(Adnkronos) - Zaccaria Mouhib, in arte Baby Gang, è stato condannato a Milano - al termine del processo con rito abbreviato - a 3 anni e 4 mesi per resistenza a pubblico ufficiale e manifestazione non autorizzata per l'assembramento - organizzato per realizzare un video musicale - del 10 aprile del 2021 in zona a San Siro, poi sfociato in un lancio di oggetti contro la polizia. Secondo le indagini, il giovane trapper - che a breve inizierà un tour in giro per l'Europa - avrebbe partecipato alla realizzazione di un videoclip musicale di Amine Ez Zaaraoui, noto come Neima Ezza, oggi 'punito' con un anno e sei mesi di messa alla prova. L'appello via social era stato raccolto, nonostante fosse un periodo di piena pandemia, da circa 300 giovani e giovanissimi, poi scappati in gran parte all'arrivo della polizia. A 'incastrare' Baby Gang sarebbe un video social in cui si vedrebbe il giovane trapper inneggiare alla fuga. Una tesi che il difensore Niccolò Vecchioni, che preannuncia ricorso contro la sentenza del giudice Tommaso Perna, respinge sostenendo che il suo assistito non era presente quando sono intervenuti gli agenti.
(Adnkronos) - Il 77% degli operai italiani, collaboratori in una tra le 15 organizzazioni d’eccellenza della manifattura tricolore, afferma di lavorare in un eccellente luogo di lavoro con una differenza di ben 25 punti percentuali rispetto alle altre aziende analizzate (52%). È uno dei dati principali che emergono dalla 3a edizione del ranking Best Workplaces for Blue Collar 2024, stilato da Great Place to Work Italia ascoltando e analizzando i pareri espressi da oltre 10mila blue collar, impiegati in 50 realtà produttive dell’industria manifatturiera italiana. Una ulteriore distinzione chiave, evidenziata nel confronto tra i Best Workplaces for Blue Collar e le altre aziende oggetto dell’analisi svolta dalla realtà leader per la cultura organizzativa, riguarda la percezione diversificata del clima lavorativo tra gli operai e gli impiegati: nelle 15 aziende in classifica, infatti, la differenza nel Trust Index, l’indice che rappresenta il valore medio delle risposte positive al questionario di clima aziendale, tra i lavoratori Blue Collar (69%) e chi lavora negli uffici (78%) è di 9 punti percentuali a favore degli impiegati, mentre nelle altre aziende la differenza di percezione ed esperienza si allarga a 12 punti di Trust Index (48% vs 60%). Da questo dato emerge chiaramente come la capacità d’includere e coinvolgere tutti, abbattendo le differenze di percezione e di status, sia un elemento vincente per le aziende che aspirano all’eccellenza: una minore differenza di trattamento tra operai e impiegati si riflette positivamente anche sul clima aziendale nel suo complesso. Ma quali sono gli altri temi chiave che caratterizzano i migliori luoghi di lavoro secondo gli operai italiani? In primis un grande orgoglio rispetto al prodotto realizzato e/o al servizio offerto alla clientela, rafforzato grazie a un coinvolgimento diretto nel processo produttivo che è in grado di alimentare un forte senso di orgoglio e appartenenza nei confronti del proprio lavoro, spesso con un’intensità pari o superiore a quella dei colleghi che operano in ufficio e che hanno un contatto meno diretto con le fasi di sviluppo e realizzazione del prodotto. Un secondo elemento che mostra un trend molto simile riguarda la capacità delle persone di provare un senso di orgoglio quando vedono cosa sono in grado di realizzare: nei contesti aziendali virtuosi della manifattura italiana, dove viene valorizzata l’eccellenza del lavoro manuale, l’88% degli operai dichiara di provare un senso di grande orgoglio professionale nel vedere realizzato, fatto e finito, il prodotto finale, con una differenza di +8 punti percentuali rispetto ai white collar (80%). Oltre al tema dell’orgoglio professionale, i blue collar delle aziende Best percepiscono in maggior misura (67%) rispetto ai colleghi delle altre aziende analizzate (41%) di aver avuto delle opportunità d’innovazione e miglioramento nell’attività lavorativa, con una differenza quindi di ben 26 punti percentuali. I dati relativi all’assegnazione degli incarichi e al coordinamento delle persone evidenziano una differenza significativa: nelle aziende Best, il 62% delle tute blu ritiene che i responsabili assegnino incarichi e coordinino il personale in modo efficace contro il 38% (+24%) delle altre aziende analizzate ma non in classifica. Questo indica che nelle aziende premiate vi è una maggiore attenzione al management operativo: una leadership efficace è fondamentale per garantire la produttività, la motivazione e un clima di lavoro positivo. Infine la piacevolezza dell’ambiente di lavoro è un elemento fondamentale per il benessere e la produttività dei collaboratori, soprattutto