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(Adnkronos) - "Che cosa siamo, davvero? Non lo so. Ma siamo vivi, e questo basta. È un miracolo". A 87 anni Anthony Hopkins l'attore gallese con due Oscar che ha terrorizzato il mondo nei panni di Hannibal Lecter non sembra interessato alla gloria, ma al semplice fatto di esistere. "Ogni mattina mi alzo e penso: 'Ehi, sono ancora qui'. E ancora non me ne capacito". È con questa limpida meraviglia che Hopkins presenta la sua autobiografia, 'We Did OK, Kid', un viaggio intenso e spesso doloroso dentro la mente di un uomo che non si è mai sentito all'altezza, in uscita in contemporanea mondiale martedì 4 novembre (in Italia è pubblicata da Longanesi con il titolo "E' andata bene, ragazzino"). "Non posso prendermi il merito del mio successo", dichiara in un'intervista alla Bbc rilasciata nella sua casa a Beverly Hllls. "Non l'ho pianificato, non l'ho cercato. È solo accaduto. Fortuna, destino, chi lo sa?". Il piccolo Tony di Port Talbot, Galles del Sud, era il classico bambino che nessuno voleva in squadra. "Mi chiamavano 'testa d'elefante'. Gli insegnanti mi picchiavano, i compagni mi deridevano. Mi davano del cretino, e forse lo ero, ma nel mio modo". Quel senso di esclusione, racconta, "mi ha dato una rabbia che mi ha tenuto in vita. Volevo dimostrare qualcosa, anche se non sapevo bene cosa". Poi arrivò il teatro, ma anche lì Hopkins si sentiva un intruso. "Non mi adattavo allo stile britannico, troppo impostato. Io volevo vivere, non reggere una lancia in calzamaglia per tutta la vita". La svolta fu Katharine Hepburn, sul set de 'Il leone d'inverno' (1968): "Mi disse: 'Non recitare, dì solo le battute'. È stato il miglior consiglio della mia vita". Da allora, Hopkins ha fatto della sottrazione la sua arte. "Be still. Sii fermo. Non muoverti, non esibire la recitazione. Semplifica. È tutto lì". Così nacque Hannibal Lecter di 'Il silenzio degli innocenti' che ancora oggi fa tremare: sguardo fisso, voce ferma, un sussurro che taglia più di un urlo. "Ho letto poche pagine della sceneggiatura e ho capito subito: questo cambierà la mia vita. Ho il diavolo dentro, come tutti. So cosa spaventa la gente: la quiete". Quel sibilo dopo la battuta 'Mi mangiai il suo fegato con un bel piatto di fave ed un buon Chianti?'. "L'ho copiato da Bela Lugosi in Dracula. Una follia improvvisata. Il regista Jonathan Demme la tenne. E il resto è storia". Negli anni Settanta, però, dietro la maschera del talento si nascondeva l'abisso. "Ero perso. L'alcol mi aveva reso cattivo. L'ho pagata cara con chi mi voleva bene". Fino a quella notte del 1975, quando, ubriaco, si ritrovò a guidare in stato di blackout totale. "Avrei potuto uccidere qualcuno. Quando mi sono svegliato, ho capito che era finita. Ho chiamato per chiedere aiuto. E una voce dentro di me ha detto: 'È tutto finito. Ora puoi vivere'. Da allora non ho più toccato un goccio". Alle riunioni degli Alcolisti Anonimi l'attore scoprì qualcosa di inaspettato: "Eravamo tutti uguali. Tutti fuori posto. Persone che non si sentono mai a casa. E per la prima volta ho pensato: non sono solo". Nel libro, Hopkins affronta con onestà il dolore più profondo: l'estraneità con la figlia Abigail, nata dal suo primo matrimonio. "Ero un padre terribile. L'ho lasciata quando era piccola. È la mia ferita più grande". Durante le riprese di 'Re Lear' nel 2018, le parole del re che chiede perdono a Cordelia lo travolsero: "Quando Lear dice 'Le ho fatto del male', ho capito. Era come se lo dicessi a mia figlia. E ho pianto come non avevo mai pianto in vita mia". "Spero che lei sappia che la mia porta è sempre aperta", scrive ora. "Forse è troppo tardi, ma le parole, a volte, sanno ancora arrivare". Anche davanti all'attualità, Hopkins non filtra: "Nessuno può più avere un'opinione diversa. È follia pura. È fascismo. Se continuiamo con quest'odio, siamo morti". Poi, nell'intervista alla Bbc, si ferma, sorride e quasi si scusa per il tono accorato: "Ma sai, alla fine siamo solo di passaggio. Litighiamo per le idee, ma un giorno saremo tutti morti. Tanto vale darsi una calmata". Accanto alla moglie Stella Arroyave, l'attore ha trovato una serenità che lo sorprende. Ha perso due pianoforti negli incendi che hanno distrutto la sua casa di Los Angeles, ma non si lamenta: "Erano solo cose. Ne ricomprerò uno. O magari no". (di Paolo Martini)
