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(Adnkronos) - Jannik Sinner sfida oggi, domenica 18 maggio, Carlos Alcaraz nella finale degli Internazionali d'Italia 2025 per il titolo e per un assegno non indifferente. In carriera, Sinner ha incassato quasi 40 milioni di dollari di soli premi. Nella stagione attuale, caratterizzata da 3 mesi di stop, si è aggiudicato 2,1 milioni grazie al trionfo agli Australian Open. Il tennista azzurro oggi affronta lo spagnolo nell'ultimo atto del Masters 1000 di Roma dopo aver eliminato, rimontando, Tommy Paul in semifinale, mentre Alcaraz ha superato Lorenzo Musetti. Dopo i tre mesi di squalifica per il caso Clostebol, Sinner ha quindi l'occasione per tornare a vincere nel torneo 'di casa'. Ma quanto guadagnerebbe Jannik in caso di successo? Con l'accesso alla finale degli Internazionali d'Italia Sinner si è già garantito una buona fetta del montepremi messo in palio dall'organizzazione del torneo per il tabellone maschile. Ecco i premi garantiti alle tenniste in base ai risultati nel Masters 1000 di Roma: Primo turno: € 20.820 Secondo turno: € 30.895 Terzo turno: € 52.925 Ottavi: € 90.445 Quarti: € 165.670 Semifinale: € 291.040 Finalista: € 523.870 Campione: € 985.030 Sinner, dunque, è già sicuro di intascare oltre 523mila euro, ma potrebbe superare i 985mila in caso di vittoria contro Carlos Alcaraz.
(Adnkronos) - Smact competence center ha chiuso il 2024 con ricavi per 10 milioni di euro (di cui 1,4 di contributi erogati dal Mimit), triplicando il dato dei 3 milioni di euro registrato nel 2021, anno di subentro dell’attuale governance. Dati positivi anche sul fronte della redditività, con un ebitda caratteristico pari a 1,5 milioni. Nel business plan da poco approvato Smact punta ad una sostenibilità di medio termine, anche oltre la fine dell’attuale ciclo di finanziamento legato al Pnrr e prevede un’ulteriore crescita dei ricavi a 15 milioni di euro, e della redditività a 1,9 milioni, al termine dell’anno in corso. Il competence center del Nordest chiude dunque un anno con risultati che ne rafforzano la capacità di mettere a sistema le eccellenze 4.0-5.0 e di creare meccanismi virtuosi di 'contaminazione' tra provider di tecnologie, end user, atenei e centri di ricerca. "I risultati raggiunti sono il frutto di un modello di business orientato alla concretezza e alla sostenibilità" dichiara Massimo Guglielmi, presidente di Smact competence center. "Smact è cresciuta grazie all’opportunità del Pnrr, ma la solidità raggiunta ci consente di guardare ai prossimi anni con ottimismo e di puntare a generare ancora più valore per i nostri partner. Smact sta sempre più trovando un suo ruolo come aggregatore di un ampio ecosistema di innovazione che in esso trova le opportunità di collaborare sia dal punto di vista tecnologico che nella costruzione di proposte a valore aggiunto per il mercato". "Il 2024 - spiega dichiara Matteo Faggin, direttore generale di Smact - ha rappresentato un anno di significativa crescita per Smact, non solo in termini di solidità finanziaria, ma soprattutto per l'impatto concreto che stiamo generando sul tessuto imprenditoriale. Il numero crescente di progetti di innovazione e di servizi di consulenza dimostra quanto sia sentita da parte delle imprese, soprattutto le pmi, l'esigenza di rivolgersi ad una realtà super-partes per avviare percorsi di transizione digitale e ambientale. Smact, insieme ai suoi partner accademici e tecnologici, è in grado di rispondere a queste necessità con competenza e proponendo soluzioni efficaci, assistendo le imprese nel proprio percorso di evoluzione tecnologica, ciascuno necessariamente unico". Le attività e i servizi offerti da Smact alle imprese crescono di pari passo con i risultati che ne certificano la solidità finanziaria. Le aziende partner dell’ecosistema Smact hanno superato quota 100. Nel solo 2024 sono stati avviati progetti di ricerca, sviluppo e innovazione, che hanno coinvolto università e partner tecnologici, per un valore di 4,5 milioni di euro, mentre i servizi di consulenza hanno generato 2,8 milioni di euro, servendo più di 200 