(Adnkronos) - Il murale 'The Star of David' - Edith Bruck, opera dell'artista aleXsandro Palombo trova una nuova casa alla Fondazione Museo della Shoah di Roma. L'opera è stata svelata nel corso di un evento che ha visto la straordinaria partecipazione di Edith Bruck, testimone diretta della Shoah e voce fondamentale nella trasmissione della memoria storica. "A tutte le persone qui presenti un grande abbraccio. Io non odio nessuno, il mio cuore è come la Porta Santa", ha dichiarato. L’opera, che era stata vandalizzata lo scorso gennaio a Milano, rappresenta la scrittrice e poetessa Edith Bruck con la divisa a righe dei deportati nei lager nazisti mentre stringe con fierezza la bandiera di Israele. Dopo il murale che raffigura Liliana Segre e Sami Modiano, 'Anti-semitism, History repeating', acquisita a gennaio, la Fondazione Museo della Shoah accoglie un'altra opera dell'artista aleXsandro Palombo. 'The Star of David' - Edith Bruck è stata svelata oggi dal presidente della Fondazione Museo della Shoah Mario Venezia con la presidente dell'Ucei Noemi Di Segni, insieme al presidente della comunità ebraica di Roma Victor Fadlun e all'ambasciatore israeliano in Italia Jonathan Peled, oltre alla 93enne scrittrice. "Aver recuperato questa opera, anche se purtroppo è stata colpita e quindi non è più integra come prima, è estremamente importante perché costituisce una memoria", ha detto il presidente della comunità ebraica di RomaVictor Fadlun a margine dello svelamento dell'opera. "Oggi rispettare la memoria non vuol dire soltanto ricordare, ma è divenuta una vera e propria scelta politica; una scelta da che lato stare della storia". "Edith ha voluto partecipare a questo svelamento - racconta Mario Venezia - che fa seguito a questi atti di inciviltà e di vandalismo compiuti a Milano contro l'opera originaria che lì era stata esposta. L'artista, di fronte a questo atto di inciviltà, dietro nostra sollecitazione, ha deciso di ricostruire l'opera e donarcela. Quando l'ha saputo, Edith ha dato la propria adesione a questo nuovo svelamento proprio come atto di risposta civile a un atto di violenza, quindi una risposta civile, una risposta culturale, ma noi intendiamo far sentire la nostra voce. Esponendola qui fuori, oltretutto, diamo anche un segnale per i visitatori, per i passanti". Presente anche Maria Elena Boschi di Italia Viva, che ha voluto sottolineare come fosse "importante esserci, perché ogni atto di antisemitismo non può passare sotto traccia, non può essere sottovalutato, ma deve avere una reazione forte da parte di tutta la comunità italiana. L'atto vandalico che aveva rovinato l'opera originaria è stato un atto contro tutti noi, contro il genere umano: tutti dobbiamo sentirci coinvolti e colpiti in prima persona quando c’è un atto antisemita, quando c’è un atto contro la storia e la testimonianza di Edith Bruck ma in generale di chi ha vissuto l’olocausto". "L'antisemitismo in Europa è qualcosa che mi spaventa", così Edith Bruck nel corso del dialogo dopo lo svelamento dell'opera 'The Star of David' (VIDEO). "Stati Uniti, Germania, Ungheria, ma non solo, hanno rimosso. In Ungheria oggi insegnano che sono stati i tedeschi a portarci via: per qualsiasi nefandezza, sono stati loro. Ma sono stati gli ungheresi, i fascisti italiani. Hanno collaborato tutti in Europa, dire che hanno fatto tutto i tedeschi è gravissimo", ha spiegato. "Ditemi - ha proseguito Bruck - un Paese che ha fatto i conti col passato. L’uomo cancella facilmente i propri misfatti, li rimuove. Che mondo è quello dove muore un bambino? Quando accadde del Biafra, io non riuscii a mangiare. Oggi mangio, stiamo tutti peggiorando. Tutto il male degli altri riguarda anche noi, riflette sull’economia, sulle migrazioni, sulle fughe da quei Paesi. Ci riguardano. Ci sono nuove insofferenze, nuovi razzismi, oggi ricomincia tutto da capo. È molto triste". Poi la scrittrice e poetessa ha parlato dell'importanza di testimoniare ciò che aveva vissuto: "Quando siamo stati liberati, tornata in Ungheria, nessuno voleva ascoltarci. Volevo raccontare quel che avevamo visto: era incontenibile, quel veleno, quella rabbia che scoppiava dentro. E non c’erano orecchie umane che volessero ascoltare. Da lì ho iniziato a scrivere. Poi ho iniziato a testimoniare nelle scuole, dal 1959. Da lì