INFORMAZIONIMauro Bacci |
INFORMAZIONIMauro Bacci |
(Adnkronos) - "Due manifestazioni, a poche ore (24) e a pochi chilometri (530) di distanza, per dire quasi - quasi - la stessa cosa: e cioè che a Gaza le cose non possono proprio continuare così. Il giorno prima il raduno dei centristi e di una parte del Pd a Milano. Il giorno dopo quello del Pd più Conte più Bonelli e Fratoianni a Roma. S’intende che le differenze non sono poi affatto così piccole. E’ assai probabile che a Milano le critiche alla politica di Netanyahu verranno accompagnate dalla preoccupazione di non allontanarsi troppo dal solco della solidarietà con Israele. E che a Roma l’afflato per la causa palestinese sarà a sua volta accompagnato da argomenti, parole d’ordine e stati d’animo assai più severi nei riguardi di Tel Aviv. Non fosse stato così, l’appuntamento avrebbe potuto essere uno solo per tutti. Eppure non doveva essere così impossibile trovare una piattaforma comune tra tutte le forze di opposizione. Sarebbe bastata forse qualche piccola, non banale accortezza. Per esempio, dar retta alla proposta accennata da Edith Bruck: quella di far sfilare, accanto alle bandiere palestinesi, anche una, solo una, simbolica bandiera dello stato di Israele. Quel tanto che desse l’idea di una protesta capace di conservare il senso storico di quel che avviene da quelle parti. E cioè il fatto che quello stato, per quanti errori e quanti delitti stia commettendo a Gaza, è figlio dei delitti ancor più atroci che abbiamo compiuto noi europei a suo tempo verso la sua gente. E ancora, che quello stato, Israele appunto, è pur sempre una democrazia, ancorché gravemente malata. L’unica democrazia in quel contesto, peraltro. Quella possibilità è svanita nel giro di poche ore tra il silenzio di quasi tutti. Così, ognuno ha finito per recitare se stesso. La sinistra ufficiale, la più corposa, si è voluta appropriare di tutte le ragioni, proprio tutte, della (giusta) indignazione. E si appresta ora però a correre il rischio che il raduno di Roma possa sfuggirle di mano, condizionato da parole d’ordine ancor più estreme di quelle in nome delle quali è stato convocato. Mentre la sinistra, chiamiamola così, moderata, o riformista che dir si voglia, farà la sua fatica a farsi condividere da quella parte di elettorato che pure vorrebbe dare un forte segno di tutta la sua inquietudine e disapprovazione per quanto sta avvenendo in Medio Oriente. Senza contare il fatto che una parte di costoro si troverà infine a sfilare in tutte e due i cortei. La prima volta per convinzione, la seconda per disciplina. Tutto questo suona come riprova della difficoltà a tenere insieme i due lembi del centrosinistra. Uno più corposo nei suoi numeri. L’altro forse -forse- più capace di rubare consenso alla maggioranza. La quale maggioranza peraltro in materia di politica estera ha anch’essa le sue belle traversie. E si ostina ancora oggi a dividersi, al di là e al di sopra del Medio Oriente, tra una parte che fa il tifo per un Trump niente affatto gentile con gli europei e un’altra parte che fa il tifo per una Europa niente affatto disposta ad inginocchiarsi sul prato della Casa Bianca versione Maga. Due vere e proprie visioni del mondo che verrà. Del tutto antitetiche. Si dirà che le crepe che dividono l’opposizione sono più visibili, almeno in questi giorni. E che i suoi leader non stanno facendo più di tanto per cercare di venirne a capo. E’ vero. Ma è vero anche che certe fenditure che si intravedono tra i soci di maggioranza possono facilmente dar luogo prima o poi a crepe anche più profonde. E assai più gravi per il buon nome del nostro paese presso le cancellerie del mondo che conta. In una parola, si riproduce da una parte e dall’altra la disinvolta attitudine a litigare tra alleati (e perfino dentro i partiti) sui grandi temi della politica estera. Quei temi che dovrebbero vedere semmai la convergenza tra le nostre due metà campo. E che ora invece solcano tutti e due i campi in questione, seminando dappertutto una disunione che non promette nulla di buono". (di Marco Follini)
(Adnkronos) - “La nuova legislazione sulla disabilità rappresenta un passo fondamentale verso un sistema più inclusivo, che riconosce il diritto al lavoro come elemento centrale per l'autonomia e la dignità delle persone con disabilità”. Lo ha dichiarato Valeria Vittimberga, direttore generale Inps, intervenendo al Festival del lavoro di Genova. “L'Inps è impegnato nell'attuazione delle recenti riforme, che mirano a semplificare le procedure e a favorire l'inserimento lavorativo attraverso strumenti come l'analisi multidimensionale e il 'Progetto di vita', in collaborazione con le istituzioni e le associazioni di categoria”, ha spiegato Vittimberga. ”Con il progetto SISDa, stiamo realizzando una vera rivoluzione nell’ambito della disabilità: per la prima volta, sarà possibile integrare e condividere in modo sicuro tutte le informazioni rilevanti sui cittadini con disabilità, semplificando il percorso di accesso ai diritti e agevolando l’inserimento lavorativo”. “Il nuovo sistema - ha aggiunto - nasce dalla collaborazione tra Inps, ministero del Lavoro e Ministero della Salute e rappresenta uno strumento fondamentale per superare le frammentazioni burocratiche, mettere al centro la persona e costruire servizi personalizzati. SISDa è un esempio concreto di come la digitalizzazione possa rendere più semplice e giusto l’accesso alle tutele e alle