(Adnkronos) - Hamas pronto alla tregua con Israele a Gaza. "L'annuncio del cessate il fuoco in Libano è una vittoria e un successo importante per la resistenza" e "Hamas è pronto per un accordo" per la fine delle ostilità nell'enclave palestinese e "un'intesa seria per lo scambio di prigionieri" , ha detto all'agenzia Afp un componente dell'ufficio politico del gruppo. "Abbiamo informato i mediatori in Egitto, Qatar e Turchia", ha affermato. Dopo l'entrata in vigore della tregua, le forze israeliane (Idf) confermano di aver aperto il fuoco contro un veicolo "con diversi sospetti a bordo" in viaggio "in una zona in cui gli spostamenti sono vietati nel territorio libanese". "Su direttiva a livello politico, l'accordo di cessate il fuoco in Libano è entrato in vigore alle 4 di oggi e le Idf operano di conseguenza", con le "truppe dispiegate nelle loro posizioni nel sud del Libano", fanno sapere via X. Con la precisazione che "nell'ultima ora le Idf hanno identificato un mezzo con diversi sospetti a bordo in una zona in territorio libanese dove gli spostamenti sono vietati" e le forze "hanno aperto il fuoco per impedire loro di avanzare". "I sospetti hanno lasciato l'area", affermano, aggiungendo che "interverranno contro chiunque tenti di violare l'accordo per il cessate il fuoco e continueranno a proteggere i cittadini di Israele", mentre l'Aeronautica "resta pronta a intervenire in tutto il territorio libanese". La tregua tra Israele e gli Hezbollah libanesi è entrata in vigore questa notte. Le forze israeliane hanno confermato che manterranno il dispiegamento militare nel sud del Paese, in linea con l'accordo, e rimarcato il divieto agli abitanti delle aree sgomberate di tornare nelle proprie case fino a nuovo avviso. Su X il portavoce delle Idf, Avichay Adraee, ha scritto che i soldati "restano dispiegati nelle loro posizioni nel sud del Libano" con un riferimento alle "clausole" dell'accordo entrato in vigore alle 4 ora locale. "E' vietato dirigersi verso le aree per le quali le Idf hanno chiesto lo sgombero o verso le forze Idf nella zona - ha affermato - Per la vostra sicurezza e quella delle persone a voi care, astenetevi dagli spostamenti in questa zona". Poi ha assicurato che le autorità israeliane "informeranno quando il ritorno sarà sicuro". Anche le Forze Armate libanesi confermano che si preparano a "completare il dispiegamento" nel sud del Libano, in linea con l'accordo. E chiedono agli sfollati delle aree di confine di non tornare nelle proprie case fino al "ritiro" delle forze israeliane. "Con l'entrata in vigore del cessate il fuoco, l'Esercito si sta adoperando per adottare le misure necessarie per completare il dispiegamento nel sud - si legge in una nota diffusa via X - Il Comando dell'Esercito invita i cittadini ad attendere prima di tornare nei villaggi e nelle località" vicini al confine con Israele, "dove sono penetrate le forze nemiche, in attesa del loro ritiro". Parole che arrivano in contemporanea con immagini che sui social mostrano code di auto di sfollati diretti verso le zone meridionali e orientali del Libano. "Non vedo l'ora di tornare a casa", ha detto alla Dpa un padre di cinque figli da un centro di accoglienza per sfollati a Beirut. Incredula una donna, sfollata anche lei, che afferma di "non riuscire a credere che questa guerra orribile possa finire presto". La tregua è stata preceduta da forti esplosioni nella zona di Beirut. Potenti deflagrazioni, fino all'entrata in vigore della tregua, sono state avvertite anche da un giornalista dell'agenzia Dpa nella capitale libanese. Nella notte nel mirino dei militari israeliani sono finite zone nei pressi dell'aeroporto internazionale e nel sud del Paese dei Cedri. Sono state segnalate operazioni anche nei sobborghi meridionali di Beirut, senza che fossero stati diffusi ordini di sgombero. Hezbollah