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(Adnkronos) - “In questo momento abbiamo un calo demografico che ci dice che una buona parte dell'offerta formativa che noi stiamo organizzando rischierebbe di non avere un bacino di utenza. Pertanto, la prima cosa che dobbiamo fare per le università è internazionalizzarle”. Sono le dichiarazioni di Anna Maria Bernini, ministro dell'università e della ricerca, in occasione di Codau 2025, il XXII convegno annuale dei Direttori generali delle Amministrazioni Universitarie, che affronta la tematica della coopetizione universitaria, la strategia per cui si collabora in modo da ottenere benefici comuni in alcune aree pur continuando a competere in altri ambiti. Internazionalizzare significa: “chiamare studenti anche da fuori dall'Italia e fare in modo che vengano resi loro dei servizi di qualità come il servizio in lingua - spiega il ministro - ed è opportuno che si creino dei gemellaggi, delle confederazioni e delle federazioni fra università che hanno lo stesso obiettivo: rappresentare un unicum su un territorio molto spesso disagiato, dove è più difficile per gli studenti garantire una presenza. Occorrono, quindi, nuovi modelli formativi, modelli federati e soprattutto l’utilizzo delle nuove tecnologie da parte delle università tradizionali per rispondere a una richiesta, che è sempre più forte, di formarsi in presenza e a distanza”. “Il Codau è la colonna portante dell'università. Tutte le volte in cui ci sono stati dei cambiamenti, il Codau è sempre stato il primo comunicatore del cambiamento: ha contribuito e partecipato ad affrontare momenti di grande difficoltà. Noi ora ci ricordiamo il Covid, ma ce ne sono stati tanti altri - sottolinea - Per me è molto importante che il personale tecnico amministrativo e bibliotecario segua, insieme agli studenti e ai professori, quel processo di internazionalizzazione che è fondamentale per la vita e la longevità futura della nostra università e della nostra grande qualità di offerta formativa”. “Pertanto, dovranno internazionalizzarsi non solamente professori e studenti, ma anche e soprattutto i front face, quelli che per primi affrontano i problemi e li risolvono in nome e per conto dell'università italiana e a vantaggio degli studenti, cioè i rappresentanti del Codau”, conclude Bernini.
(Adnkronos) - Cibo, longevità, studi scientifici che legano fertilità, salute del mare, pesca sostenibile e dieta mediterranea come patrimonio vivo e universale. Questo l'universo di Sara Roversi, presidente del Future food institute (Ffi) e fondatrice del Paideia Camp che, in occasione Climate Week Nyc 2025, incontro globale dedicato all’azione climatica, metterà in evidenza come il cibo, la cultura e il patrimonio vivente possano agire come leve trasformative per affrontare la crisi climatica e plasmare un futuro più resiliente e pacifico. In un momento in cui le crescenti emergenze climatiche e l’insicurezza alimentare minacciano persone e pianeta, Ffi considera la Climate Week come un momento di bilancio: per valutare i progressi, rinnovare gli impegni e creare nuove alleanze per un cambiamento sistemico. "Come Future food institute - spiega all'Adnkronos/Labitalia - parlerò del modello Pollica 2050 e del Future Lands, che trasforma territori marginali e ad alto potenziale in hub bioregionali di resilienza, co-progettati con governi locali, società civile e istituzioni scientifiche. Il Future food institute presenta appunto Pollica come laboratorio vivente e hub di innovazione futura". "Oltre la nutrizione - afferma - la Dieta mediterranea rappresenta un quadro culturale, ecologico e di longevità: un modello concreto per salute, resilienza climatica e sicurezza alimentare. Con il Longevity Algorithm e i progetti Lafa e Hohli, in sinergia con la 1.5°C Global Roadmap della Fao, Pollica guida la cooperazione globale su agricoltura rigenerativa, sicurezza nutrizionale e politiche alimentari sostenibili. Attraverso Lafa, con un’analisi approfondita degli stili di vita e delle abitudini alimentari, stiamo sviluppando un autentico 'algoritmo della longevità e della fertilità'. Non solo questo progetto favorisce vite più sane e longeve, ma evidenzia la profonda connessione tra la salute degli ecosistemi e quella umana. Il nostro obiettivo è rendere questo modello un punto di riferimento per decisori politici e nuove generazioni, affinché i principi delle nostre comunità emblematiche possano ispirare soluzioni globali