(Adnkronos) - "L'8 ottobre tutti in piazza, appello alla mobilitazione per la Freedom Flotilla, non permettiamo che accada alla Freedom Flotilla quello che è accaduto alla Global Sumud Flotilla". Così, tramite i canali social, Freedom Flotilla Italia, Giovani Palestinesi Italia, Movimento studenti palestinesi in Italia e Unione Democratica Arabo-Palestinese invitano nuovamente a scendere in strada per Gaza. Nel post, gli attivisti sottolineano che nelle "prossime ore la Freedom Flotilla entrerà nelle acque internazionali vicino a Gaza, dove esiste il concreto rischio che venga intercettata e sequestrata dalle forze israeliane come accaduto in passato", facendo riferimento all'intercettazione della Global Sumud Flotilla di mercoledì scorso. "L'appello è a una mobilitazione politica, di denuncia delle responsabilità dirette del governo Meloni che, in continuità con i governi precedenti, ancora oggi conferma il proprio sostegno all'occupazione israeliana. Questo appello si inserisce in continuità con le mobilitazioni precedenti", spiegano gli attivisti. Nello stesso post gli organizzatori comunicano che le piazze dove si svolgeranno le mobilitazioni verranno comunicate nelle prossime ore. A Roma il corteo pro Palestina è previsto dal Colosseo a Piramide. La manifestazione è stata preavvisata alla questura di Roma e percorrerà via Celio Vibenna, via di San Gregorio, piazza di Porta Capena, viale Aventino, piazza Albania, viale della Piramide Cestia, piazza di Porta san Paolo, piazzale Ostiense. Sono attese circa tremila persone.
(Adnkronos) - "Dobbiamo ricordare che la disciplina di legge" sul diritto di sciopero, "che fu fatta con l'approvazione delle grandi confederazioni sindacali nel 1990, fu realizzata proprio per tenere conto del contemperamento con i diritti degli utenti, perché ci sono due diritti costituzionali protetti ad un pari livello. Da un lato, il diritto di sciopero e, dall'altro lato, il diritto degli utenti. Qui non stiamo parlando di contemperamento tra esigenze del lavoratore e esigenze dell'impresa. La legge voleva realizzare un bilanciamento tra utenti e lavoratori. E la legge non prevede proprio lo sciopero generale. Dopo di che, a nessuno viene in mente di dire che in Italia non si può fare uno sciopero generale, quindi la legge va interpretata". Così, con Adnkronos/Labitalia, il giuslavorista Giampiero Proia, professore ordinario di diritto del lavoro presso l'Università di Roma Tre e la Luiss, sulla decisione della commissione di garanzia sugli scioperi di considerare illegittimo lo sciopero generale di domani proclamato da Cgil e Usb su Gaza. Proia spiega che "lo sciopero generale non è previsto autonomamente come istituto a se stante dalla disciplina della Commissione di Garanzia, che invece prevede l'obbligo di rispettare determinate condizioni, quali, ad esempio, la non coincidenza dei settori in cui si svolge lo sciopero, oltre che gli obblighi di proclamazione e tutte le altre prestazioni essenziali. Ad esempio, c'è un cosiddetto obbligo di 'rarefazione', in modo da impedire che contemporaneamente vengono meno tutti i servizi pubblici utilizzabili. Questo sul piano formale", sottolinea il giuslavorista. Secondo Proia, "su un piano sostanziale, invece, c'è un tema che è stato sempre oggetto di forte e vivace discussione, perché si lamenta da parte sindacale che in questo modo non sarebbe mai consentito lo sciopero generale". "In realtà, si può anche dire - sottolinea - che lo sciopero generale si può fare, ma facendo in modo che non ci siano sovrapposizioni. Quindi, come è stato fatto in altri casi, differenziando gli orari in cui lo sciopero viene fatto da tutte le categorie. In sostanza, secondo la disciplina formale, dovrebbe essere consentito, se non si può prendere l'aereo, di prendere il treno. Se invece si fa tutto insieme, secondo la disciplina generale c'è una compromissione dei diritti degli utenti", sottolinea. E in conclusione Proia ricorda che "la Commissione di Garanzia fece una delibera per sottolineare che per consentire comunque di fare uno sciopero generale andavano osservate determinate condizioni che miravano a contemperare questo diritto a fare lo sciopero generale con il diritto degli utenti", conclude.
(Adnkronos) - "Questo è un momento significativo perché stiamo trasformando la nostra politica energetica. Un momento che richiede delle responsabilità perché le decisioni che prendiamo oggi avranno un effetto sul benessere dei nostri figli e dei nostri nipoti negli anni a venire. Quindi questo è il momento delle responsabilità comuni. Non ci si può tirare indietro, non ci si può dividere". Così Aurelio Regina, presidente Fondimpresa e delegato per l’energia di Confindustria, nel suo intervento all’Assemblea di Assogasliquidi-Federchimica ‘Energia e ambiente nei nuovi scenari internazionali ed europei: il ruolo dei gas liquefatti tra sostenibilità, innovazione e servizio al consumatore’, questa mattina a Roma. "Le nuove direttive e regolamenti europei ci impongono limiti sempre più stringenti, generano costi aggiuntivi, complessità organizzative, ma dietro ogni sfida c'è anche un'opportunità. Innanzitutto dobbiamo pretendere che i proventi Ets vengano reinvestiti nei settori che li generano, restituendo anche valore alle imprese e ai cittadini", dice Regina. Nel settore dei trasporti "non possiamo accettare che l'elettrificazione sia l'unica strada percorribile. Ormai è chiaro che non può esserlo. Un approccio così rigido ed esclusivo, che peraltro notiamo anche su altri fronti, non solo ignora le differenze territoriali, industriali ma rischia anche di diventare insostenibile. Noi da sempre sosteniamo una pluralità tecnologica. Accanto all'elettrico e all'idrogeno, che presenta problematiche di costi, di implementazione ancora importanti, a nostro avviso servono soluzioni concrete, disponibili, come i biocarburanti, il bio-Gpl, il bio-Gnl, che sono una risposta immediata accessibile e sostenibile, perché riducono le emissioni lungo l'intero ciclo di vita, mantengono attive filiere nazionali di eccellenza, garantiscono competitività". Quindi "rivedere i regolamenti comunitari sulle emissioni di CO2 è, per nostro avviso, urgentissimo. Vietare, di fatto, i motori endotermici significherebbe bloccare innovazioni già pronte e aggravare l'invecchiamento del parco circolante, con effetti opposti a quelli desiderati. Noi proponiamo strumenti come il Carbon Correction Factor per misurare e premiare i benefici ambientali dei biocarburanti. Un'altra priorità per ridurre le emissioni del settore dei trasporti è il rinnovo del parco mezzi. Camion e navi obsolete non solo inquinano ma minacciano la competitività del nostro Paese". Quanto alla direttiva Case Green, il recepimento "deve essere affrontato con un alto livello di pragmatismo. Non possiamo imporre alle famiglie, in una fase come questa in cui, peraltro, la disponibilità dei redditi è un fattore di grande preoccupazione, soluzioni che sono costose, uniche, ignorando la povertà energetica e le diverse condizioni territoriali. Biometano, bioGpl e bioGnl sono un'alternativa concreta. Permettono di ridurre le emissioni, mantenere bassi i costi per i cittadini e valorizzare le competenze industriali italiane. Chiediamo, nuovamente, che la normativa europea riconosca la neutralità tecnologica anche in questo settore".