(Adnkronos) - La tregua a Gaza trema, gli accordi tra Israele e Hamas legati al piano di Donald Trump vacillano. Poi, torna il cessate il fuoco alla fine di una domenica convulsa. Le ultime 24 ore ripropongono uno scenario ad altissima tensione, con le accuse di Israele a Hamas - per violazioni di cessate il fuoco a Rafah che hanno provocato la morte di 2 soldati - e raid delle forze di difesa (Idf) dopo l'ordine del premier Benjamin Netanyahu di "agire con forza". Fonti degli ospedali di Gaza, interpellate dalla Bbc, hanno fatto riferimento a 44 vittime: oltre metà dei morti è stata registrata nell'ospedale di al-Awda, nel nord dell'enclave palestinese. Israele ha informato in anticipo della rappresaglia gli Stati Uniti tramite il Centro di comando statunitense che supervisiona il cessate il fuoco. Hamas, nell'arco della giornata, ha negato ogni coinvolgimento, confermando il suo impegno al cessate il fuoco. L'Esercito israeliano, in serata, ha annunciato il ripristino del cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. "In conformità con le direttive del livello politico, e dopo una serie di attacchi significativi, le Idf hanno iniziato a rafforzare il cessate il fuoco dopo la sua violazione da parte dell'organizzazione terroristica Hamas. Le Idf continueranno a far rispettare l'accordo di cessate il fuoco e risponderanno con forza a qualsiasi violazione dell'accordo", hanno dichiarato le forze armate israeliane. Nel corso di domenica 19 ottobre, le Idf hanno fatto il punto su una serie di raid contro obiettivi di Hamas nella Striscia di Gaza meridionale "in risposta alla palese violazione dell'accordo sul cessate il fuoco" avvenuta nella mattinata. Secondo fonti militari israeliane, le operazioni hanno preso di mira infrastrutture e postazioni dei "terroristi", come rappresaglia per l'attacco contro le forze israeliane. Nelle stesse ore, Netanyahu ha ordinato la chiusura di tutti i valichi verso la Striscia di Gaza e lo stop alla consegna di aiuti umanitari. La decisione, però, dovrebbe essere cancellata nella mattinata di lunedì 20 ottobre su pressione degli Stati Uniti. "Israele non vuole provocare il crollo del cessate il fuoco. Si tratta semplicemente di un'equazione lineare tra violazione e risposta, che continuerà finché Hamas continuerà a violare l'accordo", ha dichiarato un funzionario della sicurezza israeliano all'emittente Canale 12. Lo stesso funzionario ha avvertito che l'area tra la linea gialla, dove l'esercito si è ritirato in base ai termini dell'attuale cessate il fuoco, e il confine egiziano è "un punto caldo per una potenziale escalation". "È apparentemente sotto il controllo israeliano, ma (nei tunnel sotterranei ancora operativi, ndr) si nascondono terroristi di Hamas, che cercano di aggredire le forze israeliane sotto la copertura della tregua, anche senza ordini espliciti da parte dei loro comandanti", ha aggiunto. Washington sta lavorando intensamente dietro le quinte per garantire che l'accordo di pace non collassi. Nelle prossime ore il vice presidente Jd Vance e gli inviati Steve Witkoff e Jared Kushner, evidenzia Axios, si recheranno in Israele con l'obiettivo di stabilizzare la tregua, supervisionare il ritorno dei corpi degli ostaggi deceduti, accelerare sugli aiuti umanitari e progettare una forza internazionale di sicurezza a Gaza. Già nella giornata di lunedì Witkoff e Kushner dovrebbero incontrare Netanyahu. Vance, invece, arriverà in Israele martedì. Secondo funzionari statunitensi, i prossimi 30 giorni sono considerati decisivi per il futuro della fragile tregua. Il tema del disarmo di Hamas è centrale, come ha evidenziato anche Trump. "Non avremo truppe sul terreno (nella Striscia di Gaza, ndr). Non c'è motivo - dice il presidente americano a Fox News - ma queste sono persone molto violente. Questa è una parte del mondo molto violenta. Nessuno ha mai visto una violenza del genere", ha aggiunto Trump, secondo cui "se necessario, disarmeremo noi, gli Stati Uniti, o potrebbe farlo Israele con il nostro sostegno". Intanto una delegazione di Hamas, guidata dal capo negoziatore Khalil al-Hayya, è arrivata al Cairo per verificare l'attuazione dell'accordo di cessate il fuoco, come ha reso noto lo stesso movimento islamista palestinese, stando a quanto riferito da Sky News Arabia.
