(Adnkronos) - Seicento cavalli e 468 atleti da tutto il mondo comporranno l’affresco di Piazza di Siena, concorso ippico giunto alla sua 92/a edizione, in programma a Roma, a Villa Borghese, dal 21 al 25 maggio. Un evento unico al mondo non soltanto per il livello sportivo -Roma è infatti una delle “Magnifiche Sette” tappe delle Rolex Series- ma soprattutto per la location. Nella preparazione all’evento è stato svolto un grande lavoro di cura di Villa Borghese, che ospiterà la manifestazione: dai restauri, che hanno restituito alla Fontana dei Pupazzi la sua antica bellezza, fino agli importanti interventi di recupero ambientale come quello della Valle dei Platani, con potature e bonifica dei terreni inquinati. A impreziosire ulteriormente la cornice contribuirà il pubblico, che potrà assistere gratuitamente a tutti gli appuntamenti, dal salto a ostacoli al polo. L’evento, come da tradizione, è stato presentato oggi con una conferenza stampa nell’Ovale di Piazza di Siena da Matilde Gioli, grande appassionata di sport equestri. L’attrice, prima della presentazione, ha scherzato dicendo che “il mio sogno sarebbe stato arrivare a cavallo, ma mi accontenterò di usare i piedi e di ammirare cavalli e cavalieri di questo meraviglioso concorso”. A illustrare i contorni del grande evento sono stati il presidente della Federazione Italiana Sport Equestri, Marco Di Paola, e il presidente di Sport e Salute, Marco Mezzaroma. Con loro, il presidente del Coni, Giovanni Malagò; l’assessore ai Grandi Eventi, Sport, Turismo e Moda di Roma Capitale, Alessandro Onorato; la vicepresidente della Regione Lazio, Roberta Angelilli; il capo del Dipartimento per lo Sport, Flavio Siniscalchi; e Remo Chiodi, direttore generale per l’ippica del Masaf. Il Csio, che conferma la presenza di molti cavalieri ai vertici del ranking, affiancherà alle gare internazionali ospitate nell’Ovale di Piazza di Siena un ricco palinsesto di prove nazionali e l’Italia Polo Challenge al Galoppatoio, portando a Villa Borghese un’attenzione rivolta a un’ampia platea di appassionati. Tra gli appuntamenti clou, la Coppa delle Nazioni Intesa Sanpaolo, in programma venerdì 23 maggio e preceduta dal passaggio delle Frecce Tricolori, che anche oggi hanno solcato i cieli di Roma poco prima della presentazione. Il presidente del Coni, Giovanni Malagò, ha sottolineato come questo sia “l’unico sport che si fa in due: cavallo e cavaliere. Ed è l’unico sport in cui donne e uomini gareggiano insieme. Essendo due gli atleti, puoi essere il più forte al mondo ma, come in F1, se la macchina non è competitiva è difficile ottenere risultati. Nella storia della Federazione Italiana Sport Equestri sono state vinte 23 medaglie, con la prima d’oro nel 1900. Sarei felice che a Los Angeles la squadra, oltre agli individuali, possa qualificarsi. Abbiamo iniziato bene”, ha concluso. Come ha spiegato Marco Di Paola, presidente della Fise, quest’anno bisogna aspettarsi due ”novità: le nazioni saranno composte da quattro cavalieri anziché cinque, perché è stata aggiunta una nuova gara riservata ai migliori under 25. Parteciperanno dieci nazioni: Argentina, Brasile, Emirati Arabi Uniti, Francia, Gran Bretagna, Germania, Paesi Bassi, Stati Uniti, Svizzera e Italia, con ulteriori rappresentanti individuali di Australia, Belgio, Irlanda, Norvegia, Spagna e Svezia”. Tra gli organizzatori anche Marco Mezzaroma, presidente di Sport e Salute, che ha spiegato come “queste manifestazioni lasciano una legacy rappresentata da questo luogo magico restituito alla cittadinanza, grazie in primis alla Fise e all’assessore Onorato”. L’assessore ai Grandi Eventi, Sport, Turismo e Moda di Roma Capitale, Alessandro Onorato, ha elogiato l’Urbe, sottolineando come “la città stia dando prova di grande organizzazione, nonostante il tragico evento della morte del Santo Padre. Quello che sta vivendo Roma negli ultimi mesi non so quale altra città al mondo sarebbe in grado di sopportarlo. Questo evento è una perla che genera importanti ricadute economiche. Non è un punto di arrivo, ma dà la consapevolezza di remare tutti nella stessa direzione”. A impreziosire ulteriormente lo storico Concorso di Piazza di Siena vi è l’inclusione nelle Rolex Series, inaugurate lo scorso anno per riunire sette eventi di élite del calendario internazionale di salto a ostacoli. Nel circuito figurano Roma, La Baule e Dinard in Francia; Dublino in Irlanda; Falsterbo in Svezia; e Wellington in Florida. Il programma delle gare inizierà giovedì 22 maggio e si concluderà domenica 25 maggio con il Rolex Gran Premio Roma. È previsto un magnifico prologo al tramonto di mercoledì 21, quando l’arena si trasformerà in un teatro a cielo aperto per ospitare il concerto inaugurale «Opera is in the Air» di Intesa Sanpaolo, diretto dal maestro Alvise Casellati. Domenica 25 maggio avrà luogo il gran finale, il prestigioso Rolex Gran Premio Roma, con un montepremi di 500.000 euro. Cinquanta atleti saranno protagonisti sul manto erboso di Piazza di Siena in una competizione di straordinario rilievo sportivo. Le due manche del Gran Premio, con ostacoli alti un metro e sessanta, non assegnano soltanto il trionfo sull’ovale, ma anche un posto nella leggenda del salto ostacoli mondiale.