ha rivendicato il lancio di razzi contro il nord di Israele, contro l'area di Even Menachem, poco prima dell'entrata in vigore della tregua, affermando di continuare a sostenere i palestinesi della Striscia di Gaza. E' di otto persone uccise il bilancio dell'attacco israeliano alla scuola al-Tabin di Gaza City. Lo riporta l'agenzia di stampa palestinese Wafa, citando fonti mediche locali. L'edificio, che fungeva da rifugio per gli sfollati, era stato precedentemente bombardato da caccia israeliani. Nel frattempo, sempre Wafa riporta che l'Idf ha bombardato un'abitazione nel quartiere Shujaya della città di Gaza, ferendo almeno quattro persone. L'Iran "accoglie con favore" la "notizia della fine dell'aggressione" israeliana "contro il Libano" e conferma il suo "sostegno incrollabile" al governo di Beirut, ai libanesi e alla "resistenza", ovvero agli Hezbollah libanesi, dopo l'entrata in vigore della tregua tra il gruppo e Israele. La reazione di Teheran, riportata dall'agenzia iraniana Mehr, è arrivata tramite il portavoce del ministero degli Esteri della Repubblica Islamica, Esmaeil Baqaei, che ha rivendicato come l'Iran "negli ultimi 14 mesi si sia impegnato in importanti sforzi diplomatici per" la "fine immediata della guerra a Gaza e in Libano". Il portavoce è poi tornato ad accusare Israele di "crimini" e alla comunità internazionale ha chiesto un "pressing efficace" su Israele affinché ponga fine alla "guerra" nell'enclave palestinese. La Siria denuncia l'uccisione di sei persone in raid attribuiti a Israele che, prima dell'entrata in vigore della tregua tra gli Hezbollah libanesi e Israele, hanno colpito aree al confine tra Libano e Siria. "Il nemico israeliano ha lanciato un'aggressione dalla direzione del territorio libanese, colpendo i valichi alla frontiera tra Siria e Libano", scrive l'agenzia ufficiale siriana Sana che cita una fonte militare. Il bilancio fornito da Damasco parla sei persone uccise, tra le quali due soldati e un volontario della Mezzaluna Rossa araba siriana, e di 12 feriti, compresi "donne, bambini e operatori della Mezzaluna Rossa araba siriana". La Sana riferisce di "danni significativi", accusando Israele di aver colpito i valichi di Arida e Dabousiya.
(Adnkronos) - Fater, la joint venture paritetica tra Angelini Industries e Procter & Gamble, annuncia l’estensione del congedo per le donne vittime di violenza dai 3 mesi previsti dal ccnl chimico farmaceutico a 6 mesi, a tutela delle donne lavoratrici che potrebbero vivere questa esperienza. La misura migliorativa permetterà anche a chi si trova in questa drammatica situazione di far partire più velocemente il congedo e favorirà così una soluzione tempestiva che è fondamentale nei casi di violenza. Una misura che nasce dal confronto quotidiano con chi ogni giorno si prende cura delle donne, come WEWorld, l’associazione umanitaria con cui Lines, brand di Fater, collabora dal 2020, per affrontare piccole e grandi battaglie culturali che, partendo dalla comunicazione, atteranno anche in iniziative concrete a favore della libertà della donna. Dal 2020 Lines, infatti, è scesa in campo con WeWorld per combattere la violenza, che rappresenta la degenerazione della discriminazione di genere. In particolare, Lines ha contribuito all’apertura degli 'Spazio Donna WeWorld' di Bologna nel 2021 e di Pescara nel 2022. Consapevoli, inoltre, che la violenza contro le donne sia un problema culturale, Lines ha promosso il programma 'Domande scomode @School' che ad oggi ha raggiunto oltre 200.000 studenti, per contribuire a diffondere l’educazione all’affettività e aiutarli, con i docenti, a trovare risposte a quesiti importanti, dal ciclo mestruale e la sessualità, alla gestione dei rapporti affettivi e altri temi delicati di cui spesso è difficile parlare. Sono oltre 2500 le donne che, dall’apertura del primo