ENTRA NEL NETWORK |
ENTRA NEL NETWORK |
(Adnkronos) - "Sono giorni di gioia per Rosanna: il tumore ha capito che Casa Zagaria non si tocca. Stavo perdendo la fede, ora sto scrivendo un libro che si chiama 'fede speranza e varietà'". Così Lino Banfi, ospite a Radio2 'Stai Serena' condotto da Serena Bortone con Massimo Cervelli. L’attore, nelle sale con il film ‘Oi vita mia’, esordio alla regia di Pio e Amedeo, ha rivelato: "La prima cosa che ho pensato quando mi hanno chiamato è che io ho fatto 108 film, 500 trasmissioni televisive e voi mi offrite una parte così piccola? Durante le riprese vedevo l’imbarazzo di questi ragazzi che mi dovevano dirigere, e dicevo 'voi siete i registi, non vi preoccupate, se devo aspettare aspetto'". E sul rapporto con il duo comico di Foggia, ha aggiunto: "Io voglio bene a loro, non solo per corregionalità ma perché sono bravi. Tra me e me mi dicevo 'il giorno in cui questi due avranno ruoli frenati con il freno a mano che non possono andare oltre, saranno bravissimi’ perché hanno i tempi. Non è facile quello che hanno fatto loro, la gavetta. Mi hanno raccontato - continua Banfi - che mi festeggiavano ogni sera, anche senza conoscermi, e facevano le scene dei miei film nei villaggi turistici". "Ho incontrato Papa Francesco una decina di volte - ha poi raccontato Lino Banfi ai microfoni di Serena Bortone - si era sparsa la voce che mi voleva conoscere perché gli stavo simpatico. Quando sono arrivato a Santa Marta, una guardia Svizzera mi ha bisbigliato perché voleva farsi una foto con me. Poi è arrivato il Papa e mi ha detto 'so che lei è una persona molto importante'. Ho pensato che stavamo cominciando male, se io sono una persona importante, cosa dovevo dire a Lei?'. E con ironia ha aggiunto: "Se incontrassi il nuovo Papa, che è un ragazzo come età, gli farei vedere la foto di quando mi truccarono da Giovanni XXIII per un film con Favino. Poi il regista mi disse ‘Sei troppo Lino Banfi, non lo puoi fare’. Se fossi stato Papa? Avrei scelto il nome di Massimo". Con grande emozione, non è mancato il ricordo della moglie Lucia. "C’è un posto nel campus dove è stata curata mia moglie, che ho odiato all’inizio, quello dove si va a morire - ha aggiunto nella lunga intervista-. In quel momento la fede non c’era più, mi arrabbiai, andai vicino ad una statuetta e mi sfogai a modo mio. Dopo qualche giorno andai a chiederle scusa. Sai perché? Perché gli infermieri e la gente che sta lì non va a soccorrere il malato che ormai è come se non ci fosse più, ma aiuta i familiari - ha proseguito Banfi -. E lì ho capito che bisogna avere fede e ora sto per scrivere un libro che si chiama ‘fede speranza e varietà’”. Banfi ha annunciato anche l’uscita di un docufilm sulla sua carriera. "Mi sono raccontato - ha detto - ho fatto tre ruoli. Banfi, la coscienza Zagaria e Riccardo Zagaria che è mio padre. Volevo rivederlo che magari mi diceva che lassù si è laureato. Al mio primo spettacolo non mi disse nulla, ma era affascinato da Modugno accanto a me. Domenico gli disse 'Tuo figlio diventerà famoso e non sarai più tu a toglierti il cappello davanti a Don Michele e altri, ma loro davanti a te'.
