(Adnkronos) - Questa sera, martedì 11 marzo, va in onda su Rai1 in prima serata la quarta e ultima puntata di 'Miss Fallaci', la serie ambientata alla fine degli anni Cinquanta che affronta i primi anni della carriera di Oriana Fallaci, interpretata da Miriam Leone. Nella quarta e ultima puntata, Oriana si ritrova nella clinica psichiatrica del dottor Vigna, che la sprona a parlare di sé. Riaffiorano i ricordi del periodo della sua adolescenza, durante la guerra, quando aiutava i partigiani e viveva la sua prima infatuazione per un soldato americano. Oriana vorrebbe lasciare la clinica, ma secondo il dottore non è il momento. Quando riesce a farsi dimettere e torna a casa, non sembra più la stessa. Anche il suo rientro a “L’Europeo” è complicato. Messa alla prova e osteggiata, la giornalista riesce a ottenere un’intervista con Yves Saint-Laurent ma il direttore scopre della clinica e la licenzia. Oriana non si dà per vinta: dopo un ultimo incontro con Alfredo, capisce che non le serve nessuno se non se stessa e la sua voce. Il suo obiettivo successivo sarà raccontare le donne, un reportage sulla condizione del “sesso inutile” nel mondo.
(Adnkronos) - ll cuore pulsante dell’economia italiana, le piccole e medie imprese sta affrontando una crisi che rischia di compromettere la loro competitività e sopravvivenza: la carenza di personale qualificato e motivato. La difficoltà emerge come un problema cruciale per le piccole e medie imprese, che rappresentano il 98% del tessuto imprenditoriale del Paese. In questo quadro complesso si inserisce l’analisi del centro studi di Future Age, azienda specializzata in change management e digitalizzazione avanzata, che ha approfondito il fenomeno grazie a un’indagine su oltre 2500 imprenditori e aziende che sono stati intervistati tramite un questionario, in Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto e Piemonte. E sono state così individuate strategie concrete per supportare le imprese in questa difficile transizione. Secondo l'indagine l’83% delle pmi dichiara di avere problemi di gestione del personale, l’89% delle imprese segnala difficoltà nel reperire personale qualificato e il 64% degli imprenditori considera la problematica del personale come il primo motivo per cui valutare la vendita della propria azienda. Questa crisi non riguarda solo la difficoltà di trovare lavoratori competenti, ma riflette un cambiamento culturale profondo: il lavoro, che un tempo era visto come un’opportunità di crescita, oggi è percepito da molti come un peso. Questo atteggiamento mina la competitività delle aziende, che non possono permettersi dipendenti demotivati in un mercato sempre più selettivo. Sempre più spesso, i lavoratori sembrano preferire una mentalità del “diritto a pretendere”, piuttosto che un’attitudine alla crescita e al sacrificio. La società post-pandemica ha visto un aumento dell’atteggiamento passivo nei confronti del lavoro, con un calo della motivazione e dell’etica professionale. Se in passato il lavoro era percepito come un mezzo per costruire il proprio futuro, oggi si assiste a un fenomeno in cui molte persone preferiscono restare senza impiego e vivere di sussidi piuttosto che affrontare le difficoltà del mondo lavorativo. Questo atteggiamento si riflette in numerosi settori strategici per il Paese, dove la mancanza di personale sta mettendo a rischio l’intero sistema produttivo. "Per affrontare la crisi del personale, gli imprenditori devono sviluppare una leadership solida e visionaria, capace di motivare e coinvolgere i collaboratori. Il cambiamento deve partire dall’alto e diffondersi in tutta l’organizzazione. Gestire il personale oggi richiede determinazione, strategia e la capacità di adattarsi rapidamente ai cambiamenti. Chi non sarà in grado di farlo, rischia di vedere la propria azienda travolta dalla concorrenza", afferma Paolo Borghetti, ceo di Future Age. Dopo oltre 1.700 pmi analizzate, Future Age ha individuato tre categorie principali di lavoratori all’interno delle aziende: le 'Motrici' (10% del personale): figure leader, trainanti e indispensabili; i 'vagoni' (70% del personale): lavoratori diligenti che necessitano di una guida costante; o 'carichi deragliati' (20% del personale): dipendenti