(Adnkronos) - Ecco una selezione delle novità in libreria, tra romanzi, saggi, libri d'inchiesta e reportage, presentata questa settimana dall'AdnKronos. 'Mimica' (Fazi) di Sebastian Fitzek È uscito in tempo per diventare una delle letture più gettonate sotto l'ombrellone il nuovo thriller mozzafiato dello scrittore berlinese Sebastian Fitzek, 'Mimica', pubblicato in Italia da Fazi. Un leggero tic all’angolo della bocca, il minimo movimento della pupilla sono sufficienti a farle capire il vero io di una persona: Hannah Herbst è l’esperta tedesca di mimica facciale, specializzata nei segnali segreti del corpo umano. Come consulente della polizia, ha già fatto condannare diversi criminali violenti. Ma proprio mentre sta lottando con le conseguenze della perdita di memoria dopo un’operazione, si trova ad affrontare il caso più terribile della sua carriera: una donna ha confessato di aver ucciso la sua famiglia in modo brutale. Solo il figlio più piccolo, Paul, è sopravvissuto. Dopo la confessione, la madre è riuscita a fuggire dal carcere. Sta cercando suo figlio per completare la sua missione? Hannah Herbst ha a disposizione soltanto il breve video della confessione per incastrare la madre e salvare Paul. C’è solo un problema: l’assassina del video è Hannah stessa! 'La radice del male' (NN Editore) di Adam Rapp Si intitola 'La radice del male' (NN Editore), il nuovo romanzo dello scrittore e drammaturgo statunitense Adam Rapp, che indaga le piccole crepe che segnano il destino di una famiglia perbene; solchi che possono diventare abissi o aprirsi alla luce, se si trova il coraggio di chiedere aiuto. La storia prende le mosse ad Elmira, nello stato di New York, durante l'estate del 1951. Myra Larkin, tredici anni, dopo la messa accetta un passaggio da un ragazzo affascinante che dice di essere Mickey Mantle, la giovane promessa degli Yankees. Quella notte, i vicini di casa di Myra vengono brutalmente assassinati, e i sospetti ricadono su uno sconosciuto molto simile al suo nuovo amico. È il primo di una serie di episodi di cronaca nera che incrociano la vita dei Larkin, mentre ognuno di loro insegue a suo modo il sogno americano. Myra, che cresce da sola il figlio Ronan dopo che il marito ha avuto una crisi psicotica, è l’unica a tenere i contatti con la famiglia: con Lexy, donna in carriera, e Fiona, eterna ribelle e attrice mancata a Broadway; e con Alec, ombroso e sfuggente, tormentato dai fantasmi di un’infanzia segnata dagli abusi e dall’indifferenza della madre, la cattolicissima Ava. E quando proprio Ava inizia a ricevere inquietanti cartoline anonime, presagio di eventi terribili, soltanto Myra, con l’aiuto del figlio, avrà la forza di affrontare quel male oscuro che sta inghiottendo la sua famiglia. La radice del male racconta un’America dove la quotidianità è intrisa di violenza, e la casa è insieme rifugio e pericolo. 'La torre segreta delle aquile' (Newton Compton) di Marcello Simoni Intrighi, giochi di potere, complotti dinastici e due famiglie unite da un segreto sono al centro del nuovo thriller storico di Marcello Simoni, 'La torre segreta delle aquile', pubblicato da Newton Compton. Il romanzo è ambientato nel 1127, sulle coste della Sicilia nord-occidentale, dove due famiglie di stirpe normanna, una cristiana e l'altra pagana, una legata alla Sicilia e l'altra alla contea francese di Évreux, stanno per intrecciare i loro destini. L'incontro avviene sotto il sole cocente del Mediterraneo, sulla spiaggia del castello di Sagitta. Da un lato, il barone Galgano e sua figlia Altruda, signori di quelle terre. Dall'altro, tre fratelli appena sbarcati da una nave dalla testa di drago: il giovane Folco, la mezzana Fresenda e un bambino ancora in fasce di nome Abelardo. Sullo sfondo di una realtà dominata da guerre, tradimenti e tensioni dinastiche, i nuovi arrivati dovranno adattarsi in fretta ai giochi di potere dei normanni di Sicilia per trovare un posto in quel regno d'insidiosa bellezza. Ma per il coraggioso Folco di Évreux, sposare Altruda non sarà sufficiente a garantire un futuro ai suoi congiunti. Il barone Galgano è, infatti, un uomo dai molti segreti. Il più spaventoso dei quali si trova nascosto nella torre più antica del suo castello. 