(Adnkronos) - Sulle forniture di gas dalla Russia si è rotta una tregua sostanziale che reggeva nonostante la guerra in Ucraina. I rubinetti di Mosca non si sono completamente chiusi finora per una reciproca convenienza, evidentemente più forte della reciproca intenzione di danneggiare il fronte nemico. Nonostante tutto, attraverso i gasdotti dell'Ucraina il gas è continuato a transitare e, in senso contrario, denaro occidentale è continuato ad affluire nelle casse russe. Fin dall'invasione del febbraio 2022, accanto al conflitto sul campo, si è sviluppata una guerra economica che ha fatto dell'energia un terreno per misurare le capacità di resistere, da una parte e dall'altra, a uno shock di sistema: l'isolamento della Russia dal mondo occidentale. Sono arrivate, in pacchetti successivi e sempre più stringenti, le sanzioni che hanno provato a raggiungere l'obiettivo dichiarato: indebolire Mosca al punto da rendere insopportabile lo sforzo bellico. L'obiettivo pieno non è stato centrato, per la capacità di Mosca di aggirare le conseguenze delle sanzioni. E' stato possibile grazie all'apertura ulteriore ai mercati orientali e al sostegno dei partner commerciali, dalla Cina all'India e alla Corea del Nord, ma anche per le scelte non completamente coerenti dell'Occidente, che ha consentito di tenere in piedi una serie di rapporti economici indiretti tramite le sue aziende e anche, è il caso del gas, di assorbire con meno affanno l'impatto di una integrale indipendenza energetica. Da una parte si sono chiusi i rapporti con Mosca, dall'altra si è provato a limitare i danni di una trasformazione che avrebbe avuto bisogno di più tempo per realizzarsi in maniera ordinata. La notizia di questi giorni, l'interruzione totale delle forniture di gas che dalla Russia arrivano in Europa tramite l'Ucraina, cambia lo scenario. E lo fa in due direzioni sostanziali che anche lo scambio di accuse sulla responsabilità, e la diversa interpretazione delle conseguenze, contribuiscono a rendere più evidenti. Sono due debolezze ulteriori che possono incidere sui prossimi sviluppi della guerra in Ucraina. Si acuisce ulteriormente la caratterizzazione dell'economia russa come un'economia esclusivamente di guerra, perché si ridimensiona ancora di più il contributo che arriva dal mercato dell'energia. In questo senso vanno le parole del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, convinto che ci si trovi di fronte "a una delle più grandi sconfitte di Mosca". Al netto della lettura di parte, un fondamento c'è. Perché Vladimir Putin e la Russia devono fare i conti con un'economia che si sta avvitando in una spirale fatta di inflazione fuori controllo e una crescita spinta solo dall'industria, acciaio e alluminio in testa, legata alla produzione di armi. Anche le parole riportate dalla Tass della portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, sono significative. "La responsabilità della cessazione delle forniture di gas russo ricade interamente sugli Stati Uniti, sul regime fantoccio di Kiev e sulle autorità degli Stati europei che hanno sacrificato il benessere dei loro cittadini in nome del sostegno finanziario all'economia americana". Sono parole mirate a indebolire ancora di più quello che resta del sostegno dell'opinione pubblica occidentale alla causa di Kiev. Anche in questo caso, al netto della propaganda, c'è da considerare il dato oggettivo dei costi legati alla difesa dell'Ucraina. E alla sensibilità diversa rispetto allo stesso dato. "L'interruzione del transito del gas attraverso l'Ucraina avrà un impatto drastico su tutti noi nell'Ue, ma non sulla Federazione Russa", è la valutazione del premier slovacco Robert Fico. L'interruzione di gas naturale russo verso l'Ucraina e i Paesi dell'Unione europea è, secondo il ministro degli Esteri polacco Radoslaw Sikorski, "una nuova vittoria dopo l'allargamento della Nato a Finlandia e Svezia". Il ritorno alla guerra del gas riporta ai mesi successivi all'invasione dell'Ucraina e può essere il segnale di una accelerazione verso una soluzione del conflitto. E' presto per sapere in quali tempi e a quali condizioni possa avvenire ma lo scenario appare nuovamente cambiato. (Di Fabio Insenga)
