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(Adnkronos) - Ecco una selezione delle novità in libreria presentata questa settimana dall'AdnKronos. Simonetta Agnello Hornby torna in libreria con 'Con la giustizia in testa' pubblicato da Mondadori. La scrittrice prende le mosse dalla domanda più semplice, più diretta, con cui ci interroghiamo quotidianamente: “Quello che sto facendo è giusto o sbagliato?”. A partire da lì si toccano la giustizia dentro l’istituto famigliare, i fenomeni di ingiustizia sociale, lo spettro delle guerre (esistono guerre giuste?), l’amministrazione della giustizia, l’educazione di figli e nipoti. Agnello Hornby cerca esempi nella vita animale e indaga sulla rappresentazione della giustizia nella cultura popolare, nell’arte, nella letteratura, nelle storie che contribuiscono a creare una sensibilità civile. Ricorda, investiga e naturalmente – lei, avvocato e giudice – rientra nelle sedi in cui, da avvocato e da giudice, ha visto praticare e ha praticato la giustizia. Racconta che cosa fa una giuria popolare, ci fa intravedere i criteri con cui si muove il diritto di famiglia, cosa accade quando è necessario decidere se togliere o lasciare un minore ai genitori. Sullo sfondo le sue due isole, la Sicilia e l’Inghilterra, la loro storia, la loro identità, la loro civiltà: tanta ricchezza di culture e di esperienze ha maturato la singolare forma di saggezza che nutre, in queste pagine, la scrittura di Simonetta Agnello Hornby. "Dopo una vita trascorsa a interrogarmi, personalmente e professionalmente, su come il mondo abbia potuto permettere catastrofi come l'Olocausto, ho trovato la risposta tra le macerie nella mia terra martoriata, a migliaia di chilometri di distanza dai campi di sterminio europei. Scrivo questo libro perché il genocidio di Gaza mi ha cambiata nel profondo". E' a partire da queste riflessioni che Rula Jebreal propone il suo saggio 'Genocidio' pubblicato da Piemme. "Ha rivelato il vuoto morale e politico di un mondo che riduce l'umanità a una gerarchia di morte. Scrivo affinché nessuno, in futuro, possa dire di non sapere o che non poteva sapere. Scrivo nella speranza che ci sia ancora tempo per fermare l'espansione del genocidio coloniale di Israele in tutta la Palestina. Scrivo perché lo slogan 'mai più' diventi una chiamata all'azione. Scrivo perché, anche quando tutto sembra perduto, le parole sono tutto ciò che rimane, e con esse l'obbligo morale di ricordare e resistere. Scrivo perché le mie parole possano aiutare a impedire che il genocidio di Gaza diventi una dottrina da esportare nel resto del mondo, un modello da applicare ogni volta che il potere decida di avere ragione della ragione, minacciando la sicurezza e l'esistenza dell'umanità stessa". Tra autobiografia e lucida analisi politica, 'Genocidio' è un libro duro ma necessario che richiama la società civile e la politica alle sue responsabilità, alle sue colpe, alle sue verità di comodo e omissioni. Perché, se il silenzio è comunque una forma di complicità, è anche la leva attraverso cui tutti rischiamo di saltare oltre l'ordine democratico, verso nuove giungle dominate dalla legge del più forte. Il libro ''Uno diviso due. Fratelli e sorelle', scritto da Massimo Recalcati in libreria con Feltrinelli, indaga innanzitutto i conflitti e i tormenti che caratterizzano il rapporto tra fratelli e sorelle. Il primo moto che orienta questo rapporto non è, infatti, quello della fratellanza o della sorellanza ma quello dell’odio e dell’inimicizia. Con la nascita di un fratello o di una sorella la nostra vita si trova esposta al regime plurale del Due, all’impossibilità di essere un Uno indiviso. E la prima tendenza pulsionale dell’umano non è quella di accogliere il Due, ma quella di respingerlo, di negarne l’esistenza. Non può allora essere la Natura – la sostanza del sangue – a fondare un legame di fratellanza o di sorellanza. I fratelli e le sorelle rischiano sempre il conflitto aperto, la