ENTRA NEL NETWORK |
ENTRA NEL NETWORK |
(Adnkronos) - I capelli diventano prima grigi, poi bianchi. Presto o tardi, tocca più o meno a tutti. E' l'età che avanza, è uno dei segnali dell'invecchiamento. "I capelli invecchiano come la pelle e come gli altri organi nel corpo", la sintesi della professoressa Helen He, del Kimberly and Eric J. Waldman Department of Dermatology alla Icahn School of Medicine at Mount Sinai. Il cambiamento del colore dei capelli può avvenire in periodi diversi, generalmente i primi segnali evidenti si concentrano tra i 30 e i 40 anni, quando le cellule staminali dei melanociti, ovvero le cellule del follicolo pilifero responsabili del deposito del pigmento nel fusto del capello, possono iniziare a 'spegnersi' o a diventare gradualmente meno funzionali. Stress e predisposizioni genetiche possono incidere sul processo, legato di base all'invecchiamento. Il Washington Post ricorda che uno studio del 2012, relativo a oltre 4mila persona tra i 45 e i 65 anni, ha evidenziato che quasi tre quarti dei soggetti avevano capelli almeno parzialmente grigi. Sul processo, secondo studi più recenti, non incide solo l'elemento anagrafico: alcuni fattori potrebbero avere un'influenza sul processo di più di quanto si pensi. I geni, ovviamente, hanno un ruolo fondamentale. Non solo quando si parla di capelli grigi, ma anche per l'eventuale calvizie, la forma delle sopracciglia e la 'quantità' di barba. Gli studi svelano che i bianchi tendono ad avere capelli grigi rispetto a persone di origine africana e asiatica. Menzione speciale per i biondi naturali: il grigio può arrivare in anticipo e in percentuale maggiore. Non c'è sostanziale differenza di tempistiche tra uomini e donne, ma il sesso biologico potrebbe influenzare la zona in cui compaiono i primi capelli grigi: gli uomini tendono a diventare grigi intorno alle basette e alle tempie, mentre le donne spesso notano prima i capelli grigi nella parte anteriore della testa. Su un iter naturale, incide anche lo stile di vita. Alcuni studi hanno scoperto che le carenze di vitamina B12 e ferro sono associate all'ingrigimento precoce dei capelli. E' assodato che anche lo stress giochi un ruolo. "Si è sempre notato che le persone sotto stress sembrano ingrigire", dice Sarah Millar, professoressa presso il dipartimento di scienze oncologiche e il dipartimento di dermatologia del Mount Sinai. Uno studio del 2020 pubblicato sulla rivista Nature evidenzia che nei topi lo stress si configura come causa della perdita di cellule staminali melanocitarie. In un altro studio del 2021, i ricercatori del Vagelos College of Physicians and Surgeons della Columbia University hanno esaminato i singoli capelli di 14 volontari e hanno osservato un'associazione tra la variazione del colore dei capelli e le settimane in cui i partecipanti hanno riportato livelli di stress più elevati. E' difficile quantificare l'effetto positivo dell'eventuale riduzione dello stress. In attesa di elementi forniti da ulteriori studi, gli esperti si limitano ad affermare che alcune scelte - non fumare (abitudine nota per causare capelli grigi), dormire abbastanza, seguire una dieta sana - possono avere un effetto anche sulla salute dei follicoli piliferi. "Queste sono, in generale, ottime abitudini anti-invecchiamento, e parte di ciò implica potenzialmente ritardare il processo di ingrigimento dei capelli", dice Natasha Mesinkovska, dermatologa all'UCI Health. IL discorso potrebbe allargarsi anche all'esercizio fisico: uno studio, ricorda il Washington Post, ha collegato l'ingrigimento precoce a uno stile di vita sedentario. Con qualche attenzione, quindi, si può provare a rallentare un processo inevitabile. Invertire la rotta, e il colore, è utopia? "In passato, il campo si concentrava principalmente sulla caratterizzazione dei cambiamenti delle cellule staminali dei melanociti", spiega Mayumi Ito Suzuki, professoressa presso il Dipartimento di Dermatologia Ronald O. Perelman della NYU Grossman School of Medicine. "Il passo successivo è capire come invertire questi cambiamenti per non avere capelli grigi". Alcuni esperti ipotizzano che le cellule staminali dei melanociti potrebbero 'bloccarsi' nella posizione sbagliata durante il processo di rigenerazione. "In teoria, se le cellule staminali sane vengono preservate, l'ingrigimento dei capelli può essere transitorio", aggiunge Suzuki. I farmaci e i prodotti attualmente esistenti, a quanto pare, non garantiscono l'inversione: cellule staminali dei melanociti che producono pigmento si trovano nella parte più profonda del follicolo pilifero, quindi fuori dalla portata dei trattamenti. Infine, un mito da sfatare: si pensa che se si strappano i capelli grigi se ne formeranno altri. In realtà, con ogni probabilità, il capello che crescerà dal follicolo sarà grigio.
