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(Adnkronos) - Impossibile restare seri con Lillo Petrolo e Pietro Sermonti che, nell'intervista all'Adnkronos, tra battute e risate, svelano cosa aspettarsi dalla seconda stagione di 'Sono Lillo 2', dal 19 settembre su Prime Video. Diretta da Eros Puglielli e scritta da Lillo Petrolo, Matteo Menduni, Tommaso Renzoni e Matteo Calzolaio, la nuova stagione (prodotta da Lucky Red) racconta una nuova assurda avventura. Grazie a Posaman, il supereroe più supereroe di sempre, Lillo gode ormai di enorme popolarità. Ma sul set americano del suo prossimo film, scopre che Sergio ha ceduto tutti i suoi diritti d'immagine per un kolossal su Posaman supereroe camorrista. Disperato, cercherà in tutti i modi di svincolarsi dal film che finirebbe per distruggere la sua carriera. A complicare le cose si aggiungeranno problemi di identità e di cuore con il ritorno di Marzia dal Giappone, maledizioni e varchi dimensionali. Nel cast anche Marco Marzocca, Cristiano Caccamo e Paolo Calabresi. Si aggiungono tante guest star come Maccio Capatonda, Nino Frassica, Max Angioni, Brenda Lodigiani, Herbert Ballerina, Giovanni Vernia, Yoko Yamada, con la partecipazione straordinaria del Mago Silvan. (di Lucrezia Leombruni)
(Adnkronos) - "Il mondo è ancora molto poco inclusivo, taglia fuori o lascia indietro chi ha delle fragilità, chi potrebbe avere delle opportunità importanti. La sinergia tra chi come i consulenti del lavoro ha il polso dell'oggettività del processo produttivo delle aziende e chi come Anfass ha il polso dei bisogni della soggettività delle persone con disabilità può portare ad un incontro molto proficuo fra questi due mondi, creando le condizioni per un inserimento ottimale attraverso una valutazione delle potenzialità, un inserimento e un accompagnamento anche dopo l'avvio dell'attività lavorativa". A dirlo oggi il direttore generale dell’Inps, Valeria Vittimberga, intervenendo all’evento ‘Lavoro inclusivo: opportunità e sfide per le persone con disabilità’, organizzato dal Consiglio nazionale dell’ordine dei consulenti del lavoro e dall’Associazione nazionale di famiglie e persone con disabilità intellettive e disturbi del neurosviluppo (Anffas). "I dati sulla disoccupazione delle persone con disabilità sono ancora preoccupanti - avverte - eppure il lavoro è essenziale come tassello di un progetto. Dare la giusta opportunità è alla base di tutto, stimolare quella grinta e quella capacità di resilienza di cui le persone con disabilità sono maestre di vita". "E' ancora forte - sottolinea - l'emozione e l'ammirazione suscitata in noi dalle Paralimpiadi dove gli atleti hanno manifestato non soltanto resilienza, ma preparazione, volontà, forza di carattere, talento. La sfida per noi è quella di far cogliere appieno le grandi risorse che ognuno di noi ha dentro di sé, attraverso il sistema di welfare che immaginiamo e che quotidianamente siamo impegnati a realizzare. A me sembra che le misure di inclusione volute dal Governo Meloni vadano in questa direzione. Tutti dobbiamo giocare la nostra parte, le istituzioni, il mondo delle professioni, il Terzo settore, per costruire un mondo dove tutti possano esprimere pienamente il proprio potenziale. Mi sembra una delle sfide più motivanti che possano esserci".