lotta senza esclusione di colpi, l’aggressività inesausta di una rivalità invidiosa e gelosa che sembra non conoscere alcuna pacificazione possibile. Come si può allora divenire fratelli e sorelle al di là del mito della consanguineità? Come si realizza una fratellanza e una sorellanza che non siano preda dell’odio, dell’invidia o della rivendicazione aggressiva? È possibile realizzare un legame solidale discreto senza la pretesa che tutto sia condiviso, senza annullare l’esistenza separata dell’Altro, senza voler a tutti i costi costringere il reale del Due dentro il recinto chiuso dell’Uno? L'Einaudi manda in libreria 'La musica per me' di Corrado Augias. Per sua natura sfuggente e ineffabile, la musica suscita in noi emozioni profonde. Il suo linguaggio è universale e tuttavia difficile da tradurre in parole. Per spiegarne il mistero ricorriamo talvolta a metafore e similitudini, ma la verità è che la sua bellezza, il suo fascino e la sua forza trascendono il nostro linguaggio. Riuscire a trasmettere la gioia della musica, la sua capacità di generare sentimenti tanto intensi, è stata per anni la scommessa umana e professionale di uno scrittore e giornalista come Corrado Augias. Un lungo corteggiamento lega la vita di Augias al mondo musicale. Fin dall’adolescenza, quando i suoi genitori lo portarono a un’esecuzione estiva della Pastorale di Beethoven nella Basilica di Massenzio, l’autore sentì che era "di fronte a qualcosa d’immenso e straordinariamente bello". Non solo: pensò che il compositore "ci stava raccontando una storia". Quella storia Augias ha continuato a inseguirla per tutta la vita, con il rammarico di non aver mai praticato la musica dall’interno, studiandola in modo più sistematico, e imparando davvero a suonare uno strumento. Attraverso una passione da autodidatta, non per questo meno intensa, e attraverso il suo lavoro di giornalista alla Rai – le molte trasmissioni sulla musica che ha condotto, i grandi direttori e strumentisti che ha avuto la fortuna di conoscere - Augias riesce a "entrare nella musica, conoscere i musicisti, sapere chi erano, se e in che modo il periodo storico in cui erano vissuti aveva influenzato le loro composizioni, se dalla loro esistenza era possibile dedurre qualcosa sulla qualità, sul tono delle loro opere". Riesce a restituirci la musica e i suoi protagonisti in tutta la loro bellezza umana e artistica in un libro ricchissimo di storie, atmosfere e personaggi indimenticabili. Marco Varvello, a lungo corrispondente dalla Gran Bretagna per la Rai, firma 'Londra, i luoghi del potere', saggio in libreria con Solferino. Dopo la Germania il Regno Unito è la maggiore economia europea. È in testa per spesa e potenza militare. Di fronte a uno scenario internazionale ad alto rischio la promessa di riavvicinarsi all’Unione europea non potrebbe essere più cruciale, anche per noi Italiani. Londra riscopre interessi e valori comuni. Per capire il ritorno di questo Paese tra i protagonisti internazionali occorre ripercorrere il decennio appena trascorso: dalla Brexit al possibile 'reset' verso l’Europa del nuovo governo laburista, dalla fine del lungo regno di Elisabetta al nuovo corso di re Carlo. E il modo migliore per farlo è compiere un viaggio nei luoghi dove si prendono le decisioni che cambiano la storia. Ogni capitolo è una tappa nell’affascinante metropoli inglese che spiega le tendenze in atto nel Paese: palazzi del potere come Westminster e Downing Street per indagare la fine dell’era dei conservatori e il ritorno dei laburisti. Buckingham Palace per raccontare la svolta dei Windsor. L’ambasciata americana per approfondire il rapporto con la presidenza Trump e il dilemma di porsi tra Washington e Bruxelles. Quartieri come l’East End, aree della grande immigrazione e di un clima sociale difficile e Kentish Town, la 'nuova Islington' dei laburisti. A raccontare i luoghi del potere di Londra e i 'dieci anni che sconvolsero il Regno' (per parafrasare