(Adnkronos) - Il primo è stato lo storico quotidiano della sinistra britannica, il Guardian, poi lo hanno seguito celebrità internazionali e anche italiane: tanti stanno lasciando X dopo le elezioni di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti d'America e alla sua scelta di affidare a Elon Musk, patron del social network, il dipartimento per l'Efficienza governativa. "X è una piattaforma mediatica tossica e il suo proprietario, Elon Musk, è stato in grado di usare la sua influenza per plasmare il discorso politico", ha dichiarato il Guardian, annunciando ai lettori che non pubblicherà più contenuti sul'ex Twitter. A seguire c'è stata Jamie Lee Curtis, attrice premio Oscar nel 2023 per 'Everything Everywhere All At Once' e celebre per la saga di 'Halloween', che ha annunciato su Instagram di aver cancellato l'account X. Allo screenshot che mostra l'avviso dell'account eliminato, l'attrice ha aggiunto le parole: "Dio, dammi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare, il coraggio di cambiare ciò che posso e la saggezza per capire la differenza". Anche in Italia c'è chi ha deciso di eliminare X dopo le esternazioni di Elon Musk sui giudici italiani in merito ai trattenimenti di migranti in Albania. "Riteniamo Elon Musk un pericolo per la democrazia e la libertà e non abbiamo intenzione di continuare a far parte di una piattaforma di cui è proprietario e che utilizza spudoratamente per la sua orribile propaganda", hanno scritto Elio e le storie tese annunciando ai propri fan l'addio al social network. Anche Piero Pelù ha abbandonato X per lo stesso motivo. "Molti mi dicono che sono un folle a prendere questa decisione - ha scritto su Facebook e Instagram - ma credo che oggi sia fondamentale dare dei segnali chiari di dissenso civile verso chi sta restringendo sempre più le nostre libertà personali anche attraverso le propagande politiche. Dopo avere già ridotto a semplice vetrina la mia pagina FB ora chiudo X per un aperto dissenso verso chi la gestisce. Ai miei 450.000 amici dico vediamoci su Instagram e ai miei concerti, nei bar, nelle strade, nelle librerie dove la vita vera e tangibile ancora esiste"
(Adnkronos) - “Ho tenuto in modo particolare ad avere, prima dell’inaugurazione dell’anno accademico in Aula Magna, questo momento di inaugurazione della nuova Piazza della Scienza, un progetto di rigenerazione urbana innovativa, parte del Pnrr, che non ha previsto solo il rinverdimento della superficie ma anche l’applicazione di sensoristica dettagliata per la misurazione delle temperature della falda e, attraverso i satelliti, la misurazione dell’isola di calore. Un progetto che spazia dunque dalla geologia alla biologia, dalla chimica fino all’economia, perché gli effetti delle isole di calore e della cattiva qualità dell’aria hanno un impatto non solo sulla salute ma anche sull’economia”. Così Giovanna Iannantuoni, rettrice dell’università Milano Bicocca e presidente Crui, all’inaugurazione della rinnovata Piazza della Scienza, sulla quale si affaccia il dipartimento di Scienze Ambientali dell'Ateneo, svoltasi nel giorno della cerimonia d’apertura dell’anno accademico 2024-2025. “L’idea è quella di avere nelle università un punto di riferimento per la società. In questo periodo, in cui si parla tanto di università e delle sfide che la riguardano sotto l’aspetto dei finanziamenti, e dunque del futuro degli Atenei - prosegue la rettrice - da economista dico che se vogliamo davvero garantire un futuro di prosperità, come direbbe Daron Acemoglu, premio Nobel per l’economia di quest’anno, le istituzioni e le università devono lavorare insieme per creare un cambiamento. E il cambiamento deriva dal rendere la crescita economica sostenibile e significativa attraverso i due motori che l’università può innescare: la formazione di capitale umano e l’innovazione tecnologica”. Due elementi che trovano espressione anche nella nuova Piazza della Scienza, come ha ribadito Iannantuoni: “Qui c’è tutto questo. Sono infatti decine le giovani ricercatrici ed i giovani ricercatori, tanti dei quali sostenuti dai fondi del Pnrr, gli studenti di dottorato e gli assegnisti che, con passione, hanno considerato questa Piazza il loro laboratorio. Si tratta di qualcosa di veramente epocale, anche perché abbiamo studiato