(Adnkronos) - Al via il progetto 'Diventa green partner', promosso e patrocinato dalla federazione Ciforma e da Fonarcom, il fondo interprofessionale nato su iniziativa della confederazione datoriale Cifa Italia e del sindacato Confsal. L'11 e il 12 ottobre, nella cornice dei giardini delle Ville pontificie di Castel Gandolfo, oggi sede del Centro di Alta Formazione Laudato si’ per la realizzazione del Borgo Laudato si’, i rappresentanti di Fonarcom, dell’associazione Ciforma, di Confsal e di Cifa hanno incontrato un primo gruppo di agenzie formative che collaborano con il fondo e che hanno aderito al progetto Diventa green partner, scegliendo così di orientare la propria organizzazione verso la modelli sostenibili e di acquisire le competenze necessarie per offrire tale servizio alle aziende clienti. Seguiranno altri incontri con i numerosi enti di formazione che hanno manifestato vivo interesse a far parte di questo progetto. Non è un caso che questa iniziativa muova i primi passi da un luogo che può ritenersi modello ed esempio tangibile di sostenibilità ambientale, economica e sociale, dove l'integrazione, la condivisione, la formazione e il lavoro costituiscono gli assi portanti di una nuova economia circolare, punto di partenza di quella conversione ecologica auspicata da Papa Francesco nell’enciclica Laudato si’. Fonarcom e Ciforma hanno raccolto il messaggio e il monito contenuti nell'enciclica, costruendo e finanziando percorsi di formazione mirati a creare una nuova cultura della sostenibilità e a promuovere le competenze necessarie per affrontare le transizioni in atto. Lo ha sottolineato Andrea Cafà, presidente di Fonarcom e di Cifa Italia: “Abbiamo voluto vivere con i nostri enti partner accreditati al fondo Fonarcom un’esperienza immersiva di confronto sui temi della sostenibilità e delle grandi transizioni. Tanti gli spunti e i contenuti condivisi in questa cornice unica, simbolo di un’integrazione virtuosa tra uomo e natura. La sinergia e lo scambio di idee si rivelano sempre fattori fondamentali di crescita e di sviluppo. Per questa ragione a breve ripeteremo l’iniziativa con tutti i nostri partner”. Gli fanno eco le parole di Lucia Alfieri, presidente di Ciforma: “Abbiamo incontrato gli enti aderenti alla federazione Ciforma per ascoltare le loro esigenze e valutare insieme quali azioni intraprendere per dare risposte concrete ed efficaci. La nostra federazione, infatti, vuole proporre un modello di rappresentanza che si faccia realmente promotore di interventi mirati e utili a garantire il benessere e la crescita professionale degli operatori delle agenzie formative offrendo servizi di qualità. Il luogo scelto per l’incontro per noi è carico di significati, perché il borgo Laudato si’ è un luogo nato per garantire a tutti l’accesso al lavoro e alla formazione in una logica di inclusione e solidarietà sociale. Noi ci riconosciamo in questi ideali tanto da farne pilastro della nostra organizzazione”. Una due giorni, dunque, di estremo interesse, anche per suor Alessandra Smerilli, segretaria del Pontificio Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale e consigliera di amministrazione del Centro di Alta Formazione Laudato si’: “E’ stato bello condividere il senso del progetto del Centro Alta Formazione Laudato si’ con gli associati di Fonarcom e di Ciforma. Insieme possiamo muovere passi veloci verso la conversione ecologica”.
(Adnkronos) - Si è svolta oggi presso la sede del Centro Svizzero a Milano la presentazione della nuova ricerca dal titolo 'Corporate reputation: tendenze emergenti e implicazioni strategiche', realizzata da Icch e Università Iulm. La ricerca esplora le tendenze emergenti sulla reputazione aziendale, fornendo importanti strumenti a manager, accademici e studenti. Il modo in cui si forma la reputazione aziendale, infatti, ha subìto profondi cambiamenti negli ultimi 10 anni, principalmente a causa della rapida evoluzione tecnologica, della crescente interconnessione globale e delle mutevoli aspettative della società nei confronti delle imprese. L’ascesa delle tecnologie digitali, la globalizzazione e una maggiore consapevolezza degli stakeholder hanno reso la gestione della reputazione più complessa e critica, garantendo un accesso senza precedenti alle informazioni e una capacità di condividere le proprie esperienze e opinioni in modo ampio e rapido. Maggiore trasparenza che implica però anche più vigilanza e reattività nella gestione della propria reputazione. Pierangelo Fabiano, Segretario generale di Icch, ha dichiarato: "Crediamo che riflettere sulla gestione della propria corporate e brand reputation, in un contesto sempre più interconnesso, attento ai temi sociali e di sostenibilità e in rapido mutamento come quello odierno, in cui l’avvento dell’Ai crea nuove opportunità ma pone anche sfide e interrogativi, sia fondamentale per il nostro network e siamo felici di ospitare questo dibattito". "Con la presentazione di oggi -prosegue Fabiano- festeggiamo anche i tre anni di attività di Icch. Solo qualche numero: in 3 anni abbiamo riunito più di 45 manager oggi membri del Comitato Scientifico, 7 docenti internazionali membri del Comitato accademico, prodotto 7 ricerche e 12 magazine tematici, che abbiamo presentato in eventi molto partecipati, punto di partenza per