il celeberrimo reportage sulla Rivoluzione bolscevica) è uno dei volti più noti della Rai, a lungo corrispondente da Londra. Che spiega la fase di ripartenza per la Gran Bretagna sia sul versante politico sia istituzionale. Con il nuovo sovrano che ha fatto della sua malattia un segno di vicinanza a tutti i sudditi, all’unisono con la futura regina Catherine, consorte del principe William. Perché tra tabloid e social network la famiglia reale resta un capitolo importante per capire l’enigma inglese e spiegare la nuova fase della vita britannica. Luciano Spalletti, autore di 'Il paradiso esiste… Ma quanta fatica', pubblicato da Rizzoli e ct della nostra Nazionale da agosto 2023, è una delle figure più complesse e affascinanti del calcio italiano. Uomo inafferrabile come pochi, capace di tenerezze straordinarie, ma basta sbagliare un sospiro e il velluto diventa filo spinato. Come giocatore o come allenatore ha frequentato gli spogliatoi di tutte le categorie del calcio. Comincia da bambino nelle giovanili dell’Avane riuscendo ad arrivare agli Allievi della Fiorentina; poi riparte dai Dilettanti e si arrampica fino alla Serie A, conquistata nel 1997 da allenatore dell’Empoli. Di stagione in stagione, di vittoria in vittoria, ha fatto lustrare gli occhi a milioni di appassionati per la qualità del gioco espresso dalle sue squadre. Suo malgrado, si è trovato negli anni a gestire spinosissimi casi con alcuni dei suoi capitani favolosi e tempestosi. In questo libro si racconta a Giancarlo Dotto, grande decifratore di anime complesse, come non aveva mai fatto fino a ora. E, mentre ci disvela le sue radici, l’amore per la terra, la fedeltà ai valori di un mondo che non c’è più, "fatto di tanto lavoro, di dignità, fatica e cose semplici", ripercorre il suo cammino. Dal principio fino allo scudetto capolavoro con il Napoli nel 2023 – il primo dall’epoca di Maradona, una città esplosa di gioia – e al tormentato addio di cui tanto si è scritto. Per arrivare alla panchina della Nazionale con il meraviglioso obiettivo di costruire un nuovo ciclo vincente. Il paradiso esiste… Ma quanta fatica contiene la storia di mister Spalletti e insieme tante altre; libro di inquietudini e leggerezze, è un ritratto intimo e al contempo un grande affresco umano, un manuale di filosofia non solo calcistica; è un trattato sull’amicizia, sulla fatalità di perdersi e sulla felicità di ritrovarsi, sul bisogno di provare emozioni impetuose. Dopo 'La fabbrica dei destini invisibili', Cécile Baudin torna in libreria con un nuovo inquietante romanzo storico: arriva sugli scaffali con la casa editrice Nord 'Il silenzio dei lupi'. Francia, 1835. Quando, in una gelida mattina di marzo, ai piedi dell’austero castello che ospita l’ospedale psichiatrico di Saint-Auban, viene ritrovato nella neve il corpo senza vita di un giovane studente di medicina in servizio presso l’istituto, il pensiero di tutti non può che tornare all’animale sanguinario che qualche decennio prima aveva terrorizzato la regione, mietendo decine di vittime. Ma quella della Bestia del Gévaudan sembra ormai solo una leggenda, e l’assenza di ferite visibili sul corpo del malcapitato fa piuttosto pensare a una caduta accidentale e a un successivo assideramento. Eppure l’ombra del passato torna a addensarsi sul caso non appena Marianne, l’infermiera dell’istituto, rinviene le prove che il giovane è stato intenzionalmente torturato e poi lasciato a morire di freddo. Nessuno sarebbe disposto a dare credito alle opinioni di una donna, tranne Victor Chastel, il giudice di pace del cantone, il cui oscuro passato gli ha fatto guadagnare la fama di lupo solitario. Avendo sperimentato sulla propria pelle cosa vuol dire trovarsi soli a lottare contro tutto e contro tutti, Chastel decide di fidarsi dell’intuizione di Marianne e prosegue le indagini nella cittadina d’origine della vittima, dove ancora una volta si scontrerà con la diffidenza e le reticenze dei notabili della zona. E