'Venti' (Einaudi) di Mario Vargas Llosa E' un malinconico commiato quello che lo scrittore peruviano Premio Nobel Mario Vargas Llosa, morto nell'aprile scorso, ha affidato al suo ultimo romanzo 'Venti', uscito in Italia il primo luglio per Einaudi. "Inguaribile conservatore": così l’amico Osorio definisce il centenario narratore di questo romanzo. Che da buon nostalgico, insieme a pochi altri "relitti" come lui, non poteva mancare alla manifestazione contro la chiusura del cinema Ideal, una delle ultime sale ancora attive a Madrid. L’evento si è svolto nell’indifferenza generale: del resto alle nuove generazioni non interessa la scomparsa di quel luogo obsoleto, insieme a musei, librerie, biblioteche, teatri. Ormai basta uno schermo per avere il mondo a portata di mano, e l’arte assume la forma di una meraviglia digitale. Appare lontanissima l’epoca in cui leggere un classico o ammirare un dipinto dal vero davano quell’appagamento profondo che il narratore rimpiange. Così come avverte la mancanza dell’ex moglie Carmencita, abbandonata per un folle amore passeggero. Sono queste, e tante altre, le riflessioni sul passato e sul presente in cui si perde l’anziano mentre, dopo la manifestazione, vaga alla ricerca di casa sua. Non gli è mai successo, ma ora proprio non riesce a ricordare l’indirizzo. Solo, smarrito, in preda alle terribili flatulenze di cui soffre da tempo, l’anziano passa e ripassa per strade e piazze che distingue a malapena, fermandosi ogni tanto su una panchina a riposare, intrappolato nel centro labirintico di una Madrid surreale, ma perfettamente riconoscibile. Si fa sempre più tardi, e si profila l’idea angosciante della notte all’addiaccio, e la mattina seguente il telefono che squillerà a vuoto quando Osorio chiamerà per il consueto controllo reciproco di esistenza in vita, e tutti quei venti che metterebbero a dura prova chiunque… Quali sorprese riserva ancora questa giornata complicata per lo smemorato narratore? Può forse mancare l’incontro con il destino? 'Gli omicidi dei tarocchi' (Giunti) di Barbara Baraldi E' un giallo magnetico e visionario, che fonde logica e mistero, il nuovo romanzo di Barbara Baraldi, 'Gli omicidi dei tarocchi', appena uscito per Giunti. Trieste è una città abituata al silenzio, ma questa volta tace per paura. Un killer senza volto ha commesso due delitti: le vittime non sembrano avere nulla in comune, se non che sulle scene vengono trovate due carte dei tarocchi, la Temperanza e la Ruota della Fortuna. Appena la commissaria Emma Bellini le vede, il gelo la attraversa. Quelle carte fanno parte di un mazzo realizzato a mano da sua sorella Maia, artista e appassionata di esoterismo, con cui non parla da anni. Emma ora non può evitare il confronto. Deve ritrovare Maia, interrogarla, capire cosa leghi il mazzo agli omicidi. Maia, però, è atterrita: rivela di aver distrutto tutte le carte da tempo, dopo un evento drammatico che ha stravolto la sua vita e l'ha portata a rinnegare per sempre la divinazione. Un trauma che le ha lasciato una parola incisa nella memoria, come un'eco lontana o un marchio a fuoco. Safir. Quando un terzo cadavere viene ritrovato, con un'altra carta accanto, l'indagine diventa una corsa contro il tempo. Mentre Emma segue i fili logici di un enigma che sembra sfuggire a ogni razionalità, Maia rimette mano ai tarocchi per cercare di far pace con il passato. E, forse, per ritrovare sua sorella. 'Con la massima discrezione' (Guanda) di Arnaldur Indriðason Il maestro islandese del poliziesco, Arnaldur Indriðason, torna nelle librerie italiane con il nuovo 'Con la massima discrezione', edito da Guanda. Da giorni imperversa su Reykjavík una fitta nevicata che ha imbiancato tutto e non accenna a diminuire. In condizioni del genere è sconsigliato uscire, ma l’anziana donna che quella mattina si presenta alla centrale di polizia pensa di avere a che fare con una faccenda davvero importante. Fra gli oggetti del marito mancato da poco ha appena trovato una Luger degli anni Quaranta, nascosta dietro una cassetta degli attrezzi in garage. Non l’aveva