(Adnkronos) - Ultima battaglia tra Rafael Nadal e Novak Djokovic nella finalina per il terzo e quarto posto nell'evento esibizione Six Kings Slam in programma domani, sabato 19 ottobre. Lo spagnolo si ritirerà dopo le finali di Coppa Davis del mese prossimo a Malaga, calando il sipario su una carriera incredibile. La sua rivalità con Djokovic è stata uno dei pilastri dello sport negli ultimi 15 anni e ci sarà un incontro finale in Arabia Saudita. Nadal, che non giocava dalle Olimpiadi, è stato battuto 6-3, 6-3 dal connazionale Carlos Alcaraz nella semifinale a Riad. Djokovic, secondo classificato a Shanghai la scorsa settimana, ha perso 6-2, 6-7 (0-7), 6-4 contro Jannik Sinner nell'altra semifinale. Un'ultima sfida dopo le loro battaglie nel corso degli anni, con la coppia che si è incontrata 60 volte a livello Atp Tour e Grande Slam. "Mi sento molto supportato e amato in tutto il mondo", ha detto Nadal in campo dopo la sua sconfitta contro Alcaraz. "Sono davvero molto fortunato ad aver avuto una carriera lunga e di successo. Probabilmente mi allenerò venerdì, sto facendo del mio meglio ogni singolo giorno per migliorare sempre di più, ma ho la Coppa Davis davanti a me tra un mese e ogni giorno è un'opportunità per migliorare per questo". Sinner e Alcaraz invece si affronteranno di nuovo nella finale di sabato, con il vincitore che si porterà a casa un premio record di 6 milioni di dollari.
(Adnkronos) - "In queste settimane la Confsal Vigili del Fuoco è vittima, suo malgrado, degli strali di Filt Cgil, che, quale firmataria di ccnl 'Guardie ai Fuochi', applicato di fatto al solo ambito portuale, e quindi assolutamente non rappresentativo del settore della sorveglianza antincendio nella sua globalità, da qualche tempo sta portando avanti una sbandierata quanto sterile battaglia di campanile per poter ottenere la rappresentatività dell’intero settore della sorveglianza antincendio (non solo porti ma anche strade, autostrade, strutture sanitarie ospedaliere ed elisuperfici, stazioni ferroviarie, etc.) e per la disapplicazione di quello che invece è l’unico contratto collettivo del settore 'Sorveglianza antincendio', firmato dalle scriventi organizzazioni sindacali assieme ad Anisa, associazione datoriale associata a Confindustria, con un approccio rissoso e inappropriato". Così in una nota Confsal Vigili del Fuoco. "Filt Cgil ci accusa nei fatti di essere un sindacato di comodo, 'al guinzaglio' pronto letteralmente a rispondere al telefono (o 'al citofono', così scrivono) per dare esecuzione alla 'voce del padrone'. È una questione di stile, e per questo non siamo soliti replicare a questo genere di invettive, certi che lascino il tempo che trovano e che altro non siano che un “abbaiare frustrato alla luna” di chi si affanna in una conflittualità esasperata che non solo non porta nulla di buono, ma addirittura nuoce ai lavoratori e addirittura riceve richiami dalle Istituzioni. Prova ne sia l’adesione, praticamente nulla, riscontrata agli scioperi proclamati da Filt Cgil il 16 settembre e il 7 ottobre scorsi", continua il sindacato. "Ma il tenore delle ultime uscite scomposte non può più esimerci da una replica. Va innanzitutto rilevato che se Confsal Vigili del Fuoco è da sempre il sindacato più rappresentativo del Settore, una ragione sicuramente c’è: è infatti Confsal Vigili del Fuoco, unitamente a Confsal, ad aver sottoscritto il contratto collettivo di settore, e non certo Filt Cgil che, anzi, lo disconosce. Il Ccnl “Sorveglianza Antincendio” è l’unico contratto del settore della sorveglianza antincendio, sin dal 2009 applicato da tutte le imprese, operanti in strade e autostrade, ospedali, elisuperfici, stazioni ferroviarie, istituti di credito, luoghi di pubblico spettacolo, stabilimenti oil & gas a migliaia di lavoratori e riconosciuto erga omnes da fonti di legge e da tutte le istituzioni competenti", sottolinea Confsal. "Al contrario il Ccnl 'Guardie ai Fuochi' sottoscritto da Filt (che tra l’altro in teoria dovrebbe rivolgersi al solo settore dei trasporti) rappresenta solo poche centinaia di lavoratori