(Adnkronos) - Dopo l’obbligato stop di settimana scorsa, dovuto al problema di salute occorso, e le cure che sta proseguendo, Simone Cristicchi vuole essere regolarmente sul palco per le prossime date del suo 'Dalle Tenebre alla Luce – Summer Tour 2025'. Profondamente grato per l’affetto ricevuto, l’artista conferma tutti gli appuntamenti già comunicati e annuncia con entusiasmo nuove tappe che arricchiscono ulteriormente il calendario estivo. "Ciao a tutti! - scrive l'artista nelle sue stories di Instagram - Mi guardo per un attimo allo specchio, e il mio viso è bloccato in una posizione innaturale. E anche se si chiama 'paralisi di Bell', ci si vede un po’ più Brutt. Ma sono io, sono sempre io. Per fortuna una forma reversibile, che non lascerà tracce visibili. Ho dovuto rinunciare al debutto di Aosta, perché troppo ravvicinata al problema occorso, ma al tour dei miei vent’anni di carriera, no! Sto già seguendo tutte le cure previste e prenderò le massime precauzioni per curarmi, ma voglio esserci… Pur sapendo che sarà impegnativo, non voglio arrendermi e farò di tutto per arrivare da voi ristabilito e in piena salute. Quindi… ho deciso di salire sul palco comunque. Sarò a Lecco il 18, poi Cervere, Verona, Fiesole per cominciare… Ho provato e preparato nei minimi particolari, con i miei otto straordinari musicisti, uno spettacolo musicale che non vedo l’ora di condividere con Voi. Cristicchi A-Live…Cristicchi è ancora vivo! Ci vediamo in Tour! Voglio ringraziarvi per l’affetto con cui mi state sostenendo in questo momento. La forza che mi date anche da lontano mi arriva tutta, e ne ho davvero bisogno". Cristicchi celebra infatti vent’anni di carriera con un nuovo progetto live che attraversa la sua produzione musicale, tra canzoni, parole e memoria. In 'Dalle Tenebre alla Luce – Summer Tour 2025', propone una selezione dei brani più rappresentativi del suo percorso, da 'Ti regalerò una rosa' a 'Studentessa Universitaria', passando per 'Meno Male (Che c’è Carla Bruni)', 'Sette miliardi di felicità' e il recente 'Quando sarai piccola'. Oltre l’esperienza teatrale di Franciscus, spettacolo che ha registrato un’affluenza record di pubblico, Cristicchi torna in scena con il tour musicale concerti che vedrà in scaletta anche il toccante brano 'Quando sarai piccola' che ha raccolto molteplici riconoscimenti, dal Premio Lunezia al Premio della Sala Stampa 'Lucio Dalla', dal Premio Bigazzi per la migliore composizione al Premio Roma Videoclip - Siae quale miglior Video musicale 2025. Il tour si arricchisce di nuove tappe che vanno ad aggiungersi al calendario precedentemente annunciato, ampliando il raggio geografico degli appuntamenti estivi. Ai concerti già comunicati si uniscono infatti le date di Lecco (18 luglio – Piazza Garibaldi), Jesi (26 luglio – Piazza Federico II), Cesenatico (1 agosto – Arena dei Capuccini), Trapani (14 agosto – Teatro Giuseppe Di Stefano) e Siddu (SU) (20 settembre - Tomba dei Giganti Sa Domus e s'O'rcu). Lo spettacolo sarà un itinerario attraverso le tappe più significative della sua carriera: dagli esordi di Fabbricante di canzoni, che ne consacrò il talento, fino alle profondità tematiche dell’ultimo concept-album Dalle tenebre alla luce. Un racconto in musica in cui ironia e malinconia, leggerezza e introspezione si alternano trasportando il pubblico in un’esperienza emotiva intensa e autentica. A impreziosire la serata sarà la collaborazione con lo Gnu Quartet, ensemble dal timbro raffinato che, in commistione con la storica band di Cristicchi, darà vita ad una inconfondibile cifra stilistica, un incontro tra la delicatezza della musica da camera e l’energia del rock d’autore, un equilibrio perfetto tra eleganza e sperimentazione.
