(Adnkronos) - La guerra tra Russia e Ucraina non è più solo una questione politica, di sicurezza o ideologica. Ma un vantaggio economico per i russi. "Andare al fronte ed essere uccisi dopo un anno è più vantaggioso economicamente (in molte regioni del del Paese, ndr) di poter avere un futuro", ha spiegato l'economista Vladislav Inozemtsev, citato dal Wall Street Journal. Inozemtsev anche introdotto un termine per descrivere questo fenomeno: la "deathonomics", economia della morte. "Perdere una persona cara è una grande tragedia, un vuoto incolmabile. Ma alcuni vivono a malapena e quando muoiono per la vodka o qualcosa d'altro, non è chiaro per cosa siano morti. Suo figlio ha vissuto, lo capisce? Ha raggiunto il suo obiettivo", ha dichiarato del resto Putin, parlando con la madre di un caduto al fronte nel novembre del 2022. Il governo offre salari alti e bonus per reclutare nuovi soldati. In alcune delle regioni più povere del Paese, il salario è cinque volte superiore a quelle più ricche. Nella regione di Tuva, dal gennaio del 2022 la media dei depositi bancari è aumentata del 151 per cento. In quella di Altai, i proventi dei locali pubblici sono aumentati del 56 per cento quest'anno, contro il 9 per cento della media nazionale. Lo scorso ottobre, i soldati di origine buriata rimasti uccisi in guerra sono stati 1.719. Ma dopo le proteste dei primi mesi della guerra, la popolazione ha accettato quello che sta accadendo: dal gennaio del 2022 i depositi bancari sono aumentati dell'81 per cento. Quest'anno l'attività per l'edilizia civile del 32 per cento contro un aumento medio nazionale del due. Le famiglie di chi muore al fronte ricevono dal governo compensazioni elevate. L'economista russo ha calcolato che la famiglia di un 35enne che viene ucciso al fronte dopo aver combattuto per un anno riceve 14,5 milioni di rubli, l'equivalente di 150mila dollari, fra il suo salario di soldato e i risarcimenti. Più di quanto avrebbe guadagnato lavorando come civile fino ai 60 anni, in alcune regioni del Paese. Le famiglie inoltre possono ricevere altri risarcimenti e assicurazioni. I versamenti alle famiglie dei caduti al fronte sono arrivati, in un anno, fino allo scorso giugno, a 30 miliardi di dollari. Un indicatore su come la guerra sta trasformando la società russa e la sua economia. "E' denaro che la maggior parte delle persone in queste zone di retrovia non avrebbero mai visto nella loro intera vita, quindi è ovvio che molti di loro abbiano accettato", ha sottolineato un altro economista, Vasily Astrov, all'Institute for International Economics Studies di Vienna. Dall'inizio dell'invasione il Cremlino ha aumentato la spesa militare ai livelli sovietici, disinnescando alcune delle conseguenze delle sanzioni occidentali. Le fabbriche militari lavorano senza sosta, garantendo ai dipendenti salari elevati. Anche grazie ai risarcimenti alle famiglie dei caduti nelle zone più depresse del Paese, che garantiscono un flusso costante di reclute, la ricchezza a livelli mai raggiunti dal 1995. La guerra in Ucraina ha trasformato anche la percezione del prestare servizio nelle forze armate. Non si tratta solo di aumentare il proprio reddito e quello della propria famiglia ma anche lo status sociale. Il governo per esempio ha varato il programma "il tempo degli eroi" per inserire nell'apparato della burocrazia i reduci. I militari sono chiamati a fare lezioni nelle scuole, al loro ritorno dal fronte. Vladimir Putin parla di una "nuova elite" di militari che beneficiano di un percorso di carriera facilitato in politica. E' aumentata la percentuale di russi che pensano che il Paese stia andando nella direzione giusta, segnala il centro di ricerche indipendente, e considerato come 'agente straniero', Levada. "Un giovane deve capire: è vero, tuo padre ha portato a termine un atto eroico ed è morto. Ma grazie a questo atto eroico avete un appartamento. La guerra rende i bambini più patriottici", ha affermato il governatore di una regione dell'estremo oriente russo in un incontro per promuovere il sostegno ai minorenni colpiti dalla guerra. Dall'inizio della guerra, le vittime in Russia sono state 600mila, fra morti e feriti, 1.500 al giorno a ottobre. Il governo offre ai soldati inviati al fronte 210mila rubli al mese, l'equivalente di 2.140 dollari, un salario sostanzialmente più alto della media nazionale, che è di 75mila rubli. Altri bonus sono elargiti a chi prende parte a operazioni offensive e a scontri sul campo di battaglia. Anche i governi delle regioni erogano versamenti. Il risultato è che Mosca riesce a reclutare mille persone ogni giorno, secondo le stime dell'intelligence britannica. I versamenti dello Stato rendono conto dell'8 per cento della spesa pubblica nell'anno che si è concluso lo scorso giugno, espandendo il deficit pubblico, quindi l'inflazione che ha costretto la Banca centrale ad aumentare i tassi di interesse al record del 21 per cento. L'alto numero di reclute ha creato un vuoto per le imprese che cercano autisti e operai.