imprese. A questo si affianca l’offerta formativa: nell’anno a bilancio sono stati erogati 50 corsi del valore di 800mila euro, per un totale di 1.800 ore di formazione. Il tutto grazie ad un team cresciuto nel tempo fino a toccare le 27 unità, con 14 nuovi ingressi nel 2024. Sul fronte del cofinanziamento di progetti di ricerca e sviluppo sperimentale con fondi Pnrr Smact ha avviato nell’ultimo triennio un totale di 98 progetti, di cui 39 nel 2024, coinvolgendo 111 aziende (55 grandi, 17 medie, 39 piccole o micro) e 10 diverse università e centri di ricerca, attivando collaborazioni con 77 gruppi di ricerca. In totale sono stati erogati 14,6 milioni di euro di cofinanziamento, di cui 12,7 negli anni 2023-24. Nel 2024, inoltre, Smact si è attivata su tre progetti europei, Guardians e Teapots, dedicato alle imprese dell’agrifood, e Friend Europe, focalizzato sull’internazionalizzazione delle imprese. Proprio l’ecosistema Smact, e la sua capacità di generare valore per le imprese italiane, è stato al centro dell’evento che il competence center ha organizzato martedì 13 maggio al centro culturale Altinate San Gaetano di Padova dal titolo 'Open innovation: la sfida per l’evoluzione delle imprese'. Un incontro pubblico e istituzionale pensato per mettere attorno allo stesso tavolo stakeholder nazionali, imprese, enti di ricerca e istituzioni per discutere insieme il futuro dell’innovazione. L’appuntamento è stato un momento di confronto strategico su sfide, opportunità e visioni condivise per potenziare il ruolo delle tecnologie innovative come leva di sviluppo aziendale. All’evento sono intervenuti, tra gli altri, Valentino Valentini, viceministro del Mimit, Daniela Mapelli, Rettrice dell’Università di Padova, Elena Donazzan, vicepresidente commissione per l’Industria, la ricerca e l’energia del Parlamento Europeo, Gianluigi Rozza, presidente del Consiglio di Sorveglianza di Smact, e Antonio Santocono, presidente Unioncamere del Veneto. L’incontro è stato moderato da Luca Barbieri, giornalista e co-founder di Blum.
(Adnkronos) - “L’Osservatorio Appalti Verdi mostra una situazione italiana in progressivo miglioramento. Quello che ci mostrano i dati mette in evidenza come tutte le stazioni appaltanti e chi si occupa di Green Public Procurement stia progressivamente conoscendo non soltanto di cosa si parla, ma sia piano piano in grado anche di implementarlo". Lo ha dichiarato Eleonora Di Maria, professoressa ordinaria del Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali dell’Università di Padova, in occasione della presentazione del Rapporto di Legambiente e Fondazione Ecosistemi, nel corso del XIX Forum Compraverde Buygreen, presso il WeGil di Roma. "Esistono naturalmente delle luci e delle ombre, perché se da un lato ci sono dei contesti, in particolare delle pubbliche amministrazioni, che conoscono molto bene questi strumenti e riescono a implementarli, grazie in particolare anche al fatto di aver investito in una figura come quella del responsabile del Gpp all’interno della propria organizzazione, dall’altro ci sono comunque una serie di elementi che riguardano, per esempio, la mancanza ancora di una conoscenza piena di come questo strumento può essere applicato o, in alcuni casi, anche una difficoltà di incontrare poi sul mercato quella che è la risposta, soprattutto da un punto di vista delle imprese", ha spiegato. In questo caso, quindi, "emerge sempre più la necessità di una formazione, di un accompagnamento che può essere fatto anche a livello collettivo, scambiandosi le pratiche, e allo stesso tempo anche la necessità di investire in modo più chiaro su un percorso di allargamento di quello che è il contesto dell’applicazione dei Cam Quindi, riuscire in qualche modo a valorizzare sempre di più quelli che sono i percorsi anche che le imprese, che il mondo degli operatori economici, è in grado di affrontare, riuscendo poi nel tempo a far sì che i Cam possano applicarsi in contesti sempre più ampi e quindi favorire questo processo di transizione verso la sostenibilità, che anche il mondo degli appalti verdi può essere in grado di assicurare”.