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(Adnkronos) - Di nuovo in campo l'Atalanta. I bergamaschi affrontano oggi, domenica 10 novembre, l'Udinese nel lunch match della dodicesima giornata di Serie A. Al Gewiss Stadium gli uomini di Gasperini vogliono dare continuità alla vittoria di Champions contro lo Stoccarda e al bel successo contro il Napoli, battuto 3-0 al Maradona nello scorso turno. La vittoria contro gli azzurri di Conte ha rilanciato la Dea in classifica, che ora è al terzo posto a quota 22 punti e può coltivare i propri sogni scudetto. Diversa la situazione per l'Udinese. I friulani sono reduci dalla sconfitta casalinga contro la Juventus e, dopo un ottimo inizio di stagione, fermi all'ottavo posto a quota 16 punti. Il match tra Atalanta e Udinese è in programma oggi, domenica 10 novembre, alle ore 12.30. Ecco le probabili formazioni: Atalanta (3-4-1-2): Carnesecchi; Djimsiti, Hien, Kolasinac; Bellanova, De Roon, Ederson, Ruggeri; De Ketelaere, Lookman; Retegui. All. Gasperini Udinese (3-5-2): Okoye; Kabasele, Bijol, Touré; Ehizibue, Zarraga, Karlstrom, Lovric, Kamara; Thauvin; Lucca. All. Runjaic Atalanta-Udinese sarà trasmessa in diretta esclusiva su Dazn, visibile dunque sia sulla piattaforma in streaming che tramite smart tv.
(Adnkronos) - "Ora che gli americani hanno scelto il loro presidente, è il momento di agire. Un conto, infatti, è la retorica della campagna elettorale e un conto la realtà dei fatti. Trump ha ereditato un’economia florida e in salute e farà di tutto per proseguire su questa strada. L’unico aspetto un po’ controverso è quello relativo ai dazi: Trump probabilmente tornerà ad utilizzarli soprattutto contro la Cina per motivi più geopolitici che commerciali. Siamo convinti, comunque, che non sia realistico un aumento dei dazi su ogni tipologia di prodotti e quindi verrà fatta una selezione accurata su quali categorie e, soprattutto, con quali paesi. Non è molto diverso da quanto abbiamo visto in occasione del primo mandato di Trump, ma le relazioni commerciali Italia-Stati Uniti non sono in crisi, anzi". Ad affermarlo, ad Adnkronos/Labitalia, è Lucio Miranda, presidente di ExportUsa, società di consulenza per le imprese italiane che vogliano entrare nel mercato americano. "Non dimentichiamo infatti che, da una parte, ci sono gli Stati che offrono incentivi per l’ingresso sul mercato americano e quelli rimarranno e, dall’altra, che c’è stato un massiccio investimento di 1.800 miliardi di dollari fatti dall’amministrazione Biden, con accordi già avviato che, di certo, non potranno che essere onorati e portati a termine. Il nostro paese ha sicuramente una marcia in più nel settore dei beni industriali e questa nostra capacità continuerà ad essere molto apprezzata negli Stati Uniti che, al momento, non possiedono tutte le competenze per far fronte alla domanda interna", assicura. "Anche il settore della difesa - prosegue - potrà trarre beneficio dalle innovazioni e dalle tecnologie italiane (pensiamo ad esempio ai droni) e, se sapremo cogliere questa occasione, le nostre aziende potranno sicuramente ampliare il proprio business negli Usa. L’agroalimentare, infine, era stato forse più colpito di altri dall’amministrazione Trump precedente. È anche vero, però, che alcuni dei nostri prodotti, pensiamo ad esempio al Parmigiano, sono impossibili da imitare, quindi, se i consumatori americani vogliono quello originale, non hanno molta scelta. Il futuro dell’export e dell’internazionalizzazione delle imprese italiane negli Usa, anche con Trump, è salvo".
(Adnkronos) - “Una giusta transizione energetica non avverrà mai se non prendiamo in debita considerazione la sostenibilità economica e sociale del processo e i risultati in termini di benefici per tutti gli stakeholder coinvolti lungo la filiera, tra cui comunità locali, investitori, aziende e governi. La transizione energetica, una 'giusta transizione' per Eni, non riguarda solo l'innovazione; è un impegno a trasformare il modo in cui produciamo e consumiamo energia, assicurando che nessuno venga lasciato indietro”. Così Luigi Ciarrocchi, direttore Ccus, Forestry & Agro-feedstock di Eni, al Forum Africa Green Growth a Ecomondo. Esempio di giusta transizione, spiega Ciarrocchi, sono le iniziative Agro-feedstock in Kenya che mirano a sviluppare un approvvigionamento sostenibile di materie prime di origine agricola per la produzione di biocarburanti. (VIDEO) Ad oggi, in Kenya, Eni ha già ultimato due impianti di lavorazione che producono olio vegetale da ricino, residui agroindustriali e forestali, coinvolgendo oltre 100mila agricoltori in 16 contee che coltivano ricino in aree degradate identificate dal ministero dell'agricoltura del Kenya, altre colture energetiche in rotazione come cartamo e crambe, e raccolgono residui forestali. Nell'ambito di queste iniziative, Eni ha avviato partnership con organizzazioni internazionali, come l'International Finance Corporation, il Fondo per il clima italiano del ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica italiano, Cdp e l'Organizzazione internazionale del lavoro delle Nazioni Unite (Ilo). "Stiamo supportando gli agricoltori kenioti - spiega Ciarrocchi - fornendo loro sementi di qualità e fertilizzanti, un accesso stabile al mercato, formazione e supporto tecnico, consentendogli di migliorare le rese ottenute in campo" e "creando benefici economici che rimangano all'interno del paese, fornendo una fonte affidabile di reddito per gli agricoltori, promuovendo la creazione di posti di lavoro e la diversificazione economica in quelle aree rurali, dove spesso la dipendenza dalle attività agricole tradizionali e di basso valore è elevata". Eni ha sviluppato un modello di integrazione verticale per la produzione di biocarburanti, focalizzandosi sulla produzione di olio vegetale da coltivazioni su terreni degradati e in rotazione, come previsto dalla Direttiva sulle energie rinnovabili (RED) dell'Unione Europea, e dalla valorizzazione di residui agroindustriali e forestali. La coltivazione è affidata ad agricoltori locali, che coltivano i propri terreni; l'estrazione dell'olio vegetale dalle materie prime avviene in impianti industriali realizzati da Eni o utilizzando quelli di terze parti, a seconda della disponibilità e della maturità industriale del Paese; i sottoprodotti di lavorazione vengono recuperati. "Nel complesso, le iniziative Agro-feedstock di Eni prevedono di coinvolgere oltre 700.000 agricoltori entro il 2027, principalmente in Africa, per rigenerare 1 milione di ettari di terreni abbandonati e degradati e contribuire alla sicurezza alimentare con la produzione di circa 1 milione di tonnellate di mangimi e fertilizzanti", dice Luigi Ciarrocchi, aggiungendo che "iniziative simili sono state avviate dal 2022 in Costa d'Avorio, Mozambico, Angola, Italia, Kazakistan e Vietnam".