impiegate nei porti - e andiamo pure alla conta se volete! - dove le tariffe degli appalti sono legate a logiche di mercato che nulla hanno a che vedere con tutti gli altri settori sopra menzionati dove per l’appunto opera il Ccnl 'Sorveglianza Antincendio'. In particolare, mentre questi settori sono caratterizzati da appalti pubblici e procedure di gara realmente competitive con chiare regole di trasparenza e prezzi che non consentirebbero l'adozione del Ccnl 'Guardie ai Fuochi', il mercato dei servizi di sorveglianza antincendio nei porti è costituito da pochissimi operatori, sempre gli stessi, individuati dalle Capitanerie, che dettano le regole di un mercato corporativistico e di fatto chiuso", spiega la Confsal Vigili del fuoco. "Va poi detto che nella sorveglianza antincendio le principali conquiste in termini retributivi e di miglioramento degli standard di sicurezza sono state da sempre raggiunte da Confsal Vigili del Fuoco, e gli stessi risultati, che è solita intestarsi a posteriori Filt Cgil, sono stati conseguiti anche e soprattutto attraverso quel dialogo concertativo che da sempre la condotta di Confsal Vigili del Fuoco è improntata. Mentre Filt Cgil rifiuta addirittura di mettersi al tavolo con le parti sociali firmatarie del contratto collettivo sorveglianza antincendio, che sono Confsal Vigili del Fuoco e Anisa – Confindustria, queste ultime hanno invece già aperto il tavolo negoziale per il rinnovo del contratto e delle tabelle retributive in scadenza a febbraio 2025 che, ferma restando la più ampia e aspra dialettica tra parte sindacale e parte datoriale, ha come obiettivo quello di giungere anche prima della scadenza al rinnovo del Ccnl 'Sorveglianza antincendio': in questa sede le parti sociali stanno portando avanti le istanze per ottenere un importante aumento delle tabelle retributive per ciascun livello, lavorando senza pretendere le luci della ribalta, ma con impegno per migliorare sensibilmente le retribuzioni e le condizioni di lavoro degli addetti alla sorveglianza antincendio di tutte le imprese del settore", si legge ancora nella nota. "Al contrario, Filt Cgil da anni ritiene che l’unica strada per tentare di ottenere qualcosa sia minacciare e proclamare scioperi locali e nazionali nel settore della sorveglianza antincendio (attaccando inspiegabilmente un’unica azienda ancorché la più importante del settore e dimenticando chissà mai perché tutte le altre) – un servizio pubblico essenziale – senza che il suo ccnl si applichi a detto settore, per di più non garantendo i livelli minimi delle prestazioni connaturate alla natura di pubblica utilità del servizio e quindi producendo un danno all’intera collettività, come è notizia che in questi giorni non ha mancato di rilevare la stessa commissione di garanzia sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali", continua la Confsal Vigili del Fuoco. "Si è davvero realmente rappresentativi -continua la nota del sindacato- quando si ha una cognizione completa delle esigenze dei lavoratori di un determinato settore così come delle caratteristiche profonde del servizio, e questa consapevolezza è fondamentale se si vogliono ottenere risultati veri per i lavoratori senza generare disagi all’utenza e imbarazzanti richiami da parte delle istituzioni. E siamo certi che il rinnovo del Ccnl e delle tabelle retributive porterà presto a riconoscere migliori condizioni di lavoro agli operatori della sorveglianza antincendio, e migliori salari, negoziandoli direttamente con l’associazione datoriale e senza pregiudizi per l’utenza dei servizi pubblici essenziali. Anche per questo, Confsal Vigili del Fuoco è forza rappresentativa e responsabile. Anzi rappresentativa perché responsabile. Invitiamo Filt Cgil, che negli ultimi tempi impiega le proprie energie per trovare modi nuovi di definirci senza citarci, a chiedersi se questo tipo di approccio possa davvero definirsi responsabile, piuttosto che continuare a condurre una battaglia che di fatto risulta essere più di campanile che di sostanza a supporto dei lavoratori. Questi sono i fatti", conclude la nota.