in contesti operai, dove le attività fisiche possono essere impegnative e richiedono un forte spirito di squadra. L’85% degli operai attivi all’interno dei Best Workplaces for Blue Collar ritiene che un collaboratore neoassunto venga fatto sentire benvenuto, con una differenza di ben 21 percentuali nel confronto con le altre organizzazioni analizzate ma non in classifica (64%). Un ambiente di lavoro piacevole non è solo legato alla sicurezza e alle condizioni fisiche, ma anche alla qualità delle relazioni umane: sentirsi accolti e rispettati dai colleghi e dai superiori rafforza la motivazione e l’impegno, migliorando l’efficienza e creando un luogo dove i lavoratori possono esprimere appieno il loro potenziale. “L’industria manifatturiera italiana, uno dei pilastri fondamentali dell’economia nazionale e simbolo di eccellenza nel mondo, si trova a dover affrontare - spiega Beniamino Bedusa, presidente di Great Place to Work Italia - sfide e pressioni esterne sempre più complesse in un contesto globale in rapida evoluzione, mettendo a dura prova la competitività delle organizzazioni italiane. Diventa fondamentale quindi, come dimostrano i dati raccolti dalla nostra ricerca su più di 10mila lavoratori della produzione, che le aziende mettano in campo energie e investimenti su aspetti culturali e di clima aziendale, riuscendo ad ascoltare, motivare, coinvolgere e valorizzare tutti i collaboratori, non solo i cosiddetti white collar, ma anche il personale operativo”. Ma quali sono le realtà dell’industria manifatturiera Made in Italy più virtuose secondo gli operai? Sul podio troviamo, al primo posto, Mondelēz International, realtà protagonista nel panorama dell’industria alimentare che opera in oltre 150 paesi nel mondo. Seguono poi AbbVie, organizzazione biofarmaceutica globale, basata sulla ricerca incentrata sul paziente e fortemente orientata all’innovazione per avere un impatto significativo sulla vita delle persone, e Johnson & Johnson, che offre prodotti e soluzioni per la salute delle persone di tutto il mondo, focalizzandosi su tutto lo spettro dell’innovazione nell’healthcare, grazie al segmento farmaceutico e a quello dei dispositivi medici. La presenza di organizzazioni del settore farmaceutico e delle biotecnologie rappresenta la grande novità dell’edizione 2024 del ranking Best Workplaces for Blue Collar con i collaboratori di queste ultime che, mediamente, godono d’inquadramenti contrattuali e condizioni di lavoro significativamente migliori. Completano il ranking: Andriani (manifattura e produzione), Ard Raccanello Spa (manifattura e produzione), Gruppo Unox (manifattura e produzione), Industrie De Nora (manifattura e produzione), Tesya Group (servizi industriali), La Marzocco International Llc (manifattura e produzione), Eli Lilly (biotecnologia e farmaceutico), Gruppo Sapio (manifattura e produzione), Mazzoleni Spa (manifattura e produzione) Vimec S.r.l. (manifattura e produzione), Endress+Hauser Sicestherm srl (manifattura e produzione) e Davines Group (manifattura e produzione).
(Adnkronos) - “La ristorazione collettiva ha diverse funzioni. La prima è quella di educare i propri interlocutori, pensiamo quando ci si rivolge al segmento delle scuole, in cui l'aspetto dell'educazione alimentare è fondamentale. L'alimentazione in ottica di sostenibilità unisce la dimensione ambientale, in cui bisogna pensare a valorizzare e preservare il nostro capitale naturale, e la dimensione sociale, cioè fare in modo che ci sia la possibilità di un accesso a un cibo adeguato, sostenibile, sano per tutti”. Sono le parole di Marco Frey della Scuola Universitaria superiore Sant'Anna di Pisa e presidente della Fondazione Global Compact Italia intervenuto al secondo Summit della ristorazione organizzato da Cirfood e in corso a Reggio Emilia. “Oltre a questo, bisogna trovare anche un equilibrio pieno con l'altra dimensione che è quella economica - aggiunge - quindi è necessario che ci sia un riconoscimento da parte del mercato, dei soggetti intermedi, che garantiscono il giusto valore ai servizi che vengono forniti nella prospettiva di far sì che questa transizione verso un'alimentazione più sana e sostenibile sia pienamente vissuta con responsabilità da parte di tutti gli attori”. Le scelte di oggi “avranno conseguenze e saranno pagate dalle generazioni future – osserva Frey - tutti i processi di transizione sono caratterizzati da trade-off, cioè da potenziali contrasti. Bisognerebbe sempre cercare di trovare la soluzione tra le diverse esigenze. Il problema non è spendere poco o mangiare bene: il problema è che dobbiamo spendere il giusto per mangiare meglio. Porsi supposizioni che vedono soltanto un lato della medaglia evidentemente non aiuta. La sostenibilità - conclude - è l'integrazione tra diverse dimensioni”.