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(Adnkronos) - Tra poesia, rock'n'roll e ironia sorniona, è partito ieri sera da Vigevano il Brunori Sas Tour 2025, una full immersion in 8 date nell’immaginario del cantautore calabrese. Tra i protagonisti assoluti della 75esima edizione del Festival di Sanremo, che l’ha visto conquistare il terzo gradino del podio e aggiudicarsi il Premio Sergio Bardotti per il Miglior Testo con il brano “L’albero delle noci”, Brunori Sas è pronto ora a portare tutto il suo mondo di cantautore sui palchi dei principali palasport italiani. Prodotto da Vivo Concerti, il tour segna l’atteso ritorno dal vivo di Dario Brunori a distanza di tre anni dall’ultima avventura nei palazzetti, nonché la primissima occasione per ascoltare live - insieme ai grandi classici di una carriera lunga più di quindici anni - i brani del nuovo progetto discografico “L’albero delle noci”, pubblicato il 14 febbraio per Island Records e forte di un debutto ai vertici delle classifiche Fimi e nella top10 degli album più ascoltati al mondo su Spotify. Proprio intorno al nuovo album è costruita la scaletta, un viaggio lungo 23 canzoni che abbraccia anche tutto il repertorio dell'artista, riarrangiato per l’occasione con una band di 8 elementi, tra cui una piccola sezione fiati: Stefano Amato (basso elettrico, violoncello e mandola contralto), Dario Della Rossa (pianoforte, piano elettrico, sintetizzatori), Simona Marrazzo (voce, solina, percussioni), Mirko Onofrio (sax alto, flauti traversi, clarinetto basso, vibrafono, synth, cori), Max Palermo (batteria e percussioni), Luigi Paese (tromba e flicorno soprano), Gianluca Bennardo (trombone e flicorno baritono) e Lucia Sagretti (violino, viella, voce, theremin), con la direzione musicale di Riccardo Sinigallia. Spaziando tra momenti intimi e toccanti - tra gli altri, un intenso ricordo di famiglia sulle note di 'Per non perdere noi' - e sezioni dal tiro più trascinante e rock’n’roll, lo show mette al centro assoluto la musica, la condivisione e l’alchimia tra gli strumenti, senza effetti speciali o trovate sceniche fini a sé stesse. E Dario Brunori non manca di intervenire tra un brano e l'altro, con la sua proverbiale ironia, in un dialogo con il pubblico, che si snoda tra richieste e risate. Brunori Sas Tour 2025 è rappresentare le canzoni per come sono state concepite, senza sovrastrutture e senza sequenze: tutto è suonato interamente dal vivo, in omaggio alla musica nella sua essenza più pura, dove la dimensione live restituisce tutta l’autenticità delle esecuzioni, con le loro sporcature e imperfezioni. Il palco - dalla forte carica evocativa - omaggia le geometrie del concept grafico, dove l'arredo è fatto da una vera e propria distesa di cavi, strumenti e amplificatori: un ambiente caldo, avvolgente e coinvolgente, ideale per l'abbraccio tra musicisti e pubblico fin dai primi istanti, quando dopo l’inizio con le luci di sala ancora accese e Dario sul palco in solitaria per tutto il primo brano (Il pugile), la band fa il suo ingresso. Partendo dall’idea di dare una connotazione quasi teatrale all’allestimento, giocando con gli elementi scenografici per ricreare una sorta di carillon-teatro nel contesto dei palasport, i light & stage designer Francesco Trambaioli e Daniele Serra hanno ideato un ciclorama formato da grandi superfici che prendono sempre nuovi colori, dando vita ad ambientazioni suggestive che arricchiscono il racconto in musica dello show. Diviso in un grande quadro centrale e due quinte laterali che stringono verso il centro, il backdrop incornicia la scena privilegiando un racconto cinematografico del particolare e focalizzando l’attenzione su Brunori e i suoi 8 musicisti, posizionati su una grande pedana a quattro livelli: una struttura semicircolare di legno scuro, ispirata alla forma di una noce, a richiamare una sezione de L’Albero delle Noci. Il parco luci del Brunori Sas Tour 2025 è progettato per esaltare i momenti di intensità del live, lasciando respiro a quelli più intimi, con 7 fari che - appesi a dei pantografi - vengono calati nel corso dello show a creare ulteriore dinamicità. Dopo la partenza di Vigevano, la traversata live di Brunori Sas proseguirà a Firenze con l’appuntamento del 16 marzo al Mandela Forum (sold out), per poi fare tappa a Roma il 19 marzo al Palazzo dello Sport (sold out), passando per l'Inalpi Arena di Torino il 22 marzo, il PalaPartenope di Napoli il 26 marzo, l’Unipol Arena di Bologna il 28 marzo, e gran finale con la doppia data di Milano il 30 marzo (sold out) e il 31 marzo all’Unipol Forum.