la rigenerazione urbana in maniera olistica, quasi rinascimentale, guardando quindi a tutte le materie e non ad un solo campo di ricerca”. Tra le tante sfide che riguardano il mondo universitario, in modo particolare quello milanese, c’è quella degli alloggi per gli studenti. Sono infatti numerosi gli Atenei che hanno visto i loro cortili popolarsi di studenti che, in segno di protesta, dormivano in tenda: “È stato un anno denso - commenta la rettrice di Milano Bicocca - Abbiamo investito tanto, ricordo il bando del Ministero da un miliardo e duecento milioni di euro che abbiamo salutato con grande favore. Ma voglio anche ricordare che quella protesta è servita ad innescare un ragionamento e a rendere il problema dell’housing centrale. Tutti gli Atenei milanesi hanno infatti un tavolo di lavoro e confronto aperto con il sindaco”. Iannantuoni chiude quindi con un appello: “Il mio appello, che sono certa verrà ascoltato, è di investire negli Atenei, investire nei giovani e garantire anche agli oltre 12.000 giovani ricercatori del Pnrr un futuro nel nostro Paese e non all’estero”. In occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico si è svolta nell’Aula Magna dell’Ateneo la Lectio Magistralis "Proximity and urban regeneration: 15-minute cities for a more inclusive future" del professor Carlos Moreno, ideatore del concetto di “città in 15 minuti”, un modello di sviluppo urbano basato sul benessere della comunità e sul diritto di vivere in un ambiente più sostenibile e inclusivo per tutti.
(Adnkronos) - "Crisi climatiche e conflitti hanno fatto aumentare i livelli di malnutrizione di oltre 200 milioni di persone. Soprattutto in Africa, Sud del Sahara e Asia meridionale. Oltre il 60% delle persone che soffrono la fame sono donne e le donne hanno un ruolo centrale nei processi di sicurezza alimentare delle loro famiglie. lo abbiamo chiamato ‘il paradosso delle donne’”. Lo ha ricordato all’Adnkronos Valeria Emmi, networking and advocacy manager di Cesvi intervistata in occasione della diffusione della 19esima edizione del Ghi, l’Indice globale della fame, curato ogni anno dall’organizzazione umanitaria italiana Cesvi. Il Ghi 2024 traccia i contorni di uno scenario allarmante: “L'indice globale della fame analizza 130 Paesi, quelli per cui sono disponibili i dati. In sei Paesi registriamo un livello di fame allarmante. Tra questi anche la Somalia, Gaza. Paesi per lo più concentrati nell'Africa a sud del Sahara e nell'area asiatica - illustra Valeria Emmi di Cesvi - Stiamo vivendo un'epoca di crisi interconnesse, in aumento e permanenti. Sono due, in particolar modo quelle che stanno accelerando l'aumento della fame nel mondo: i conflitti e i cambiamenti climatici. L'impatto del cambiamento climatico, che sperimentiamo anche nei nostri territori, sta aggravando i livelli di fame: sono 399 le catastrofi naturali che abbiamo registrato nel 2023, più di una al giorno. Eventi che hanno provocato 86 mila morti e colpito 93,1 milioni di persone. A causa delle guerre poi, come per esempio a Gaza o in Sudan - continua - si stanno generando vere e proprie catastrofi in termini di sicurezza alimentare e aleggia lo spettro della carestia. Nella stessa Striscia di Gaza, dove Cesvi opera, il 96% della popolazione è precipitata dell'insicurezza alimentare catastrofica o acuta”. Cesvi già da anni ha lanciato l'allarme per l’aumento della fame nel mondo: “I risultati raggiunti fino al 2015 sono in totale regressione - sottolinea la networking and advocacy manager di Cesvi - La comunità internazionale si è data l’obiettivo Fame zero entro il 2030, ma con i ritmi attuali di contrasto alla malnutrizione raggiungeremo l'obiettivo nel 2160. Non abbiamo 166 anni per poter contrastare la fame”, il suo monito. “Siamo in un momento particolarmente rilevante dal punto di vista delle politiche internazionali - fa sapere Emmi - È appena stata avviata a Baku la Conferenza sul clima, la COP 29. Tra qualche giorno", il 20 novembre, "celebreremo la Giornata internazionale dell'infanzia. Questi sono momenti in cui gli Stati, i decisori politici, si ritrovano e possono davvero fare la differenza, perché l'azione è necessaria ed è soprattutto urgente. Altrimenti - conclude - rischiamo di ipotecare il futuro delle delle prossime generazioni”.