(Adnkronos) - "Pochi mesi fa abbiamo potuto apprezzare la sua grande umiltà, la sua profonda spiritualità. Che grande emozione, ieri, quando abbiamo appreso dalla tv che il Papa è proprio il cardinale Robert Francis Prevost. Siamo rimasti molto sorpresi e felici, perché abbiamo ricordato con gioia la sua visita al Santuario". Don Aurelio Russo, il Rettore del Santuario della Madonna delle Lacrime di Siracusa, mostra con orgoglio le fotografie scattate nei due giorni in cui Papa Leone XIV era venuto in visita, lo scorso settembre. In quella occasione aveva portato in Sicilia il saluto di Papa Francesco. Fu proprio Bergoglio a nominarlo Cardinale nel 2023. "Per noi è stata una meraviglia sapere che il nuovo Pontefice era stato due giorni qui a Siracusa, nella più grande semplicità e familiarità- racconta don Aurelio all'Adnkronos - Papa Leone ha condiviso con noi le giornate. Ricordo che era il primo settembre e andò via il 2 settembre. C'eravamo io, il vescovo di Siracusa, le suore, il suo segretario. -E in quei giorni abbiamo potuto apprezzare la sua grandissima umiltà, il grande amore per la Madonna". "Ieri mi hanno fatto impressione le sue lacrime appena si è affacciato in piazza San Pietro - dice ancora don Aurelio - Era venuto qui, al Santuario della Madonna delle Lacrime e ieri anche lui ha versato delle lacrime. Lacrime che devono dare speranze e consolazione a tutti". E parlando del suo primo discorso, don Aurelio dice: "Ci ha voluto donare la cosa più importante di cui tutti abbiamo bisogno: la pace. Senza pace non c'è futuro". Poi ricorda ancora quei due giorni: "Lo abbiamo accolto il 1 settembre del 2024, lo andammo a prendere all'aeroporto di Catania con la scorta della Polizia, e poi lo abbiamo riportato allo scalo la sera del 2 settembre. Perché aveva un altro impegno". Ieri il vescovo dio Siracusa ha inviato al Santo Padre gli auguri, "attraverso il telefono del suo segretario", spiega don Aurelio. Ma chi è Papa Leone XIV? "Noi abbiamo conosciuto un uomo estremamente vicino alle persone, ha fatto foto con tutti, si è soffermato a parlare con tutti". Cosa si aspetta dal nuovo Papa? "Quello che già ci ha dimostrato: vicinanza, che lui sostenga la chiesa con la preghiera e con la fede". E ricorda che quando conobbe la storia della Madonna delle Lacrime "si mostrò molto interessato. ieri mi hanno commosso le sue lacrime a San Pietro". "Ieri lui non ha parlato solo con le parole ma anche con le lacrime". (di Elvira Terranova)
(Adnkronos) - L’intelligenza artificiale è pronta a rivoluzionare (anche) le consegne dell’e-commerce? Quasi: sebbene siano propense a pensarlo, infatti, solo il 12% delle organizzazioni che operano nel settore dell’ultimo miglio ha già adottato soluzioni basate sull’IA. E' quanto emerge dal nuovo studio di Geotab Inc. e delle sue affiliate (Geotab), leader globale nelle soluzioni per veicoli connessi, condotto in Italia su un panel di aziende che operano nel segmento degli acquisti online e della logistica correlata, per sondare sfide, esigenze e maturità del settore rispetto alla telematica. I risultati della ricerca confermano la continua espansione dell’e-commerce: negli ultimi 2 anni, le aziende interpellate hanno registrato un aumento dei volumi di consegna (49%) e un ampliamento delle categorie merceologiche vendute online (32%), con cura della persona e abbigliamento identificate come le più profittevoli (rispettivamente dal 47% e 36% del campione). In parallelo, si sono però moltiplicate anche le sfide correlate alle esigenze dei consumatori, che hanno aspettative sempre più definite in materia di personalizzazione, tracking e flessibilità delle spedizioni. Secondo le aziende intervistate, le priorità degli utenti finali risultano infatti essere: customizzazione delle consegne, soprattutto in termini di orario (53%), localizzazione in tempo reale del mezzo di trasporto (50%), velocità di ricezione della merce (36%), possibilità di lasciare un feedback sul processo di consegna (30%) e di interagire con il conducente per concordare le istruzioni di consegna (29%). “L’e-commerce - ha commentato Franco Viganò, director, strategic channel development & country manager per l’Italia - non è solo il presente, ma è anche un canale destinato a crescere ulteriormente in futuro. Mentre aumenta il livello