ancora una volta sarà una donna, Constance, arguta domestica di una facoltosa famiglia locale, a indicargli la strada che lo condurrà sulle tracce di un segreto tenuto nascosto per anni, un sopruso verso i più deboli che qualcuno credeva ormai sepolto per sempre, ma su cui covava un intricato quanto implacabile disegno di vendetta. Con il pretesto di un’avvincente indagine, Baudin ci regala un romanzo storico ambientato nella provincia francese sullo scorcio della Rivoluzione industriale, ancora dominata dalla sopraffazione e dalle disuguaglianze, ma in cui le donne hanno smesso di accontentarsi e cominciano finalmente a diventare padrone del proprio destino. Anche a costo di uccidere… Eugenio Baroncelli presenta con ironia e inganno 'Il cielo più pietoso è quello vuoto' pubblicato da Sellerio, un suo libro che si presenta come un’autobiografia. Lui, biografo nei suoi libri passati di esistenze inventate e falsificatore di vite vere che si rivelano nel lampo di un singolo evento, scrittore di necrologi di persone mai morte, di recensioni e di risvolti di copertina esistenti al posto dei loro volumi, inventore di trame proprie in romanzi attribuiti ad altri e viceversa, voleva non solo un’autobiografia dell’Altro lui ('È all’altro, a Baroncelli, che capitano le cose'), ma una autobiografia dei molti 'Altri e delle loro proiezioni'. E svolge il compito mescolando come al solito erudizione e apocrifi, futilissimi ricordi, esperienze di letture racchiuse in una frase, fatti accaduti ad altri scrittori e rivissuti in proprio, microracconti, aforismi di saggezza spogliati in principio di ogni pretesa di convincere, periferie di posti di viaggio, affetti e gesti sfuggenti. Tutto questo in uno stile personale che ostenta di preferire su ogni espressività la musica del fraseggio, che quindi rende quasi obbligatorio far seguire a ogni breve paragrafo letto il successivo da leggere. Con Marsilio arriva sugli scaffali 'La governante' di Csaba dalla Zorza. Vista da fuori, la sua vita non mostra nessuna sbavatura, solo la precisione tipica di ciò che viene deciso a tavolino. Una donna che ha avuto tutto: marito, figli, una bella casa, una posizione professionale invidiabile. Ha avuto tutto ciò che per molti dovrebbe dare la felicità. Per il suo sessantesimo compleanno decide di farsi un regalo: seguire un desiderio nascosto, lasciare ciò che ha per andare altrove. Un pezzo alla volta, la donna apre a chi legge il suo cuore, come l’armadio in cui custodisce la sua collezione di porcellane. Riprendono così aria pezzi di un’esistenza di cui nessuno ha mai avuto conoscenza. Una confessione in bilico tra il desiderio di essere e la necessità di apparire. Una donna che ha coperto con la forza di volontà le sue fragilità, che ha dovuto lottare contro la cosa più grande che la vita potesse metterle davanti: se stessa. La famiglia, il giudizio degli altri, la paura di essere inadeguata sono stati punti fermi ai quali aggrapparsi, ma anche da cui scivolare. Sino al giorno in cui capisce che accettare di essere come sei, anche quando non corrisponde all’idea che gli altri hanno di te, alle aspettative che nutrono, è l’unico modo per iniziare a vivere davvero. Sarà in libreria con Salani dal 13 maggio 'La crepa del silenzio' di Javier Castillo. Staten Island, 1981. La bicicletta di Daniel Miller viene trovata abbandonata vicino a casa sua. Ma del bambino, nessuna traccia. Trent'anni dopo, la reporter investigativa Miren Triggs segue una pista che la porta alla terrificante scoperta di un corpo con le labbra sigillate. Insieme a Jim Schmoer, suo ex professore di giornalismo e ormai più che un amico, cerca di scoprire cosa collega i due casi; nel farlo, aiutano Ben Miller, il padre di Daniel, un ex ispettore dell'FBI che non si è mai arreso a quel vuoto straziante, a ricostruire per l'ultima volta la scomparsa del figlio, addentrandosi in un enigma in cui l’eco del passato risuona negli errori del presente e i ricordi diventano inganni. Solo il silenzio rimane il rifugio intoccabile di quell’innocenza tradita, ma l’istinto di Miren coglie una crepa da inseguire a ogni costo prima che si richiuda. Javier Castillo torna a tenere in ostaggio i lettori con una nuova indagine di Miren Triggs, la protagonista della Ragazza di neve e Il gioco dell’anima. Un thriller che non dà tregua, in cui le vecchie ferite riaffiorano come segreti mai svelati: una sinfonia oscura e vibrante, squarciata dalla forza dolorosa e liberatoria della verità.
