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(Adnkronos) - Si terrà oggi pomeriggio - alle 16.30 ora locale, le 17.30 in Italia - l'incontro in Scozia tra il presidente americano Donald Trump e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen per parlare dell'accordo sui dazi tra Ue e Usa in vista della scadenza del 1 agosto. A renderlo noto è stata ieri sera la Casa Bianca nell'aggiornamento dell'agenda di Trump, arrivato venerdì in Scozia. L'incontro si terrà al Turnberry Golf Club, di proprietà del presidente. Ad anticipare la notizia dell'incontro era stata von der Leyen, dopo una "proficua telefonata" con Trump, con cui "abbiamo concordato di incontrarci domenica" prossima "in Scozia, per discutere delle relazioni commerciali transatlantiche e di come mantenerle solide". A Bruxelles si spera nel via libera del presidente all'accordo preparato dai negoziatori, Maros Sefcovic per l'Ue e Howard Lutnick e Jamieson Greer per gli Usa, che si fonda essenzialmente sull'imposizione di dazi del 15% da parte degli Stati Uniti sulle importazioni dall'Ue, con alcune eccezioni. L'intesa sui dazi Usa-Ue potrebbe quindi essere vicina. "C'è il 50% di possibilità di raggiungere accordo con l'Ue", ha affermato intanto venerdì scorso il presidente americano, parlando ai giornalisti alla Casa Bianca proprio poco prima della sua partenza per la Scozia, per poi precisare che le possibilità in realtà sarebbero "sono inferiori al 50%" non senza ricordare, però, che il Giappone aveva possibilità a suo dire ancora inferiori finché non ha deciso di "aprire" la sua economia a quella degli Usa. Un accordo tra l'Ue e gli Usa sarebbe invece "a portata di mano", almeno secondo l'Ue che nel frattempo ha approvato contromisure che scatteranno il 7 agosto prossimo se non verrà nel frattempo siglata un'intesa sui dazi. Come ha spiegato ancora una volta von der Leyen nei giorni scorsi, "vogliamo una soluzione negoziata con gli Stati Uniti", ma finché non verrà raggiunta, "tutti gli altri strumenti restano sul tavolo". Le contromisure Ue - come si apprende da fonti diplomatiche europee - prevedono dazi sull’import dagli States fino al 30%, per un totale di 93 miliardi di euro. Dei 27 Stati membri, solo l’Ungheria ha votato contro, gli altri 26 a favore. La visita di Trump in Scozia durerà in totale quattro giorni, con spostamenti nei suoi resort di Turnberry e Aberdeen, e include un incontro con il premier britannico Keir Starmer. La Casa Bianca ha definito il viaggio una "visita di lavoro", ma il programma prevede anche impegni legati a interessi imprenditoriali del presidente, tra cui l'inaugurazione di un nuovo campo da golf intitolato alla madre, Mary Anne MacLeod, originaria dell'isola di Lewis. Durante il soggiorno, incontro anche con il primo ministro scozzese John Swinney. Le associazioni imprenditoriali, tra cui i produttori di whisky, auspicano - secondo Bbc - che la visita possa servire a ottenere nuove concessioni tariffarie per l’export scozzese verso gli Stati Uniti. L’agenda non include incontri con Re Carlo III, che riceverà ufficialmente il presidente e la First Lady Melania Trump in occasione della visita di Stato prevista per settembre. La visita avviene a pochi giorni dall’entrata in vigore di nuovi dazi americani fino al 50% su decine di Paesi, inclusi Canada, Messico e Unione Europea, mentre il Regno Unito resta tra i pochi partner ad aver concluso un’intesa commerciale bilaterale con Washington. Sul piano della sicurezza, l'operazione messa in campo è imponente. Sono stati rafforzati i controlli negli aeroporti di Aberdeen e Prestwick con zone di volo limitate e strade chiuse nei pressi dei resort. Per oggi sono previste, inoltre, manifestazioni di protesta ad Aberdeen e Edimburgo organizzate dal collettivo "Stop Trump".