(Adnkronos) - Anche l'Inca, il patronato della Cgil, domani partecipa allo sciopero generale proclamato contro la legge di Bilancio del governo Meloni. "Il quadro complessivo della manovra - dice in un'intervista all'Adnkronos/Labitalia, Michele Pagliaro, presidente Inca - mostra un Paese sempre più sbilanciato: si innalza ulteriormente l’età pensionabile, si comprimono salari e pensioni reali, si restringono gli spazi di welfare, mentre prosegue una crescita dello stanziamento per il riarmo, con scarse risorse destinate a istruzione, sanità, servizi pubblici e politiche industriali. Scelte che si inseriscono in un contesto segnato da instabilità internazionale, compressione del diritto internazionale e un clima globale in cui la guerra rischia di tornare strumento di politica ordinaria". (VIDEO) "In questo scenario - spiega - Inca Cgil richiama con forza il quadro dei diritti costituzionali che dovrebbe orientare le scelte economiche del Paese. L’Italia è vincolata a principi che impongono non solo il ripudio della guerra, ma anche la promozione della giustizia sociale, della pace e dell’eguaglianza sostanziale, attraverso politiche economiche coerenti con tali finalità. Quando questi valori vengono disattesi, l’ordine costituzionale stesso viene indebolito". "La legge di bilancio - afferma - interviene ancora una volta sul sistema previdenziale, peggiorando la condizione di milioni di lavoratrici e lavoratori. Una condizione già complessa, come abbiamo modo di constatare ogni giorno con le nostre operatrici e i nostri operatori in tutta Italia. L’aumento dell’età pensionabile coinvolgerà la quasi totalità della platea, azzerando ogni forma di flessibilità in uscita. Per l'Inca il rischio non è solo la compressione del diritto a un pensionamento dignitoso, ma anche l’aggravamento di condizioni sociali già critiche". "Nel mondo del lavoro - avverte - la precarietà è in crescita. I giovani si trovano spesso nelle condizioni di dover emigrare all’estero per avere un’opportunità. E chi resta a lavorare in Italia subisce contratti fragili e intermittenza occupazionale. E' evidente la progressiva espulsione dei lavoratori più anziani dai settori produttivi. Elevare i requisiti senza rafforzare le garanzie di stabilità, salute e sicurezza sul lavoro significa scaricare sui cittadini un costo sociale insostenibile. Al contrario, occorrerebbe agire su tre direttrici chiare: blocco dell’aumento automatico dell’età pensionabile, maggiore flessibilità in uscita e introduzione di una pensione contributiva di garanzia per precari e discontinui". "Le scelte della manovra - chiarisce il presidente Pagliaro - si manifestano come la punta di un iceberg. Solo che sotto quella punta, invece di un solido blocco di ghiaccio, c’è un involucro vuoto. Queste decisioni mostrano una grave assenza di investimenti strategici nei servizi essenziali. Il finanziamento del Servizio sanitario nazionale è destinato a scendere nel 2028 sotto il 6% del Pil, il livello più basso degli ultimi decenni. La stessa logica di sottofinanziamento colpisce scuola, assistenza agli anziani, non autosufficienza, diritto alla casa e trasporto pubblico: pilastri fondamentali per la coesione sociale e per la parità di opportunità. L’assenza di investimenti non è neutra: aumenta le disuguaglianze, spinge verso la privatizzazione di fatto dei diritti, scarica sulle famiglie costi insostenibili e frantuma l’universalità dell’accesso ai servizi". "L’elenco di ciò che manca - rimarca - è, purtroppo, lungo, in un contesto dove l’occupazione