(Adnkronos) - Alla presenza del Presidente del Parlamento Europeo, Roberta Metsola, si è tenuta oggi la presentazione del XXIII Rapporto Annuale dell'Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (Inps). Il Presidente Gabriele Fava ha evidenziato il ruolo centrale dell'Istituto nel sistema di welfare italiano e ha annunciato la nuova strategia che l’Inps metterà in campo per affrontare le sfide del mercato del lavoro italiano e garantire la sostenibilità del sistema previdenziale. "Intendiamo rafforzare il ruolo dell'Istituto come hub del welfare, promuovendo il passaggio ad un welfare generativo che personalizzi le prestazioni in base alle esigenze dei cittadini". Particolare attenzione, ha spiegato il Presidente dell'Inps, sarà dedicata ai giovani, attraverso iniziative di educazione previdenziale e strumenti digitali innovativi, e agli anziani, riconosciuti come una risorsa fondamentale per il Paese", sottolinea Fava che aggiunge che l'Istituto "è impegnato a fare la sua parte per rafforzare il welfare italiano e sostenere il futuro del Paese". Il presidente dell'Inps ha annunciato una svolta nel sistema di welfare italiano, puntando sul concetto di welfare generativo. "Si tratta di un cambio di passo e di prospettiva per rendere l'Istituto sempre più vicino ai cittadini, con servizi personalizzati, grazie anche all'impiego delle tecnologie e dell'Intelligenza Artificiale", ha affermato Fava. "Vogliamo andare incontro alle reali esigenze delle persone, potenziando la capacità di risposta dell'Istituto". Per avere un sistema previdenziale solido, rileva Fava in occasione della presentazione del rapporto, "occorre offrire ai giovani opportunità di lavoro regolare e informarli sul funzionamento del sistema pensionistico". L'Istituto ha avviato un progetto rivolto ai giovani, che include incontri nelle scuole e università, podcast informativi, video tutorial e l'app "Contaci". "Vogliamo aiutare le giovani generazioni nella costruzione del proprio 'salvadanaio previdenziale'" spiega Fava. Nel suo intervento per la presentazione del XXIII Rapporto Annuale dell’Inps al Parlamento Europeo, il presidente ha sottolineato l'importanza degli anziani nella società italiana. "Nel 2050 i cittadini con 65 anni e più potrebbero rappresentare fino al 35% della popolazione. Gli anziani, o come preferisco chiamarli 'i diversamente giovani', rappresentano una grande risorsa del nostro Paese", ha affermato Fava. L'Inps sta investendo in progetti di senior housing e nella promozione di politiche di invecchiamento attivo e di age management proprio per favorire il riconoscimento del ruolo fondamentale degli anziani. L'Inps si conferma tra le prime organizzazioni pubbliche in Europa nell'implementazione dell'Intelligenza Artificiale (Ia) nei servizi pubblici. "Grazie all'Ia, possiamo personalizzare i servizi e le prestazioni dell'Istituto sul ciclo di vita dei cittadini", aggiunge Fava. Tra le innovazioni presentate figurano il "Consulente digitale delle pensioni" e l'uso di assistenti virtuali avanzati. "Assicuriamo un approccio etico e responsabile all'uso dell'Ia, in linea con il Regolamento europeo, garantendo un controllo umano e una supervisione attenta dei sistemi", conclude.
