(Adnkronos) - Sarebbero ''sull'orlo del collasso'' i colloqui indiretti tra Israele e Hamas a Doha, con i negoziatori israeliani che avrebbero ''guadagnato tempo'' dopo la missione del premier Benjamin Netanyahu alla Casa Bianca. A rivelarlo alcuni funzionari palestinesi alla Bbc a condizione di anonimato, secondo cui Netanyahu avrebbe deciso di mandare a Doha una delegazione ''senza un mandato forte'' con lo scopo di rallentare deliberatamente i colloqui su Gaza. Della delegazione israeliana a Doha, infatti, non fanno parte i funzionari di più alto livello che hanno in precedenza preso parte ai colloqui. Non ci sono, ad esempio, il capo del Mossad David Barnea, il capo ad interim dello Shin Bet "Shin" e il ministro per gli Affari strategici Ron Dermer, come riportato dalla radio dell'esercito israeliano. Al momento, ha spiegato un funzionario palestinese all'emittente britannica, i negoziatori stanno ancora discutendo delle richieste di Hamas di ritiro delle Idf dalla Striscia di Gaza e dalla distribuzione di aiuti umanitari affidati alle organizzazioni internazionali e non all'americana Ghf sostenuta da Israele. Secondo due fonti, i negoziati sarebbero ostacolati dalle proposte israeliane di mantenere truppe nel territorio. "Le trattative a Doha stanno affrontando una battuta d’arresto e gravi difficoltà a causa dell’insistenza di Israele, fino a venerdì, nel presentare una mappa di ritiro che in realtà è una mappa di riposizionamento e ridislocazione dell’esercito israeliano, più che un vero ritiro", ha dichiarato una fonte. Un'altra ha accusato Israele di "prendere tempo e ostacolare l'accordo per poter continuare la guerra di sterminio". Sia Hamas che Israele hanno dichiarato che 10 ostaggi ancora vivi, rapiti il 7 ottobre 2023 e tuttora in cattività, verrebbero liberati se si raggiungesse un accordo per un cessate il fuoco di 60 giorni. I miliziani palestinesi vorrebbero un ritiro completo delle forze israeliane dalla Striscia, ma la delegazione israeliana avrebbe presentato ai colloqui una mappa che prevede il mantenimento delle forze militari in più del 40% del territorio palestinese. "La delegazione di Hamas non accetterà le mappe israeliane" poiché "di fatto legittimano la rioccupazione di circa metà della Striscia di Gaza e trasformano Gaza in zone isolate senza valichi né libertà di movimento", ha aggiunto la fonte. I mediatori hanno chiesto a entrambe le parti di rinviare i colloqui fino all’arrivo a Doha dell’inviato speciale del presidente statunitense Donald Trump, Steve Witkoff. Una seconda fonte palestinese ha detto che "c’è stato qualche progresso" sui piani per la liberazione dei prigionieri palestinesi e l’aumento degli aiuti destinati a Gaza. Intanto, sul fronte Iran, il primo ministro israeliano avrebbe detto al presidente americano Donald Trump di essere pronto a ordinare nuovi raid se Teheran andasse avanti con il suo programma nucleare. Trump, che si è detto preferire una soluzione diplomatica con Teheran, non si sarebbe comunque espresso contrariamente all'ipotesi di nuovi raid. E' quanto riferisce il Wall Street Journal a proposito del contenuto dell'incontro tra Trump e Netanyahu alla Casa Bianca. Il presidente degli Stati Uniti spera comunque di usare la minaccia di ulteriori attacchi per convincere l'Iran a firmare un accordo che gli impedisca di sviluppare una bomba atomica. Un alto funzionario israeliano citato dal Wall Street Journal a condizione di anonimato ha detto che Trump potrebbe fare pressioni su Netanyahu affinché non colpisca l'Iran per preservare i colloqui diplomatici, ma Israele potrebbe non chiederebbe necessariamente un esplicito via libera americano prima di attaccare. Il portavoce del Pentagono Sean Parnell ha intanto confermato che un missile balistico iraniano ha colpito il 23 giugno scorso una struttura chiave per le comunicazioni militari statunitensi presso la base aerea di Al Udeid in Qatar. Nell'attacco è stata colpita una cupola geodetica che ospitava apparecchiature di comunicazione americane di sicurezza. Quello del Pentagono è il primo riconoscimento ufficiale da parte degli Stati Uniti dei danni alla base, che funge da snodo centrale per le operazioni americane nella regione. Il New York Times è intanto finito nel mirino di un'analisi condotta dal professor Eytan Gilboa dell'Università Bar-Ilan, in Israele, secondo il quale il giornale avrebbe "creato le condizioni ottimali per far aumentare l'antisemitismo" durante la sua copertura del conflitto scoppiato il 7 ottobre del 2023 con l'assalto di Hamas e la successiva rappresaglia israeliana contro la Striscia di Gaza. Esperti analisti dei media, citati dal Jerusalem Post, sostengono che, oltre agli editoriali, il giornale dovrebbe assumersi maggiori responsabilità rispetto alla crescente normalizzazione dell'antisemitismo attraverso le sue scelte di copertura. I dati esaminati dallo studio sostengono che la copertura mediatica del Nyt relativa ai palestinesi è stata più del doppio rispetto a quella dedicata a Israele e agli ostaggi.