cresce, ma solo tra gli over 50: la manovra non prevede vere politiche industriali, dopo anni di deindustrializzazione, non affronta il nodo della precarietà, non interviene sul lavoro povero, nero e sommerso, non sostiene la transizione ambientale e digitale e non contiene una strategia credibile per il Mezzogiorno". "E poi - continua - c’è la questione fiscale, ridotta a un dibattito sulla patrimoniale, di cui tanti si scandalizzano, ma su cui manca una riflessione seria e contestualizzata da parte del Governo. Negli ultimi tre anni lavoratrici, lavoratori, pensionate e pensionati hanno pagato 25 miliardi di euro di tasse in più a causa della mancata indicizzazione dell’Irpef: questa, nei fatti, è una forma silenziosa ma pesantissima di drenaggio fiscale che ha colpito solo e soltanto i redditi fissi. Non chi opera in flat tax, non le rendite finanziarie, non i grandi patrimoni". "Questa situazione - dice - mette in discussione il principio costituzionale di progressività. Di fatto, nel Paese esiste già una patrimoniale impropria, che grava più che sui patrimoni sui redditi da lavoro bassi e medi. Con una pressione fiscale reale che nel 2025 raggiungerà il 42,8% e con l’87% dell’Irpef pagata da lavoratori e pensionati, lo Stato appare sempre più come un 'socio di maggioranza' che trattiene molto e restituisce sempre meno in termini di servizi: meno scuola, meno sanità, meno trasporto pubblico, meno sicurezza sul lavoro". "Ciò che si auspica è la reintroduzione di un modello di tassazione realmente progressivo, capace di redistribuire ricchezza e finanziare politiche pubbliche all’altezza dei bisogni reali del Paese", conclude.
(Adnkronos) - Agsm Aim ha acquisito, dal Gruppo Aren Electric Power e da Sistemi Energetici quattro parchi eolici in provincia di Foggia, per una potenza totale di 52,6 megawatt e una produzione stimata di oltre 105 gigawattora all’anno, pari al fabbisogno energetico di circa 40.000 famiglie. Gli impianti acquisiti sono: Elce 2 (potenza installata di 26,3 MW), Spartivento (potenza installata di 13,5 MW), La Pescia (8,4 MW) e Ramatola (4,4 MW). Con questo ingresso nel portafoglio impianti, Agsm Aim raggiunge 231 MW di potenza rinnovabile installata. Il portafoglio si distingue per la presenza di turbine di produttori tier-1. Gli impianti sono incentivati secondo i principali schemi nazionali. “Questa acquisizione è un ulteriore passo strategico per la crescita del Gruppo Agsm Aim nelle rinnovabili. Aumentare la nostra capacità di produzione di energia pulita significa contribuire in modo concreto alla transizione energetica e fornire energia verde a decine di migliaia di famiglie", dichiara Federico Testa, presidente del Gruppo Agsm Aim. Per Alessandro Russo, consigliere delegato del Gruppo Agsm Aim, "con questa operazione ci avviciniamo agli obiettivi del piano industriale, puntando a superare 1 TWh di energia prodotta entro il 2030. L’ampliamento del portafoglio eolico, insieme agli investimenti recenti nel fotovoltaico, ci permette di diversificare le nostre fonti rinnovabili e creare valore per i territori”. "L’operazione di dismissione del nostro portafoglio eolico - aggiunge Gabriele Gentili, amministratore delegato di Aren Electric Power - si inserisce nel piano industriale del gruppo per il 2025-2027 che prevede, fra l’altro, l’implementazione di una strategia di assets rotation finalizzata a liberare risorse da destinare a nuovi investimenti. La cessione permetterà di accelerare il percorso di crescita e di favorire la creazione di valore”.