riflessioni sul futuro della comunicazione e del mondo corporate. Siamo entusiasti dei tanti progetti in cantiere per il 2025, tra cui il nono Premio Giovani Comunicatori Icch, il nostro nuovo podcast, il sito e il magazine bilingue. In lavorazione anche le nuove ricerche e i nuovi numeri della rivista. Così Icch sta diventando un osservatorio a tutto tondo, punto di riferimento per tanti stakeholder del mondo aziendale e accademico, anche a livello internazionale". Il dibattito introdotto da Fabio Bocchiola, presidente Swiss Chamber e Pierangelo Fabiano, Segretario generale di Icch, è proseguito con la presentazione della ricerca a cura della professoressa Stefania Romenti, coordinatrice del Comitato accademico di Icch e professore ordinario di comunicazione strategica e sostenibilità dell’Università Iulm che ha illustrato i risultati. "Negli ultimi 10 anni sono state pubblicate circa 1000 ricerche scientifiche l'anno sui processi sociali che sottendono la valutazione delle aziende e della loro reputazione. Stigma, status e prestigio organizzativi, legittimità e impatto sociale si intrecciano per formare un tessuto reputazionale complesso e dinamico", ha dichiarato la professoressa Stefania Romenti, presentando le analisi elaborate dal Centro di ricerca per la comunicazione strategica (CEcoms) dell’Università Iulm. A seguire, due tavoli di lavoro con la presenza di importanti manager della comunicazione. Protagonisti del primo, sul tema della crisi della reputazione e di come proteggere il brand, Cristina Camilli, direttore relazioni istituzionali, comunicazione e sostenibilità di Coca-Cola Italia e Albania, Erika Mandraffino, direttrice comunicazione esterna di Eni, Stefano Tassone, head of group communications di Mediobanca, e Fabio Ventoruzzo, corporate communications & sustainability director di Sisal. Al secondo invece, sull’attuale tema di come sviluppare una buona reputazione attraverso le nuove piattaforme digitali, hanno partecipato Alessandra Bianco, corporate communication director di Lavazza Group & Lavazza eventi sole director, Enrico Bocedi, global public affairs, communications & sustainability senior director di Campari Group, Luca Di Persio, managing director marketing, innovation and business services dell’agenzia Ice - Italian trade & investment agency e Alicia Lubrani, chief marketing officer di Axpo Italia e amministratore delegato di Pulsee Luce e Gas.
(Adnkronos) - "Secondo gli ultimi dati dell’osservatorio Waste Watcher, in Italia ci sono 6 milioni di persone che vivono in condizioni di povertà, mentre ogni anno vengono sprecate 6 milioni di tonnellate di cibo. Questo spreco non solo rappresenta una perdita enorme in termini economici e ambientali, ma soprattutto un'occasione mancata per aiutare chi non ha accesso al cibo". Lo ha detto Paolo Rellini, co-founder e coo di Regusto, brand della società benefit Recuperiamo, intervenendo alla 12esima edizione del Salone della Csr e dell’innovazione sociale, in corso a Milano. Regusto è una piattaforma Esg blockchain per la lotta allo spreco che collega il più grande ecosistema circolare italiano, formato da oltre 650 aziende e più di 1.300 enti non-profit. Attraverso la piattaforma, le aziende alimentari e non alimentari possono donare e vendere i propri prodotti, digitalizzando e tracciando l’attività in maniera trasparente. Per ogni transazione viene calcolato e monitorato l’impatto che si ottiene a livello sociale, ambientale ed economico nel territorio attraverso preziosi indicatori Esg. Indicatori che vengono calcolati attraverso algoritmi proprietari che si basano su standard di riferimento internazionali e conformi alle nuove norme europee sulla rendicontazione non finanziaria. "Attraverso la piattaforma blockchain Esg Regusto -ha aggiunto Rellini- noi cerchiamo di rispondere a questo paradosso collegando il più grande ecosistema circolare italiano, composto da un network virtuoso di oltre 2000 aziende ed enti non-profit, attivi nel recupero e ridistribuzione dei prodotti a rischio spreco". E ad oggi, "il recupero attraverso la piattaforma ha permesso di salvare 13.000 tonnellate di prodotti alimentari a rischio spreco, pari a 26 milioni di pasti equivalenti, recuperati e distribuiti alle persone in stato di povertà alimentare grazie alla rete di enti non profit attivi in tutta Italia". A livello ambientale Regusto ha permesso di evitare l’emissione di 35.000 tonnellate di Co2 grazie al mancato smaltimento del prodotto, mentre a livello economico sono stati recuperati prodotti per un valore di 34 milioni di euro. Solo nell’ultimo anno sono stati recuperate e distribuite 7.500 tonnellate di prodotti alimentari, con una crescita del 40% rispetto all’anno precedente. Nello specifico, i prodotti della filiera agroalimentare più recuperati sono: ortofrutta (23%), prodotti a lunga conservazione (19%) e prodotti freschi (es. latticini, carni, ecc.) (17%). Rientrano nel recupero anche prodotti da forno, scatolame, salumi, salse spalmabili, legumi, ecc. Tra le aziende nel settore alimentare che hanno creato partnership sul recupero del potenziale spreco con Regusto, anche Esselunga, Parmacotto e Rovagnati. Tra gli enti non-profit che contribuiscono alla distribuzione dei beni recuperati ci sono Fondazione Banco Alimentare, Caritas e Croce Rossa.