di adozione di strumenti per il fleet management, i dati ci confermano che le potenzialità di applicazione dell’intelligenza artificiale sono ancora da esplorare: restano ampi margini di miglioramento del servizio all’utente finale, che richiede una consegna sempre più tempestiva, puntuale e personalizzata. A queste esigenze, si sommano le necessità di razionalizzazione dettate dall’attuale scenario socioeconomico, oltre alla volontà, da parte delle organizzazioni, di incrementare la sicurezza di mezzi e conducenti e la sostenibilità delle proprie operazioni. La strada è ancora lunga ma, nella nostra visione, già tracciata”. In Italia, la maggior parte delle flotte commerciali è di piccole o medie dimensioni, incluse quelle deputate alla consegna di acquisti effettuati online (di cui il 97% conta da 5 a 49 veicoli). In questo scenario frammentato e altamente competitivo, la principale difficoltà che i gestori delle flotte dell’ultimo miglio si trovano ad affrontare è la necessità di contenimento dei costi (59%), seguita da rispetto delle tempistiche di consegna (48%), gestione dei tragitti (45%) e manutenzione dei veicoli (42%). Un valido supporto per fronteggiare queste sfide arriva dall’innovazione tecnologica, e le aziende sembrano esserne sempre più consapevoli. Il livello di digitalizzazione delle organizzazioni che si occupano di ultimo miglio è infatti sensibilmente cresciuto negli ultimi anni: oggi, ben il 71% dispone di un software di fleet management (contro il 66% del 2021). Le ragioni che spingono all’adozione di questo tipo di soluzioni sono molteplici, ma tutte riconducibili al miglioramento operativo delle flotte. Principalmente, la telematica viene utilizzata per efficientare i tragitti di consegna (46%), migliorare le prestazioni in termini di consumi e costi (28%), monitorare lo stile di guida dei conducenti (27%) e pianificare soste, pause e rifornimenti (25%). La sostenibilità, al momento, non sembra essere la priorità per i fleet manager italiani: il controllo delle emissioni si classifica all’ultimo posto (7%) tra gli obiettivi per cui vengono sfruttati gli strumenti di telematica. Tuttavia, non va dimenticato che il contenimento dell’impatto ambientale è direttamente correlato a tutti i principali utilizzi sopra elencati, dall’ottimizzazione di percorsi e consumi, al miglioramento dei comportamenti dei conducenti. Probabilmente destinata a rivoluzionare ogni aspetto del business e della quotidianità individuale, l’AI potrebbe essere la chiave di volta (anche) per bilanciare le esigenze delle flotte dell’ultimo miglio con quelle dei consumatori. I fleet manager ritengono, infatti, che l’intelligenza artificiale possa contribuire a migliorare diversi aspetti sempre più prioritari per l’utente finale, legati soprattutto al tracciamento e alla personalizzazione dell’esperienza di acquisto. Nel dettaglio, l’AI potrebbe essere sfruttata per rispondere direttamente alle necessità di tracciamento live dei mezzi (40%), per la ricezione di notifiche push sullo stato della consegna (40%), oltre che per la raccolta di feedback sul processo di delivery (33%), la personalizzazione delle procedure di acquisto (32%) e delle consegne (28%). I potenziali vantaggi sono insomma ben delineati. Tuttavia, nonostante il 97% dei fleet manager abbia un certo grado di conoscenza dell’AI, solo il 12% ha già implementato soluzioni per la gestione della flotta basate su di essa, riscontrando benefici (seppur non immediati). Anche se a rilento, per il futuro, la direzione sembra però segnata: il 24% degli intervistati ha intenzione di adottare soluzioni basate sull’AI nel corso dei prossimi 12 mesi, mentre il 55% ha intenzione di introdurle in futuro, pur non avendo ancora stabilito una roadmap precisa. Nella visione dei gestori delle flotte, le principali difficoltà che l’intelligenza artificiale consentirebbe di risolvere sono legate al contenimento delle spese, alla pianificazione dei carichi e dei percorsi, alla sicurezza degli autisti. Indipendentemente dal grado di utilizzo, i fleet manager italiani riconoscono infatti il ruolo dell’AI per ottimizzare tragitti e costi (68%), gestire in maniera tempestiva gli imprevisti (67%), rilevare comportamenti scorretti del conducente (66%) e pianificare in anticipo la manutenzione (66%).
