INFORMAZIONIINVITALIA - Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa spa Istituzioni e Pubblica Amministrazione Centrale Ruolo: Programmi Comunitari Area: Project Management Natalia Iadarola |
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(Adnkronos) - L'economia del mare in Italia vale 216,7 miliardi di euro, pari all’11,3% del pil, prodotti da 232.841 imprese, oltre 1 milione di occupati. Sono i numeri contenuti nel rapporto nazionale sull’economia del mare, a cura dell’osservatorio nazionale Ossermare, Unioncamere, Tagliacarne e Blue forum Italia network, presentati in occasione del summit in corso. ''Blue forum ha segnato un momento di svolta per la definizione delle politiche nazionali in ambito marittimo, riaffermando il ruolo strategico del mare per lo sviluppo sostenibile, inclusivo e competitivo del Paese'', si legge in una nota. Nel corso dei tre giorni di lavori, il summit ha rappresentato ''un punto di non ritorno per la costruzione di una visione unitaria, sistemica e propositiva della blue economy italiana, evidenziando l’urgenza di elaborare strategie concrete e coordinate in vista della nuova pianificazione marittima nazionale 2026–2028'', si sottolinea. Con il contributo di istituzioni nazionali ed europee, il forum ha ribadito la necessità di una ''governance chiara, fondata su semplificazione normativa, sostegno agli investimenti, incentivi all’innovazione e valorizzazione del capitale umano''. “Dobbiamo riconoscere al mare la funzione di leva strategica per il futuro dell’Italia'', afferma Giovanni Acampora, presidente di Assonautica. “Il Summit ha posto le basi per un’agenda condivisa che vada oltre la teoria e sia in grado di mobilitare risorse, competenze e riforme strutturali a favore di una blue economy realmente competitiva”, aggiunge. Sullo stesso solco, il presidente di Unioncamere, Andrea Prete, sottolinea la dinamica positiva del comparto, che tra il 2022 e il 2024 ha visto una crescita del 2% nel numero di imprese, contro una contrazione del 2,4% a livello generale. “Un segnale chiaro della resilienza e del potenziale del settore, che va sostenuto con strumenti adeguati e coerenti”. Il ministro per la Protezione civile, Nello Musumeci, ha ribadito l’importanza della recente istituzione di una struttura governativa dedicata al mare, mentre il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, ha ricordato come l’economia del mare, al pari della space economy, rappresenti un asset tradizionale e strategico per lo sviluppo del Paese. Roberta Metsola, presidente del Parlamento europeo, ha rilanciato l’appello a un’Europa più resiliente, capace di affrontare crisi sistemiche con politiche industriali ambiziose e obiettivi raggiungibili, sottolineando che “l’Italia è oggi la terza economia blu d’Europa: dobbiamo tradurre questa posizione in leadership effettiva”. Raffaele Fitto, vice presidente della Commissione Europea, ha confermato l’impegno comunitario per costruire un approccio coerente allo sviluppo della blue economy: “Attraverso il Pnrr e la nuova delega alla semplificazione, stiamo lavorando per creare le condizioni favorevoli a una crescita stabile, sostenibile e integrata dell’economia del mare”. Il IV summit Blue forum si chiude dunque con un messaggio forte: ''non esiste più un’alternativa al mare come volano per il futuro economico e sociale del Paese. Il tempo delle riflessioni è finito: ora è il momento delle scelte''.
