INFORMAZIONIRay & Berndston ( Executive Search e Consulenza) srl Gestione Risorse Umane e Formazione Aziendale Ruolo: Amministratore Area: Top Management Bernard R. Cantournet |
INFORMAZIONIRay & Berndston ( Executive Search e Consulenza) srl Gestione Risorse Umane e Formazione Aziendale Ruolo: Amministratore Area: Top Management Bernard R. Cantournet |
(Adnkronos) - In Italia il 74% dei giovani di età compresa tra i 18 e i 35 anni sottostima il ruolo delle biotecnologie in ambito Life Sciences, e l'80% sottovaluta la quota di investimenti in ricerca da parte del biotech, sebbene la maggior parte degli intervistati abbia sentito parlare di biotecnologie, specialmente in ambito salute. E' il quadro tracciato da una ricerca condotta da YouTrend per Incyte, presentata nel corso della seconda edizione del Forum Incyte sulla ricerca, oggi a Roma. La ricerca ha coinvolto 800 giovani. Di questi, poco più della metà, il 55%, ritiene che gli investimenti nelle biotecnologie producano valore per la società e avanzamento per la ricerca. Un dato, quest'ultimo, che non rispecchia lo scenario attuale - è emerso dal Forum Incyte - in cui l'industria farmaceutica rappresenta circa il 2% del Pil nazionale, costituendo uno dei pilastri dell'economia italiana. A questo si somma il valore generato dagli investimenti in studi clinici e dalle partnership pubblico-privato, fondamentali per incrementare le competenze e le conoscenze della classe medica e per inserire i centri di eccellenza italiani in network internazionali. Su questo tema è intervenuto anche Pablo Cagnoni, President and Head of Research & Development Incyte. "Incyte è un'azienda che si fonda sulla ricerca - ha sottolineato - Quasi la metà della nostra popolazione aziendale a livello globale è impegnata in R&D e l'Europa gioca un ruolo chiave: un quarto dei nostri addetti alla ricerca sono basati in Europa e circa il 45% dei pazienti arruolati nei nostri studi clinici sono cittadini europei. Ogni giorno siamo impegnati nella ricerca di nuove soluzioni in aree terapeutiche a elevato unmet need. Portare risposte in ambiti nuovi, in cui i pazienti hanno a disposizione scarse opzioni terapeutiche, o addirittura nessuna, richiede investimenti, partnership strategiche e un forte orientamento all'innovazione. Per questo motivo, l'ecosistema in cui un'azienda si inserisce è fondamentale e deve evolversi ai ritmi che le sfide attuali richiedono, con flessibilità e lungimiranza". L'impegno di Incyte sul fronte R&S - è stato ribadito durante l'incontro a Palazzo Vittoria - si estende attraverso gruppi di ricerca attivi in tutto il mondo, toccando 20 diversi Paesi, tra cui l'Italia. "L'Italia ha un peso importante nell'attività di ricerca grazie agli eccezionali standard qualitativi delle istituzioni di ricerca che supportano i trials clinici - ha concluso Onofrio Mastandrea, Regional Vice President e General Manager Incyte Italia - Da quando siamo arrivati in Italia, nel 2016, ad oggi abbiamo portato avanti 63 studi clinici, di cui il 25% in fase I, coinvolgendo più di 400 clinical sites. Alla luce di questo impegno, abbiamo voluto inaugurare un percorso di dialogo sul tema della ricerca. Il Forum diventerà un appuntamento annuale, un'occasione per riflettere insieme sulle aree in cui è urgente intervenire con politiche strutturate e mirate per richiamare investimenti e talenti e rendere il Paese competitivo e attrattivo anche sul fronte della ricerca". Alla seconda edizione del Forum Incyte sulla ricerca hanno partecipato, tra gli altri: Chiara Ambrogio, professore ordinario Centro biotecnologie molecolari Università di Torino; Luca de Angelis, direttore generale per le nuove tecnologie abilitanti del ministro delle Imprese e del Made in Italy; Massimo Carnelos, consigliere d'Ambasciata e capo Ufficio Innovazione tecnologica e Startup, ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale; Marta Schifone (Fratelli d'Italia), membro XII Commissione Affari sociali e capogruppo in Commissione Lavoro della Camera, promotrice della prima legge nazionale istitutiva della settimana Stem; Fabrizio Greco, presidente di Assobiotec; Carlo Riccini, vicedirettore generale di Farmindustria; Simone Forte, Consiglio nazionale giovani; Marco Scioli, Founder & Chairman Starting Finance; Giovanni Forti, Senior Analyst Quorum YouTrend e Andrea Rossi, amministratore delegato e direttore generale Università Campus Bio-Medico di Roma.