demotivati o poco produttivi, che spesso compromettono la performance aziendale. A questa suddivisione si aggiunge un altro problema strutturale: l’organizzazione inefficiente e la mancata digitalizzazione delle pmi, che risultano poco attrattive per i giovani talenti. Spesso le aziende operano con processi manuali e poco strutturati, privi di strumenti digitali avanzati come erp, mes e sistemi di business intelligence. Questo ostacola la produttività e frena l’innovazione. L’indagine di Future Age ha individuato i comparti industriali che stanno soffrendo più di altri la carenza di personale qualificato: Engineering to Order, aziende che producono su commessa faticano a trovare ingegneri, progettisti e tecnici specializzati; lavorazioni meccaniche di precisione, mancano operatori di macchine Cnc, competenze fondamentali per la produzione industriale avanzata; automazione e robotica, settori in crescita che necessitano di softwaristi e tecnici esperti nella manutenzione di impianti automatizzati; fonderie e acciaierie, l’industria metallurgica richiede operai altamente qualificati, ormai sempre più difficili da reperire anche tra gli immigrati. Per superare questa crisi, Future Age ha sviluppato un modello innovativo di change management: il digital mentor. Questo metodo si basa su tre pilastri fondamentali: psicologia, per migliorare il clima aziendale e la motivazione del personale; ingegneria, per ottimizzare processi, ruoli e kpi aziendali; informatica, per implementare tecnologie avanzate e rendere le pmi più efficienti e attrattive. "Le Pmi italiane devono affrontare una trasformazione profonda, che non può limitarsi a un cambio tecnologico, ma deve partire dalla mentalità e dall’organizzazione aziendale", afferma Paolo Borghetti, founder e ceo di Future Age. "Senza un cambiamento strutturato, molte imprese rischiano di perdere competitività e di scomparire", continua. Nei prossimi 5-10 anni, la capacità delle pmi italiane di adattarsi e innovare sarà cruciale. Servono politiche aziendali più strutturate, una gestione del personale più efficace e un uso strategico della digitalizzazione. Future Age si pone come partner chiave per le imprese che vogliono affrontare questa sfida con un approccio moderno e sostenibile. Nata nel 2015 dall’intuizione imprenditoriale di Paolo Borghetti, imprenditore seriale e business mentor, Future Age è un’organizzazione specializzata nel change management e nell’innovazione ad alto impatto. La sua mission è quella di accompagnare le pmi italiane nel percorso per l’evoluzione digitale sostenibile, nel segno nell’integrazione fra persone, processi e tecnologie.
(Adnkronos) - "La decarbonizzazione sicura e competitiva è una sfida urgente, e il settore elettrico ne è il motore principale". Ad affermarlo è Gianni Vittorio Armani, Presidente di Elettricità Futura, intervenendo a Key Energy 2025 a Rimini sottolineando la necessità di accelerare la transizione energetica, l'obiettivo primario è l’aumento della produzione da fonti rinnovabili, che oggi coprono solo il 20% dei consumi finali di energia, con l’obiettivo di raggiungere il 40% entro il 2030. Nel settore elettrico la quota attuale è del 40%, inferiore rispetto alla Spagna, che ha già superato il 50% ed è riuscita ad abbassare il costo dell'energia elettrica. Per colmare il divario, è necessario incrementare il ritmo di installazione. Puntare sulle fonti rinnovabili ci garantirebbe competitività e una maggior indipendenza energetica dal punto di vista della fornitura, abbassando il costo della bolletta. Rendendo più economica l'energia elettrica potremmo accelerare, inoltre, l'elettrificazione dei consumi finali. "Il repowering degli impianti Fer già installati rappresenterebbe uno strumento strategico per accelerare la transizione energetica", ha sottolineato Armani. "La sola installazione di tecnologie innovative eoliche e fotovoltaiche consentirebbe di incrementare la produzione di elettricità da rinnovabili a parità di superficie utilizzata, con un importante beneficio per i consumatori finali. Fondamentale anche semplificare il permitting per favorire nuovi investimenti. Il settore elettrico è pronto a fare la sua parte per un'Italia più indipendente e competitiva" ha concluso.