(Adnkronos) - In attesa dell'incontro di Ferragosto tra Trump e Putin, fissato in Alaska come annunciato venerdì notte dal tycoon e poi confermato dal Cremlino, Ucraina ed Europa si incontrano ancora una volta e rilanciano con una controproposta alle condizioni dello 'zar' per mettere fine alla guerra contro Kiev. E i punti chiave sono chiari: no alla cessione di territori in cambio di un cessate il fuoco, sì alla tregua come base di partenza necessaria. Una vera e propria 'linea rossa' condivisa tra Kiev e Ue, spiega il Wsj, da far valere per qualsiasi possibile trattativa con la Russia. Dopo la riunione fiume nel Regno Unito, in serata ecco quindi arrivare anche il messaggio di Volodymyr Zelensky al presidente Usa: "Non ho sentito alcun partner esprimere dubbi sulla capacità dell'America di garantire la fine della guerra. Il presidente degli Stati Uniti ha le leve e la determinazione necessarie. L'Ucraina ha sostenuto tutte le proposte del presidente Trump, a partire da febbraio", le parole di Zelensky su X, secondo cui tuttavia "ciò di cui abbiamo bisogno ora non è una pausa nelle uccisioni, ma una pace vera e duratura. Non un cessate il fuoco in un futuro prossimo, tra qualche mese, ma immediatamente. Il presidente Trump me l'ha detto e io lo sostengo pienamente". Nella notte arriva poi il messaggio congiunto di Meloni e degli altri leader europei a Trump e Putin. "Restiamo fedeli al principio secondo cui i confini internazionali non devono essere modificati con la forza. L'attuale linea del fronte dovrebbe essere il punto di partenza dei negoziati", dicono i leader, che tornano a ribadire l'appoggio a Kiev e la condanna alla Russia, responsabile dell'invasione. Intanto, se la pianificazione del vertice fra Putin e Trump "rimane fluida", resta invece l'incognita su una eventuale partecipazione del leader di Kiev all'incontro. Tuttavia, ha spiegato una fonte della Casa Bianca alla Cbs, sarebbe ancora possibile che Zelensky venga "coinvolto in qualche modo" nel faccia a faccia. Quale sia, però, resta ancora un mistero. Secondo Nbc, la Casa Bianca starebbe valutando la possibilità di invitare in leader ucraino al vertice, hanno detto un funzionario dell'amministrazione e tre persone al corrente delle discussioni, precisando che non c'è ancora alcuna decisione e che non è chiaro se il presidente ucraino deciderà alla fine di andare. "Tutti sperano che possa succedere", ha detto il funzionario, secondo cui Trump "resta aperto a un summit trilaterale con entrambi i leader", ma "al momento la Casa Bianca è concentrata sulla preparazione del vertice bilaterale chiesto da Putin". Secondo quanto rivelato dal Wall Steet Journal, la "controproposta" al piano di Putin per un cessate il fuoco nelle intenzioni dovrebbe diventare il quadro di riferimento per andare avanti verso la fine del conflitto innescato dall'invasione russa su vasta scala dell'Ucraina. Stando al giornale, la "controproposta" sottoposta al vice presidente Usa Vance nel corso della riunione fiume di ieri nel Regno Unito, prevede la richiesta di un cessate il fuoco prima di tutto, oltre a indicare che qualsiasi scambio di territorio deve avvenire in modo reciproco. Ossia se l'Ucraina dovesse ritirarsi da alcune regioni, la Russia dovrebbe ritirarsi da altre. Il piano stabilisce anche che qualsiasi concessione territoriale da parte di Kiev debba essere tutelata con garanzie di sicurezza solide, come la potenziale adesione alla Nato per l'Ucraina. "Non si può avviare un processo cedendo territorio nel mezzo dei combattimenti", è l'osservazione di un negoziatore europeo. Secondo le fonti citate dal Wsj, Putin avrebbe inizialmente detto di accettare un cessate il fuoco in cambio della consegna da parte dell'Ucraina di circa un terzo del Donetsk sotto il controllo di Kiev. La linea del fronte verrebbe così congelata altrove, anche nelle regioni di Zaporizhzhia e Kherson che la Russia rivendica. Funzionari europei informati sugli esiti dell'incontro di mercoledì con Witkoff hanno tuttavia osservato come Putin non abbia ribadito la posizione iniziale, più intransigente, sull'Ucraina smilitarizzata, sul cambio di governo e la cessioni di Zaporizhzhia e Kherson (i cui capoluoghi sono controllati da Kiev) alla Russia. Regioni annesse nel 2022 dalla Russia con il