opportunità per le persone con disabilità, accompagnandole anche nel mondo del lavoro”. "Il ruolo affidato al disability manager dall'articolo 16 del dl.gs. 62 del 2024 sarà fondamentale per orientare e accompagnare la persona in tutte le fasi dell’inserimento lavorativo, e l’interoperabilità tra Siisl e Sisda permetterà di costruire percorsi personalizzati e garantire la certificazione delle competenze e il monitoraggio continuo delle opportunità offerte dal territorio". "L’obiettivo - ha sottolineato Vittimberga - è creare una rete efficace per facilitare l’accesso al lavoro e rendere concreta l’inclusione, in un’ottica di pari opportunità e sviluppo sociale". "Il messaggio di Inps è quello che serve una visione sistemica in cui tutti gli interlocutori istituzionali e della società civile lavorino per l'inclusione reale dei disabili in un mondo del lavoro che li vede ancora marginalizzati. I dati confermano che purtroppo la legge 68 sull'inclusione obbligatoria non sta funzionando da sola. Allora occorre un ruolo più importante dei disability manager come soggetti mediatori che in coerenza con la riforma della disabilità prendano veramente in carico la personalizzazione del progetto di vita della persona con disabilità, facendo da collegamento tra le aziende e la persona con disabilità ancora prima dell'assunzione, nel momento della ricerca del lavoro". "In questo l'Inps vuole dare un contributo importante -ha continuato- attraverso la sfida, che abbiamo raccolto, della creazione, a cui stiamo lavorando, di un portale, il Sisda, collegato con il Siisl attraverso funzioni di interoperabilità. Il Sisda sarà un punto unico di accesso a tutte le questioni che riguardano la disabilità e l'inclusione rispetto a tutti gli operatori coinvolti nella valutazione medica di base e nella valutazione multidimensionale. Quindi saranno istituzionalmente coinvolti il ministero della Salute, Asl, Agenas e tanti altri soggetti", ha continuato. "Credo che sia importante che venga anche introdotta la presenza dell'autorità per i disabili e anche dei disability manager. In questo credo che possa avere un ruolo importante anche la Fondazione dei consulenti del lavoro che ha agito in maniera importante per l'inclusione di persone marginali con altri progetti e che potrebbe anche interessarsi dell'inclusione dei disabili, costituendo un ponte importante tra il mondo delle aziende e il mondo dei lavoratori che hanno delle barriere che devono superare per entrare a pieno titolo nel mondo del lavoro. Comunque Inps c'è e vogliamo essere un punto collettore, dare la nostra tecnologia a disposizione di tutti i soggetti che vogliono lavorare concretamente per fare un passo avanti sostanziale su questa problematica", ha concluso.
(Adnkronos) - “Ho rivisto i barbagianni su Pianosa a seguito delle prime introduzioni, nel 2024. Vedremo se saranno in grado di ricreare una popolazione capace di autosostenersi”. Lo dichiara il faunista Vincenzo Rizzo Pinna in occasione dell’evento ‘Il ritorno del barbagianni a Pianosa. Un progetto di Fondazione UNA e Federparchi’, organizzato presso la sede dell’Ente Parco Nazionale Arcipelago Toscano, nell'ambito della settimana europea dei parchi, per diffondere i primi dati raccolti. Ad oggi, i monitoraggi in corso confermano la presenza stabile di individui nidificanti. “La prima nidiata è stata registrata proprio nella primavera 2024 e ha dato modo di confermare sia la presenza di una nuova coppia di barbagianni sia l'attività riproduttiva e quindi la nidificazione di due esemplari - illustra Rizzo Pinna - Hanno deposto cinque uova e sono stati tre i piccoli che si sono involati regolarmente. Nell'autunno-inverno 2024, invece, c'è stata una seconda nidificazione in una cassetta nido posta sempre come da progetto, ma in un'altra area di Pianosa. Purtroppo, delle sette uova e dei sette piccoli nati non ne è rimasto neanche uno perché c'è stato, con molta probabilità, un episodio di predazione all'interno del nido”, racconta. Lo studio del barbagianni è partito nel 2013 e “in un primo step ha studiato sia la presenza degli individui sull'isola di Pianosa, sia ha approfondito quelle che sono state le risultanze sulla dieta di questi rapaci notturni - spiega Rizzo Pinna - Il monitoraggio è proseguito anche durante il periodo del programma di eradicazione del ratto nero, messo in atto dal Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano e sta continuando anche oggi”. Il rapace notturno svolge un ruolo essenziale. “Il barbagianni è un rapace notturno che assolve a un ruolo ecologico importantissimo nella regolazione degli ecosistemi abitati proprio dalle sue prede, i micro mammiferi - spiega il faunista - per cui è importante capire di cosa si alimenta anche per effettuare un vero e proprio censimento di tutti i micro mammiferi. Cosa altrimenti impossibile, dato che queste prede hanno abitudini notturne, sono di piccolissime dimensioni e vivono nel mezzo della vegetazione. Studiare la dieta del barbagianni è utile a comprendere la composizione della micro fauna di un certo ecosistema”, dice. L'approfondimento della dieta del barbagianni attraverso lo studio delle borre, cioè i rigurgiti del rapace, è fondamentale dunque. Oggi però “i dati sono ancora molto provvisori - fa sapere Rizzo Pinna - Per dare delle risultanze più certe e definitive - conclude - lo studio avrà bisogno di un medio lungo termine per l'analisi costante e continuativa”.