(Adnkronos) - La gestione del dolore cronico nel nostro Paese segue percorsi molto diversi, che cambiano proprio da regione a regione. Ci sono contesti dove la rete funziona, dove il paziente non viene lasciato solo. Ma ci sono anche realtà molto indietro, dove orientarsi è difficile, dove mancano riferimenti, dove l'accesso non è né tempestivo né equo. Cosa si sta facendo concretamente per rendere reale il diritto a non soffrire, previsto dalla legge 38 del 2010, per trasformare quella che oggi spesso è una lotteria territoriale in un sistema vicino al paziente? Sono i temi di 'Dolore cronico - L'impegno delle istituzioni per assicurare l'accesso diretto alle cure', quinto e ultimo episodio della serie vodcast 'E tu, sai cosa si prova?', realizzata da Adnkronos in partnership con Sandoz, disponibile sul canale YouTube di Adnkronos e su Spotify. Il 25 febbraio 2025 è stato siglato il nuovo Manifesto sul dolore cronico, definito Manifesto 2.0, che invita ad andare "verso una nuova consapevolezza della patologia per garantire un'appropriata presa in carico del paziente con dolore cronico". La sua forza non sta solo nei contenuti, ma nella modalità con cui è nato: una vera alleanza di società scientifiche, clinici, istituzioni nazionali e regionali, aziende, stakeholder sanitari, pazienti e cittadini. Un lavoro sinergico, condiviso, inclusivo, che punta finalmente ad applicare e rendere viva una legge che in Italia abbiamo da quindici anni. L'onorevole Ilenia Malavasi, membro della Commissione Affari sociali della Camera dei deputati, lo dice chiaramente: "Non c'è nel nostro Paese una cultura della cura del dolore cronico". Questo è ancora oggi l'ostacolo più grande. Si continua a percepire il dolore solo come sintomo, conseguenza di altro. E non come patologia autonoma, complessa, invalidante, con un impatto enorme sulla qualità della vita. Esiste anche una componente culturale profonda: "La sofferenza non è sempre considerata una patologia". Il risultato è conosciuto: diagnosi tardive, percorsi lunghi, accessi impropri. E "c'è anche un dato di genere molto marcato": sono spesso le donne a convivere più a lungo senza cure adeguate. Per Malavasi servono due leve immediate: sensibilizzazione dei cittadini e formazione della classe medica, a partire dai medici di medicina generale, fino alle scuole di specializzazione e ai percorsi universitari dedicati. Nel suo intervento Tiziana Nicoletti, responsabile coordinamento Associazione malati cronici e rari di Cittadinanzattiva, sottolinea come la legge 38, pur essendo "un presidio di civiltà", sia "poco conosciuta e poco applicata". Il dato che emerge dall'indagine di Cittadinanzattiva è fortissimo: "Il 70% dei cittadini non conosce la legge". E il 60% di questi è già affetto da una patologia cronica. Significa che chi avrebbe più bisogno di sapere non ha gli strumenti per esercitare il proprio diritto. E senza informazione, non esiste empowerment. E senza empowerment, non esiste domanda e i sistemi non cambiano. Secondo Paolo Fedeli, Head of Corporate Affairs di Sandoz, il Manifesto è uno strumento per evidenziare ciò che funziona e per rendere "plasmaticamente evidente" il valore di ciò che è già disponibile, ma non ancora uniformemente accessibile. La chiave, per Fedeli, non è reinventare: "E' mettere a sistema, integrare, comunicare, far dialogare centri, territori, formazione e reti". E, soprattutto, "fare in modo che le Regioni producano concretamente piani di potenziamento coerenti". Malavasi ribadisce un punto cardine: "Bisognerebbe proprio ripartire da una formazione trasversale di tutti i professionisti della sanità". Perché il primo interlocutore del paziente, il medico di famiglia, deve riconoscere il dolore cronico per quello che è e indirizzare nel posto giusto subito. "Una diagnosi più rapida - osserva - significa meno costi, meno liste d'attesa inappropriate, meno pellegrinaggi tra specialisti. E significa anche distinguere nettamente cure palliative e terapia del dolore, evitando sovrapposizioni concettuali che frenano sviluppo e applicazione". Nicoletti chiude con l'appello di inserire davvero la terapia del dolore dentro i nuovi assetti del Dm77. Il dolore cronico è una realtà ancora in costruzione, ancora non uniforme, ancora troppo condizionata dal codice postale. Ma esistono strumenti, esiste una legge, esistono alleanze e scenari possibili, come spiega la serie Vodcast 'E tu, sai cosa si prova? Comprendere e affrontare il dolore cronico', online sul canale YouTube e nella sezione podcast di adnkronos.com e su Spotify.
