INFORMAZIONIMargherita Acierno |
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(Adnkronos) - Stare seduti troppo tempo sul water per espletare bisogni fisiologici fa male alla salute. In un'era dominati dagli smartphone, compagni di 'avventura' di molte persone anche in bagno, arriva il warning dei medici: sessioni prolungata sul water non sono l'ideale, anzi. Ad accendere i riflettori sulla abitudine pericolosa è il professor Lai Xue, chirurgo colorettale Texas Southwestern Medical Center. "Quando i pazienti si presentano da me e lamentano problemi -dice come riferisce la Cnn- uno degli aspetti principali su cui dobbiamo soffermarci è il fatto di passare molto tempo in bagno". Le soste prolungate possono provocare danni alle emorroidi e indebolire il pavimento muscolare pelvico. Secondo il professor farah Monzur, direttore del Centro per le malattie infiammatorie dell'intestino alla Stony Brook Medicine di Long Island, il 'pit-stop' sul water dovrebbe durare in media 5-10 minuti. Non di più, altrimenti iniziano i problemi. La posizione assunta sul water può costringere l'organismo ad uno sforzo supplementare per pompare sangue verso il cuore. La forma comune dei sanitari, inoltre, tende a comprimere i glutei e spinge il retto in una posizione innaturale, più in basso rispetto a quella ad esempio che si assume sul divano, con potenziali effetti anche sulla circolazione. "Il sangue arriva ma non riesce a tornare indietro", sintetizza il professor Xue. Le vene e i vasi sanguigni nella regione anale tendono a dilatarsi, con un aumento del rischio di emorroidi. Lo smartphone diventa un fattore in grado di incrementare rischi e danni. Le pause al bagno diventano lunghe o lunghissime "e questo non è per niente salutare per gli organi e per il pavimento muscolare", con una maggior propensione - in prospettiva - a prolassi rettali. La soluzione più semplice, ovviamente, è lasciare il cellulare fuori dal bagno e limitare anche la presenza di libri o riviste. "Non si deve entrare in bagno con l'idea di passarci molto tempo, altrimenti è inevitabile portarsi qualcosa che tenga la mente occupata. La sosta sul water va resa il meno interessante possibile", dice il professor Monzur. Per rendere la pausa 'rapidamente proficua' è utile bere acqua, almeno 2 litri al giorno, e seguire una dieta ricca di fibre. Se proprio il risultato non arriva, dopo 10 minuti i medici consigliano di alzarsi e camminare un po'. Ovviamente, evidenziano i medici, eventuali problemi cronici legati all'evacuazione devono essere oggetto di esami e controlli per verificare la presenza di patologie.
(Adnkronos) - Ecco le 'Le best practice del Global Welfare in Italia', a cura di Stefano Castrignanò, Direttore dell’Osservatorio Italian Welfare. La presentazione del libro ha avuto luogo in occasione del Global Welfare Summit, evento che ha riunito aziende, esperti e player di settore per discutere delle migliori pratiche del welfare e della loro applicazione nel contesto italiano. Il volume, frutto di un’accurata ricerca e analisi, offre una panoramica delle strategie più efficaci adottate in Italia per promuovere il “benessere globale” e migliorare la qualità della vita dei lavoratori, sottolineando l’importanza di un approccio integrato e innovativo al welfare. Il welfare aziendale, oggi, rappresenta un settore in grande espansione. Nonostante ciò, ancora si fatica a comprendere in cosa esattamente esso consista e quanto l’adozione di buone pratiche di welfare impatti sul benessere del singolo lavoratore-cittadino. 'Le best practice del Global Welfare in Italia' presenta un nuovo modo di intendere il welfare, non più come semplice misura di sostegno al reddito ma, in un’accezione più ampia, 'globale', lo racconta come un modo per influenzare, in positivo, la vita di ognuno di noi, a 360°. Il libro raccoglie i contributi di Daniele Amati, Giulia Bedini, Stefano Bottaro, Laura Bruno, Claudia Chiaraluce, Chiara D’Agnese, Alessandro D’Avolio, Giulia Dalla Nora, Luca De Santis, Andrea Del Chicca, Francesca Fossi, Claudio Angelo Graziano, Luca Grazioli, Beatrice Lanciotti, Raffaella Maderna, Alessandra Malta, Claudio Marras, Enrico Martines, Marco Morbidelli, Pietro Paolo Origgi, Giacomo Piantoni, Cristiana Polloni, Donatella Pugliese, Clara Rocca, Alessandro Rusciano, Alessia Ruzzeddu, Daniel Thomas Seacombe, Carla Serafini, Luca Trevisan, Claudio Varani, Giuseppe Venier, Marco Verga. Gli autori raccontano, all’interno del volume, le loro “buone pratiche” aziendali, portando il