(Adnkronos) - Dalla prima cabina fototessera del Paese alla quotazione in Borsa Italiana. E' un lungo viaggio, che dura da oltre 60 anni quello di Dedem, azienda nata a Roma nel 1962 e che oggi è stata quotata per la prima volta su Euronext Growth Milan, dove in fase di collocamento ha raccolto 10 milioni di euro. Il flottante al momento dell’ammissione è del 25,98% e la capitalizzazione di mercato all’Ipo è pari a 38,5 milioni di euro. Un percorso partito nel Dopoguerra da una delle prime icone del made in Italy, come spiega in un'intervista ad Adnkronos/Labitalia Alberto Rizzi, amministratore delegato di Dedem. "È da quel clic, ancora in bianco e nero, che comincia la nostra storia industriale. Una storia che attraversa oltre sessant’anni di innovazione e trasformazione, mantenendo sempre al centro l’idea di semplificare la vita delle persone attraverso soluzioni automatizzate e accessibili. Da quella prima cabina, antesignana del selfie, siamo cresciuti, accompagnando generazioni di italiani, ma anche modernizzando costantemente i nostri servizi: dalle fototessere alle tecnologie per l’identificazione personale, fino al mondo del leisure e dei servizi digitali avanzati. Dedem è parte del paesaggio urbano e industriale italiano, ed è oggi un simbolo autentico del made in Italy, capace di coniugare artigianalità, tecnologia e visione", sottolinea. E a testimoniarlo sono i numeri di oggi di Dedem: "Siamo un gruppo -spiega Rizzi- solido e in crescita, con 113 milioni di euro di ricavi al 31 dicembre 2024, 668 dipendenti e 6.050 macchine installate tra Italia ed estero, soprattutto in Spagna e Repubblica Ceca. Dal 2019, quando il fatturato era di 80 milioni, abbiamo ampliato costantemente il nostro perimetro. Oltre alla leadership nei sistemi automatizzati per l’identificazione personale, abbiamo rafforzato il nostro ruolo nel leisure, con photo booth, kiddie ride e sale giochi a marchio Youngo nei principali centri commerciali. Parallelamente, siamo entrati in settori tecnologici avanzati come l’additive manufacturing e l’ict, mantenendo sempre al centro la qualità e il servizio alle persone". E oggi la quotazione in Borsa. "La quotazione su Euronext Growth Milan è un passo strategico che abbiamo immaginato da tempo. Oggi diventa realtà, e segna l’inizio di una nuova fase. L’obiettivo è duplice: da un lato, rafforzare la visibilità della società sul mercato e aumentare la nostra credibilità verso investitori e stakeholder; dall’altro, accedere a nuove risorse finanziarie per sostenere l’ulteriore crescita, sia in Italia che all’estero. Per noi, entrare in Borsa è anche un modo per valorizzare il nostro patrimonio di competenze, di innovazione e di identità imprenditoriale. È un atto di responsabilità verso chi ci ha portato fin qui e un’opportunità concreta per proiettare Dedem nel futuro, coinvolgendo anche i nostri dipendenti, ai quali abbiamo riservato parte delle nuove azioni emesse", sottolinea. E tanti i progetti previsti per il 2025. "Sarà per noi l’anno del consolidamento post-quotazione, ma anche il trampolino per nuovi traguardi. Vogliamo rafforzare la nostra presenza nei mercati esteri, facendo dell’internazionalizzazione uno dei pilastri della nostra strategia di lungo periodo. Intendiamo anche ampliare ulteriormente l’offerta di servizi ad alto valore tecnologico, integrando soluzioni digitali avanzate nei nostri dispositivi automatizzati. Ma non meno importante, vogliamo mantenere saldo il legame con le nostre persone, continuando a investire nella formazione, nel benessere e nella partecipazione attiva dei nostri collaboratori alla vita dell’azienda. Perché Dedem è e resta una grande squadra prima ancora che una grande impresa", aggiunge ancora. Sguardo sempre proteso alle nuove tecnologie. "L’intelligenza artificiale rappresenta per noi una opportunità importante, ma va gestita con attenzione, consapevolezza e responsabilità. Il nostro approccio è concreto e mirato: lavoriamo su modelli 'narrow', altamente specializzati e addestrati internamente. Ad esempio, nel sistema Dedem X - che valuta la qualità delle foto digitali - usiamo l’AI per affiancare la Computer Vision: in caso di anomalie, l’intelligenza artificiale entra in gioco, riducendo drasticamente il carico di lavoro del call center, che interviene solo in caso di incertezza. Un altro utilizzo è Crane X, un sistema che analizza la disponibilità e la varietà dei prodotti all’interno delle vending machine tramite AI, per ottimizzare la logistica". "In parallelo, stiamo testando modelli di intelligenza artificiale generativa per l’assistenza tecnica, addestrati con dati interni. La nostra visione è chiara: integrare l’ai dove può portare efficienza, valore e semplificazione, ma sempre mantenendo l’essere umano al centro del processo decisionale", conclude.