(Adnkronos) - Grande successo per la prima edizione di Fine #WineTourism Marketplace Italy, il Salone italiano B2B organizzato da Riva del Garda Fierecongressi e Feria de Valladolid, dedicato al settore dell’enoturismo che si è concluso oggi al Quartiere Fieristico di Riva del Garda. Una due giorni che ha coinvolto 76 espositori italiani e internazionali, e 74 buyer provenienti da 24 Paesi; oltre 1.440 gli incontri di business mirati, l’89% dei quali nati da una preferenza reciproca tra domanda e offerta. Un ottimo risultato, frutto di un intenso lavoro di matching e selezione che ha confermato l'efficacia del format. "Siamo lieti di aver messo il nostro territorio - ha dichiarato il presidente di Riva del Garda Fierecongressi, Roberto Pellegrini - al centro della mappa dell'enoturismo europeo. Fine Italy non è solo una manifestazione di successo, ma un vero e proprio motore di sviluppo e di promozione del Trentino. Abbiamo dimostrato che l'enoturismo, se approcciato con un format business mirato e di respiro internazionale, è capace di qualificare ulteriormente la nostra destinazione, creando valore per tutte le filiere coinvolte". Soddisfazione anche tra i partner spagnoli. “Per noi è motivo di grande orgoglio - ha affermato il direttore generale di Feria de Valladolid, Alberto Alonso - aver avviato questo progetto insieme a Riva del Garda Fierecongressi e a tutti i partner che lo hanno sostenuto. Si tratta di una tappa significativa nei nostri 60 anni di storia, poiché per la prima volta abbiamo organizzato un evento al di fuori dei confini della Spagna. Ma, soprattutto, Fine Italy rappresenta il consolidamento di un’iniziativa che, fin dal 2020, si è distinta per il suo carattere pionieristico, favorendo l’apertura a nuovi mercati e contribuendo in modo concreto allo sviluppo dell’enoturismo europeo”. Patrocinato da Enit - Agenzia nazionale del Turismo, dal ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, dal ministero delle Imprese e del Made in Italy e dal ministero del Turismo, Fine Italy è stato il palcoscenico di incontro di tutto il settore del wine tourism. “Lo scorso anno - ha detto il ministro del Turismo, Daniela Santanchè, nel suo messaggio condiviso in occasione dell’inaugurazione dell’evento - abbiamo riconquistato il primo posto a livello mondiale nella produzione di vino, posizione che avevamo perso nel 2023, e il nostro export vinicolo ha raggiunto il traguardo degli 8 miliardi di euro di fatturato. Sempre più turisti stranieri scelgono l’Italia per il buon vino, e l’enoturismo genera un giro d’affari che si aggira intorno ai 3 miliardi di euro, in costante crescita. Questi risultati economici non sono solo motivo di orgoglio, ma testimoniano come il vino sia parte integrante della nostra cultura e del nostro modo di vivere”. Il ministro ha inoltre evidenziato come le esperienze enoturistiche siano sempre più richieste, trasversali e strutturate, capaci di integrare vino, aree rurali e piccoli borghi, e aprano così un canale aggiuntivo per la distribuzione e la destagionalizzazione dei flussi. Le ha fatto eco Alessandra Priante, presidente Enit-Agenzia Nazionale del Turismo, intervenuta con un videomessaggio, a sottolineare che “oggi l’enoturismo rappresenta un’importante occasione di crescita per le aziende vitivinicole