(Adnkronos) - Il mondo del lavoro si apre ai giovani con una tre giorni ricca di stimoli, strumenti pratici e opportunità concrete: dal 29 al 31 maggio 2025 torna il 'Festival del lavoro': a Genova, presso i Magazzini del Cotone, all’interno del Porto Antico. La sedicesima edizione della manifestazione, che quest’anno si occuperà di etica e sostenibilità del lavoro, ospiterà un’apposita sezione dei lavori dal titolo: 'Il futuro del lavoro a portata di giovani – Talento, competenze e innovazione'. L’iniziativa, in collaborazione con università di Genova, si pone l’obiettivo di accompagnare studenti, neodiplomati e neolaureati alla scoperta delle proprie potenzialità e delle strade per entrare con consapevolezza nel mondo del lavoro. Attraverso laboratori, talk, esperienze digitali, giochi didattici e consulenze personalizzate, il Festival proporrà attività dedicate a tutti i giovani che vogliono mettersi in gioco. Nell’area Jobs Talk si concentreranno gran parte degli appuntamenti con esperti di orientamento al lavoro, responsabili di risorse umane e Consulenti del Lavoro. Nelle giornate del 29 e 30 maggio si discuterà del linguaggio e dei valori della Generazione Z, delle iniziative curate dalla manifestazione Orientamenti della regione Liguria, di quali sono gli sbocchi occupazionali più richiesti dalle imprese e delle “regole” per un efficace ingresso nel mondo del lavoro. Docenti universitari, ma anche hr manager e dirigenti LinkedIn si soffermeranno sui mestieri del futuro, sulle tecniche più utilizzate per il recruiting sulle piattaforme social e su come costruire la propria reputazione online. Passando per le opportunità di lavoro legate al mondo dello sport e dell’influencer e simulando situazioni che richiedono un uso efficace delle cosiddette soft skills: problem solving, leadership, gestione dello stress, comunicazione. Non c’è futuro, però, senza pensione. Questo argomento sarà, infatti, al centro dei workshop in programma il pomeriggio del 30 maggio, che si focalizzeranno anche sulle misure di welfare aziendale per favorire il benessere organizzativo in azienda e sugli effetti dell’intelligenza artificiale sul mondo del lavoro. A disposizione dei giovani anche un’area Truck, nella quale imparare a evidenziare i propri punti di forza nel curriculum vitae, prepararsi per un colloquio e scoprire professioni come quella del consulente del lavoro. E un’area Games in cui sfidarsi in esperienze immersive, come un software di realtà virtuale per la sicurezza sul lavoro e il videogame GenL, pensato per imparare a distinguere il lavoro etico dall’illegalità, che consentirà di vincere un viaggio studio a Bruxelles per conoscere le istituzioni comunitarie. Non mancheranno momenti culturali: all’interno del Festival sarà allestita una mostra interattiva sulle trasformazioni del lavoro dal titolo 'Prospettive di lavoro. Riforme, cambiamenti, protagonisti' e il 30 maggio andrà in scena lo spettacolo teatrale 'Sui sedili posteriori', ispirato a una vera storia di ribellione alla mafia, messa in scena da un gruppo di giovani attori-studenti. La partecipazione all’evento è gratuita previa registrazione sul sito www.festivaldellavoro.it, dove è possibile trovare informazioni su tutti i dibattiti in cartellone.