lettore a sviluppare una nuova sensibilità attorno ai temi del welfare e a comprendere quanto esso sia importante tanto per il singolo quanto per la tenuta del sistema Paese. Attraverso questo viaggio nelle best practice del welfare aziendale, il libro vuole essere occasione di riflessione per imprese, parti sociali, operatori e istituzioni affinché l’adozione di politiche di welfare diventi vettore per raggiungere il “benessere globale” delle persone. "'Le best practice del Global Welfare in Italia' è un racconto che viene dalla voce di chi, ogni giorno, lavora per fare del welfare aziendale una leva decisiva per il benessere delle persone. Le realtà coinvolte e le buone pratiche narrate all’interno del volume vogliono incentivare l’adozione di un concetto di 'benessere globale' del lavoratore-cittadino. In un Paese con una popolazione sempre più anziana e numerose nuove sfide sociali, l’auspicio è che sempre di più le politiche di welfare divengano vettore di sostenibilità e coesione”, spiega Stefano Castrignanò, direttore Osservatorio Italian Welfare. Stefano Castrignanò, direttore dell'Osservatorio Italian Welfare. Autore di numerose pubblicazioni scientifiche, è docente nei master executive di diverse Università e Business School e collabora con il Dipartimento di Scienze Statistiche dell’Università “La Sapienza” di Roma. È vicepresidente del fondo pensione Telemaco e consigliere di amministrazione del fondo pensione Astri. È consigliere di amministrazione di Open Venture Spa – società di venture capital. Ricopre l’incarico di direttore generale del fondo pensione dei dirigenti delle società del gruppo RAI e del fondo pensione dipendenti Autobrennero Spa.
(Adnkronos) - “Negli ultimi anni, purtroppo, abbiamo assistito ad uno spaventoso peggioramento delle condizioni dell'insicurezza alimentare globale per effetto di tre grandi criticità: l'impatto dei conflitti, l’effetto del cambiamento climatico e situazioni assolutamente impreviste e straordinarie come la pandemia”. Lo sottolinea all’AdnKronos Maurizio Martina, direttore generale aggiunto della Fao, l'organizzazione delle Nazioni unite per l'alimentazione e l’agricoltura, a proposito della 19esima edizione del Ghi, l’Indice globale della fame curato ogni anno da Cesvi, l’organizzazione umanitaria italiana. “Soprattutto nei paesi in via di sviluppo, siamo impegnati a lavorare con le istituzioni e con i governi all’implementazione di progetti concreti che riescano a gestire meglio la resilienza delle comunità locali - spiega Martina - Per farlo, è fondamentale impegnare più risorse finanziarie da parte dei Paesi più forti verso i Paesi più fragili, per fare in modo che questi progetti, che si focalizzano su diverse aree strategiche, possano appunto essere implementati”. “Parlo di gestione dell'acqua, di gestione delle crisi climatiche, di trasformazione dei sistemi allevatoriali e di altri interventi fondamentali al servizio delle comunità locali, come la forestazione e le politiche per la pesca sostenibile. Non è facile, ma questo è il nostro compito fondamentale oggi - aggiunge il vice direttore generale della Fao - Stiamo lavorando anche nella Striscia di Gaza in condizioni difficilissime, grazie anche al contributo del Governo italiano attraverso l'iniziativa ‘Food for Gaza’. Fino a qualche mese fa 400.000 persone anche nella Striscia di Gaza vivevano sostanzialmente di agricoltura e di allevamento domestici. Il nostro compito è quello di provare a supportare queste realtà con attività di emergenza, per fare in modo che non si distrugga completamente anche questa agricoltura di sussistenza, che ha sempre dato una mano alla sicurezza alimentare di quel territorio e di quelle comunità. Speriamo di poter lavorare di più e meglio, anche a partire dai prossimi giorni, ma la situazione è estremamente complicata”. “Oggi solo il 4% circa dell'intera finanza climatica mobilitata nel mondo è destinata alla trasformazione dei sistemi agricoli alimentari. È troppo poco, se noi vogliamo in futuro dei sistemi agricoli alimentari più resilienti, più sostenibili, abbiamo bisogno di mobilitare innanzitutto più risorse finanziarie per sostenere questa trasformazione - conclude - Dalla prossima Cop 29 noi ci aspettiamo un'accelerazione degli impegni operativi concreti. Si sono dette tante cose, si sono assunti anche importanti impegni generali. Ora bisogna concretizzarli il più rapidamente possibile. Più noi perdiamo tempo più rischiamo di distruggere una parte dei nostri sistemi agricoli alimentari”.