degli 8 spazi operativi presenti in Italia (Napoli, Roma, Bologna, Pescara, Cosenza e Brescia) hanno chiesto supporto e aiuto agli operatori dei diversi centri e di queste più di 700 in quelli sostenuti da Lines nelle città di Pescara e Bologna. Ma c’è ancora molto da fare. In Italia, infatti, solo l’11% delle donne che subiscono violenza denuncia l’accaduto, di queste quasi il 40% addirittura non parla con nessuno di quello che ha subito, spesso per vergogna o addirittura perché le situazioni vissute sono ritenute la normalità. Ecco perché Lines ha scelto di sostenere WeWorld, perseguendo l’obiettivo di sostenere le donne a rischio di violenza e in situazioni di fragilità, attraverso Spazi che offrano percorsi di supporto psicologico e per l’empowerment femminile. Dalla collaborazione tra Lines e WeWorld è nato il decalogo dei “10 campanelli d’allarme” (disponibile nei centri WeWorld e sui canali social proprietari) da non sottovalutare per aiutare le donne a riconoscere potenziali situazioni e vissuti di violenza, psicologica, economica e sociale, con l’obiettivo di individuare i segnali predittivi e indicativi di potenziali forme di violenza nei confronti delle donne. Quando si rivolge a me è spesso aggressivo ed utilizza un tono di voce molto alto. Quando siamo con gli altri, mi contraddice in continuazione e sminuisce quello che dico. Di fronte ad impegni concordati, li nega e dice che sono io che ho capito male. Quando esco con le mie amiche, mi dice che non sono una buona madre e/o una buona compagna. Vuole accompagnarmi sempre e dappertutto, non mi permette di uscire da sola. Quando non sono con lui, devo tenere il cellulare sempre a portata di mano per rispondere subito a messaggi e chiamate da parte sua. Vuole conoscere tutte le mie password di accesso (pc, social media, cellulare). Qualsiasi tipo di abbigliamento che indosso viene giudicato inadeguato, perché il mio partner ritiene che attiri l’attenzione. Non vuole che esca con le mie amiche perché le giudica stupide e ha paura che possano avere una cattiva influenza su di me. Quando gli dico che mi interessa un lavoro, mi dice che io non sono capace e che non mi serve perché tanto provvede lui a me.
(Adnkronos) - “Si parla molto delle aziende di Stato un po’ meno delle multiutility ma le multiutility sono quelle che investono in Italia, nei comuni e nei territori, non in Africa o in Sudamerica, e sono quelle che impiegano 300 mila persone. Quindi, che c’è spazio per tutte, per le grandi, per le piccole, ma le multiutility sono una delle cinghie di trasmissione dell’economia reale”. Così il presidente di Iren, Luca Dal Fabbro, intervenendo ad un incontro nell’ambito dell’assemblea annuale di Anci in corso a Torino. “Credo che il sistema delle multiutility in Italia possa essere utile per lo sviluppo dell’energia e dei servizi sostenibili nei Comuni. Le utility italiane hanno circa 300 miliardi di euro in fatturato annuo, coprono il 15% del Pil”, ha aggiunto Dal Fabbro dicendosi convinto che “il futuro sia sempre più della partnership pubblico-privato". "Penso - ha spiegato - una delle soluzioni che possiamo sviluppare insieme con i comuni e con le istituzioni siano i partenariati pubblici -privati in tutte le attività che insistono nei servizi pubblici, acqua, energia, ambiente”. "Per fare questo bisogna fare anche un po’ di formazione alle multiutility, alle aziende che lavorano in questo settore, ai comuni e alle istituzioni perché oggi la legge ci permette di fare operazioni virtuose a beneficio del cittadino e delle aziende unendo le competenze pubblico privato e questo lo si fa liberando finanza, oggi l’economia ia supporta questo tipo di progetti, quindi il problema non è trovare il denaro ma quelle strutture più trasparenti e virtuose possibili che dimostrano di dare un beneficio ai cittadini”, ha concluso.