(Adnkronos) - "E' interessante guardare come in questo momento l'impresa profit, con il suo aspetto di ESG, quindi con la S del social ESG, possa essere particolarmente attenta, e l'ho verificato anche in questa giornata, al welfare e attraverso un investimento social nel welfare e attraverso anche un rapporto con le istituzioni, in un partenariato pubblico privato, si possa veramente affrontare il tema dell'abitare per giovani e per anziani in maniera rilevante per questo Paese". Lo ha detto Lucia Albano, sottosegretario al Mef, con Adnkronos/Labitalia, a margine del suo intervento al 'Global Welfare summit' a Villa Miani a Roma. E Albano ha ricordato che "in questo momento al ministero dell'Economia stiamo lavorando per la delega che mi appartiene alla valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico. In particolare attraverso il lavoro di un cabina di regia che si è costituita al Ministero stiamo lavorando a nuovi modelli di abitare, a valorizzare il patrimonio pubblico declinato all'abitare. È chiaro che tutto questo richieda la definizione e lo studio di nuovi modelli di abitare, in particolare in virtù dell'evoluzione della nostra struttura sociale che sta certamente andando verso le difficoltà di un inverno demografico, quindi le difficoltà demografiche riguardanti i giovani, e dall'altra parte l'aumento degli anziani che certamente sarà uno dei problemi nei prossimi vent'anni". E Albano ha sottolineato quindi l'importanza nella "manovra economica della misura che riguarda i fringe benefit per i giovani che si spostano per l'abitare. Facevo proprio riferimento al fatto che la nostra società sta cambiando e i giovani che si spostano per una distanza superiore ai 100 km e potranno avere dei vantaggi da questo punto di vista", ha concluso.
(Adnkronos) - Aggiusto, recupero, rivendo e compro meno: così gli italiani applicano la sostenibilità̀ nello shopping non Food. Ma vorrebbero più servizi 'green' in negozio. Il 55,9% dei Baby Boomer mantiene con cura e ripara i prodotti acquistati, il 46,6% dei Millennial riduce la spesa non alimentare e il 43,3% della Generazione Z ricorre al mercato del second hand. Sono le conclusioni a cui giunge l’indagine esclusiva sull’approccio degli italiani alla sostenibilità contenuta nell’edizione 2024 dell’Osservatorio Non Food di GS1 Italy, lo studio che ogni anno raccoglie, organizza e sistematizza l’andamento di 13 comparti non alimentari. "Il tema della sostenibilità e della green revolution è diventato un punto rilevante e le aziende che abbracciano questi princìpi, investendo in materiali ecologici, processi produttivi sostenibili e comunicazione trasparente sulle pratiche ambientali, lo fanno per rispondere alle aspettative dei consumatori, ma spesso anche ottenere vantaggi economici e reputazionali - commenta Marco Cuppini, research and communication director di GS1 Italy - Quest’attenzione alla sostenibilità si è tradotta in una forte domanda dei consumatori per prodotti e servizi 'green' anche nei diversi comparti non Food". Lo studio, condotto per l’Osservatorio Non Food da Metrica Ricerche, ha chiesto agli italiani quali fossero i comportamenti di consumo più sostenibili. Al primo posto c’è mantenere con cura e far riparare il più possibile i prodotti (valutazione media 7,7 su una scala da 1 a 10), soprattutto per quanto riguarda elettronica di consumo e abbigliamento, calzature, intimo e accessori. Al secondo posto c’è la preferenza per prodotti di buona qualità e di lunga durata, anche spendendo di più (7,5), anche in questo