(Adnkronos) - Solo il 35,7% degli adulti tra i 25 e i 64 anni prende parte a percorsi di istruzione o formazione (formale o non formale), con un divario di undici punti rispetto alla media europea. I giovani tra i 18 e i 24 anni partecipano meno dei coetanei europei (70% vs. 79,8% media Ue), mentre i disoccupati sono i più penalizzati: solo l’11,9% accede a percorsi legati al lavoro, contro il 28,9% in Francia. Su oltre 15 milioni di lavoratori dipendenti presi in considerazione, 11,8 milioni di occupati non hanno partecipato a corsi di formazione tra il 2022 e il 2023. Pesano, su questi numeri, sia fattori oggettivi che culturali. Il 78% di chi non partecipa alla formazione dichiara di non averne bisogno. La percentuale sale all’81,7% tra gli uomini, mentre tra le donne emergono anche altre motivazioni personali. Il 20,3% avrebbe invece voluto formarsi, ma non ha potuto farlo per motivi organizzativi, economici o familiari. In Italia, a differenza di altri Paesi europei, la responsabilità dell’accesso alla formazione è percepita soprattutto come individuale, più che come diritto garantito anche dai datori di lavoro o dai servizi pubblici. Nel frattempo, la formazione resta ampiamente autofinanziata dalle imprese. Il 76,8% delle aziende utilizza risorse proprie per formare i dipendenti, una quota che nelle microimprese (1-9 addetti) sale all’81,4%. I Fondi interprofessionali sono utilizzati solo nel 15,4% dei casi, mentre i fondi europei strutturali (6,1%) e le agevolazioni fiscali (5%) restano strumenti poco sfruttati, a causa della scarsa informazione e della complessità burocratica. Il sistema, in alcuni casi frammentato e farraginoso, scoraggia soprattutto le realtà più piccole. Sono queste alcune tra le principali evidenze estratte dalla ricerca 'Il mercato dei servizi per la formazione in Italia' condotta da Assolavoro DataLab, l’Osservatorio dell’Associazione nazionale delle agenzie per il lavoro. Lo studio è stato presentato questa mattina a Milano nel corso dell’Assemblea Pubblica di Assolavoro Formazione da Silvia Ciucciovino, già prorettore dell'Università degli studi Roma Tre, Maurizio Del Conte, professore di Diritto del Lavoro all’Università Bocconi, e Mauro Di Giacomo, responsabile Centro studi DataLab. L’assemblea si è aperta con l’intervento introduttivo di Agostino Di Maio, neoeletto presidente di Assolavoro Formazione, a seguito del quale sono intervenuti: Simone Cappelli del coordinamento Tavolo Formazione, Innovazione e Ricerca della Conferenza Stato Regioni, Natale Forlani, presidente Inapp, Stefano Raia, del ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, suor Manuela Robazza, presidente della Fondazione Ciofs Fp Ets e Alessandro Voutcinitch, segretario generale Assolavoro formazione. Il mercato della formazione professionale per adulti ha generato nel 2022 un fatturato di oltre 3,2 miliardi di euro. Il 69,2% di questo valore è prodotto da appena il 6% delle imprese (quelle con fatturato superiore a un milione di euro), mentre il 41,5% delle aziende si ferma sotto i 100mila euro. Una polarizzazione che riflette anche la geografia economica del Paese: Lombardia e Lazio guidano per numero di imprese e volumi economici, con Milano e Roma in testa, seguite da Torino, Bologna, Napoli e Padova. E le aziende fanno la loro parte: il 68,9% delle imprese italiane con più di dieci dipendenti ha attivato percorsi di formazione continua tra il 2022 e il 2023. È un dato che colloca l’Italia sopra la media Ue (67,4%), ma ancora distante da Paesi come Germania (77,2%), Francia (75,9%) e Spagna (73,2%). In termini assoluti più di 804mila imprese hanno offerto opportunità formative ai propri dipendenti, di cui 384mila con percorsi strutturati e le restanti con forme di apprendimento on the job e in affiancamento. Un impegno che riflette la crescente consapevolezza del ruolo della formazione nella competitività e nella tenuta occupazionale, in un contesto profondamente segnato dalla rapida diffusione dell’Intelligenza Artificiale, dalla transizione green, e da importanti squilibri demografici. Se il ruolo delle imprese è sempre più riconosciuto - e i settori ad alta intensità tecnologica come chimica, farmaceutica, public utilities e Ict registrano livelli di formazione più elevati - la partecipazione effettiva dei lavoratori resta un nodo da sciogliere. "La formazione mirata - ha dichiarato Agostino Di