(Adnkronos) - “Stiamo assistendo ad una quarta rivoluzione industriale. Una rivoluzione che sicuramente cambierà - come già sta facendo - il nostro modo di esistere e lavorare, ma anche di interagire tra noi. Forse è il momento di chiederci cosa possiamo fare per evitare che questa rivoluzione ci travolga, applicando tutto quello che sappiamo fare, e che possiamo attuare, attraverso una logistica ecologica, a beneficio di tutti. Quindi trovare delle soluzioni inclusive che facciano sentire tutti parte di un ecosistema che possa portare eventualmente benefici concreti a tutta la comunità mondiale”. Queste le parole dell’ad di Q8 Italia, Bashar Al Awadhi, intervenuto al Campidoglio durante la cerimonia di premiazione dei migliori progetti italiani selezionati all’interno del bando promosso da L’Espresso '7 idee per cambiare l’Italia', di cui Q8 è main partner. In merito alla transizione ecologica, Al Awadhi ha sottolineato l’importanza di una transizione verso un’economia più sostenibile ma anche equa e inclusiva. “La sostenibilità -ha detto- è al centro della strategia di Q8, la sostenibilità del business che persegue coniugando sinergicamente salvaguardia dell’ambiente, sviluppo sociale e crescita economica. La nostra azienda ha due focus fondamentali. Intanto l'attenzione alla società umana: questa transizione energetica deve implicare un’inclusione totale delle persone. Attraverso la nostra capacità di condividere le nostre esperienze, le nostre conoscenze cerchiamo di portare la comunità verso una nuova era. E poi, una produzione energetica più sostenibile, una decarbonizzazione del modo di costruire e di conseguenza una grande collaborazione con le start-up". “Cosa dovremmo fare? Sicuramente bisogna trovare modi per unire questi nostri interessi con una nuova rete di infrastrutture", ha sottolineato Al Awadhi. "Far sì che tutte queste necessità combacino con le nuove idee, idee che rendano più agili il nostro lavoro, introducendo elementi nuovi e innovativi. Quindi dobbiamo trovare il modo di fondere tutte queste cose così importanti a beneficio della comunità internazionale. Dobbiamo offrire il nostro sostegno per migliorare la sostenibilità, fornendo tutte le nostre conoscenze e considerando anche quelle che sono le infrastrutture che al momento abbiamo generato, finito di creare, con progetti che hanno beneficiato la società”, ha concluso.
(Adnkronos) - “Come accade per tutti i materiali, anche la plastica sta affrontando una necessaria metamorfosi. Non c’è infatti alcun materiale che oggi possa ignorare la necessità di ridurre il suo impatto” sull’ecosistema. Per raggiungere questo obiettivo disponiamo di “due strategie fondamentali: la prima è la circolarità, la seconda è la capacità di avere un progetto per il fine vita della materia. In questo contesto, il design ha un ruolo molto importante perché può accompagnare i prodotti anche nella relazione con l'utilizzatore” e promuovere “questa operazione”. Con queste parole Frida Doveil, curatrice della mostra Oltreplastica, è intervenuta in occasione dell’evento inaugurale dell’esposizione, realizzata da ADI Design Museum con il supporto di Eni, main partner del museo, e con la presenza in mostra di Versalis con Novamont e Finproject. L’esposizione nasce per rendere evidenti tutte le possibilità che il design ha oggi a disposizione per compiere scelte responsabili quando utilizza la plastica. “La mostra si occupa verticalmente del tema della plastica. Questo materiale è infatti stato un alleato potentissimo dell'innovazione nel secolo scorso, da alcuni chiamato proprio ‘il secolo della plastica’ - aggiunge la curatrice, spiegando come l’arrivo del composto di sintesi “ha spinto verso il miglioramento delle performance anche di altri materiali. Oggi però, accanto alla performance funzionale, dobbiamo guardare anche alla performance ambientale. La plastica sta facendo questa operazione, ma forse è meno visibile rispetto ad altri materiali, anche perchè si tende a pensare che la plastica vada sostituita. Invece, a dover essere sostituita è l’idea che abbiamo di questo materiale. La mostra, con il neologismo ‘Oltreplastica’, vuole suggerire l'idea di questo cambio culturale: dobbiamo vedere la plastica per quello che è già diventata e per l'opportunità che ci dà di fare plastica in una maniera sostenibile e consapevole”. L’esposizione ha un ruolo importante anche nel promuovere una riflessione sul tema della sostituzione dei materiali: “Ogni nuovo materiale entra in campo imitandone un altro - conclude - presentandosi come una proposta migliore o in sostituzione di un materiale precedente. Qui, ad Oltreplastica, vogliamo invece guardare ai materiali in un'ottica diversa, ossia concentrandoci su ciò che ci può aiutare a usare quello che è plastico in una maniera alternativa. Collaborano dunque, in questo universo, anche forme della materia che non hanno a che fare con i polimeri - magari originate dal legno o dai batteri o, ancora, dai funghi - le cui prestazioni però sono simili a quelle dei polimeri. Questo è molto interessante”.