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(Adnkronos) - ''Il Fare (Football Against Racism in Europe) è come un osservatorio contro la discriminazione e non c'entra nulla con la comunità ebraica. Si tratta di un'organizzazione inglese di Londra, che ha una serie di compiti, tra cui vigilare sulle discriminazioni, l'omofobia e il razzismo, e ha una convenzione con la Uefa. Quindi i suoi componenti vanno ad assistere alle partite della Uefa per indicare e segnalare se ci sono comportamenti o gesti razzisti o discriminatori''. Lo dice all'Adnkronos il legale della Lazio Gianmichele Gentile il cui nome, nei giorni scorsi, è rimbalzato sul web e soprattutto sui social network. Il motivo? Secondo la Rete Gentile avrebbe sostenuto che il Fare fosse legato alla comunità ebraica. Un'affermazione che in pochissimo aveva scatenato polemiche e offese feroci nei confronti della comunità. Ma ora Gentile precisa il contrario: "Non sono stato io a dirlo, sono stato chiamato da un'emittente durante una trasmissione di tifosi laziali nella quale qualcuno aveva sostenuto questa tesi". ''Sono assolutamente severi perché la Lazio a livello di Uefa è un soggetto con tanti precedenti e quindi la tifoseria è particolarmente osservata - spiega ancora l'avvocato - Si vanno a mettere sotto la curva e fanno foto e filmati, predisponendo dei dossier che poi inviano alla Uefa che stabilisce poi la sanzione''.
(Adnkronos) - Dal 2019 le richieste di professionisti con competenze in AI sono aumentate del 157%, segnalando un'espansione significativa della domanda in questo settore. Il 2024 si profila quindi come un anno di svolta, con una crescita esponenziale di professionisti alle prese con l’AI, che passano da 40.000 a oltre 300.000. Questo sviluppo è accompagnato da un significativo aumento della partecipazione femminile nel settore, che è salita dal 30% a oltre il 40%, suggerendo un ruolo sempre più centrale delle donne nelle professioni Stem. E' lo scenario che emerge dal VI rapporto dell'Osservatorio di 4.Manager 'Intelligenza Artificiale. Cambiamento culturale e organizzativo per imprese e manager: nuove traiettorie della managerialità', presentato oggi in occasione dell'apertura dell'anno accademico della Pontificia Università Antonianum. I dati del Rapporto sono stati raccolti attraverso una combinazione di indagini campionarie e fonti istituzionali come Istat e Eurostat. Tuttavia, la diffusione dell'intelligenza artificiale nelle imprese italiane rivela una chiara disomogeneità tra le grandi aziende e le pmi. Le imprese di grandi dimensioni, grazie alle loro risorse e capacità di investimento, hanno un tasso di adozione dell'AI del 24%, mentre solo il 5% delle piccole imprese è riuscito a implementare queste tecnologie. Le città che trainano questa crescita, come Milano, Roma, Torino, Bologna e Napoli, sono i principali centri di adozione nei settori IT, sviluppo software e servizi di ricerca. "L'Italia possiede un patrimonio unico di intelligenze umane, filiere produttive e risorse culturali, ancora in gran parte da valorizzare attraverso l'AI"", commenta Giuseppe Torre, responsabile scientifico dell'Osservatorio 4.Manager. “Se sapremo potenziare le nostre industrie, combinando competenze umane di alto livello con l'intelligenza artificiale, potremo incrementare enormemente la nostra capacità di generare valore, mantenendo quel DNA che ci rende competitivi e riconoscibili sui mercati globali", conclude. Come consiglia Don Andrea Ciucci, segretario della Fondazione Vaticana RenAIssance: "Due scelte strategiche per una buona AI? Una riflessione etica by design, capace di coinvolgere non solo gli utilizzatori finali ma anche progettisti e costruttori. È fondamentale promuovere un approccio transdisciplinare al tema, che tenga insieme il punto di vista tecno-scientifico e quello umanistico, per garantire che l'intelligenza artificiale sia al servizio del bene comune e dello sviluppo sostenibile". “Il mondo dei media e dell’informazione è uno dei settori più impattati dall’avvento dell’Intelligenza Artificiale Generativa e ha scatenato grandi dibattiti sui rischi del deep fake e della misinformation. Per questo -ha spiegato l’amministratrice delegata del Gruppo 24 Ore Mirja Cartia d’Asero - nell’avviare progetti che prevedono l’implementazione dell’IA sui nostri contenuti di qualità abbiamo prima di tutto condiviso al nostro interno un Codice di Autodisciplina per l’applicazione etica delle intelligenze artificiali all'interno delle nostre attività editoriali, che