mai vista prima, il marito non andava a caccia e non aveva motivo di possedere una pistola. La Scientifica non tarda ad appurare che si tratta dell’arma di un delitto commesso nel 1955 nel quartiere popolare dei Múlar, la cui vittima era un ventenne di nome Garðar. Tuttavia, non c’è nulla che colleghi il defunto a quell’omicidio. A chi apparteneva allora la Luger? Konráð si ricorda benissimo di avere visto un’arma identica fra le mani di suo padre... Tutti gli indizi portano a vecchie conoscenze del detective, criminali che hanno gestito e coperto per anni sordidi giri di pedofilia. Il cerchio si stringe attorno al colpevole e Konráð sente di essere a un passo dalla verità. Ma sarà una verità difficile da accettare. 'L'estate delle spie' (Longanesi) di Tess Gerritsen La scrittrice californiana Tess Gerritsen torna nelle librerie con il giallo 'L'estate delle spie', edito da Longanesi. Maggie Bird credeva che Purity fosse il paradiso. Un tranquillo villaggio sulla costa del Maine dove godersi la pensione contemplando l’oceano e chiacchierando di libri con le amiche, sorseggiando un buon Martini: cosa potrebbe mai rovinare l’idillio? Facile: prima la sparizione della figlia adolescente di una ricca famiglia, poi un amico, nonché vicino di casa, che viene accusato ingiustamente, mentre la polizia brancola nel buio; ciliegina sulla torta: un cadavere in avanzato stato di decomposizione che spunta dalle acque di uno stagno. Maggie e il resto del Martini Club, cui si sono uniti gli ex colleghi della CIA in pensione, non possono fare altro che accantonare libri e cocktail e ricominciare a indagare. La situazione, però, è persino più complessa e pericolosa di quanto possa sembrare a una prima occhiata, perché tutti gli eventi che hanno gettato la cittadina di Purity nel caos sono collegati tra loro. Segreti sepolti da tempo sono pronti a riemergere dalle sabbie del passato e la Signora delle spie dovrà scoprire la verità prima che sia troppo tardi. 'La gatta ci ha messo lo zampino' (Sellerio) di Dolores Hitchens Sellerio riporta in libreria 'La gatta ci ha messo lo zampino', uno dei gialli che la scrittrice statunitense Dolores Hitchens ha dedicato tra il 1939 e il 1956 ai "misteri della gatta". L’arrivo di una lettera inattesa sconvolge la vita ordinata delle sorelle Murdock e della gatta Samantha a Los Angeles. Ad inviarla è stata Prudence Mills, la nipote di una vecchia amica, che spera di poter contare sulle doti investigative di Miss Rachel. Prudence ha paura: pochi giorni prima, l’inquietante disegno di una mano mutilata, accompagnato da una scritta sibillina, è stato lasciato sotto la porta di casa Mills. Subito si accende la curiosità di Rachel e l’ansia di Jennifer, la quale teme che la sorella si lasci coinvolgere in una nuova pericolosa indagine. Le sue proteste, però, servono a poco: l’arzilla settantenne, indossato il taffetà d’ordinanza, ha già preparato bagagli e cestino da viaggio per Samantha ed è pronta a raggiungere Prudence Mills a Crestline, dove vive con le sue sorelle. Immersa nella neve e nel silenzio, Crestline sembra il luogo perfetto per una vacanza ristoratrice, ma l’atmosfera si fa presto carica di tensione e di mistero. Tra le vette innevate incombe una sensazione di minaccia opprimente, rafforzata da scoperte inattese: il volto sfregiato di Prudence, l’arrivo di nuovi indecifrabili biglietti, visite di sconosciuti nella notte. E una casa, quella degli Schuyler, forse troppo vicina al cottage delle sorelle Mills. Tra affari poco limpidi, menzogne, rancori e segreti di famiglia, Miss Rachel dovrà affrontare due inspiegabili omicidi e avviare le indagini. Unica arma, come sempre: la sua acuta capacità di leggere l’animo umano. Immancabile alleata, più o meno consapevole: la gatta Samantha, col suo setoso pelo nero e gli occhi verdi carichi di complicità. Mentre il caso sembra deviare su orbite nuove e inspiegabili, la vita di Miss Rachel sarà messa in serio pericolo da un nemico lontano, capace però di osservarla attraverso «le barriere del tempo e della morte». Un nemico contro il quale ben poco potrà fare la disperata protezione del burbero tenente Mayhew. "La gatta ci ha messo lo zampino" è un romanzo di mistero e di suspense, scritto con l’eleganza divertita che contraddistingue i casi dell’anziana detective e della sua inseparabile gatta. Se è vero che tutti i felini, indifferenti a compiacere gli altri, tendono all’introversione meditabonda, la gatta Samantha – come ha scritto Joyce Carol Oates – ha proprio "il genere di personalità adatta all’investigazione obiettiva e allo smascheramento degli inganni". In altre parole: a metterci lo zampino. Difficile resisterle. 