e trasformare la sostenibilità in un valore condiviso universalmente". "Presenterò manifesti e framework - sottolinea - pensati per accelerare la transizione, fondati sui principi di ecologia integrale, educazione e cooperazione. Tra questi il Regen Cities Manifesto, sviluppato con Tokyo Tatemono, che propone un nuovo paradigma per progettare le città come ecosistemi di vita, integrando cibo, cultura, ecologia e partecipazione civica. In parallelo, verrà celebrato il 15° anniversario della Dieta Mediterranea come modello vivente di cultura e sostenibilità, mentre le nuove generazioni avranno un ruolo da protagoniste attraverso il programma Climate Shapers. Insieme, queste iniziative riaffermano l’impegno di Ffi alla Climate Week Nyc: allineare tradizione, innovazione e leadership giovanile nella creazione di soluzioni sistemiche per clima, salute, sicurezza alimentare e pace". "Il cibo - avverte - non riguarda solo ciò che mangiamo: è il tessuto connettivo tra clima, salute, pace e cultura. Alla Climate Week vogliamo sottolineare che il momento del cambiamento è ora, e che ripensare i sistemi alimentari è una delle leve più immediate e di impatto per garantire la salute del pianeta e la sicurezza delle persone. In particolare stiamo lavorando su due progetti: uno con l'Università di Salerno e uno con l'Università della Basilicata. Entrambi hanno come territorio di sperimentazione di studio e ricerca proprio Pollica".
(Adnkronos) - ''Parlare di agricoltura significa parlare di ecosistemi, e per questo fin dall’inizio ci è sembrato fondamentale costruire un percorso che coinvolgesse tutti gli attori della filiera''. Così Alex Giordano e Teresa Del Giudice hanno presentato a Campania Mater, in corso al Palazzo Reale di Napoli, il volume dedicato al “Modello Campania”, frutto di un lavoro di ricerca e di confronto che ha messo insieme Istituzioni, imprese, accademia e territori. L’iniziativa, avviata mesi fa con il sostegno dell’assessore regionale all’Agricoltura Nicola Caputo, ha avuto l’obiettivo di trasformare la Campania in un laboratorio di buone pratiche, capace di valorizzare le eccellenze ma anche di affrontare con realismo le criticità. ''Non volevamo un modello calato dall’alto – hanno spiegato Giordano– ma un lavoro condiviso, fatto con gli agricoltori, con le imprese, con le associazioni e con i territori. Solo così si può creare un ecosistema reale, che tenga insieme produzione, ricerca, innovazione e comunità locali''. Il percorso ha visto la partecipazione attiva di 160 attori diversi: agricoltori, imprenditori, ricercatori, associazioni di categoria, funzionari pubblici e rappresentanti delle istituzioni. ''La cosa più sorprendente – ha dichiarato Teresa Del Giudice – è stata constatare quanto fosse facile costruire un ecosistema se esiste un’istituzione pubblica che svolge il ruolo di attivatore. La Regione Campania ha avuto questa funzione, creando le condizioni per un confronto paritario e aperto''. Dal confronto è emersa una visione dell’agricoltura campana come patrimonio strategico, non solo per l’economia ma anche per l’identità e l’immagine internazionale della regione. ''Le eccellenze agroalimentari – hanno ricordato Del Giudice – sono già bandiere del Made in Italy nel mondo. Il nostro compito è rafforzare questa forza identitaria e, allo stesso tempo, affrontare i nodi ancora irrisolti: dalla frammentazione produttiva alle difficoltà delle aree interne, fino alla necessità di innovare e diversificare i modelli di business''. Il libro presentato a Campania Mater non è dunque soltanto un’analisi, ma anche un manifesto per il futuro: un documento che raccoglie esperienze, proposte e visioni, con l’obiettivo di orientare le scelte politiche e imprenditoriali dei prossimi anni. ''Il cambiamento o è condiviso, o semplicemente non avviene – ha ribadito Del Giudice –. La sfida è costruire un’agricoltura multifunzionale, capace di creare valore aggiunto, attrarre giovani e restituire vitalità anche alle aree più fragili, oggi a rischio spopolamento''. Concludendo il loro intervento, Giordano e Del Giudice hanno sottolineato come Campania Mater sia già un primo risultato concreto: ''Questi due giorni dimostrano che esiste una volontà reale di fare rete e di guardare all’agricoltura non solo come produzione, ma come sistema che tiene insieme ambiente, economia, cultura e comunità. È da qui che può nascere davvero un modello Campania, capace di parlare all’Italia e al mondo''.