Maio, presidente Assolavoro formazione, oltre che direttore generale Assolavoro - che tiene conto delle reali esigenze delle imprese e dell’evolversi del mondo del lavoro, è l’unico vero volano per il futuro, sia delle singole persone, sia del sistema Paese. Ogni euro investito efficacemente in formazione genera un valore doppio o triplo e arriva a valere fino a sette volte tanto nel caso dei giovani". "Occorre mantenere alta la qualità della formazione erogata, superando un approccio talvolta eccessivamente burocratico, fine a se stesso e del tutto inidoneo a tale scopo. Va inoltre definita una strategia univoca nazionale che superi una eccessiva frammentarietà regionale. Abbiamo di fronte la sfida delle nuove politiche attive da mettere in campo, ripartendo dalle luci e dalle ombre di Gol e valorizzando ancora di più una virtuosa sinergia tra pubblico e privato. C’è l’opportunità di affrontare al meglio la nuova programmazione", ha sottolineato. "Le agenzie per il lavoro e le società di formazione che operano nel nostro settore sono da sempre in prima linea, il nostro sistema è riconosciuto un modello sul piano internazionale e grazie alla formazione che poniamo in essere con i fondi privati di Formatemp ogni anno 400mila persone seguono percorsi utili, tanto che poi più di uno su tre accede rapidamente a una reale occasione di lavoro", ha concluso.
(Adnkronos) - Si è svolta oggi a Torino la nuova tappa del ciclo di incontri dedicati al territorio, organizzati dal Gruppo assicurativo Axa Italia, dal titolo 'Cambiamenti Climatici. Prevenire e mitigare il rischio - Axa incontra il territorio'. Con il Patrocinio di Ania (Associazione Nazionale fra le Imprese Assicurative) e del Comune di Torino, l’iniziativa prosegue sul territorio italiano con l’obiettivo di diffondere una sempre maggiore consapevolezza su un tema centrale e urgente per il futuro della società. In un Paese caratterizzato da una vulnerabilità strutturale che lo rende tra i più fragili d’Europa - con quasi il 94% dei comuni a rischio frane, alluvioni/erosione costiera e oltre l’80% delle abitazioni esposte ad un livello di rischio medio-alto legato ad almeno uno di questi eventi, si innescano anche gli effetti dirompenti del cambiamento climatico, con un trend in crescita delle catastrofi naturali, aumentate da inizio 2023 del 16% (378 eventi meteorologici estremi in un anno) e costi pari a oltre 16 miliardi di euro (+22% vs 2022), un record a livello europeo. Ciononostante, restiamo fortemente sotto-assicurati: solo il 7% delle abitazioni e delle imprese italiane è coperto contro terremoti e alluvioni. In questa nuova tappa a Torino, Axa sceglie di mettere a disposizione la propria expertise nella comprensione di questi fenomeni, presentando uno studio scientifico sul grado di rischiosità futuro, al 2050, della regione Piemonte, grazie al coinvolgimento di Axa Climate, società del Gruppo che si avvale di un team di oltre 20 PhD esperti in scienza e climatologia e data scientist. Al centro della ricerca, 3 ambiti di rischio prioritari per la regione: temperature estreme, inondazioni, stress idrico. Sul fronte delle temperature, i modelli di Axa Climate prevedono un aumento sostanziale nella maggior parte della regione del numero di giorni in cui le temperature massime percepite all’ombra saranno superiori a 33°C. In particolare, la parte centro-orientale avrà 7-8 giorni 'pericolosi' l’anno in cui le temperature massime percepite all’ombra supereranno i 40°C. Le temperature estreme rappresenteranno una grande sfida per le città, soprattutto per Torino e Alessandria. A Torino si attendono infatti quasi 12 giorni in più all’anno nel 2050 con temperature massime all’ombra superiori a 35°, mentre ad Alessandria le stesse temperature si registreranno in 30 giorni in più all’anno. Sempre a Torino, il numero di giorni particolarmente caldi, superiori a 31°, aumenterà in modo drastico: nel 2050 saranno 41,3 all’anno, 6 volte in più rispetto alla baseline. Un fenomeno correlato che influisce in modo significativo sulla regione è