(Adnkronos) - “Stiamo attuando diversi progetti nella regione meridionale dell'Etiopia, in particolare in Burkina e nella Somali Region dell'Etiopia. Si tratta di tre progetti integrati in un programma basato sulla resilienza integrata nell'emergenza”. Lo afferma all’Adnkronos Marcello Malavasi, head of mission per Cesvi in Etiopia, a proposito della 19esima edizione del Ghi, l’Indice globale della fame curato ogni anno da Cesvi, l’organizzazione umanitaria italiana. “Il primo progetto si concentrava su una risposta immediata all’emergenza per soddisfare le esigenze e i bisogni di sopravvivenza della popolazione - spiega - come la distribuzione di denaro e di kit igienici. Il secondo progetto si è rivolto al rafforzamento dei sistemi di allerta precoce e ci ha visti lavorare con le autorità locali per mettere in piedi dei meccanismi di allerta precoce e di protezione basata sulla comunità. Sono quindi le comunità stesse che vengono addestrate ad avere degli strumenti per rispondere alle emergenze, senza aver sempre bisogno dell'intervento di attori esterni come Cesvi ed altre organizzazioni non governative internazionali”. “Infine c'è una terza fase del progetto, che punta a dare una resilienza di lungo periodo - aggiunge Malavasi - con interventi di restauro della rete idrica rivolti a permettere un'agricoltura di irrigazione. Si tratta infatti di zone abitate prevalentemente da pastori e in Etiopia l'agricoltura è basata sulle piogge, quindi nel momento in cui ci sono delle delle stagioni di siccità l'agricoltura diventa impossibile. Cesvi sta realizzando dei progetti di irrigazione per permettere la pratica agricola anche in stagioni di siccità. Durante i periodi di siccità il danno maggiore per le comunità è la moria del bestiame, che comporta un disastro economico per queste comunità. Per questo motivo stiamo mettendo in piedi anche dei sistemi di assicurazione, in collaborazione con un'agenzia delle Nazioni Unite, che possano permettere di mitigare i danni economici peggiori durante le siccità”. “La giustizia di genere è al centro dei nostri interventi - sottolinea Malavasi - Le nostre risposte danno infatti sempre priorità ai gruppi più vulnerabili, in accordo con le decisioni prese dai comitati locali, ovvero le famiglie guidate da donne e le famiglie numerose. L'unica richiesta da parte di Cesvi è appunto che ci sia una rappresentanza femminile nei comitati locali. Quando ci sono le nostre attività di distribuzione e le attività di rafforzamento dei meccanismi di assicurazione, al centro di queste operazioni c'è sempre una rappresentanza femminile vicina e quasi mai inferiore al 60%, così da provare a dare rappresentanza e presenza alle donne di queste comunità”. “Siamo molto consapevoli che le dinamiche di potere sono difficili da modificare - puntualizza l’head of mission per Cesvi in Etiopia - Noi cerchiamo di spingere questi cambiamenti senza creare contrasti nella comunità, non vogliamo sconvolgere queste comunità ma favorire la presenza femminile nei momenti di decisione e nella gestione di quel potere che viene attribuito attraverso la distribuzione di denaro e di opportunità. Siamo ben consapevoli però che questi sono processi lenti e che accelerarli potrebbe produrre anche risultati violenti, quindi c'è una grandissima attenzione a cercare di lavorare con le comunità e con i comitati locali dando spazio alla rappresentanza di genere in un modo che non sia sconvolgente e che non produca violenza in queste in queste comunità, dove comunque la presenza dell'ingiustizia di genere è molto forte”.