punta in primo luogo sulla centralità del ruolo umano e professionale nel processo di sviluppo e adozione dell’IA”. I progressi quindi ci sono ma accompagnati da importanti ostacoli: nonostante la crescita esponenziale del numero dei professionisti impegnati con l’AI, la mancanza di competenze digitali rimane il principale freno, identificato dal 55% delle aziende. Inoltre, nel 2023, solo il 46% della popolazione italiana possedeva competenze digitali di base, un dato inferiore alla media UE del 56%. I costi elevati, in particolare per le pmi e per le aziende del Centro-Sud, rappresentano un'altra barriera significativa, segnalata dal 50% delle imprese. Anche la disponibilità e qualità dei dati per l'addestramento dei modelli di AI è un problema per il 46% delle imprese. Particolare attenzione merita l'ostacolo rappresentato dalle considerazioni etiche, che sono indicate come una difficoltà da 1 impresa su 4. Ostacoli culturali, come la scarsa chiarezza normativa e le preoccupazioni sulla privacy, completano il quadro delle difficoltà che frenano lo sviluppo dell'AI in Italia. Secondo Andrea Ricci, dirigente di ricerca in economia applicata all'Inapp "rimuovere gli ostacoli alla diffusione inclusiva della AI chiama in causa serie di fattori, tra questi: competenze manageriali, infrastrutture tecnologiche e sociale, nuove forme di organizzazione del lavoro. Questi fattori però vanno coordinati dentro una visione strategica e condivisa". Per affrontare le trasformazioni imposte dall'intelligenza artificiale, 4.Manager evidenzia la necessità di un nuovo paradigma che mette al centro la formazione continua, una leadership forte e una cultura aziendale orientata all'innovazione. Questi fattori sono cruciali per sbloccare il potenziale dell'IA, che oggi mostra un panorama frammentato: il 45,7% dei dirigenti e manager e il 55,2% degli altri lavoratori non hanno mai seguito alcun corso di formazione specifica sull'IA nell’ultimo anno, evidenziando un significativo divario di competenze a tutti i livelli aziendali. Non si tratta solo di quantità, ma anche di qualità: la formazione attuale non risponde pienamente alle sfide poste dall'IA. Con una valutazione media di efficacia di appena 3,3 su 5, i percorsi attuali sono percepiti come insufficienti. Questo scenario evidenzia l'urgenza di sviluppare programmi più mirati e di qualità, in grado di soddisfare le esigenze delle aziende italiane, alla ricerca di professionisti che uniscano competenze tecniche a leadership e gestione del cambiamento. Tra i profili più richiesti spiccano l'ai integration specialist (18,6%), il chief data officer (9,3%) e l'ai strategy director (8,9%). Oltre alle competenze tecniche specifiche – come la padronanza di IA, analisi dei dati, machine learning e deep learning – le aziende attribuiscono grande valore alle soft skills. Flessibilità al cambiamento, pensiero critico, capacità di problem solving e lavoro di squadra sono qualità indispensabili per affrontare le sfide della trasformazione Per colmare questi gap, 4.Manager metterà a disposizione delle parti sociali un sistema di Skill Intelligence , basato sull'analisi di quasi mezzo milione di offerte di lavoro e dati provenienti da INPS, Sviluppo Lavoro Italia e dal sistema europeo ESCO. Questo strumento consentirà alle aziende di identificare i bisogni formativi e progettare percorsi mirati per affrontare l'evoluzione tecnologica. In questo contesto il rettore della Pontificia Università Antonianum, Agustín Hernández Vidales, ha presentato una nuova proposta della Facoltà di Filosofia: un percorso di alta specializzazione in etica e intelligenza artificiale. Questo innovativo programma si ispira alla necessità di sviluppare un’etica non semplicemente "dell'IA", ma "per l'IA". “In tale direzione, è importante allargare lo sguardo formando l’AI Ethics Officer nella prospettiva dell’intelligenza integrale. L’ AI Ethics Officer rappresenta una figura imprescindibile per il futuro prossimo poiché garantisce un uso etico, trasparente e responsabile dell'Intelligenza Artificiale. In un'epoca caratterizzata da disuguaglianze crescenti e sfide globali, l'intelligenza integrale si propone come un modello di interoperabilità per promuovere un'innovazione tecnologica equa e inclusiva. Combinando competenze tecniche con una profonda consapevolezza etica e culturale, l'intelligenza integrale può contribuire a colmare il divario globale dell'AI e garantire che il progresso tecnologico sia al servizio dell'umanità e del pianeta”, ha concluso.