(Adnkronos) - Un interesse altissimo verso l’autoproduzione di energia (58% degli intervistati) e un consenso trasversale verso le comunità energetiche (87% potenzialmente favorevoli), ma anche criticità che frenano la transizione tra ostacoli economici, burocratici e informativi. È quanto emerge dall’indagine realizzata da Imc Holding, realtà attiva nelle soluzioni per l'autonomia energetica. Dallo studio - condotto su un campione rappresentativo di 10mila cittadini italiani tra i 25 e i 65 anni - emerge un quadro chiaro: il desiderio di produrre energia pulita in autonomia è molto diffuso (58% degli intervistati), spinto principalmente da motivazioni economiche e ambientali. Tuttavia, l'accesso a tecnologie come il fotovoltaico e alle nuove comunità energetiche è ostacolato da barriere percepite come ancora troppo alte, prima fra tutte il costo iniziale e la complessità burocratica. Nonostante l'Italia sia al centro di importanti iniziative per la transizione verde, il sondaggio evidenzia un senso di insoddisfazione diffusa: 2 italiani su 3 ritengono che il Paese stia facendo troppo poco per agevolare la diffusione delle energie rinnovabili. Una distanza che, se colmata, potrebbe liberare un enorme potenziale di innovazione sociale, economica e ambientale. La consapevolezza sul tema non è ancora diffusa: solo il 18% degli intervistati si definisce 'molto informato', mentre il 42% 'abbastanza'. Il restante 40% ammette di avere poche (30%) o nessuna (10%) informazioni in materia. Analogamente, le comunità energetiche rinnovabili - iniziative di condivisione dell’energia pulita tra cittadini - sono note pienamente solo al 25% del campione; un altro 50% ne ha sentito parlare e l’ultimo 25% non le conosce affatto. Eppure, la voglia di attivarsi in prima persona rimane altissima. Il 58% degli italiani dichiara di voler assolutamente autoprodurre energia rinnovabile (ad esempio installando pannelli solari in casa), mentre un ulteriore 30% si dice interessato ma desidera più informazioni prima di compiere il passo. Solo il 12% non è attratto dall’autoproduzione. In sostanza, la grande maggioranza vorrebbe diventare prosumer, consumatori-produttori di energia, sia per ridurre la bolletta che per contribuire alla tutela ambientale. I benefici più citati delle rinnovabili sono il risparmio economico (72% degli intervistati) e la sostenibilità ambientale (61%), seguiti dalla maggiore indipendenza energetica (35%). Tali aspettative positive alimentano l’entusiasmo verso soluzioni come il fotovoltaico domestico e le comunità energetiche. Di contro, emergono fattori che frenano l’adozione su larga scala. Gli ostacoli principali percepiti sono i costi iniziali elevati (64% delle risposte) e la burocrazia delle procedure (46%), seguiti dalla carenza di informazioni (32%). Nelle risposte aperte molti cittadini menzionano proprio 'costi', 'burocrazia', 'poca chiarezza', 'incentivi poco chiari' e 'tempi lunghi' tra i timori concreti. In altre parole, anche se esistono incentivi pubblici, vengono spesso percepiti come poco accessibili o comprensibili a causa di iter complessi. L’attenzione verso le alternative verdi è incentivata anche dal caro-bolletta: l’83% degli italiani ritiene che la spesa energetica incida molto (39%) o abbastanza (44%) sul bilancio familiare. Solo il 15% la giudica poco gravosa e appena il 2% per niente. Questo onere rafforza l’urgenza di soluzioni come l’autoproduzione e la condivisione dell’energia. Le comunità energetiche riscuotono particolare interesse: il 41% aderirebbe senza esitazione a una comunità nella propria zona, e un altro 46% lo farebbe ma con più informazioni a disposizione. In totale, quasi l’87% degli intervistati si dichiara potenzialmente favorevole a partecipare, un dato che indica un consenso trasversale. Solo il 13% rimane scettico o non interessato all’idea. Nonostante l’entusiasmo 'dal basso', prevale la percezione che il Paese sia in ritardo. Il 65% ritiene che l’Italia non stia facendo abbastanza per promuovere le rinnovabili, contro appena il 23% convinto del contrario (il restante 12% non si esprime). Molti cittadini giudicano quindi l’impegno nazionale ancora insufficiente rispetto alle loro aspettative. "I risultati confermano quanto il desiderio di cambiamento sia forte, ma anche quanto sia urgente rendere più semplice e accessibile l’adesione alle rinnovabili - dichiara Daniele Iudicone, Ceo di IMC Holding - gli italiani vogliono essere protagonisti attivi della rivoluzione energetica, spinti dalla necessità di ridurre le bollette e dalla coscienza ambientale. È un segnale chiaro per istituzioni e operatori: dobbiamo abbattere le barriere economiche e burocratiche e offrire informazioni trasparenti. Solo così questo entusiasmo potrà tradursi in azioni concrete sul territorio".