(Adnkronos) - Aumenta il food waste nelle case degli italiani. Nel 2024 lo spreco di prodotti alimentari in Italia segna +45,6%: ogni settimana finiscono nel bidone della spazzatura 683,3 grammi di cibo pro capite (rispetto ai 469,4 grammi rilevati nell’agosto 2023). Sono alcuni dei dati dell’annuale presentazione del Rapporto Internazionale Waste Watcher 2024, ‘Lo spreco alimentare nei Paesi del G7: dall'analisi all'azione’, curata dall’Osservatorio Waste Watcher International-Campagna Spreco Zero, dall’Università di Bologna assieme a Ipsos che si è tenuta oggi presso lo Spazio Europa a Roma. Uno studio che vuole anche attirare l’attenzione del prossimo G7 Agricoltura sul tema del ‘fine vita’ dei prodotti alimentari. Nella top five dei cibi più sprecati troviamo frutta fresca (27,1 g), verdure (24,6 g), pane fresco (24,1 g), insalate (22,3 g), cipolle/aglio/tuberi (20 g), prodotti fondamentali della Dieta Mediterranea. Secondo lo studio, questi dati non solo indicano una cattiva gestione della spesa familiare con i relativi sprechi economici, ma evidenziano due aspetti: se da un lato si è registrato un relativo incremento dei consumi alimentari, dall'altro una parte della domanda si è concentrata su alimenti di qualità inferiore. Il 42% degli italiani individua la causa dello spreco familiare nel fatto di dover buttare la frutta e la verdura conservata nelle celle frigo perché una volta portata a casa va subito a male. O ancora, il 37% del campione intervistato sostiene di buttare via gli alimenti perché i cibi venduti sono già vecchi. Elementi critici si riscontrano anche nel comportamento dei consumatori. Più di un terzo degli italiani (37%) dimentica gli alimenti in frigorifero e nella dispensa lasciando che si deteriorino; solo il 23% è disposto a programmare i pasti settimanali; inoltre, il 75% non è disposto o non è capace di rielaborare gli avanzi in modo creativo per evitare di gettarli. “In Italia l'incremento dello spreco alimentare a livello domestico è preoccupante - spiega Andrea Segrè, direttore scientifico Waste Watcher International - Campagna Spreco Zero, Università di Bologna - Non solo per l’aumento percentuale rispetto all'analoga rilevazione di Wwi del 2023, ma soprattutto dalle cause che lo hanno determinato, fra le quali l’abbassamento della qualità dei prodotti acquistati in particolare dalle fasce della popolazione a reddito più basso. Gli italiani inoltre hanno ancora poca consapevolezza di come fruire al meglio gli alimenti disponibili, dalla conservazione alla pianificazione degli acquisti, dimostrando ancora una volta la necessità di intervenire a livello istituzionale sull'educazione alimentare. L'Italia può beneficiare delle buone pratiche che emergono dalle esperienze di contrasto dello spreco dagli altri Paesi del G7, tema che speriamo emerga dal summit di Siracusa il prossimo 26 settembre”. “Se l’aumento dello spreco preoccupa - commenta Lino Enrico Stoppani vicepresidente vicario di Confcommercio - occorre investire con maggiore convinzione sull’educazione alimentare resistendo alla tentazione di introdurre nuovi obblighi a carico delle imprese come suggerito in alcune delle proposte in corso di esame in Parlamento. Ormai tutti i ristoratori sono attrezzati per consentire ai clienti di portare a casa il cibo avanzato durante i pasti mentre, per incrementare le donazioni di cibo avanzato negli esercizi commerciali, la via maestra è la riduzione degli oneri burocratici e la riduzione della Tari”. “Lo studio presentato oggi fornisce dati e informazioni utili a individuare margini di miglioramento e possibili attività da sviluppare per ridurre sensibilmente lo spreco alimentare - spiega Simona Fontana, direttore generale Conai - In tutti i Paesi, del resto, sembra chiara una forte consapevolezza della necessità di adottare comportamenti virtuosi che possono avere ricadute concrete ed efficaci. Cultura, comportamento e stile di vita dei consumatori sono fattori che influenzano lo spreco alimentare: è su questi che bisogna agire, attraverso misure che possano far leva sull’educazione e sulla responsabilità di ciascuno di noi. Ma anche le imprese italiane stanno facendo molto: continuano a lavorare per proporre soluzioni di imballaggio che garantiscono il miglior equilibrio tra funzione e impatto ambientale, garantendo al prodotto una maggiore shelf life e proponendo soluzioni di pack meno impattanti sull’ambiente”. Per quanto riguarda la geografia nazionale emerge che il Sud e il Centro sono le aree dove lo spreco è maggiore con un +9% rispetto alla media nazionale (al Sud 747 g pro capite a settimana, al centro 744 g pro capite), mentre il Nord è relativamente più virtuoso con un -11% rispetto alla media nazionale (606,9 g pro capite). Sulle strategie per contrastare il fenomeno, gli italiani mostrano una disponibilità marcata a adottare comportamenti antispreco, con l'87% disposto a congelare i cibi e l’86% a utilizzare il cibo appena scaduto se ancora buono. Tuttavia, la disponibilità a donare cibo cucinato in eccesso (63%) e ad acquistare grandi quantità di cibo per surgelarlo (62%) è inferiore, suggerendo che le barriere pratiche o la mancanza di una rete adeguata a seguire tali pratiche potrebbero limitare l’adozione di queste strategie. Solo il 29% conserva il cibo avanzato cercando ricette creative per riutilizzarlo.