INFORMAZIONINicola Agostini |
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(Adnkronos) - La nomina della seconda Commissione Europea di Ursula von der Leyen si va complicando sempre di più. Le audizioni dei sei vicepresidenti esecutivi in pectore, che avrebbero dovuto chiudere l’esame da parte del Parlamento Europeo, hanno prodotto a Bruxelles uno stallo nervosissimo, provocato dai veti incrociati all’interno della maggioranza, tra Popolari e Socialisti. In sostanza i Socialisti e Democratici non vogliono che a Raffaele Fitto, ministro degli Affari Europei del governo Meloni, malgrado sia generalmente considerato adatto a fare il commissario alla Coesione, venga assegnata una vicepresidenza esecutiva perché i Conservatori, il gruppo di Fratelli d’Italia, non fanno parte della maggioranza che ha eletto Ursula von der Leyen in luglio. Per i Socialisti, e anche per molti eurodeputati del Pd, la vicepresidenza esecutiva assegnata all’Ecr altera il profilo politico della Commissione. I Socialisti sono sul piede di guerra, tanto che diversi eurodeputati dell’S&D, fuori microfono, dicono che potrebbero persino votare contro l’intero collegio a Strasburgo. Von der Leyen “faccia la maggioranza con Orban, Bardella e AfD e spieghi ai cittadini europei che è la curatrice fallimentare dell’Ue”, dice una fonte del Pd. Il francese Raphael Glucksmann, il primo ad aprire le ostilità via social nei confronti di Fitto, dice che non si può avere un "accordo a luglio" e una "maggioranza con l'estrema destra a novembre. Una linea rossa è una linea rossa". A palazzo Berlaymont, sede della Commissione, si è tenuto un incontro tra i vertici di Ppe, S&D e Renew Europe, ma non è andato bene. La capogruppo socialista Iratxe Garcia Perez, dopo aver incontrato von der Leyen, ha detto di non essere ottimista e di non sapere se verrà trovato un accordo. I Popolari, che hanno bisogno dei Conservatori in Parlamento per evitare uno spostamento troppo a sinistra del Green Deal, per tutta risposta hanno bloccato la nomina della vicepresidente spagnola Teresa Ribera, che è stata attaccata in audizione dai suoi compatrioti, che sulle alluvioni che hanno sconvolto la regione di Valencia stanno attaccando il governo di Pedro Sanchez e chiedono che Ribera riferisca alle Cortes, cosa che dovrebbe accadere la settimana prossima. Quindi, alla questione Fitto si aggiunge un problema tutto spagnolo, il tentativo del Partido Popular di dare una spallata a Pedro Sanchez, dopo le alluvioni a Valencia, che acquista grandissima rilevanza anche perché gli spagnoli conservano la presidenza del gruppo S&D, malgrado siano la seconda delegazione dopo il Pd. Lo stallo, al momento, appare totale. Non aiuta il silenzio di von der Leyen: “Parli, dica qualcosa c…”, sbotta un eurodeputato Dem. Anche una dichiarazione politica, in cui si dica che la maggioranza è quella che l’ha eletta a luglio, aiuterebbe a distendere gli animi, ma per tutto il giorno von der Leyen ha taciuto, chiusa al Berlaymont. Ha persino annullato la sua partecipazione alla miniplenaria di Bruxelles, inizialmente ventilata. Per una fonte dell’S&D, solamente una dichiarazione politica della presidente eletta non basterebbe. Se vuole conservare la vicepresidenza esecutiva per Raffaele Fitto, allora, ragiona un eurodeputato socialista, dovrebbe “raddoppiare” le deleghe dei commissari socialisti. Secondo una fonte popolare, la rottura si sarebbe consumata lunedì sera, quando i Socialisti avrebbero comunicato a Manfred Weber che non avrebbero votato né Fitto, né Oliver Varhelyi, il candidato ungherese alla Salute (attuale commissario all’Allargamento), il cui destino rimane appeso, insieme a quello dei sei vicepresidenti. Questo, come ha osservato Carlo Fidanza di Fdi, malgrado l'Ecr abbia appoggiato gli altri commissari, che senza l'appoggio dei Conservatori non sarebbero passati con la maggioranza necessaria dei due terzi. A quel punto Weber avrebbe deciso di bloccare Ribera, anche perché deve ancora riferire alle Cortes ed è preferibile che i prossimi componenti della Commissione non abbiano “ombre” in patria che possano creare noie a Bruxelles nel corso del mandato. La linea di Weber avrebbe incontrato qualche obiezione da parte dei coordinatori Ppe nelle commissioni, i quali temono che lo scontro con i Socialisti possa far deragliare la nomina della nuova Commissione. Il capodelegazione della Lega, Paolo Borchia, dei Patrioti ha preso carta e penna e ha scritto alla presidente dell’Aula Roberta Metsola, osservando che il Parlamento “calpesta le sue stesse regole”. Le audizioni vengono tenute per appurare se un commissario è adatto o