(Adnkronos) - Il 24 luglio 2025 è l’Earth Overshoot Day, il giorno in cui l’umanità esaurisce il budget ecologico annuale del Pianeta. A calcolarla ogni anno è il Global Footprint Network sulla base dei National Footprint and Biocapacity Accounts gestiti dalla York University. Il Wwf, con la sua campagna Our Future, chiede a tutti di "imparare a vivere nei limiti di un solo Pianeta, oggi più che mai". Secondo i calcoli del Global Footprint Network, infatti, attualmente, la popolazione globale consuma l’equivalente di 1,8 pianeti Terra ogni anno, un ritmo che supera dell’80% la capacità rigenerativa degli ecosistemi terrestri. Questo squilibrio è alla base delle crisi ambientali della nostra epoca: la perdita di biodiversità, la deforestazione, il degrado del suolo, l’esaurimento delle risorse (crisi idrica, collasso di stock ittici) fino all’accumulo di gas serra. Uno sfruttamento di risorse che è aumentato nel tempo, tanto che la data dell’Overshoot si è spostata da fine dicembre, nel 1970, a luglio, nel 2025. Il risultato? Un debito cumulativo nei confronti del Pianeta di 22 anni. In pratica, se il sovrasfruttamento ecologico fosse completamente reversibile, ci vorrebbero 22 anni di piena capacità rigenerativa del Pianeta per ripristinare l'equilibrio perduto. "Un calcolo, però - ricorda il Wwf - solo teorico perché ad oggi non tutta la capacità rigenerativa è più intatta (abbiamo perso intere foreste, eroso i suoli, impoverito i mari…) e alcuni danni che abbiamo provocato sono ormai irreversibili (come le specie che si sono estinte o i ghiacciai sciolti). Inoltre, la crisi climatica in corso aggrava ulteriormente la capacità del Pianeta di rigenerarsi". “Non solo stiamo vivendo 'a credito' ogni anno, ma abbiamo anche accumulato un enorme debito nei confronti del sistema Terra. Ripagare questo debito, in termini ecologici, è quasi impossibile se continuiamo a ignorarne le conseguenze - afferma Eva Alessi, responsabile Sostenibilità del Wwf Italia - Si tratta di una chiamata urgente all’azione per cambiare radicalmente il nostro modello di sviluppo, prima che il danno diventi definitivamente irreparabile”. La rotta - avverte l'associazione - può essere invertita: "Per riportare l’umanità in equilibrio con le risorse terrestri (ovvero far coincidere l’Overshoot Day con il 31 dicembre), dobbiamo ridurre l’impronta ecologica globale di circa il 60% rispetto ai livelli attuali". Per il Wwf, è possibile spostare la data dell’Overshoot agendo in cinque settori strategici: "Transizione energetica (passare a fonti rinnovabili ed eliminare i combustibili fossili); economia circolare (riciclare, riutilizzare, azzerare gli sprechi); alimentazione sostenibile (diminuire il consumo di carne e preferire cibi biologici, locali e stagionali); mobilità green (favorire trasporti pubblici, biciclette e veicoli elettrici); politiche globali (accordi internazionali più stringenti per la tutela ambientale)". Così, "se riuscissimo a spostare l’Overshoot Day di 5 giorni all’anno, entro il 2050 torneremmo in equilibrio con le risorse del Pianeta. Si tratta di una media realistica che combina: tecnologia (efficienza energetica, rinnovabili), comportamenti individuali (dieta, trasporti, stile di vita) e politiche globali (accordi climatici, economia circolare)". “Un nodo cruciale è il nostro modello economico, fondato sulla crescita illimitata dei consumi materiali - di energia, risorse, materie prime - che è semplicemente incompatibile con un Pianeta dalle risorse finite. Non dobbiamo puntare all’aumento quantitativo, ma a un progresso qualitativo, fatto di conoscenza, relazioni umane, diritti e tutela della Natura da cui dipendiamo. È fondamentale sostituire il Pil come unico indicatore di sviluppo con indicatori più complessi, che considerino la salute degli ecosistemi, il benessere psicologico e la coesione sociale”.