(Adnkronos) - "La formazione e il digitale sono essenziali per la crescita delle imprese. I risultati di Made, una realtà di eccellenza di cui tutti dobbiamo essere orgogliosi, sono un segnale importante". Lo dichiara all'Adnkronos/Labitalia Denis Tredese, chief innovation officer di Exlea, la edutech che ha lanciato per la prima volta centinaia di contenuti immersivi per il mondo delle scuole. Exlea è oggi tra le realtà che stanno innovando il mondo della formazione con la sua piattaforma immersiva multilingua Briedoo, che permette la visualizzazione di contenuti educativi e a supporto della didattica utilizzando visori o room immersive. Briedoo è stata presentata in anteprima all’Educatech Expo di Parigi, uno dei principali eventi a livello globale per le aziende che stanno innovando il mondo dell’istruzione. "Se è vero - spiega - che ridisegnare i modelli produttivi porta ad un aumento della produttività, farlo associando anche una formazione specializzata può dare un incremento ulteriore. Quello che vediamo nelle aziende che puntano sulla formazione , utilizzando anche strumenti come i visori, è una maggiore competitività e soprattutto una maggiore sicurezza. Grazie ai visori e alla realtà aumentata ad esempio si può creare un gemello digitale, una replica virtuale che permette di testare attività aziendali senza dover intervenire nel mondo reale evitando rischi e facilitando la formazione". "E' un modello - avverte - che vediamo funzionare bene anche nel mondo delle scuole, che grazie al Pnrr oggi hanno grandi strumentazioni tecnologiche. Oggi egizi, romani, guerre napoleoniche non saranno più vissute solo su carta ma tramite esperienze interattive che, grazie alla presenza di 'tag' (video, immagini e pdf) presenti all’interno di ogni contenuto, possono stimolare l’apprendimento ed essere di supporto all’insegnante per favorire la concentrazione dei suoi studenti". "Ma per far sì che la formazione sia continua e guardi anche al mondo dei futuri lavoratori che oggi sono nelle scuole quello che emerge dal nostro confronto quotidiano con gli insegnanti è che è fondamentale che il Ministero dell'Istruzione e del Merito aggiornare le linee guida nazionali sullo standard d’insegnamento degli insegnanti italiani, includendo competenze di alfabetizzazione digitale e sostenibilità. Contestualmente, vanno coinvolte le aziende nella mappatura delle lacune di competenze e nella progettazione di nuovi curricula. Un segnale emerso anche a livello globale nel B20 e nel G20 in Brasile", suggerisce Tredese che ha fatto parte anche della task force education del B20, il business forum del G20 brasiliano. "I progressi tecnologici - argomenta - richiedono ruoli lavorativi e modelli educativi adattabili. Progressi come la digitalizzazione, l'automazione e l'intelligenza artificiale vengono adottati più rapidamente che mai, rimodellando le aziende e richiedendo nuove competenze. Questo rapido progresso tecnologico sta accelerando l'obsolescenza delle competenze esistenti e mettendo alla prova l'occupabilità della forza lavoro. Di conseguenza, i modelli educativi e di formazione devono adattarsi continuamente per tenere il passo con le tecnologie in evoluzione". "Questo cambiamento tecnologico - afferma - si tradurrà in una crescita o un declino netto dei posti di lavoro nei diversi ruoli, sottolineando l'urgente necessità di dare priorità all'aggiornamento e alla riqualificazione sia della forza lavoro attuale che di quella futura. Accelerare l'innovazione in aree strategiche e promuovere lo sviluppo scientifico e tecnologico creando infrastrutture di ricerca e digitali condivise, coinvolgendo istituti di istruzione superiore e istruzione professionale con le aziende e aumentando e facilitando l'accesso ai finanziamenti governativi. E' importante preparare una forza lavoro resiliente e produttiva per il futuro del lavoro".
(Adnkronos) - Dall’energia solare alla produzione di idrogeno pulito. È questa la strada tortuosa su cui si è incamminato un gruppo di ricerca internazionale coordinato dalla Flinders University, in Australia, ottenendo risultati eccezionali. Gli esperti avrebbero infatti messo a punto un nuovo metodo che dall’energia immagazzinata nelle celle fotovoltaiche porta dritto alla scissione fotocatalitica dell’acqua, con una netta riduzione delle emissioni inquinanti. I risultati dello studio sono stati pubblicati su “The Journal of Physical Chemistry C”.