(Adnkronos) - Giacomo Cantarella è stato confermato all’unanimità presidente di AssoESCo, l’Associazione italiana di riferimento per le ESCo e le imprese operanti nel settore della transizione energetica e della sostenibilità. Cantarella guiderà l’associazione per i prossimi due anni. Cantarella, head of regulatory affairs and institutional relations di Gruppo Dolomiti Energia, commenta così la sua nomina: “Sono grato agli associati per questa riconferma che riconosce il percorso fatto nell’ultimo biennio. AssoESCo è il principale riferimento per le energy service company e per quelle aziende che si occupano di servizi connessi alla transizione energetica. In questo biennio abbiamo registrato un significativo incremento degli associati: ad oggi rappresentiamo oltre cento aziende. Nei prossimi due anni lavoreremo per consolidare ulteriormente il percorso avviato". Tra le sfide che attendono il nuovo consiglio direttivo, secondo il presidente Cantarella la principale sarà “quella di proseguire nel dialogo con le istituzioni per rappresentare come le ESCo possano essere un facilitatore e acceleratore del processo di decarbonizzazione del Paese. Le ESCo integrano ingegneria, finanza e gestione dei processi legati alla transizione energetica. Con le nostre competenze contribuiamo e continueremo a contribuire in modo significativo per la messa a terra dei progetti di efficienza energetica, di generazione distribuita e di gestione ottimizzata dell’energia. Abbiamo però bisogno che le Istituzioni ci supportino con una normativa chiara e stabile, condizione senza la quale la nostra attività rischia di diventare una corsa a ostacoli". Il riferimento è al recente stop anticipato alla misura Transizione 5.0 che Cantarella commenta così: “L’Associazione si è adoperata in un’ottica di costante collaborazione con le istituzioni, per favorire il corretto impiego dei fondi stanziati, che avrebbero dato un significativo contributo alla modernizzazione integrata del tessuto produttivo nazionale. Pertanto, il Decreto direttoriale Mimit del 6 novembre rappresenta un intervento che, oltre a generare un ingente danno economico, rischia di introdurre un grave elemento di discontinuità, minando il rapporto fiduciario tra un’intera filiera e le istituzioni. Ho scritto ieri una lettera al ministro Urso, l’Associazione è a disposizione perché si possa trovare rapidamente una soluzione". In occasione dell’assemblea sono stati eletti anche i primi sei membri del consiglio direttivo, organo di governance che si riunisce su iniziativa del presidente: Vittorio Bellicini, responsabile area ottimizzazione consumi – Fedabo; Antonio Beneduce, head of ESCo - Tecno esg; Giuseppe Caruso, ceo – Solgen; Alessandra Chiari, ceo – Gmt; Francesco Ricciardi, Head of institutional affairs and incentives – Renovit; Alessandro Totaro, responsabile market regulation - Edison Next. Il consiglio direttivo sarà completato nelle prossime settimane con ulteriori nomine e l’individuazione dei vicepresidenti.
(Adnkronos) - A2a estende l’orizzonte territoriale del Piano Strategico oltre i confini nazionali, puntando a una maggiore diversificazione geografica. Nell'aggiornamento del piano strategico al 2035 si prevede l'espansione in nuovi Paesi selezionati in base al potenziale di mercato e a criteri di rendimento e velocità di sviluppo, per ridurre il rischio di esecuzione e massimizzare il ritorno. ''Le iniziative di espansione -si sottolinea-saranno selezionate come alternative a progetti in Italia e a parità di investimento. I progetti saranno focalizzati sui settori chiave delle filiere Waste-to-Energy e Power, sfruttando le competenze distintive di A2A nel recupero di energia da rifiuti e nella generazione e valutando l’integrazione delle attività a monte e a valle. Questo approccio multi-filiera permetterà un percorso di crescita sostenibile all’interno dei Paesi selezionati. La strategia del Gruppo si basa su un modello di "anchoring platform", con un’internazionalizzazione che avverrà attraverso acquisizioni o partnership nelle filiere prioritizzate, seguita da uno sviluppo organico a step successivi per consolidare la presenza nel medio-lungo termine''.