Donetsk e il Luhansk. Lo stesso tycoon durante la call con alcuni leader europei e Zelensky, dopo l'incontro tra Putin e Witkoff, aveva lasciato intendere che Mosca sarebbe stata pronta a ritirarsi da Zaporizhzhia e Kherson in cambio del pieno controllo del Donetsk, ma era stato poi 'corretto' da Witkoff. Il giorno successivo l'inviato del presidente, in una call con gli interlocutori europei, sembrava quindi indicare che la Russia si sarebbe ritirata e avrebbe congelato la linea del fronte. Così, ricostruisce ancora il Wsj, venerdì i funzionari europei avrebbero chiesto un terzo colloquio con Witkoff per chiarire la "confusione crescente" su ciò che Putin avesse realmente proposto. L'inviato di Trump avrebbe così chiarito l'unica offerta sul tavolo: il ritiro unilaterale dell'Ucraina dal Donetsk in cambio di un cessate il fuoco. Una volta che il piano di Putin è stato chiaro, sarebbe quindi stato subito bocciato dal leader ucraino e dai funzionari europei coinvolti nei colloqui. Del resto la posizione dell'Ucraina, che "non cederà la sua terra" alla Russia, non è una novità che potrebbe stupire la controparte. E ancora una volta, subito dopo l'annuncio del faccia a faccia in Alaska, Zelensky era tornato a ribadire il concetto sui social. "La risposta alla questione territoriale ucraina è già nella Costituzione ucraina, e non potrà discostarsi da essa. Gli ucraini non cederanno la loro terra all'occupante", aveva detto Zelensky, ribadendo che "siamo pronti a collaborare con il presidente Trump, insieme a tutti i partner, per una pace reale e, soprattutto, duratura che non crolli a causa della volontà di Mosca. Questa è la nostra terra, noi siamo l'Ucraina". Il presidente ucraino aveva poi sottolineato che "non ci potrà essere nessuna decisione di pace senza il coinvolgimento di Kiev". Intanto, dalla lunga riunione di ieri nel Kent ospitata dal ministro degli Esteri britannico David Lammy e dal vice presidente degli Stati Uniti Jd Vance con funzionari europei e ucraini è emersa anzitutto "la volontà degli europei di costruire un percorso comune insieme agli Stati Uniti, forse più che in passato", dicono all'Adnkronos fonti al corrente delle discussioni che si sono tenute nella residenza di Lammy, alle quali per l'Europa partecipavano i consiglieri per la sicurezza nazionale di Italia, Francia e Germania, e per Kiev il capo dell'ufficio della presidenza ucraina, Andriy Yermak, e il ministro della Difesa Denys Shmyhal. I colloqui, che si sono tenuti con l'obiettivo di coordinare le posizioni anche in vista del summit in Alaska, si sono concentrati su quattro grandi temi. Anzitutto, la "questione dei territori, che rimane la più complessa, ma su cui sembrerebbe si possa arrivare ad una convergenza delle posizioni tra americani, europei e ucraini per quanto riguarda il punto di partenza del negoziato, che deve essere il congelamento della linea del fronte attuale". Si è poi parlato "a grandi linee" del cessate il fuoco e di come raggiungerlo, e delle sanzioni americane contro la Russia, ma in questo quadro, per il momento il cosiddetto 'pacchetto Graham' con misure punitive del 500% a chi acquista da Mosca resta in stand by, pur se europei e ucraini hanno insistito sulla necessità di mantenere una forte pressione sul Cremlino. Quindi le future garanzie di sicurezza per l'Ucraina e come legarle alle concessioni territoriali. "Tutti - riaffermano le fonti, che non escludono nuove riunioni da qui a venerdì prossimo - hanno passato lo stesso messaggio di sostegno a Kiev e dell'importanza di andare avanti, insieme agli Stati Uniti". All'incontro ospitato nel Kent sono stati fatti "progressi significativi" in vista del vertice, ha detto quindi una fonte americana citata da Cnn, al termine del summit a Chevening House. Secondo la fonte, sarebbero stati fatti "progressi significativi verso l'obiettivo del presidente Trump di arrivare alla fine della guerra in Ucraina". Nella notte ecco quindi arrivare una dichiarazione congiunta della premier Giorgia Meloni, del presidente francese Emmanuel Macron, del premier britannico Keir Starmer, del cancelliere tedesco Friedric Marz, del presidente finlandese Alexander Stubb, del premier polacco Donald Tusk e della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen in vista del