quello delle ondate di calore: una sfida rilevante per l'industria piemontese, poiché potrebbe esporre i siti produttivi al rischio di rallentamenti o interruzioni prolungate. In merito al fenomeno delle inondazioni, eventi di piogge intense diventeranno sempre più frequenti con il cambiamento climatico. Particolare attenzione merita il potenziale impatto del fenomeno sulle infrastrutture essenziali per l’attività economica a servizio del territorio, a titolo d’esempio l’A5 tra Torino e Aosta. Si vedrà infatti un aumento del rischio di inondazioni che potranno raggiungere un livello fino a 130 cm nel 2050 in alcuni tratti dell’autostrada, secondo lo studio. Le inondazioni fluviali, invece, avranno un forte impatto sulla zona intorno a Torino e nello specifico nella Pianura Padana, in quanto zona agricola densa caratterizzata dalla vicinanza ai fiumi. Il Piemonte sarà infine sempre più soggetto a stress idrico che interesserà soprattutto la parte sud della regione con più del 40% dell’acqua disponibile usata entro il 2050. Da sottolineare i possibili impatti a lungo termine sulle attività economiche dovuti all’aumento della durata e dell’intensità della siccità, come, ad esempio, la viticoltura nelle Langhe, dove lo stress idrico medio aumenterà dal 31% della baseline al 44% del 2050. A conclusione dello studio scientifico condotto da Axa Climate, presentato anche un nuovo strumento di analisi del rischio climatico e della biodiversità, sviluppato da Axa Altitude, parte di Axa Climate. Lo strumento è stato progettato per aiutare le aziende a identificare l’esposizione dei propri siti ai rischi climatici, in tutto il mondo, valutarne i potenziali impatti finanziari e definire la strategia di adattamento proponendo le misure di mitigazione più efficaci. Lo strumento è in grado di fornire analisi dettagliate sui rischi in pochi minuti e in modo autonomo, monitorare la strategia di adattamento e supportare sul fronte della reportistica di sostenibilità, il tutto appoggiandosi all’ecosistema di esperti e database di Axa Climate. In questo contesto di grande complessità, misure di adattamento ben progettate giocano un ruolo cruciale, per limitare i danni e aiutare la regione ad adeguarsi e a mantenere la sua attrattività economica e le sue attività. Axa ha voluto porre l’attenzione su possibili azioni di prevenzione e mitigazione di questi rischi climatici: da misure di sensibilizzazione o di revisione dei piani di emergenza e di business continuity, fino a potenziali misure di adattamento delle infrastrutture e delle attività aziendali. “A sei mesi dalla conclusione dell’iter che porterà tutte le imprese ad essere assicurate in virtù dell’obbligo di legge, è aumentata la consapevolezza del valore di questa copertura come strumento di protezione, non solo del patrimonio immobiliare, ma anche e soprattutto della continuità produttiva", afferma Umberto Guidoni, co-direttore Generale di Ania. "È essenziale promuovere una cultura della prevenzione, dotare le istituzioni e le imprese di strumenti scientifici adeguati, e rafforzare la collaborazione tra pubblico e privato per rendere il nostro tessuto sociale ed economico più resiliente", sottolinea Claudia Porchietto, sottosegretario alla Presidenza della Regione Piemonte. “In Axa - sottolinea Letizia D’Abbondanza, Chief Customer&External Communication Officer del Gruppo Axa Italia - crediamo nella necessità di accompagnare la società nella transizione climatica con un approccio a 360° consapevoli del ruolo sociale che, come assicuratori, possiamo avere, offrendo protezione alle persone di fronte ai rischi e alle grandi sfide globali, come il cambiamento climatico. E per farlo, intendiamo agire su due fronti: promuovere una cultura della prevenzione, con un approccio scientifico guidato dai dati, fondamentali per formulare stime e previsioni, e orientato a individuare soluzioni concrete, e diffondere una sempre maggiore consapevolezza condivisa, coinvolgendo tutti gli attori del territorio, su un tema centrale e urgente per il futuro della società”.