(Adnkronos) - Nel mercato del lavoro italiano il disallineamento tra domanda e offerta rimane una sfida complessa. Nuove professioni emergono, mentre evolvono quelle tradizionali, con le aziende sempre più impegnate a introdurre nuove modalità di attrazione dei talenti. Secondo l’ultimo Talent Trends Report di Randstad Enterprise il 93% degli Hr a livello globale, il 92% in Italia, ha tra le sue priorità proprio questa: trattenere e fidelizzare. Oltre al deficit cronico di professioni Stem, con un divario ulteriore in termine di gender, quali sono le professioni che hanno perso appeal per le nuove generazioni e quali invece spingono con forza? Ecco la testimonianza di manager che operano in diversi settori, dalla sostenibilità al welfare, passando per l'Ict. Racconta Mauro Lajo, Ceo di Forever Bambù: “Uno dei settori che ha più generato, e continua a farlo, nuove professioni è quello legato all’ambito Esg. Per garantire la preparazione più solida su argomenti così nuovi eppure cruciali per le aziende, abbiamo creato un percorso certificato per Carbon Manager, qualificandoli per le sfide del presente: in primis quella di sapere cosa e come le aziende consumano, per poter poi redigere un piano di decarbonizzazione, compensando o azzerando poi le proprie emissioni. Un ruolo, questo, sempre più richiesto dalle aziende, che stanno anche investendo molto con noi nel reskilling di figure interne, da ricollocare nel proprio organico in questo nuovo fondamentale ruolo”. “Nel mondo frenetico e tecnologico di oggi, le aziende internazionali - afferma Elisa Lupo, che guida come Ceo Integral Ad Science in Italia e Iberia - sono costrette a una costante rivoluzione. Si stima che le soluzioni basate sull’Ia contribuiranno a generare oltre 15 trilioni di dollari a livello globale entro il 2030 e i ruoli emergenti riflettono il bisogno di innovazione, sicurezza e trasformazione digitale; dagli ingegneri di Ai/machine learning, per sviluppare modelli per l'automazione, alla robotica, soprattutto per manufacturing, logistica e sanità, agli analisti di data science e business intelligence per guidare le strategie aziendali. Le aziende hanno bisogno di esperti in grado di interpretare i dati, utilizzando misurazioni e informazioni utili per migliorare le prestazioni, aumentare i profitti e migliorare l'esperienza dei clienti”. Ma è anche il divario di genere ad appesantire una situazione non semplice, come conferma Ilaria Cecchini, fondatrice di Women at Business: “Le differenze di genere sul lavoro sono ancora rilevanti in Italia. Gli ultimi dati Inps confermano che l’instabilità occupazionale coinvolge soprattutto le donne con solo il 18% delle loro assunzioni a tempo indeterminato contro il 22,6% degli uomini. Senza toccare il tema del gap retributivo. Sulla nostra piattaforma, stanno crescendo le competenze digital, sempre più richieste con figure che variano dal Pmo al back end developer. Seguono a ruota quelle del mondo sales, un grande evergreen, in ogni settore, sia b2b che b2c. Sono invece in calo le selezioni per le posizioni di Hr e del mondo della comunicazione più tradizionale”. Poi, professioni apparentemente tradizionali stanno cambiando pelle. E’ il caso della figura dell’Event manager 2.0, come spiega Daniele Arduini, ceo di Kampaay, scale up leader nel mondo degli eventi aziendali: "Proprio mentre l'Ai e il digitale stanno trasformando il lavoro, gli eventi in presenza vivono una rinascita. È un paradosso solo apparente: più il mondo diventa digitale, più cresce il bisogno di incontrarsi. L'Event manager 2.0 è una figura professionale chiave in questa evoluzione: usa la tecnologia non per sostituire l'elemento umano, ma per potenziarlo e potersi concentrarsi più sulla creatività e sulla strategia. È questo il futuro: non technology vs human, ma technology for human". Persiste il calo di vocazioni per quelli che un tempo erano considerati i mestieri nobili, commercialisti e avvocati. A testimoniarlo Federico Casa e Michele Pezzato, di Casa & Associati: “La