vertice tra Trump e Putin. "Accogliamo con favore l'impegno del presidente Trump volto a porre fine alle uccisioni in Ucraina, a concludere la guerra di aggressione della Federazione Russa e a garantire una pace e una sicurezza giuste e durature per l'Ucraina", affermano i leader. "Siamo convinti che solo un approccio che combini una diplomazia attiva, il sostegno all'Ucraina e la pressione sulla Federazione Russa affinché ponga fine alla sua guerra illegale possa avere successo", sostengono nella nota. E ancora: "Siamo pronti a sostenere questo impegno diplomaticamente, nonché a sostenere il nostro sostanziale sostegno militare e finanziario all'Ucraina, anche attraverso l'operato della Coalizione dei Volenterosi, e ad adottare e imporre misure restrittive nei confronti della Federazione Russa. Condividiamo - sottolineano ancora - la convinzione che una soluzione diplomatica debba proteggere gli interessi vitali di sicurezza dell'Ucraina e dell'Europa". "Concordiamo - continuano - sul fatto che questi interessi vitali includano la necessità di garanzie di sicurezza solide e credibili che consentano all'Ucraina di difendere efficacemente la propria sovranità e integrità territoriale. L'Ucraina ha la libertà di scegliere il proprio destino. Negoziati significativi possono aver luogo solo nel contesto di un cessate il fuoco o di una riduzione delle ostilità. Il percorso verso la pace in Ucraina non può essere deciso senza l'Ucraina. Restiamo fedeli al principio secondo cui i confini internazionali non devono essere modificati con la forza. L'attuale linea del fronte dovrebbe essere il punto di partenza dei negoziati", sottolinenano ancora. Il leader europei ribadiscono quindi che "l'invasione gratuita e illegale dell'Ucraina da parte della Russia costituisce una flagrante violazione della Carta delle Nazioni Unite, dell'Atto finale di Helsinki, del Memorandum di Budapest e dei successivi impegni russi. Sottolineiamo il nostro incrollabile impegno per la sovranità, l'indipendenza e l'integrità territoriale dell'Ucraina". Quindi la conclusione: "Continuiamo a sostenere fermamente l'Ucraina. Siamo uniti come europei e determinati a promuovere congiuntamente i nostri interessi. Continueremo a collaborare strettamente con il Presidente Trump e con gli Stati Uniti d'America, con il Presidente Zelensky e con il popolo ucraino, per una pace in Ucraina che protegga i nostri vitali interessi di sicurezza".
(Adnkronos) - "E' ormai evidente lungo tutta la costa italiana: le spiagge sono affollate soltanto la domenica, mentre per il resto della settimana risultano spesso semideserte. Un segnale chiaro che conferma il difficile momento economico che vivono le famiglie italiane e il calo generalizzato del turismo, anche straniero". Lo dichiara Fabrizio Licordari, presidente nazionale di Assobalneari Italia - Federturismo Confindustria. "Secondo una stima condivisa da molti operatori del settore - spiega - la stagione balneare 2025 sta registrando una contrazione tra il 20% e il 30% rispetto agli anni precedenti, sia in termini di presenze che di consumi". "I servizi di somministrazione (bar, ristoranti, noleggio attrezzature) subiscono un calo importante, con consumi ridotti al minimo. L’unica giornata che registra afflusso è la domenica, dove si concentra un turismo 'mordi e fuggi' che non riesce a sostenere economicamente il settore. Il fenomeno è figlio di una condizione economica molto critica. Il caro vita, tra bollette, affitti, carburante, mutui, generi alimentari, colpisce direttamente il potere d’acquisto delle famiglie", prosegue. "Anche in presenza di due stipendi, molte famiglie faticano ad arrivare a fine mese. In queste condizioni, è naturale che le prime spese a essere ridotte siano quelle per svago, divertimento e vacanze. E anche il turismo straniero, soprattutto europeo, sta rallentando, influenzato da uno scenario internazionale instabile, con due conflitti in corso, nuove tensioni commerciali e incertezze economiche che riducono la propensione a viaggiare", avverte. "A risentirne - sottolinea - non sono solo gli stabilimenti balneari, ma tutto il tessuto economico delle località costiere, dove l’indotto del turismo rappresenta una fonte primaria di reddito. Meno turisti significano meno lavoro per