INFORMAZIONI![]() Franco CocchiUniversità degli Studi di Perugia Università Ruolo: Docente di "Psicologia del Lavoro" - Corso di Laurea in Scienze e Tecniche Psicologiche e dei Processi Mentali Area: Altro Franco Cocchi |
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(Adnkronos) - Sulla garza utilizzata per prelevare il materiale genetico nella bocca di Chiara Poggi, uccisa a Garlasco il 13 agosto 2007, "non c'è nessun profilo completo di Dna". Lo sostiene, e lo dimostra carte alla mano, Marzio Capra, il genetista che da sempre è accanto alla famiglia della vittima e che sta seguendo l'incidente probatorio chiesto dalla Procura di Pavia. La nuova indagine vede indagato Andrea Sempio in concorso con ignoti o con Alberto Stasi, l'allora fidanzato della ventiseienne condannato in via definitiva a 16 anni di carcere. La ricerca è stata sempre mirata alla caccia dell'aplotipo Y, ossia di una traccia maschile che dunque non può portare all’identificazione di un singolo soggetto ma solo a stabilire una linea paterna. "In genetica non ci si improvvisa - spiega Capra all'Adnkronos - e non si può giocare con le parole. E' stata trovata una quantità infinitesimale di un Dna ignoto, un Dna effettivamente nucleare ma perché il cromosoma Y è nucleare, ma il suo contenuto con è identificativo di un singolo individuo. Mai e in nessun caso", sottolinea. La caccia all'ignoto in questo caso non può ricordare quanto accaduto per l'omicidio di Yara Gambirasio per cui è stato condannato all'ergastolo Massimo Bossetti. "In questo caso la traccia genetica è in una quantità irrilevante, su una garza probabilmente contaminata e maneggiata da più persone". L'ipotesi più logica è che questa porzione centrale di garza sia stata afferrata e contaminata, "riprova è che pur trovandosi nella bocca di Chiara Poggi è la componente in cui meno c'è lei, cioè dove il materiale genetico della vittima è risultato più basso". Essendo una garza piccola è nella parte centrale che potrebbe essere stata toccata e quindi si sarebbe realizzata quella contaminazione che resta l'ipotesi scientificamente più probabile, tanto che la genetista Denise Albani - la perita incarica dalla giudice per le indagini preliminari di Pavia Daniela Garlaschelli - ha chiesto delucidazioni su come è stato eseguito il tampone orale al medico legale. Quello che emerge è che sulla garza non c'è traccia del nuovo indagato Andrea Sempio e visto il capo d'accusa - Sempio è indagato per l'omicidio in concorso con ignoti o Stasi - sarà difficile capire chi escludere (perché non gli amici del condannato?) nell'eventuale caccia all’ignoto.
(Adnkronos) - “Il XXIV Rapporto Annuale ci consegna la fotografia di un paese che è in movimento, grazie anche alla capacità dell'Inps di adattarsi ai tempi. Il welfare generativo, la capacità di una educazione generazionale ai nuovi sistemi di welfare, fa sì che l'Inps possa guidare un cambiamento che interesserà sempre più le giovani generazioni. I risultati sono incoraggianti e bisogna proseguire su questa strada”. Così Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera dei Deputati, alla presentazione del XXIV Rapporto Annuale dell'Inps alla Sala della Regina a Montecitorio.
(Adnkronos) - L’energia solare potrebbe presto trovare una nuova e sorprendente applicazione: il fondo del mare. Una ricerca pubblicata sulla rivista Energy & Environmental Materials ha, infatti, dimostrato che le celle solari a perovskite possono funzionare in modo efficiente anche in ambiente acquatico, aprendo la strada a tecnologie energetiche innovative per l’uso subacqueo. Lo studio è frutto della collaborazione tra il Consiglio nazionale delle ricerche – coinvolto con l’Istituto di struttura della materia (Cnr-Ism) e l’Istituto per i processi chimico-fisici (Cnr-Ipcf) - l’università di Roma Tor Vergata e la società BeDimensional Spa, leader nella produzione di materiali bidimensionali. Sotto i 50 metri di profondità, solo la luce blu-verde riesce a penetrare efficacemente: le celle solari a perovskite, già note per la loro efficienza e versatilità, si sono dimostrate particolarmente adatte a sfruttare questa luce residua. I test condotti con una specifica perovskite di composizione FAPbBr₃, hanno mostrato prestazioni sorprendenti: immerse nei primi centimetri d’acqua, queste celle producono più energia rispetto a quando sono esposte all’aria. “Merito delle caratteristiche ottiche dell’acqua e del suo effetto rinfrescante, che migliora l’efficienza del dispositivo”, spiega Jessica Barichello, ricercatrice del Cnr-Ism che ha coordinato lo studio. “Un ulteriore test di durata ha verificato anche l’aspetto ambientale: grazie all’efficace incapsulamento, basato su un adesivo polimerico idrofobico sviluppato da BeDimensional, dopo 10 giorni di immersione in acqua salata, le celle solari hanno rilasciato quantità minime di piombo, ben al di sotto dei limiti imposti per l’acqua potabile”. “Grazie alla collaborazione con il Cnr-Ism e BeDimensional e alla tecnologia disponibile nel nostro laboratorio Chose, abbiamo validato l’intero processo per l’applicazione del materiale fotovoltaico in perovskite in ambienti subacquei dove vengono sfruttate efficacemente le sue proprietà. Una nuova sperimentazione per noi - commenta Fabio Matteocci, professore associato del dipartimento di Ingegneria elettronica dell’università di Roma Tor Vergata - dal momento che il nostro studio parte dallo sviluppo di nuovi dispositivi fotovoltaici semitrasparenti tramite processi industriali facilmente scalabili per applicazione su edifici”. Oggi troviamo pannelli solari su tetti, serre, edifici, persino nello spazio, ma l’ambiente marino è ancora una frontiera poco esplorata. “Questo lavoro pionieristico non solo mostra che le perovskiti possono operare anche in condizioni umide, ma apre nuove possibilità per l’utilizzo sostenibile dello spazio subacqueo, sempre più impiegato in attività come l’agricoltura marina, l’invecchiamento del vino e altre applicazioni innovative”, conclude Barichello.