(Adnkronos) - "Ieri è stata una giornata storica, che conferma la dimensione globale della Chiesa. Un motivo di orgoglio per tutti gli italiani. Da ministro del Lavoro, mi piace anche sottolineare la scelta del nome da parte del nuovo Papa: Leone XIII con l'enciclica 'Rerum Novarum' pose le basi per la Dottrina sociale della Chiesa, dando un nuovo e rinnovato ruolo nella società al lavoro e ai lavoratori. Un'enciclica che ancora oggi è attuale". Così, con Adnkronos/Labitalia, Marina Calderone, ministra del Lavoro e delle Politiche sociali, sull'elezione di Papa Robert Francis Prevost che ha scelto il nome di Leone XIV. "L'elezione al soglio pontificio di Leone XIV è stata una grande emozione - sottolinea Calderone - nell'epoca dell'intelligenza artificiale, tutto il mondo si è fermato per guardare un comignolo. E' stato un momento di enorme partecipazione popolare, anche da parte di chi non crede. Le prime parole di Papa Leone XIV sono state importanti: il riferimento alla pace colpisce le menti e i cuori di tutti noi, mentre le guerre sconvolgono diversi angoli del mondo e anche la nostra Europa. 'Il male non prevarrà' è un inno alla speranza che dobbiamo fare nostro, in particolare noi istituzioni".
(Adnkronos) - Cresce la desertificazione oceanica a causa del riscaldamento globale. In poco più di vent’anni è quasi raddoppiata l’area delle regioni oceaniche già povere di nutrienti e con scarsa biodiversità, passando dal 2,4 al 4,5% dell’oceano globale. Si tratta di un fenomeno che comporta una grave carenza di nutrienti e che potrebbe avere conseguenze significative sulla salute degli oceani e sul clima globale. È questo uno dei principali risultati emersi da uno studio internazionale condotto dal Laboratorio Enea Modelli e Servizi Climatici, in collaborazione con l’Istituto di Scienze Marine Ismar-Cnr e il laboratorio cinese State Key Laboratory of Satellite Ocean Environment Dynamics (Soed), pubblicato sulla rivista scientifica ‘Geophysical Research Letters’. Lo studio si concentra, in particolare, sull’analisi dei cambiamenti del fitoplancton, l’insieme di quei microrganismi che sono alla base della catena alimentare marina (sono il cibo di zooplancton, pesci e altri organismi) e contribuiscono a mitigare i cambiamenti climatici rimuovendo la CO2 atmosferica attraverso la loro attività fotosintetica. “Questo fenomeno risulta molto evidente nell’Oceano Pacifico settentrionale dove la superficie coinvolta cresce a un ritmo di 70mila km2 l’anno. Ma la desertificazione interessa in modo crescente diverse regioni oceaniche, con una particolare vulnerabilità nelle aree tropicali e subtropicali, dove la diminuzione dei nutrienti disponibili può avere importanti impatti sulla produttività e la diversità biologica. Questo accade a causa del riscaldamento globale, che fa sì che l’acqua calda, più leggera, resti in superficie, impedendo il mescolamento con l’acqua più fredda e ricca di nutrienti che si trova in profondità. Meno mescolamento significa quindi meno ‘cibo’ che arriva alla superficie per sostenere la crescita del fitoplancton e, di conseguenza, dell’intera catena alimentare”, spiega Chiara Volta, ricercatrice Enea del Laboratorio Modelli e Servizi Climatici. Dallo studio emerge inoltre che è in diminuzione la quantità di clorofilla, un indicatore chiave della salute e della produttività del fitoplancton. In pratica, una maggiore presenza di clorofilla indica una maggiore abbondanza di fitoplancton. “Tuttavia, secondo lo studio, questo calo potrebbe non indicare una riduzione della popolazione fitoplantonica, ma un adattamento di questi organismi alle nuove condizioni di crescita imposte dal cambiamento climatico, quali ad esempio l’aumento della temperatura e la riduzione della disponibilità di nutrienti”, sottolinea la ricercatrice di Enea. Per realizzare questo studio i ricercatori hanno esaminato le serie temporali di dati satellitari di clorofilla e di fitoplancton tra il 1998 e il 2022 nei cinque principali vortici oceanici della Terra (gyres subtropicali) situati nell’Atlantico settentrionale e meridionale, nel Pacifico settentrionale e meridionale e nell’Oceano Indiano. Si tratta di sistemi di correnti caratterizzati da un movimento anticiclonico dell’acqua che si sviluppano tra l’Equatore e le zone subtropicali di alta pressione, e la cui formazione dipende da una complessa interazione tra venti, rotazione terrestre e distribuzione delle terre emerse. “Negli ultimi due decenni, in concomitanza con il riscaldamento degli oceani, molti studi satellitari hanno documentato un’espansione di questi sistemi oceanici e una conseguente riduzione di clorofilla, destando serie preoccupazioni sulle possibili implicazioni per il clima globale e la salute dei nostri oceani. Tuttavia, i nostri risultati mostrano che, nonostante la diminuzione della clorofilla osservata nella zona più povera di nutrienti dei vortici subtropicali, la biomassa fitoplantonica è rimasta sostanzialmente stabile nel tempo. Tenuto conto che, per loro natura, i dati satellitari si limitano a fornire una descrizione di ciò che avviene sulla superficie oceanica, i prossimi passi da compiere saranno quelli di studiare i cambiamenti della comunità fitoplantonica lungo la colonna d’acqua e quantificare il loro impatto sulla produttività oceanica a scala regionale e globale”, conclude Chiara Volta.