meno al lavoro che deve fare. In pochi sostengono che Fitto e Ribera siano inadatti al ruolo che devono ricoprire. Entrambi sono andati bene nelle rispettive audizioni: Fitto, in particolare, ha eretto un invalicabile 'muro di gommapiuma', rispondendo con calma e disponibilità al dialogo anche agli interventi più ‘aggressivi’. A un certo punto, forte del suo passato nella Dc e dei suoi tre mandati da europarlamentare, ha lodato il lavoro fatto sulla coesione da Younous Omarjee, che ha redatto un rapporto di cui lui, Fitto, è stato relatore ombra. Ha definito il rapporto Omarjee un’ottima “base” su cui lavorare, malgrado le “differenze politiche” che lo separano dall’ex collega. Che milita nella France Insoumise, la Gauche del tribuno Jean-Luc Mélenchon. Ma ormai la partita è tutta politica e viene decisa dai vertici dei gruppi: l’esito sembra prescindere del tutto dal merito delle audizioni. Invano la capogruppo di Renew Valérie Hayer ieri ha fatto appello alle parti affinché tornino al tavolo, per evitare uno “stallo” che sarebbe dannoso “per tutti”. La von der Leyen bis non è ancora nata e la maggioranza che ha rieletto Ursula è percorsa da tensioni fortissime. E oggi, se non interverrà un accordo, le tensioni potrebbero aumentare ulteriormente perché i Popolari hanno presentato emendamenti al regolamento Ue sulla deforestazione, secondo i Socialisti violando gli accordi. La partita delle nomine al momento pare destinata ad essere rimandata alla settimana prossima. Per l’eurodeputata di Forza Italia Letizia Moratti, l’esito sarà successivo al passaggio di Ribera alle Cortes. Intanto, Donald Trump è stato rieletto negli Usa e si prepara a riprendere possesso della Casa Bianca. Con l’Ue non era stato tenero, nel suo primo mandato: il primo politico europeo che aveva ricevuto alla Trump Tower, dopo aver vinto alle urne, era stato Nigel Farage, il papà della Brexit. All’epoca Socialisti e Popolari governavano l’Aula. Questa volta si troverà di fronte un’Unione ancora più divisa, con la (ex?) maggioranza Ursula che pare sul punto di spaccarsi in mille pezzi, ancora prima che la nuova Commissione si insedi. Il tutto con la Germania, motore immobile dell'Unione, senza un governo nel pieno dei suoi poteri, con ogni probabilità almeno fino alla prossima primavera.
(Adnkronos) - Importante traguardo per il Centro studi del consiglio nazionale degli ingegneri. L’istituzione, infatti, compie quest’anno 25 anni e il Cni ha deciso di celebrare questa significativa ricorrenza attraverso un evento che si terrà a Roma il prossimo 15 novembre. La storia del Centro studi CNI si è intrecciata con una lunga stagione di trasformazione e crescita del sistema ordinistico e del nostro Paese. A metà degli anni ’90 il Cni aveva avvertito la necessità di dare vita ad una svolta rispetto alle evoluzioni che erano in atto sia all’interno del sistema ordinistico che nel sistema economico e sociale del Paese. L’ingegneria diventava sempre più “poliedrica” con l’affermarsi di nuovi ambiti di specializzazione. Tuttavia, il sistema ordinistico era messo in discussione e visto sostanzialmente come un ostacolo al libero dispiegarsi delle dinamiche concorrenziali e di mercato. Da allora il Cni ha cercato di intercettare e di comprendere i cicli evolutivi del paese, con il preciso intento di acquisire un più marcato status di corpo sociale intermedio e di organismo di rappresentanza in grado di cogliere le istanze degli iscritti all’Albo e di interloquire in modo autorevole con le Istituzioni, con le forze politiche e con numerosi altri attori del contesto economico. Il Centro Studi ha accompagnato il Cni in questo percorso di crescita e di affermazione come organo di tutela degli interessi collettivi e come organo di rappresentanza degli iscritti all’albo e dell’ingegneria nel suo complesso. C’era poi un obiettivo che andava ben oltre l’istituzione del Centro Studi. Chi governava allora il Consiglio nazionale degli ingegneri si proponeva di diventare struttura di rappresentanza della classe dirigente. Per esserlo davvero, però, era necessario possedere conoscenza, competenza e capacità di visione, doti che certamente ai ranghi dell’ingegneria italiana non sono mai mancate. In questo senso, il Centro Studi ha rappresentato un supporto determinante. Con le sue analisi e i suoi rapporti è riuscito a scandagliare i molteplici fenomeni che hanno attraversato la società, contribuendo ad elaborare le migliori strategie per affrontare il futuro degli ingegneri. “Ormai da 25 anni il Centro Studi accompagna e supporta il Consiglio Nazionale nella sua attività politico-istituzionale – dice Angelo