(Adnkronos) - Con la Circolare 9/E del 24 giugno 2025, l’Agenzia delle Entrate interviene sul fronte della compliance fiscale, offrendo una visione più chiara del Concordato preventivo biennale (Cpb). Il documento interviene a dettagliare le nuove regole di adesione al concordato, che si applicheranno già a partire dal biennio 2025-2026 e lo fa disegnando un sistema più selettivo, ma al tempo stesso più flessibile e orientato al merito. Una riforma che chiama in causa il ruolo del professionista fiscale, sempre più strategico nel guidare imprese e contribuenti verso un rapporto più collaborativo e trasparente con il fisco. Secondo Raffaele Di Capua, fondatore dello studio Di Capua & Partners, la circolare rappresenta “un passaggio cruciale nel consolidamento del Concordato preventivo biennale come strumento di compliance evoluta". "L’introduzione di soglie massime per i contribuenti ad alta affidabilità fiscale e la possibilità di rimodulare la proposta in presenza di eventi straordinari - prosegue - segnano un’evoluzione verso una fiscalità più equa, trasparente e prevedibile. Di particolare rilievo è il nuovo regime opzionale di imposta sostitutiva, che, con aliquote graduate (10%-15%) in base al punteggio Isa, premia comportamenti virtuosi e continuità dichiarativa”. Ma non mancano le voci critiche. Secondo la visione di Proactiva, le modifiche introdotte rischiano di indebolire ulteriormente l’attrattività di uno strumento che, già nella sua prima versione, non aveva riscosso grande entusiasmo tra i contribuenti. “Dal punto di vista tecnico le novità rilevanti, che riguardano le nuove adesioni a partire dal biennio 2025 2026, prevedono l’introduzione di nuove cause di decadenza/cessazione introdotte al fine di contrastare possibili utilizzi distorsivi del nuovo istituto e una soglia massima relativa al maggior reddito non tassato eccedente quello concordato”, spiega Luca Bisignani, Partner di Proactiva Corporate & Tax. “Nel complesso si tratta di interventi solo parzialmente mitigati da altri di minor rilevanza, che inevitabilmente riducono l’appeal dell’Istituto il quale già di per sé non aveva incontrato particolari favori presso i contribuenti. Tali ulteriori limitazioni e restrizioni fanno ragionevolmente pensare che, nel corso dei prossimi anni, il Concordato preventivo biennale sia destinato a ‘sgonfiarsi’ al pari di altre agevolazioni che nel recente passato sono state introdotte con le migliori intenzioni per poi essere fortemente rimaneggiate e combattute all’esito delle prime verifiche sui dati di adesione e di gettito, come Industria 4.0 e 5.0 o il Superbonus al credito imposta R&S”, sostiene. Nella sua lettura Moore riconosce nella circolare un importante passo avanti verso un sistema di maggiore selettività, ma anche più maturo e orientato al merito. “L’introduzione di limiti quantitativi per i soggetti con elevato Isa è un messaggio chiaro”, aggiunge Paolo Borghi, partner dello studio Moore Professionisti Associati. “Il concordato - spiega - non è più solo uno strumento di semplificazione, ma diventa un vero e proprio patto di affidabilità tra contribuente e Amministrazione. Positiva anche l’apertura alla possibilità di comunicare eventi straordinari, che rende il meccanismo più flessibile e vicino alla realtà operativa delle imprese. Di contro, l’inasprimento delle cause di esclusione, penso soprattutto a operazioni straordinarie e partecipazioni incrociate, richiede una pianificazione ancora più attenta e consapevole. I controlli aumentano, ma crescono anche le tutele e i vantaggi per chi sceglie di aderire”. Un’evoluzione che rafforza ancora una volta il ruolo del consulente fiscale. “Dovremo guidare i clienti in scelte ponderate, valutando non solo la convenienza economica, ma anche la sostenibilità e la coerenza del percorso fiscale che intendono intraprendere”, conclude.
(Adnkronos) - “Le utilities operano su un ampio spettro di attività energetiche: dalla gestione delle reti tradizionali agli investimenti su rinnovabili, idrogeno e cattura della CO2”. Così Filippo Brandolini, presidente di Utilitalia, durante l'Assemblea generale, organizzata a Roma in occasione del decennale della Federazione, per riflettere sull'evoluzione dei servizi pubblici negli ultimi dieci anni e sulle principali sfide future. “Quando si parla di energia – ha sottolineato – è fondamentale pensare non solo alla produzione rinnovabile o all’elettrificazione dei consumi, ma anche all’adeguamento delle reti di distribuzione elettrica e gas, che rappresentano la spina dorsale della transizione. Le nostre utilities hanno previsto 19 miliardi di investimenti per i prossimi 5 anni, di cui oltre 7 miliardi destinati alle reti elettriche, di teleriscaldamento e di distribuzione del gas”. Brandolini ha poi ricordato come anche le infrastrutture gas abbiano un ruolo strategico nella decarbonizzazione: “Le reti di distribuzione del gas sono fondamentali per quelle utenze che non potranno elettrificare i consumi nel breve termine. Mantenere e innovare queste reti significa mettere in campo investimenti rilevanti”.