(Adnkronos) - A un anno dalla morte di Franco Di Mare, il giornalista scomparso il 17 maggio 2024, Benedetta Rinaldi lo ha ricordato a 'La volta buona'. La collega ospite oggi, lunedì 12 maggio, ha parlato del loro rapporto e del dolore quando ha scoperto della sua malattia. Benedetta Rinaldi ha condotto 'Uno Mattina' al fianco di Franco di Mare dal 2017 al 2019: "Mi sono divertita da morire. Ogni mattina la sveglia suonava alle quattro e mezza, ma ero felice, sapevo che stavo andavo a lavorare con un gruppo di amici. Era come una famiglia", ha ricordato la conduttrice ospite oggi, lunedì 12 maggio, nel salotto di Caterina Balivo. "Ci ha fatto un brutto scherzo - continua Benedetta -. Le ultime volte che ci ho parlato mi aveva detto che la sua vita era stata piena. Ha vissuto mille vite in una, ha fatto tutto quello che si poteva fare". Rinaldi ha ricordato il giorno in cui Franco Di Mare la chiamò per confidarle della malattia: "Mi chiamò al telefono. Lui mi disse: 'Ciao, sono Franco. Il tempo è poco ed è prezioso, quindi non ci giro intorno. Ho un mesotelioma'", ha detto, ricordando le parole esatte che gli disse il giornalista. E ha continuato: "Io stavo guidando, accostai. Rimasi zitta, non riuscì a dire niente, solo 'ah'. Pensavo che se lo avessi compatito o se gli avessi fatto domande tecniche si sarebbe arrabbiato. Non sapevo cosa fare. Lui era così, ti metteva davanti alle cose per farti avere una reazione e la mia fu questa". Franco Di Mare le chiese di non parlare con nessuno della sua malattia "perché avrebbe fatto quel famoso intervento da Fabio Fazio" e così è stato: "non dissi nulla", ha concluso Rinaldi.
(Adnkronos) - “Gli scenari della sicurezza stanno cambiando soprattutto se seguiamo il panorama internazionale. Come ha detto il presidente del Consiglio, se dobbiamo decidere il nostro futuro dobbiamo pensare alla sicurezza. Da questo spunto dico che la vigilanza privata potrebbe essere un supporto con guardie giurate che possono assolvere compiti di sicurezza in un sistema di partenariato pubblico-privato. Ci sarebbe bisogno di un tavolo unito per poter dare la giusta qualificazione alle guardie giurate che potrebbero dare il loro contributo al fianco delle forze dell’ordine diventando un braccio operativo come già succede in porti e aeroporti”. A dirlo è Giulio Gravina, presidente reparto sicurezza urbana Remind, in occasione dell’evento Nazione Sicura 2025 promosso da Remind, presso Palazzo Ferrajoli a Roma. Una collaborazione tra pubblico e privato che potrebbe risultare utile anche nell’operazione 'Strade sicure' dell’esercito italiano: “Inizialmente - spiega Gravina - i soldati per strada veniva quasi percepiti con paura oggi, invece, sono visto come un patrimonio, un punto di riferimento e di forza per la sicurezza sul territorio. Penso che in alcuni punti, non i più critici, le guardie giurate potrebbero sostituire l’esercito nell’operazione 'Strade sicure'. La cosa potrebbe essere interessante per lo Stato anche dal punto di vista economico perché una guardia giurata ha un costo inferiore rispetto a un soldato e rappresentare un ulteriore punto di forza”. Un percorso che potrebbe essere importante anche per le stesse guardie giurate come specifica Gravina: “Vedo che le guardie giurate amano la divisa e un domani potrebbero diventare un valore aggiunto per le forze dell’ordine e per l’esercito sempre in quel processo di integrazione tra pubblico e privato. Importante però è la qualifica più che la discussione tra guardia giurata armata e non armata. La guardia giurata negli aeroporti non è armata però è qualificata. Quando invece si parla di steward, queste persone non hanno controllo da parte delle forze dell'ordine sia all'assunzione che nel evolversi negli anni nel lavoro; al contrario la guardia giurata ogni anno deve rinnovare tutta una serie di verifiche fiduciarie e avere requisiti al pari del poliziotto o del Carabiniere”.
(Adnkronos) - “E' un onore ricevere questo premio perché credo riconosca il contributo che ho cercato di dare nel tempo ai valori in cui ho sempre creduto: la creazione di valore nelle aziende, con ricadute concrete per le collettività, mettendo sempre al centro le persone”, ha dichiarato Fabrizio Palermo, amministratore delegato di Acea, commentando il premio ricevuto per il suo percorso professionale in occasione della XVI edizione del Premio Guido Carli presso la sala Sinopoli dell'Auditorium Parco della Musica a Roma. “Un riconoscimento – ha aggiunto – che guarda all’insieme del mio curriculum, ma anche all’attività svolta in Acea, una realtà infrastrutturale che opera in settori complessi, come quello dell’acqua, oggi al centro di un importante percorso di transizione. Nel futuro la transizione idrica sarà cruciale quanto, se non più, di quella energetica: aziende come Acea hanno un ruolo fondamentale nel favorire questa transizione in Italia”. Sottolineando l’importanza del capitale umano, Palermo ha ricordato l’impegno dell’azienda: “Negli ultimi anni abbiamo firmato uno dei primi protocolli centrati sulla persona, anche con il sindacato, e promosso numerose iniziative sia all'interno che all'esterno dell'azienda.”