non ho mai smesso più. Perché non basta mai, perché l’antisemitismo non finisce mai, è una cosa eterna che forse non verrà mai cancellata". "Non esiste al mondo che possa dimenticare. Innanzitutto, perché ho una memoria di ferro. Ma non puoi dimenticare - ha aggiunto - una cosa che fa parte della tua esistenza, un vissuto che non si fa dimenticare. Quello che ho visto e vissuto è per la vita, non soltanto la mia. Questa è una lezione per la vita. Auschwitz è per la vita. E io non voglio dimenticare neanche un giorno, neanche un minuto di quello vissuto. Per raccontare una cosa che non deve mai essere dimenticata, né deve capitare a nessun essere umano”. "Il negazionismo è un grande dramma. Primo Levi ha vissuto questo periodo negli anni ‘80. Parlai con lui quattro giorni prima che si suicidasse: 'Ti rendi conto che negano quello che abbiamo vissuto mentre siamo ancora in vita? Cosa succederà dopo?' Non ce l’ha fatta a reggere. Bisogna farlo: ripetere e raccontare questa terribile verità". Edith Bruck ha sottolineato che oggi non c'è un'altra Shoah e spera che non ci sarà mai. "Tutte le mostruosità del mondo ci riguardano, ma non si può paragonare nulla con la Shoah. E quando Papa Francesco, con cui ho un ottimo rapporto, ha parlato di genocidio, io sono stata la prima a protestare. Lui ha detto: 'Bisogna appurare se a Gaza eccetera…' No. Nulla assomiglia ed è paragonabile alla Shoah", ha dichiarato la scrittrice. "Non si può tacere - ha proseguito Bruck - su una mostruosità del genere, dove un milione di bambini vengono gettati in un forno. Certamente ci sono cose orrende anche oggi: purtroppo, con molta facilità, viene paragonato alla Shoah ciò che accade oggi. Ma non c’è un’altra Shoah, e spero che non ci sia mai, in nessuna parte del mondo. È stata una cosa unica nella storia. Nulla assomiglia a ciò che è accaduto".
(Adnkronos) - Un'ondata di colore, solidarietà e partecipazione sta attraversando la scuola primaria Leonardo Da Vinci di Milano grazie a 'Il bosco invisibile', un progetto promosso dall'associazione dei genitori 'Amici della Leonardo' e realizzato in collaborazione con l'associazione 'We Are Urban! Milano', che lo ha già portato a termine in quattordici scuole. L'obiettivo è semplice, ma potentissimo: migliorare la qualità dell’aria e degli ambienti scolastici ridipingendo tutte le 36 classi in uso nell’istituto con Airlite, una speciale pittura che purifica l’aria, elimina in modo permanente muffe e batterie migliora la vivibilità quotidiana. L’impresa sta coinvolgendo oltre 200 genitori e volontari, decisi a regalare, nei primi due weekend di aprile, tempo, energie, braccia e buona volontà per dipingere la scuola di oltre 700 bambini, che è anche un punto di riferimento per tutta la zona Città Studi con i suoi oltre 90 anni di storia. Il risultato atteso? Classi più sane, pulite e accoglienti per alunni e insegnanti: "Il bosco invisibile è un progetto che trasforma la scuola, ma anche la comunità che la abita -spiega il preside della scuola Leonardo Da Vinci, Antonio Re-. Non solo muri ridipinti, ma relazioni che si rafforzano, alleanze educative che crescono e un esempio concreto di cittadinanza attiva". "Vogliamo che sia prima di tutto un momento di aggregazione -spiega l'associazione genitori Amici della Leonardo, che ha coordinato il progetto e lo ha finanziato per la maggior parte-. Abbiamo messo a frutto le competenze di ognuno nell’organizzazione e abbiamo scommesso sulla volontà di reinventarsi pittori per qualche ora per la realizzazione. Abbiamo scoperto un forte senso di comunità che aspettava il progetto giusto per emergere". L’iniziativa viene realizzata con il supporto di Wau! Milano, associazione che promuove la cura del bene comune, comprendendo anche la risorsa 'aria', attraverso la partecipazione diretta dei cittadini. "Siamo felici di aver incontrato tutti gli studenti della scuola per un momento didattico che promuove la cultura del bene comune a partire dall’importanza di un elemento vitale che non vediamo e che non dovremmo sentire -commenta Andrea Amato, presidente di Wau! Milano-. Un progetto che deve essere spiegato per meglio comprendere il valore un gesto di volontariato che presenta molteplici aspetti positivi". Tra i sostenitori del progetto, anche YesMilano, l’agenzia di promozione del