(Adnkronos) - “Il sistema di formazione professionale è largamente sottoutilizzato dalle persone e dalle imprese. C'è una perdita di grandi opportunità, sia economiche sia di implementazione del capitale umano delle aziende. E’ un sistema che va migliorato e va promosso mettendo a fattor comune le migliori competenze di operatori privati e di soggetti pubblici”. Così Agostino Di Maio, neoeletto presidente di Assolavoro Formazione, intervenendo durante l’Assemblea pubblica di Assolavoro Formazione, oggi a Milano. L’incontro ha offerto l’occasione per analizzare i dati della ricerca 'Il mercato dei servizi per la formazione in Italia' condotta da Assolavoro DataLab, l’Osservatorio dell’Associazione nazionale delle agenzie per il lavoro, da cui emerge che il potenziale di crescita del settore è enorme: il mercato della formazione professionale per adulti ha generato nel 2022 un fatturato di oltre 3,2 miliardi di euro. “La formazione professionale nel mondo del lavoro - riflette Di Maio - è il vertice di una piramide rovesciata sul quale poggia tutto il mercato del lavoro. E’ fondamentale per l'aggiornamento delle competenze, per l’upskilling e il reskilling, per la riduzione delle transazioni, per il rapporto con la scuola e per la gestione delle pratiche fragili dei lavoratori, oltre che per ridurre il tasso di inattività, la vera piaga del nostro mercato del lavoro. La formazione serve sempre, in ogni fase, e oggi in Italia ci sono ampi margini di miglioramento”. Dall'incontro emerge una frammentarietà regionale quando si parla di formazione professionale. Un aspetto dovuto a “un'impostazione costituzionale che nell'attribuire alle Regioni la competenza esclusiva in materia di formazione professionale non favorisce l'adozione di standard uguali sul territorio nazionale", spiega Di Maio, che aggiunge: "Su questo lavoriamo proficuamente con molte Regioni e cerchiamo di condividere le buone pratiche. È un lavoro molto faticoso che potrebbe essere svolto con più efficacia”. Infine, il neoeletto presidente esprime la sua visione di Assolavoro Formazione, “un'associazione che raccoglie i migliori player sul mercato”. “La nostra formazione è orientata al placement. Il nostro contratto collettivo prevede che almeno il 35% dei discenti trovino un lavoro e riteniamo che il placement sia un elemento di qualità e di misurazione dell'efficacia della formazione, che dovrebbe essere anche estesa ad altri contesti”, conclude.
(Adnkronos) - “Spesso si pensa che sia l’Europa a imporre scelte ai Paesi membri, ma nel caso dell’economia circolare è accaduto il contrario: l’Italia ha tracciato per prima la strada, con esperienze concrete di raccolta differenziata, impianti industriali e filiere produttive che l’Unione ha inserito nelle proprie direttive e regolamenti, e che hanno anticipato gli obiettivi europei. Abbiamo una leadership internazionale che raccontiamo ancora troppo poco: il modello italiano dell’economia circolare è un esempio straordinario, da preservare e rafforzare per il futuro”. Questo il commento di Stefano Ciafani, presidente nazionale Legambiente, in occasione dell’Ecoforum 2025, tenutosi a Roma e organizzato da Legambiente, Nuova Ecologia e Kyoto Club.