realtà è che non siamo oggi in grado di fare delle serie previsioni su come evolverà la professione: anche l’Ai oggi si pone come assistente che agevola e riduce i tempi del nostro lavoro. L’importante è conoscere la sua logica, porre le domande giuste e imparare a fidarsi delle risposte. Come? Essendo in grado di giudicarle e siamo daccapo. Il futuro sarà degli avvocati problem solver capaci di cogliere le sfumature dei fatti e del diritto. I valori aggiunti non saranno il reperire il precedente giurisprudenziale giusto o la raffinatezza della scrittura, ma la capacità di elaborare strategie innovative, che non potranno prescindere da una conoscenza profonda della materia; anche l’intelligenza artificiale eserciterà la sua spinta verso un’ulteriore, sempre maggiore specializzazione”. Nel mondo della finanza, emergono nuove figure come il tesoriere e il credit manager. Commenta Massimiliano Bosaro, fondatore e Ceo di Mf CentralerRisk: “Abbiamo notato un’inversione di tendenza su ruoli come quello del tesoriere e del credit manager, che gestiscono il patrimonio di un’impresa con competenze altamente specializzate e ben radicate anche nella tecnologia a supporto. Non è un caso che al primo Master in Treasury and Financial Management, all’Università di Modena, si iscrivano soprattutto professionisti già impiegati in azienda oltre che giovani neolaureati. Figure che, favorendo una maggiore conoscenza dell’impatto di dati come quelli mensili della Centrale Rischi di Banca d’Italia, possono guidare meglio le scelte dell’impresa, migliorando le performance e le relazioni con tutti gli stakeholder”. Nel sociale si assiste all’evoluzione della figura del fundraiser, come evidenzia Laura Borghetto, direttrice generale di 'L’abilità': “La figura del fundraiser è cruciale per un'organizzazione come la nostra che opera nel settore del sociale e si dedica a migliorare la qualità della vita dei bambini con disabilità. Il fundraising non è solo una questione di raccolta fondi, ma rappresenta un'attività strategica che garantisce la sostenibilità dei servizi e permette di ampliare la rete di sostenitori e garantire un impatto sempre maggiore nella vita dei bambini con disabilità e delle loro famiglie”.
(Adnkronos) - Cresce la consapevolezza degli italiani verso la sostenibilità alimentare. A testimoniarlo è la recente indagine 'Le scelte alimentari degli italiani tra sostenibilità e consumo: percezioni e preferenze verso i prodotti certificati' commissionata a Consumerismo No Profit da Findus e presentata oggi durante un incontro svoltosi presso l’Acquario Civico di Milano. Secondo il sondaggio, quasi 7 consumatori su 10 (il 68% degli intervistati) considera la sostenibilità un fattore importante, con quasi il 20% che la ritiene un driver fondamentale nella scelta dei prodotti alimentari da acquistare. Inoltre, l’indagine evidenzia come le abitudini d’acquisto stiano cambiando: rispetto a 10 anni fa, il 66% degli intervistati dichiara di aver aumentato la propria attenzione nei confronti di prodotti certificati sostenibili e 2 italiani su 10 li cercano attivamente al supermercato. Quasi la metà degli intervistati (46%) dichiara di leggere spesso le etichette per verificare la provenienza e la filiera dei prodotti alimentari, il 26% lo fa sempre. Per quanto riguarda i prodotti certificati sostenibili, 1 italiano su 10 (12%) li sceglie sempre, mentre il 71% li acquista occasionalmente, approfittando di offerte e promozioni, dimostrando una predisposizione selettiva che spesso dipende dal prezzo. Quando si tratta di prodotti ittici, la qualità e la freschezza rimangono il principale fattore di scelta per il 64% degli intervistati, seguiti dalla provenienza del pesce (59%) e dal prezzo (51%). Ma è da segnalare anche che 1 consumatore su 4 (26%) indica le certificazioni di sostenibilità come un criterio determinante nella scelta dei prodotti ittici, un dato che suggerisce come le certificazioni stiano entrando tra i criteri di scelta, seppure ci sia da continuare a lavorare.