'Se i libri potessero uccidere...' (Leggereditore) di Kate Carlisle Durante un viaggio in Scozia, la rilegatrice Brooklyn Wainwright viene coinvolta in un nuovo caso in 'Se i libri potessero uccidere... Un'esperta di libri antichi indaga', secondo romanzo della serie Misteri per bibliofili, bestseller del New York Times, firmato da Kate Carlisle, pubblicato in Italia da Leggereditore. Brooklyn Wainwright, esperta restauratrice di libri, è felice di partecipare alla Fiera del Libro di Edimburgo, famosa in tutto il mondo. Fino a quando il suo ex, Kyle McVee, si presenta con una notizia bomba. È entrato in possesso di una copia originale di un manoscritto scandaloso che potrebbe cambiare la storia e umiliare l’amata monarchia britannica. Nel tentativo di togliersi dalla testa la storia di Kyle, Brooklyn decide di fare un giro notturno per la città. Purtroppo, si ritrova ben presto faccia a faccia con un cadavere: quello del suo ex Kyle. La polizia è convinta che lei sia colpevole, ma con un’intera convention di sospettati, Brooklyn ha tempo e modo di condurre la propria indagine. Per risolvere il caso, dovrà scoprire se il movente dell’omicidio è legato a un segreto vecchio duecento anni oppure a qualcosa di molto più personale...
(Adnkronos) - Il turismo enogastronomico ha un potenziale di crescita enorme, ma mancano i profili professionali che possano sostenerne lo sviluppo. Qualche esempio? Il product manager o l’hospitality manager, figure chiave per sviluppare un’offerta turistica integrata e promuovere esperienze in Italia e all’estero. Per cercare di risolvere questo problema, valorizzando nuove figure professionali in grado di garantire un’offerta turistica di qualità e una crescita sostenibile, realtà di eccellenza del settore hanno messo a punto un documento strategico che traccia il futuro delle professioni di uno dei comparti più dinamici e in crescita dell’industria della vacanza in Italia. Nasce così il 'Libro Bianco sulle professioni del turismo enogastronomico', redatto da Associazione italiana turismo enogastronomico in collaborazione con UnionCamere, Associazione nazionale Città dell’Olio, Associazione nazionale Città del Vino, Cna Turismo e Commercio, Coldiretti, Confartigianato Turismo, Consulta Nazionale Distretti del Cibo, Federazione Nazionale delle Strade del Vino, dell’Olio e dei Sapori e Unione Italiana Vini. Ha inoltre contribuito ai lavori il Center for Higher Education and Youth Employability dell’Università degli Studi di Bergamo. Il Libro Bianco restituisce una visione sistemica e integrata dei processi di lavoro ponendo le basi per una chiara definizione di mansioni e competenze necessarie per lo sviluppo sostenibile del turismo enogastronomico, facilitando l’integrazione del turismo nelle realtà produttive. Punto di partenza è il valore stimato di questo segmento in oltre 40 miliardi di euro e un ruolo non secondario nell’occupazione e nella distribuzione del reddito. E questo è solo l’inizio, considerando che la maggior parte delle aziende apre solo parzialmente al pubblico e lo fa perlopiù durante la settimana, quando ci sono meno visitatori. Molto sentita è poi la mancanza di un numero adeguato di figure professionali in grado di rendere indimenticabile l’esperienza del turista. Attraverso una formazione adeguata e la definizione precisa di quelle che sono le professioni del turismo del gusto, è possibile sbloccare potenziale aggiuntivo sia in termini di valore economico che di nuovi posti di lavoro. “Il turismo enogastronomico italiano rappresenta oggi un settore in forte espansione, un autentico motore di crescita economica