bar, ristoranti, negozi, hotel, fornitori locali e attività stagionali". "Le cittadine di mare si ritrovano così con un flusso di visitatori ridotto, che mina la sostenibilità economica di intere comunità. Consapevole del contesto, Assobalneari Italia ha dato indicazione chiara ai propri associati, fin dall’inizio della stagione, di non aumentare le tariffe, ma di prevedere al massimo adeguamenti contenuti, per venire incontro alle difficoltà delle famiglie. Sul territorio nazionale esistono stabilimenti balneari per tutte le fasce di reddito: dal servizio essenziale alla struttura superattrezzata, l’Italia offre soluzioni per ogni esigenza", fa notare. "In questo scenario delicato, è necessario che il Governo continui a difendere il settore balneare italiano dagli attacchi dei tecnocrati di Bruxelles, che vorrebbero mettere a gara le concessioni in modo illegittimo, ignorando la storia, il valore sociale e il modello economico delle imprese familiari che da generazioni operano lungo le nostre coste. Assobalneari Italia rinnova l’appello alle istituzioni nazionali affinché venga respinto ogni tentativo di smantellamento del comparto, riconoscendo la sua centralità per l’identità e l’economia del Paese", conclude.
(Adnkronos) - Il Gruppo Agsm Aim acquisisce, tramite la propria società controllata Agsm Aim Power, 22 impianti fotovoltaici distribuiti in varie regioni italiane e incrementa la potenza complessiva dei propri asset energetici di oltre 85 MWp. L’acquisizione rappresenta la prima operazione straordinaria di M&A dalla nascita del Gruppo Agsm Aim avvenuta nel 2021 e il primo passo nell’attuazione del nuovo Piano Industriale 2025-2030 presentato nelle scorse settimane, che prevede 508 milioni di euro di investimenti in impianti di produzione da fonti rinnovabili. L’investimento - fa sapere l'azienda in una nota - è strategico per la crescita del Gruppo e darà un importante contributo allo sviluppo di un sistema energetico più pulito, diffuso e sostenibile. Grazie a questa acquisizione, entro il prossimo triennio la potenza installata da fonti rinnovabili passerà da 45% a 56% del totale degli impianti di Agsm Aim. Infatti, con il Piano Industriale 2025-2030, Agsm Aim punta ad accrescere significativamente la potenza installata del proprio parco impianti, passando dagli attuali 348 MW a 710 MW entro il 2030, con una forte accelerazione sul solare, la cui quota salirà dal 5% al 33% del totale, superando le fonti eolica e idroelettrica. I nuovi impianti, acquisiti dalla società rodigina Aiem Green, player attivo nel settore fotovoltaico e da Blu Holding Srl, includono sia parchi già in costruzione sia progetti pronti a partire in Veneto, Emilia-Romagna, Umbria, Lazio e Campania. Il portafoglio comprende impianti a terra, soluzioni agrifotovoltaiche avanzate e impianti pensati per le Comunità Energetiche Rinnovabili. La produzione annua attesa stimata è di oltre 137.000 MWh di energia, in grado di soddisfare il fabbisogno di oltre 50mila famiglie, evitando l’immissione in atmosfera di circa 32mila tonnellate di CO2e ogni anno. “L’acquisizione segna l’avvio concreto del Piano Industriale e conferma la visione di lungo periodo con cui il Gruppo Agsm Aim guarda alle sfide della transizione energetica. Sviluppare nuovi impianti da fonti rinnovabili significa non solo rafforzare la nostra capacità produttiva, ma contribuire attivamente alla costruzione di un modello energetico più sostenibile, a beneficio sia delle persone che abitano nei nostri territori storici sia dell’intero sistema Paese”, ha commentato Federico Testa, presidente di Agsm Aim. “Questa operazione segna l’inizio di un percorso ambizioso che punta a trasformare profondamente il nostro mix energetico. L’acquisizione di questi impianti fotovoltaici ci consente di accelerare da subito verso uno degli obiettivi chiave del Piano Industriale: raggiungere entro il 2030 il 70% di potenza elettrica installata da fonti rinnovabili, superando la media nazionale attesa del 68% e migliorando sensibilmente l’attuale punto di partenza del 45%. È il segnale concreto che stiamo trasformando la visione strategica in azione, rafforzando il nostro ruolo di attore nazionale nella transizione energetica e ambientale”, ha dichiarato Alessandro Russo, consigliere delegato di Agsm Aim.