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(Adnkronos) - "La prevenzione è un aspetto importantissimo nella malattia oncologica. Occorre cercare di arrivare a tutti i pazienti e ai loro familiari, per cercare di dare un aiuto dal punto di vista della prevenzione, dal punto di vista psicologico e anche per creare delle relazioni sociali e contrastare l'isolamento del paziente oncologico che a volte si crea quando si trova ad affrontare questa patologia". Lo ha detto all'Adnkronos Salute Claudia Nestola, psicologa e membro dell'associazione 'La chiave d'argento' che opera all'interno del polo oncologico Giovanni Paolo II di Lecce, in occasione della tappa leccese del tour di sensibilizzazione sul tumore uroteliale 'Non girarci intorno' promosso da Merck, che si lega al Giro d’Italia, uno degli eventi sportivi più seguiti nel nostro Paese, di cui Merck è official partner. "Inizia a esserci consapevolezza dell'importanza della prevenzione - osserva Nestola - ma bisogna continuare a impegnarsi per essere sempre più efficaci. Iniziative come questa risultano molto importanti perché mettono a disposizione di tutti delle informazioni utili per poter accedere ai programmi di prevenzione e sensibilizzano le persone a fare attività fisica e a seguire una sana e corretta alimentazione, tramite la dieta mediterranea che è il nostro punto di forza".
(Adnkronos) - I lavoratori italiani possono contare su un sistema retributivo garantista che prevede un livello di protezione economica tra i più completi e articolati nel panorama europeo. Il modello italiano è, infatti, fondato su una solida architettura di contrattazione collettiva e su istituti normativi consolidati, come la tredicesima e la quattordicesima mensilità e il Trattamento di fine rapporto, non previsti per legge negli altri sistemi retributivi europei. È il caso, ad esempio, di quelli vigenti in Francia, Germania, Romania, Spagna e Svezia. È quanto emerge dall’approfondimento della Fondazione studi consulenti del lavoro dal titolo 'Struttura della retribuzione e salario minimo: disciplina italiana e confronto con altri Stati comunitari', che mette a confronto la disciplina retributiva italiana con quella dei cinque Paesi europei citati. E i consulenti del lavoro in un documento presentato oggi in Commissione Lavoro del Senato nelle osservazioni sui disegni di legge sul salario minimo nn. 956, 957 e 1237 sottolineano che "in uno scenario" come quello italiano "la previsione di un 'salario minimo' di derivazione legale potrebbe essere percepito come un elemento di disturbo nel paradigma del dialogo delle parti sociali, normalmente impegnate su un fronte indubbiamente più esteso ed esauriente". Oggetto dello studio sono stati i sei ccnl più applicati in Italia, cioè utilizzati per la gestione di svariati milioni di lavoratori. Così come va sottolineata la copertura universale che ha la contrattazione collettiva nel nostro Paese. La comparazione non si limita al solo valore del salario minimo legale – spesso usato come unico indicatore – ma si estende all’intera struttura della retribuzione, includendo elementi indiretti e differiti, come indennità contrattuali, mensilità aggiuntive e Tfr. Il quadro che emerge dall’analisi della Fondazione Studi, secondo i consulenti del lavoro "è chiaro: le 'retribuzioni ultra-mensili e differite' (13^ e 14^ mensilità e Trattamento di fine rapporto) in Italia sono istituti contrattuali previsti per legge, o per ccnl, a differenza di quanto accade nei cinque Paesi messi a confronto". In sostanza, per realizzare una comparazione credibile, secondo i professionisti, "è necessario osservare non solo i minimi retributivi orari, ma l’intera struttura della retribuzione. Infatti, soffermandosi esclusivamente sulla paga oraria non si rappresenta in modo veritiero quanto viene percepito effettivamente da un lavoratore. Dunque, anche in assenza di un salario minimo legale, il livello retributivo complessivo previsto dai Contratti collettivi nazionali di lavoro è già in linea o addirittura superiore alla retribuzione minima imposta per legge in altri Stati". A questo si aggiunge il fatto – si sottolinea nel documento dei consulenti del lavoro – che in alcuni casi la contrattazione collettiva italiana si spinge addirittura oltre la quattordicesima mensilità, disegnando elementi retributivi ulteriori, che a esempio possono essere previsti sotto forma di welfare come la conciliazione vita-lavoro e l’assistenza sanitaria integrativa. Nonché la corposa previsione di ore retribuite con permessi giustificati; ovvero tutti gli strumenti erogati dalla bilateralità. Come evidenziato, la forza del modello italiano risiede, dunque, nella sua flessibilità e capacità di adattamento settoriale, garantita dalla contrattazione collettiva rappresentativa. Un meccanismo che consente di calibrare i trattamenti economici in base alle reali esigenze dei lavoratori e delle imprese, assicurando al contempo equità e dignità del lavoro in conformità all’art. 36 della Costituzione. La contrattazione collettiva è, dunque, secondo i consulenti del lavoro "un patrimonio da preservare, perché in grado di garantire tutele economiche solide e flessibili ai lavoratori, adattandosi ai cambiamenti del mercato. Naturalmente, in questa indagine non viene incluso il valore del costo della vita che determina il potere di acquisto delle retribuzioni. Costo della vita che nei Paesi oggetto della comparazione ha oscillazioni diverse, in molti casi superiore a quello italiano. E per ovviare a ciò è dunque necessario spingere nei ccnl sulla retribuzione di risultato, valorizzando la partecipazione attiva dei lavoratori al successo dell’impresa. Un approccio che potrà genere benefici tangibili in termini di produttività, retribuzione e rafforzamento del legame tra impresa e capitale umano", conclude.