e di valorizzazione dei nostri territori. Per sostenere questa evoluzione e renderla strutturale, è indispensabile adottare un linguaggio condiviso in tema di competenze professionali", afferma Federico Sisti, segretario generale Cciaa dell’Umbria. "È in quest’ottica -continua- che il Libro Bianco sulle professioni del turismo enogastronomico assume un ruolo strategico: un lavoro corale che mira a definire con chiarezza ruoli, mansioni e abilità richieste alle nuove figure del settore. Le Camere di Commercio si confermano partner fondamentali in questo percorso, grazie alla loro esperienza nello sviluppo di sistemi di certificazione delle competenze, capaci di valorizzare i percorsi formativi, anche quelli maturati in ambiti non formali. L’obiettivo è ambizioso ma concreto: garantire che ogni operatore sia dotato di competenze chiare, riconosciute e adeguate per offrire esperienze autentiche e memorabili, contribuendo così a innalzare la qualità dell’offerta e la competitività del nostro Made in Italy”. “Il turismo è un settore in continua evoluzione che richiede un monitoraggio attento e costante. Per vincere le sfide del futuro occorre innalzare la qualità dell’offerta turistica e investire sulla formazione, fornendo strumenti adeguati ai professionisti che dovranno accompagnare la crescita e lo sviluppo del comparto. Il governo Meloni, attraverso il Ministero del Turismo, sta guidando questa evoluzione, accompagnando le imprese nella fase di transizione verso un nuovo modello di turismo che sono certo vedrà la nostra Nazione in primo piano nel contesto internazionale” commenta Gianluca Caramanna, consigliere del Ministero del Turismo. “Il turismo enogastronomico, e più in generale il turismo rurale, rappresentano una frontiera molto importante nello sviluppo delle politiche agricole ed economiche dell’Ue. Per questo il riconoscimento e la valorizzazione delle professioni che stanno nascendo o si sono già consolidate in questo settore sono un obiettivo che dobbiamo tutti coltivare. L’Italia è una delle mete europee privilegiate per questo tipo di turismo che incrocia la complessità della filiera alimentare e della tutela paesaggistica. Occorrono competenze ed esperienze perché l’offerta sia qualificata e attendibile. Mancano però scuole e centri di alta formazione adeguati e sufficienti per rispondere a questa esigenza. Dunque, le istituzioni sia europee che nazionali devono concentrarsi sulle risorse e gli strumenti da mettere a disposizione per queste finalità. Dopo la pausa estiva mi impegnerò a chiedere al Parlamento Europeo uno studio su questo settore e sulle sue potenzialità di sviluppo che seguirà ad un’iniziativa già avviata per un progetto pilota sul turismo enogastronomico già sottoposto all’attenzione della Commissione Europea”, afferma Dario Nardella, europarlamentare, coordinatore del gruppo S&D Commissione Agri. L’indagine esplorativa, coordinata da Roberta Garibaldi, ha voluto comprendere le modalità organizzative e le criticità connesse alla gestione dell’offerta turistica nelle aziende agroalimentari e vitivinicole, evidenziando tendenze costanti e necessità strutturali comuni, pur emergendo differenze in funzione dell’affluenza turistica. Sono stati individuati 5 profili-chiave attingendo dai risultati della ricerca svolta sulle imprese e dal think-tank con le realtà che hanno, di fatto, creato il sistema italiano di turismo enogastronomico realizzando eventi diventati dei punti di riferimento nazionali e internazionali e spingendo i propri associati a realizzare progetti di accoglienza e mercati agricoli. La prima figura professionale è product manager per il turismo enogastronomico. Si tratta di una figura chiave da inserire non nelle realtà produttive, bensì nelle dmo (destination management organization) o nei consorzi. A questo professionista del turismo sarà affidato il compito fondamentale di attivare, nel territorio di appartenenza, le necessarie sinergie per sviluppare il prodotto del turismo enogastronomico. Dovrà quindi realizzare quelle condizioni indispensabili per favorire lo sviluppo e l’offerta di esperienze e per mettere in rete le