Comune, che ha abbracciato Il Bosco Invisibile come esempio virtuoso di integrazione e attivazione territoriale: "Abbiamo coinvolto la nostra rete di studenti internazionali, oltre 11.000 a Milano, per mostrare come i progetti di comunità siano uno straordinario ponte di integrazione -afferma la direttrice generale di YesMilano, Fiorenza Lipparini-. Il bosco invisibile è un modello da raccontare e replicare". Innamorata del progetto anche l’associazione Officine Rousseau (realtà educativa storicamente riconosciuta fra Milano e provincia come ex cooperativa Centri Rousseau dal 1968) che ha deciso di dare supporto al progetto Bosco invisibile degli Amici della Leonardo regalando due ore di attività nel parco della scuola per i figli dei volontari. Fondamentale anche il contributo degli sponsor e dei partner locali. Vittoria Pirovano di Leonardo Frontero-Frontero Case, ha scelto di sostenere con un contributo economico l’iniziativa: "Abbiamo creduto da subito nella forza di questo progetto. E' raro vedere così tanto entusiasmo, concretezza e impatto positivo in un’unica iniziativa. Era naturale volerla supportare". Anche i fornai di zona, da Viale Romagna a Piazza Piola, hanno voluto partecipare, donando teglie di pizza e focaccia per le giornate di pittura, mentre il Carrefour di via Spinoza ha offerto le bevande e gli snack per chi ha esigenze alimentari particolari, dimostrando la sua consolidata affinità elettiva con gli studenti di tutte le età che popolano Città Studi. Il progetto, realizzato nei primi due weekend di aprile,trasforma la scuola Leonardo Da Vinci in un esempio concreto di collaborazione tra famiglie, istituzioni, associazioni e attività del territorio. Un bosco invisibile che ha reso visibile la forza di una comunità unita.
(Adnkronos) - Cento team di giovani innovatori che lavorano su progetti con impatto sociale riceveranno borse di studio per sviluppare competenze e soluzioni che possano migliorare la resilienza e la sostenibilità dei sistemi alimentari, con particolare attenzione alle pratiche agricole rigenerative, alla mitigazione dei cambiamenti climatici e alle innovazioni in materia di sostenibilità degli imballaggi. L'obiettivo è aiutare, direttamente o indirettamente, 500mila persone. Sulla scia del successo di un progetto pilota lanciato in America Latina nel 2023, che ha coinvolto 20 giovani leader e di cui hanno beneficiato 130mila membri della comunità, Youth Impact: Because You Matter, iniziativa di Unesco e Nestlé, mira a espandere il suo impatto a livello globale, concentrandosi sulle sfide dei sistemi alimentari. Nestlé e l'Unesco sostengono, così, i giovani di età compresa tra i 18 e i 30 anni nello sviluppo e nel lancio di idee imprenditoriali che mirano a rendere la produzione, la lavorazione, il trasporto e il consumo di cibo più resilienti e sostenibili. Contestualmente, puntano a rafforzare le economie e a garantire tassi più elevati di occupazione giovanile. “Una forza lavoro altamente qualificata e un approvvigionamento di materie prime più resiliente sono essenziali per il successo a lungo termine di Nestlé - ha dichiarato Laurent Freixe, Ceo di Nestlé - Stiamo affrontando la sfida di nutrire una popolazione in crescita, lavorando al contempo sulle cause e sugli effetti del cambiamento climatico. Si tratta di sfide cruciali che richiedono azioni decisive. Ecco perché, per risolverle, stiamo sostenendo i giovani innovatori”. Youth Impact: Because You Matter fornirà ai beneficiari corsi di formazione e programmi di mentoring personalizzati in base alle loro esigenze e priorità. Queste attività formative saranno sviluppate in parte dalla Youth Entrepreneurship Platform (Yep) di Nestlé, che fungerà anche da hub centrale del programma di rafforzamento delle competenze, che durerà sei mesi. Il progetto si inserisce nella più ampia iniziativa Nestlé Needs Youth, che negli ultimi dieci anni ha aiutato dieci milioni di giovani ad accedere a opportunità economiche. Inoltre, rafforza l'impegno a lungo termine dell'azienda nei confronti dei giovani nell'ambito della sua rinnovata strategia, che prevede il sostegno ai ragazzi e alle ragazze per sviluppare entro il 2030 competenze che guardano al futuro, al fine di far crescere la prossima generazione di dipendenti e imprenditori agricoli e alimentari.