(Adnkronos) - L’intelligenza artificiale (Ia) è ormai parte integrante della nostra vita quotidiana, ma l’interazione umana sotto forma di intelligenza emotiva ed empatia rimane ancora, per certi aspetti, insostituibile. È quanto emerge dalla nuova ricerca del Pulsee Luce e Gas Index, osservatorio sulle abitudini sostenibili e sulle percezioni degli italiani in merito ai temi dell’energia, sviluppato da Pulsee Luce e Gas in collaborazione con NielsenIq. Se il 73% degli intervistati ammette di farne uso con frequenza (il 47% quotidianamente o diverse volte alla settimana), le finalità sono tendenzialmente personali e ricreative (68%) e si scontrano con un minore apprezzamento quando l’Intelligenza artificiale diventa un interlocutore a cui si richiedono servizi di assistenza o un supporto per esigenze concrete. “La persona con cui ho parlato è stata estremamente gentile e comprensiva delle mie richieste. Credo che l’interazione umana sia un valore aggiunto”; è solo una delle svariate recensioni Trustpilot su Pulsee Luce e Gas che confermano questo aspetto: l’interazione con una persona reale permane come importante per la grande maggioranza degli intervistati (83%), soprattutto nell’ambito del customer care. Per quasi 9 italiani su 10, infatti, l’Ia non riesce a interpretare le necessità quanto un operatore umano e per quasi un italiano su due offre una comprensione e un supporto inferiore. Come conseguenza, nel caso dei servizi di assistenza, infatti, quasi il 90% del campione dichiara di aver abbandonato una conversazione con l’Ia, per diverse ragioni: incomprensione della richiesta (37%), mancanza di proposte utili per la risoluzione di un problema (22%) e frustrazione per la tipologia di conversazione intrapresa (17%). Nel confronto tra intelligenza artificiale e umana, la prima è considerata superiore per velocità di calcolo e analisi dei dati (82% delle preferenze) e automazione di compiti complessi (70%). La seconda si posiziona al di sopra dell’Ia nella capacità di comprendere emozioni e sentimenti (83% degli intervistati), interazione sociale e comunicazione empatica (75%), etica e moralità (72%). I più ottimisti credono che l’Ia colmerà il divario con l’empatia umana, ma non prima di 15 anni. In ogni caso, c’è una certa apertura verso modelli ibridi, quali servizi clienti che combinano un operatore umano con l’Ia (53%), mentre una quota ridotta degli italiani (4%) dichiara di volere un servizio clienti totalmente automatizzato. Un altro tema critico riguarda la fiducia: solo un italiano su dieci si fida a condividere dati personali con l’Ia. Analogamente, in una prospettiva di miglioramento del servizio clienti, la maggior parte (59%) preferisce aziende che puntano sulle persone rispetto all’automazione. Oltre al tema assistenza, tuttavia, l’Ia viene considerato uno strumento utile per semplificare alcune attività della vita quotidiana, anche in termini di sostenibilità e risparmio: il 61% degli intervistati la vede come una risorsa funzionale all’ottimizzazione dei consumi, grazie al contributo di assistenti virtuali, sistemi di domotica intelligente e app di gestione energetica.