imprese, affinché il turista enogastronomico possa essere accolto e coccolato in tutte le fasi della customer journey. L’obiettivo è sviluppare un’offerta turistica integrata che valorizzi il patrimonio enogastronomico locale. Troviamo ad esempio oggi dei product manager nella dmo della Val di Chiana senese, in Promoturismo FVG, in Trentino Marketing, nel Consorzio del Parmigiano. Un processo cruciale per lo sviluppo del turismo delle aziende produttrici come le cantine, i frantoi e i caseifici è l’hospitality management. Nelle microimprese è la proprietà stessa a gestire direttamente questa funzione nel 73% dei casi, con figure operative spesso impiegate part-time e non dedicate in modo esclusivo al turismo. Anche nelle realtà di dimensioni maggiori prevale la gestione diretta (62% nelle imprese con 1.001–5.000 visitatori annui e 57% in quelle con oltre 5.000), ma cresce la quota di aziende che si affidano a professionisti specializzati, spesso supportati da team strutturati nei casi di gestione di grandi flussi turistici. In questo scenario, il 43% delle imprese con oltre 5.000 visitatori annui ha adottato un modello organizzativo con una Business Unit dedicata, dotata di un proprio manager di riferimento e di un budget specifico. Inoltre, l’82% degli intervistati ritiene che questa figura diventerà sempre più centrale. L’hospitality manager si occupa di attività fondamentali per gli introiti aziendali: dalla pianificazione all’organizzazione e gestione dei servizi turistici, dalla promozione verso i mercati nazionali e internazionali al coordinamento del personale, fino alla vendita diretta, con un’attenzione mirata all’utenza turistica. “L’investimento in questa figura professionale – dichiara Roberta Garibaldi, presidente di Aite-Associazione Italiana Turismo Enogastronomico – potrà determinare un numero particolarmente alto di assunzioni nei prossimi anni: le intenzioni delle aziende oscillano infatti tra il 33% ed il 71% in base alla loro dimensione. È comunque necessario definire le precise competenze, anche per rafforzare i percorsi formativi collegati”. A fianco a lui nelle aziende più grandi abbiamo l’addetto alle visite. Interessante la figura del consulente di turismo enogastronomico, un professionista indipendente o un collaboratore di dmo o consorzi che può supportare le imprese nella strutturazione dell’esperienza e nella gestione di tutte le fasi del processo turistico, dal crm al revenue management alla vendita multicanale. Per l’imprenditore agricolo, con competenze sulla parte produttiva, questa parte può essere più ostica. È una figura innovativa ma che sarà cruciale in un settore che con l’intelligenza artificiale è in profondo cambiamento. Come si ha la consulenza dell’enologo, si può avere la consulenza di un esperto che aiuta ad ottimizzare il processo a chiamata. Trentino marketing e l’Atl delle Langhe hanno già attivato questo tipo di supporto per le proprie imprese. L’altro profilo fondamentale è quello del curatore di esperienze enogastronomiche. È stata pensata come una figura di supporto alle aziende produttive in momenti chiave delle attività stagionali, come la vendemmia o la raccolta delle olive. I compiti di questo libero professionista sono: l’organizzazione di esperienze enogastronomiche da realizzare quando l’imprenditore e il suo staff sono impegnati in attività produttive; la creazione e la conduzione di itinerari turistici integrati tra realtà produttive o food-tour urbani; l’accompagnamento nelle differenti esperienze enogastronomiche, distinguendosi per la specificità della sua competenza nel settore enogastronomico. “In questo modo – evidenzia Garibaldi – il curatore di turismo esperienziale si pone come un ponte tra il turismo stesso e l’enogastronomia. Definire e valorizzare con un percorso professionale per questa figura permetterebbe di valorizzare il potenziale dei laureati in Scienze Gastronomiche, dei sommelier, degli esperti di formaggi o dei ristoratori che vogliono estendere il proprio contributo al settore. Permetterebbe di dare contorni netti a chi oggi svolge parzialmente questo lavoro per la non chiarezza normativa, che si