale e il 40% della media europea) identifica l’edilizia sostenibile con le costruzioni energeticamente efficienti. Tra i soggetti ritenuti più idonei a sviluppare l'edilizia sostenibile spiccano architetti e studi di ingegneria (con il 77% delle citazioni vs il 55% della media globale e il 51% della media europea).Tra le azioni che dovrebbero essere attuate in via prioritaria per accelerare lo sviluppo dell'edilizia sostenibile in Italia, accanto a 'Sensibilizzare maggiormente l'opinione pubblica sulle sfide dell’edilizia sostenibile' (citata dal 36% del campione vs il 31% della media globale e il 24% della media europea), si segnala 'Aumentare gli aiuti pubblici ai privati' nominata da ben il 35% del campione (vs il 13% della media globale e il 17% della media europea). Con il 24%, al terzo posto, 'Migliorare la competitività dei materiali, prodotti e soluzioni sostenibili'.