(Adnkronos) - Cresce la desertificazione oceanica a causa del riscaldamento globale. In poco più di vent’anni è quasi raddoppiata l’area delle regioni oceaniche già povere di nutrienti e con scarsa biodiversità, passando dal 2,4 al 4,5% dell’oceano globale. Si tratta di un fenomeno che comporta una grave carenza di nutrienti e che potrebbe avere conseguenze significative sulla salute degli oceani e sul clima globale. È questo uno dei principali risultati emersi da uno studio internazionale condotto dal Laboratorio Enea Modelli e Servizi Climatici, in collaborazione con l’Istituto di Scienze Marine Ismar-Cnr e il laboratorio cinese State Key Laboratory of Satellite Ocean Environment Dynamics (Soed), pubblicato sulla rivista scientifica ‘Geophysical Research Letters’. Lo studio si concentra, in particolare, sull’analisi dei cambiamenti del fitoplancton, l’insieme di quei microrganismi che sono alla base della catena alimentare marina (sono il cibo di zooplancton, pesci e altri organismi) e contribuiscono a mitigare i cambiamenti climatici rimuovendo la CO2 atmosferica attraverso la loro attività fotosintetica. “Questo fenomeno risulta molto evidente nell’Oceano Pacifico settentrionale dove la superficie coinvolta cresce a un ritmo di 70mila km2 l’anno. Ma la desertificazione interessa in modo crescente diverse regioni oceaniche, con una particolare vulnerabilità nelle aree tropicali e subtropicali, dove la diminuzione dei nutrienti disponibili può avere importanti impatti sulla produttività e la diversità biologica. Questo accade a causa del riscaldamento globale, che fa sì che l’acqua calda, più leggera, resti in superficie, impedendo il mescolamento con l’acqua più fredda e ricca di nutrienti che si trova in profondità. Meno mescolamento significa quindi meno ‘cibo’ che arriva alla superficie per sostenere la crescita del fitoplancton e, di conseguenza, dell’intera catena alimentare”, spiega Chiara Volta, ricercatrice Enea del Laboratorio Modelli e Servizi Climatici. Dallo studio emerge inoltre che è in diminuzione la quantità di clorofilla, un indicatore chiave della salute e della produttività del fitoplancton. In pratica, una maggiore presenza di clorofilla indica una maggiore abbondanza di fitoplancton. “Tuttavia, secondo lo studio, questo calo potrebbe non indicare una riduzione della popolazione fitoplantonica, ma un adattamento di questi organismi alle nuove condizioni di crescita imposte dal cambiamento climatico, quali ad esempio l’aumento della temperatura e la riduzione della disponibilità di nutrienti”, sottolinea la ricercatrice di Enea. Per realizzare questo studio i ricercatori hanno esaminato le serie temporali di dati satellitari di clorofilla e di fitoplancton tra il 1998 e il 2022 nei cinque principali vortici oceanici della Terra (gyres subtropicali) situati nell’Atlantico settentrionale e meridionale, nel Pacifico settentrionale e meridionale e nell’Oceano Indiano. Si tratta di sistemi di correnti caratterizzati da un movimento anticiclonico dell’acqua che si sviluppano tra l’Equatore e le zone subtropicali di alta pressione, e la cui formazione dipende da una complessa interazione tra venti, rotazione terrestre e distribuzione delle terre emerse. “Negli ultimi due decenni, in concomitanza con il riscaldamento degli oceani, molti studi satellitari hanno documentato un’espansione di questi sistemi oceanici e una conseguente riduzione di clorofilla, destando serie preoccupazioni sulle possibili implicazioni per il clima globale e la salute dei nostri oceani. Tuttavia, i nostri risultati mostrano che, nonostante la diminuzione della clorofilla osservata nella zona più povera di nutrienti dei vortici subtropicali, la biomassa fitoplantonica è rimasta sostanzialmente stabile nel tempo. Tenuto conto che, per loro natura, i dati satellitari si limitano a fornire una descrizione di ciò che avviene sulla superficie oceanica, i prossimi passi da compiere saranno quelli di studiare i cambiamenti della comunità fitoplantonica lungo la colonna d’acqua e quantificare il loro impatto sulla produttività oceanica a scala regionale e globale”, conclude Chiara Volta.