distingue per l’approccio innovativo e focalizzato sul patrimonio enogastronomico”. La realizzazione del Libro Bianco rappresenta, in conclusione, la base per arrivare a definire e valorizzare queste nuove figure professionali, rispondendo così alle esigenze di un mercato in crescita e garantendo un’offerta turistica di qualità. La mancanza di una definizione chiara dei ruoli e delle competenze è un ostacolo da superare per favorire lo sviluppo delle professioni identificate. La ricerca diviene uno strumento fondamentale per avere un’ offerta formativa dedicata. Attraverso la valorizzazione di nuove figure professionali, il documento intende promuovere una crescita sostenibile, rafforzando il legame tra turismo, territori e comunità locali. "Le attività agricole e turistiche nelle aree rurali, rappresentano importanti opportunità di lavoro e allo stesso tempo richiedono nuove e qualificate competenze e professionalità", sottolinea Dominga Cotarella, presidente Fondazione Campagna Amica e Terranostra "Il turismo enogastronomico è una leva strategica per lo sviluppo locale e per il rilancio delle aree interne. Come Città dell’Olio, crediamo che investire nelle nuove professioni dell’oleoturismo significhi costruire un futuro sostenibile e radicato nei territori. Il Libro Bianco rappresenta un passo fondamentale in questa direzione", spiega Michele Sonnessa, presidente associazione nazionale Città dell’Olio. "La nostra associazione ha collaborato con convinzione alla redazione del Libro bianco sul turismo enogastronomico. Si tratta di uno strumento essenziale per la formazione degli addetti e la crescita di un settore dalle grandi potenzialità, su cui Città del Vino punta tanto da istituire una Scuola nazionale dell’enoturismo", sottolinea Angelo Radica, presidente associazione nazionale Città del Vino. "Il turismo enogastronomico offre un'importante opportunità economica, creando nuove professioni e generando entrate significative. Questa forma di turismo, che valorizza la cultura e le tradizioni culinarie di un territorio, contribuisce alla crescita del settore turistico e ristorativo, creando posti di lavoro e promuovendo lo sviluppo locale", sottolinea Marco Misischia, presidente nazionale Cna turismo e commercio "Confartigianato affianca gli imprenditori nell’acquisizione di competenze nell'ambito del turismo enogastronomico, al fine di valorizzare le peculiarità territoriali con nuovi progetti e sinergie. Le imprese artigiane operanti nei settori turistici sono 186.781 con 500.647 addetti e sono 64.400, con 249mila addetti, le aziende artigiane attive nell’agroalimentare con un modello produttivo glocal: radicato nei territori, ma capace di parlare al mondo", spiega Marco Granelli, presidente di Confartigianato Imprese. "La Consulta dei Distretti del cibo ribadisce la necessità di regole chiare e formazione qualificata per le professioni turistiche enogastronomiche, essenziali per garantire servizi di qualità e valorizzare i territori, le comunità e le eccellenze produttive", aggiunge Angelo Barone, presidente consulta nazionale Distretti del Cibo. "Il Libro Bianco è uno strumento essenziale per dare riconoscimento e prospettiva alle professioni del turismo enogastronomico. Le Strade del Vino, dell’Olio e dei Sapori hanno contribuito attivamente a questo lavoro, consapevoli del loro ruolo nel connettere territori, imprese e comunità. Valorizzare le competenze significa rafforzare il turismo esperienziale e sostenibile che promuoviamo ogni giorno", aggiunge Paolo Morbidoni, presidente Federazione nazionale delle Strade del Vino, dell’Olio e dei Sapori. All’evento di presentazione ha dato il suo contributo anche Roberto Calugi, direttore generale di Fipe, federazione italiana pubblici esercizi.