italiane; ci troviamo di fronte a turisti consapevoli e molto motivati rispetto alla destinazione e, in tale contesto, l'enogastronomia è un volano fondamentale; strutturarsi per ricevere flussi turistici significa iniziare a capire il potenziale che questo comparto genera, basti pensare che negli ultimi dieci anni il turismo del vino in Italia è cresciuto del 176%”. Questa iniziativa è frutto di una collaborazione e visione condivisa anche con la Provincia autonoma di Trento. Roberto Failoni, assessore all’artigianato, commercio, turismo, foreste, caccia e pesca, intervenuto all’inaugurazione assieme all’assessore all’agricoltura, promozione dei prodotti trentini, ambiente, difesa idrogeologica e enti locali, Giulia Zanotelli, ha evidenziato che “la prima edizione dell’evento segna un momento significativo per il territorio e per l’intero settore dell’enoturismo". "Il Trentino si conferma luogo di incontro tra esperienze, culture e professionalità capaci di generare valore e promuovere la ricchezza dei paesaggi e delle tradizioni trentine; è una leva strategica per lo sviluppo economico e territoriale, perché unisce il saper fare delle imprese agricole alla bellezza dei luoghi, crea occupazione e promuove un modello di turismo davvero a 360 gradi”, ha aggiunto. La valenza strategica di questo settore è stata al centro degli interventi di Blanca Pérez-Sauquillo Lopez, direttrice dell’Ente Spagnolo del Turismo - Turespaña, e Silvio Rigatti, presidente di Garda Dolomiti. Entrambi hanno concordato sul fatto che il settore rappresenti un fattore chiave per la destagionalizzazione e un modello virtuoso di collaborazione tra pubblico e privato, essenziale per una crescita sostenibile e integrata del valore territoriale. In un momento in cui il mercato è in forte evoluzione, una manifestazione come Fine Italy può favorire da un lato lo sviluppo commerciale, dall’altro supportare le aziende italiane ad essere maggiormente pronte rispetto alle richieste dell’enoturismo internazionale. “Fine Italy - ha concluso Alessandra Albarelli, direttrice generale di Riva del Garda Fierecongressi - è una piattaforma professionale che l’enoturismo italiano merita per consolidare il suo percorso di crescita e rafforzare la competitività in un contesto globale in forte evoluzione. Un contenitore aperto e condiviso, nato dall’ascolto delle reali esigenze di chi, da anni, contribuisce allo sviluppo del settore. Il successo di questa edizione è dato proprio dal patto di fiducia e rispetto con l'intero sistema enoturistico italiano; una visione collaborativa che ha coinvolto attivamente tutti gli attori, dalle istituzioni alle associazioni di filiera, la vera chiave di volta per la crescita integrata e duratura di tutto il comparto”.
(Adnkronos) - “Oltre alla transizione energetica, questo decennio è interessato dalla transizione idrica. Insieme a Intesa Sanpaolo, oggi, presentiamo due importanti novità nell’ambito del nostro accordo: il secondo report congiunto del Centro Studi Acea - Intesa Sanpaolo, che parla dell'acqua e sensibilizza sul suo utilizzo nella filiera agroalimentare, e l’annuncio del primo corso in Italia sui water manager”. Sono le parole di Marco Pastorello, Chief Transformation Officer del Gruppo Acea, in occasione dell’incontro ‘Acqua, una risorsa strategica per l’impresa sostenibile’, organizzato da Intesa Sanpaolo e Acea a Roma nell’ambito della collaborazione tra le due realtà a sostegno del settore idrico. “Per noi è molto importante che la sensibilizzazione che deve essere fatta sul tema della risorsa idrica coinvolga tutti gli operatori economici e finanziari del Paese. Infatti, da ormai un anno, siamo impegnati con Intesa Sanpaolo per portare queste tematiche sui tavoli istituzionali delle imprese e ne stiamo parlando al World Economic Forum”, conclude Pastorello.