(Adnkronos) - “Abbiamo sentito la necessità di facilitare un confronto tra operatori pubblici e privati e mondo associativo sul valore e l’impegno che la 'S' in Esg assume". Così Nadia Boschi, Head of Sustainability Italy&Continental Europe Lendlease a proposito del convegno 'Governance pubblico-privata per la creazione di valore sociale'. “Serviranno 1500 miliardi di euro di investimenti in infrastrutture sociali, ospedali, scuole, servizi, per rispondere entro il 2030 alle crescenti esigenze demografiche e alla fragilità del welfare post-covid. Una cifra che è molto lontana dall’attuale pipeline di investimenti in Europa. La risposta va cercata in una rinnovata concezione dell’istituto della partnership pubblico-privata - afferma - Come è il caso di Mind, partnership pubblico-privata di Lendlease con Arexpo. Della durata di 99 anni, questa formula garantisce un sostanziale allineamento degli interessi che nell’area ex expo sta già raccogliendo i suoi frutti: siamo riusciti a dare risposta ai bisogni sanitari e di istruzione in un unico luogo dedicato all’innovazione, che presto ospiterà il nuovo Campus dell’Università Statale, frutto quest’ultimo di un innovativo modello di project financing”. La tavola di confronto organizzata e promossa dal gruppo internazionale insieme a Plus Value, società specializzata in progetti di innovazione sociale, si è tenuta oggi in occasione della 12esima edizione del Salone della Csr e dell’innovazione sociale a Milano. Scopo del workshop capire come interpretare in modo efficace la 'S' di Esg, così̀ come intesa dal nuovo quadro normativo europeo e riflettere su questioni come la necessità di uno standard di misurazione comune degli impatti sociali e come questo possa servire a comprendere meglio le dinamiche per la creazione di valore sociale identificando le iniziative a maggiore impatto. Lendlease sviluppa soluzioni innovative capaci di generare impatti sociali positivi all'interno dei progetti di rigenerazione urbana. “Il programma 2121, creando percorsi innovativi per l’integrazione dei detenuti delle carceri nel mondo del lavoro, è un modello di innovazione sociale che, nato in seno allo sviluppo di Mind in collaborazione con le carceri di Bollate e Opera, si è dimostrato capace di generare altissimo valore sociale con un ratio pari a $1 : 10.3-13.9 e pertanto assumibile come modello di governance”, afferma Boschi, Esg Director di Lendlease Italy Sgr. Oltre ai casi virtuosi è necessario trovare modelli di governance per un più efficace coinvolgimento degli investitori privati nel raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità, Sdg e Just Transition. “Crescono i bisogni di servizi welfare, dall’affordable housing, a infrastrutture all’avanguardia per la salute e l’educazione, ma all’aumento della domanda è corrisposto negli anni un deficit di investimenti costante - dice Filippo Addarii, fondatore e managing partner di Plus Value - Servono investimenti privati e partnership con il pubblico al servizio dei cittadini. I sistemi di misurazione della sostenibilità devono essere funzionali a questo scopo, con maggior enfasi sulla S di Esg”.