(Adnkronos) - Servizio di raccolta a domicilio anche per le capsule esauste di caffè in alluminio: la Giunta di Palazzo Marino ha approvato le linee di indirizzo per un accordo di programma tra il Comune, Amsa, Nespresso Italiana e il Consorzio Nazionale Imballaggi Alluminio (Cial) per l’avvio del primo progetto sperimentale del servizio, grazie a una collaborazione tra pubblico e privato che integra di fatto il servizio di raccolta differenziata dei rifiuti urbani. La raccolta sarà operativa dal mese di settembre 2025 e sarà effettuata a domicilio, in tutto il comune di Milano. Il servizio potrà essere attivato contestualmente a un nuovo ordine di capsule sul sito Nespresso.it al momento del check-out, selezionando l’opzione 'Riconsegna e ricicla le tue capsule Nespresso usate' nonché da app e servizio clienti, e non comporterà costi aggiuntivi. Sarà possibile consegnare al corriere massimo due sacchetti contenenti esclusivamente capsule esauste in alluminio, utilizzando la recycling bag Nespresso o in normali sacchetti. Obiettivo dell'iniziativa - a cui potranno aderire anche altre aziende che producono e commercializzano capsule per caffè o altri infusi siglando lo stesso accordo - è in un’ottica di economia circolare di migliorare ulteriormente i processi di recupero dell'alluminio, che essendo un materiale riciclabile all'infinito contribuisce in modo significativo alla riduzione dei rifiuti destinati allo smaltimento. Il servizio inoltre ottimizza i trasporti e riduce l'impatto ambientale della logistica grazie all’uso di veicoli elettrici in partnership con Wora Delivery, che consente il conferimento a un punto di stoccaggio intermedio per poi essere lavorate da un impianto che suddivide alluminio e caffè. Il progetto aggiunge una ulteriore possibilità di riciclo che si affianca all’opzione già attiva da 14 anni, di riportare le capsule usate in alluminio nei punti vendita Nespresso e riciclerie convenzionate su tutto il territorio nazionale. Le capsule ritirate rientreranno nel sistema dedicato di raccolta e riciclo di capsule in alluminio 'Da Chicco a Chicco', sviluppato già dal 2011 grazie a un protocollo di intesa tra Nespresso, Cial, Utilitalia e Cic (Consorzio italiano Compostatori), e che consente di dare una seconda vita ai due materiali che compongono la capsula: l’alluminio, viene fuso e riciclato al 100%, e il caffè residuo, può essere trasformato in compost e utilizzato in una risaia da cui viene riacquistato il riso per donarlo a Banco Alimentare e Fondazione Progetto Arca. "Siamo felici di questo accordo con Nespresso e Cial, oltre che con Amsa, per la raccolta delle capsule di caffè: è un gesto concreto e responsabile che rappresenta un passo in più nella filiera del riciclo dell'alluminio e dell'economia circolare che contribuirà ad aumentare la raccolta differenziata della nostra città - ha detto l'assessora all'Ambiente e Verde Elena Grandi - Ogni piccola azione quotidiana, come il corretto smaltimento di queste capsule, può avere un impatto significativo sull’ambiente”. “Questo progetto - spiega Monica Pellegrini, direttrice Operativa di Nespresso Italiana - segna un nuovo importante tassello che si aggiunge al nostro impegno costante per il riciclo e il recupero delle capsule di caffè in alluminio, iniziato in Italia oltre 14 anni fa, con il progetto 'Da Chicco a Chicco' entro cui questo nuovo accordo si inserisce, con l’obiettivo di portare a riciclo anche le capsule che saranno raccolte dal servizio e domicilio. Rappresenta inoltre un unicum sul territorio italiano che speriamo possa rappresentare un esempio virtuoso e circolare di impatto concreto ambientale e sociale”. “In questa fase di sperimentazione - aggiunge Matteo Di Poce, specialista in Sostenibilità di Nespresso Italiana - stimiamo di raccogliere e riciclare nel solo Comune di Milano, con il servizio a domicilio, oltre 80 tonnellate di capsule nel corso di un anno, recuperando oltre 50 tonnellate di caffè esausto e più di 5 di alluminio da rimettere in circolo”. “L’impegno del nostro Consorzio per far sì che l’alluminio non finisca mai in discarica, ci spinge a sperimentare e supportare nuove sfide e nuovi sistemi di captazione di questo prezioso metallo, riciclabile al 100% e all’infinito. Il packaging in alluminio, in Italia, grazie alla raccolta differenziata di milioni di cittadini, viene riciclato con ottimi risultati, circa il 70% di quanto immesso sul mercato, ponendo il nostro Paese ai primi posti in Europa”, ha dichiarato Stefano Stellini, direttore generale Cial.