Domenico Perrini, presidente del Cni- l’adeguata rappresentanza dei nostri iscritti e, più in generale, dell’ingegneria italiana deve appoggiarsi necessariamente sulla conoscenza puntuale dei fenomeni e delle tendenze che attraversano il Paese, nelle sue diverse fasi storiche. In questo senso, le analisi e i rapporti del Centro Studi per noi hanno rappresentano e continueranno a rappresentare un elemento irrinunciabile”. “Quello che celebriamo quest’anno è un anniversario importante che rappresenta contemporaneamente uno sguardo sulla strada percorsa e uno stimolo per l’avvenire", afferma Gianni Massa, presidente della Fondazione Cni. "La cultura tecnica e le rappresentanze di categoria hanno necessità, per continuare a costruire il ruolo di congiunzione tra professione e politica, di approfondimento scientifico e di valutazioni di impatto sociale, economico e professionale. In questo senso, il Centro Studi offre un supporto indispensabile”, spiega ancora. “I 25 anni del Centro Studi rappresentano un momento di riflessione importante per tutta la categoria – dice Marco Ghionna, presidente del Centro studi Cni - guardare con l'esperienza del passato, il presente e il futuro sarà un esercizio molto importante ed utile per tutti gli ingegneri. L’evento è un momento di osservazione dei nostri motivi identitari con sguardo socio-filosofico, proprio per apprezzarne confini differenti. Un traguardo importante e di tutti”. L’evento celebrativo, che avrà per titolo 'Un lungo percorso guardando al futuro. 25 anni di Centro studi Cni', prenderà avvio con i saluti del presidente del Cni Angelo Domenico Perrini, del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Marina Calderone, del Vice Ministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto e del Vice Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Galeazzo Bignami. In seguito Gianni Massa, Presidente della Fondazione CNI, introdurrà uno spazio di riflessione dedicato ai professionisti e all’idea di classe dirigente cui parteciperanno Giorgio De Rita, Segretario Generale Censis, e il filosofo Silvano Tagliagambe. Quindi spazio alle testimonianze con gli interventi dei past president del Centro Studi Paolo Stefanelli, Romeo La Pietra, Luigi Ronsivalle e Giuseppe Maria Margiotta. Infine, ci si proietterà verso il futuro dell’istituzione con gli interventi di Ylenia Colella del Network Giovani Ingegneri e dell’attuale Presidente del Centro Studi Marco Saverio Ghionna. L’appuntamento è per venerdì 15 novembre a partire dalle ore 15 presso lo Spazio Eventi “La Lanterna” in Roma.
(Adnkronos) - “L'identikit del produttore Fivi è quello della piccola impresa vitivinicola che gestisce circa dieci ettari di vigneto e produce mediamente all'anno poco meno di 40mila bottiglie. L’attività di queste imprese esprime un risvolto soprattutto sociale e ambientale, in quanto oltre 81% dei vigneti coltivati si trova in area montano-collinare, contro una media del vigneto italiano del 60%”. Così Denis Pantini, responsabile di Nomisma wine monitor, in occasione della presentazione dell’indagine 'Il modello socio-economico dei Vignaioli Indipendenti per la sostenibilità della filiera vitivinicola italiana' condotta da Nomisma wine monitor, l’osservatorio di Nomisma sul mercato del vino, in collaborazione con la Federazione italiana vignaioli indipendenti e dedicata ai produttori associati alla federazione. “Questo significa che i produttori Fivi sono dislocati in zone svantaggiate, nelle cosiddette aree interne, che oggi soffrono di uno spopolamento crescente - continua Pantini - una situazione molto complicata perché significa non avere più presidio del territorio e tutela idrogeologica in un Paese estremamente fragile, come lo hanno dimostrato le ultime alluvioni e i cambiamenti climatici”. “Il vino è il primo prodotto italiano esportato nel mondo. Il produttore Fivi esprime una percentuale di export che è leggermente sotto la media per un semplice motivo: è più complicato per un produttore di dimensioni ridotte arrivare sui mercati internazionali. Questo non significa che non ci sia una buona propensione all'export. L'indagine, infatti, ha messo in luce come 7 aziende produttrici Fivi su 10 esportano e un altro 20% è intenzionato a farlo nei prossimi anni - conclude il responsabile di Nomisma wine monitor - I mercati raggiunti sono quelli della media italiana: Stati Uniti, i mercati europei e il mercato asiatico, nonostante quest’ultimo sia un mercato emergente, dove i consumi di vino sono ancora agli inizi e dove sono presenti delle normative di vincoli di accesso molto più stringenti rispetto al mercato comune europeo”.