caso soprattutto negli acquisti di elettronica di consumo e abbigliamento, calzature, intimo e accessori. Il terzo comportamento ritenuto più green è l’acquisto o la rivendita di prodotti usati che non si utilizzano più (7,5), in particolare nell’universo di abbigliamento, calzature, intimo e accessori. Stesso punteggio e stesso settore merceologico trainante per l’attitudine alla riduzione di acquisti e consumi. Da ultima c’è l’opzione di noleggiare un prodotto anziché acquistarlo, la meno considerata (6,2) e quella indicata relativamente in modo più frequente per l’elettronica di consumo (38,5%). Spacchettando' queste risposte in base all’età degli intervistati emerge che i Baby Boomer sono più sensibili alla manutenzione, alla riparazione e all’acquisto di prodotti di maggior qualità e durata. Comportamento quest’ultimo considerato rilevante anche dalla Generazione X. Invece la Generazione Z dà valutazioni mediamente più basse e considera al primo posto l’impegno a mantenere con cura i propri acquisti. Ma quante di queste opinioni si tramutano in comportamenti reali? Il 48% dei consumatori ha dichiarato di essersi adoperato nell’ultimo anno per mantenere con cura e far riparare il più possibile i prodotti, il 46,5% per acquistare meno e ridurre i consumi, e a farlo sono stati soprattutto i Baby Boomer (rispettivamente 55,9% e 52,7%). La riduzione dei consumi è il comportamento sostenibile più frequente tra i Millennial (46,6%), mentre tra i giovani della Generazione Z è l’acquisto e/o la rivendita di prodotti usati che non si utilizzano più (43,3%). L’Osservatorio Non Food ha anche raccolto le iniziative adottate in materia di sostenibilità da importanti retailer, in particolare in termini di utilizzo di materiali ecologici, processi produttivi sostenibili e comunicazione trasparente sulle pratiche ambientali. È nell’universo di abbigliamento e accessori che l’attenzione alla sostenibilità trova maggiori declinazioni, come la ricerca di capi di qualità che possano durare nel tempo, la frequentazione di negozi di vendita second hand, la riparazione dei capi danneggiati (gli stessi punti vendita tendono a dare indicazioni sulla manutenzione) o il loro riciclo, spesso promosso dagli stessi retailer. Nell’elettronica di consumo, che ha vissuto una battuta d’arresto delle vendite, aumenta il mercato dei prodotti refurbished o rigenerati, mentre nelle attrezzature sportive il riciclo, la ristrutturazione, la riparazione, la rivendita e il noleggio sono già finestre aperte sul futuro di questo comparto. Anche il mondo della cartoleria si sta impegnando in una direzione più eco-friendly, per esempio tramite linee di prodotti ecologici come le penne biodegradabili e l’utilizzo di carta riciclata per quaderni e agende. In parallelo, l’Osservatorio Non Food ha chiesto ai consumatori quale servizio pro-sostenibilità vorrebbero trovare nei negozi. Al primo posto, apprezzata in modo trasversale da tutte le generazioni, c’è la possibilità di rivendere un prodotto, comprato nel negozio e che non si usa più (32,6%). Al secondo posto viene indicata la presenza di un servizio post acquisto, ad esempio di riparazione e/o manutenzione per i prodotti acquistati (18,3%), che risulta interessante soprattutto per i Baby Boomer (25,7%). Le altre attività risultano mediamente meno interessanti, con percentuali di preferenza che variano dal 12,8% del ricevere idee su come riutilizzare la confezione di un prodotto prima di buttarlo al 5,5% della possibilità di acquistare prodotti con garanzia di smaltibilità.