(Adnkronos) - "Il salario minimo per legge a 9 euro non va bene perché sono un imposizione al basso verso una possibile trattativa. Questa demagogia del salario minimo è un boomerang incredibile in Italia, non possiamo massacrare la contrattazione con un limite di legge. Quello che vogliamo ancora fare è potenziare la contrattazione collettiva, dare forza a una gamba fondamentale. E incentivare i rinnovi contrattuali". Lo ha detto il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, intervenendo alla tavola rotonda 'Il benessere del lavoratore: dalla questione salariale alla sicurezza nei luoghi di lavoro' in corso a Roma. "C'è sì un problema di salario in Italia, e questo governo sta facendo tanto, un intervento di 10 miliardi all'anno, 40 in totale, per il taglio del cuneo fiscale". "Il tema della sicurezza sul lavoro è purtroppo caldo, tante sono le morti, tanti gli incidenti. Noi abbiamo messo in campo la patente a punti, risorse con tanti ispettori in più. E poi il grande confronto con le parti sociali che crediamo sia fondamentale. Anche Inail ha messo in campo tanto dal punto di vista dell'innovazione, ma credo che serve uno scatto di tutti i soggetti che sono al tavolo per arrivare a un cambio culturale. Sull'ultimo decreto allo studio non entro in merito perchè è in fase di costruzione e dire delle cose potrebbe essere sbagliato".
(Adnkronos) - "Oggi non possiamo non mettere al centro del Green Deal la parola autonomia strategica, sarebbe velleitario continuare ad attuare il Green Deal dipendendo da autocrazie sempre più pericolose e non mettendo i soldi che servono". Così Carlo Corazza, direttore dell’Ufficio del Parlamento europeo in Italia, intervenendo all’appuntamento Adnkronos Q&A, 'Sostenibilità al bivio', questa mattina al Palazzo dell’Informazione a Roma. "Il Green Deal non è piovuto dall’alto, è stato approvato dal legislatore", premette Corazza. "Il Green Deal è nato nel 2019, quindi un'era geologica fa, c'è stato il Covid, c'è stata l'aggressione russa all'Ucraina, la crisi energetica, l'inflazione, il 7 ottobre, Trump, i dazi, la Cina che è diventata ancora più dominante in tutta una serie di tecnologie e di materie prime; è evidente che ci dobbiamo interrogare se il Green Deal del 2019 è ancora il Green Deal che serve all'Unione europea", osserva. "Su una cosa sono tutti d'accordo: tu non puoi fare una transizione di quel tipo che è una transizione di politica industriale senza metterci i soldi. L'Europa ha messo molto poco e non mi sembra che da questo punto di vista la Commissione europea stia cambiando rotta. Questo secondo me è un punto nevralgico", sottolinea. "Readiness 2030 non è solo più armi, più cybersicurezza o più spazio, è anche più industria, una base industriale più solida, così come il Green Deal, senza un'industria forte e innovativa, non si attua perché è l'industria che fa l'innovazione, è l'industria che trova le risposte - rimarca - Noi abbiamo ancora delle filiere dove possiamo avere una leadership tecnologica - nucleare, carbon storage, forse lo stoccaggio con l'idroelettrico - su tante altre cose purtroppo siamo in ritardo e sarà molto difficile recuperare. Oggi non possiamo non mettere al centro del Green Deal la parola autonomia strategica, sarebbe velleitario continuare ad attuare il Green Deal dipendendo da autocrazie sempre più pericolose e non mettendo i soldi che servono". "Questo è un momento in cui o l'Europa trova delle risposte unitarie, anche sul debito comune e sulla difesa, oppure rischia veramente di cedere la sua sovranità non a Bruxelles, ma a qualche autocrazia", conclude.