(Adnkronos) - L’Unione Europea punta ad aumentare la quota di riciclo dei rifiuti prodotti all’interno dei suoi confini fissando al 2030 degli obiettivi superiori di almeno 5 punti percentuali rispetto a quelli del 2025 per ottemperare a un quadro normativo sempre più stringente in termini ambientali e più votato all’economia circolare. Alla filiera di gestione e riciclo del rifiuto e delle nuove soluzioni per un packaging più sostenibile che contenga materiali riciclati, si affianca la possibilità di scegliere sfuso. Tra gli ostacoli e barriere sull’acquisto di prodotti non imballati, problematiche legate all’igiene e alla sicurezza del prodotto, scarsa presenza di negozi e conoscenza della normativa vigente. Sono questi alcuni dei temi contenuti nello studio 'Sceglilo sfuso o riciclabile. Dati, contesto normativo e risultati di Altroconsumo', realizzato dall’Istituto per la Competitività (I-Com) nell’ambito di Sceglilo Sfuso o Riciclabile, il progetto finanziato dal Mimit D.M. 6/5/2022 art. 5, che si propone di informare ed educare ai consumi sostenibili e di economia circolare e creare consapevolezza rispetto al problema dell’over-packaging e più in generale alla scelta del buon packaging. Lo studio è stato presentato oggi a Roma nel corso di un convegno pubblico, organizzato in collaborazione con Altroconsumo, organizzazione di consumatori, al quale hanno preso parte numerosi tra esperti della materia, rappresentanti delle aziende, delle associazioni e delle istituzioni. Le emissioni complessive di gas climalteranti europee derivanti dalla gestione dei rifiuti hanno visto una generale diminuzione del 40,7% nell’arco di trent’anni, passando da 184,18 MtCO2 nel 1990 alle 109,28 MtCO2 del 2021. L’Unione Europea si è posta l’ambizioso obiettivo di raggiungere le net zero emissions entro il 2050 e per farlo dovrà modificare il suo approccio nei confronti della generazione dei rifiuti e, più specificamente, quelli derivanti dal packaging, rendendoli riutilizzabili, recuperabili o riciclabili. L’integrazione del processo di riciclo e quindi il recupero di materiali con la conseguente valorizzazione del rifiuto sta riscoprendo la sua importanza con un trend a livello europeo positivo da oltre vent’anni passando da una quantità di rifiuti comunali riciclata del 27,3% al 48,6% (+78%). L’andamento positivo è riscontrabile nei principali Stati membri. In particolare, tra il 2000 e il 2021 l’Italia ha visto crescere il tasso di riciclo dal 14,2% al 51,9% (+265,5%), la Spagna ha raddoppiato la percentuale da un valore pari a 18,4% al 38,6% (+109,8%) mentre la Francia ha segnato un +70,6% (dal 24,5% al 41,8%). La Germania ha sperimentato invece un aumento del tasso di riciclo più modesto rispetto agli altri Paesi, pur partendo da una soglia iniziale più alta (52,5%). Analizzando l’andamento della produzione di rifiuti da packaging, si nota un generale aumento che tra il 2005 e il 2021 va dai 158,34 kg ai 189,75 kg pro capite (+19,8%). Nello specifico, Germania e Italia si confermano gli Stati con il maggiore aumento della produzione pro capite tra quelli presi in esame, con incrementi rispettivamente del 41,6% e del 37,3%; seguiti dalla Spagna con un 25,4% e, per ultima, dalla Francia con un 6,9%. Per ciò che riguarda la produzione di quantità di scarto in base ai materiali di packaging utilizzati, sono soprattutto gli imballaggi in carta e cartone ad aver segnato un aumento del 7,9% a livello europeo, con Italia, Germania e Francia che hanno registrano un balzo a doppia cifra, rispettivamente del 20,4%, 22,4% e 15,9%. Gli imballaggi in plastica si assestano ad un +28,1%, tuttavia per i Paesi considerati sembra esserci un’elevata variabilità. Infatti, la Germania si conferma prima in termini di incremento con +43.1%, la Francia segna un +15,5%, l’Italia un +6% e la Spagna un +4,1%. Infine, per gli imballaggi in vetro si è registrato un aumento del 7,9% nel loro utilizzo, con l’Italia che mostra la crescita più elevata (+32%), seguita da Germania (+6,3%), mentre Spagna e Francia hanno diminuito la loro quota rispettivamente del 18,8% e del 12,6%. Per quanto concerne il corretto smaltimento dei rifiuti da imballaggio, Altroconsumo ha sottoposto ad un 'quiz' gli ACmakers, la sua community collaborativa: 7 persone su 10 sanno che le informazioni sul corretto riciclo si trovano sull’etichetta dell’imballaggio; quasi tutti, circa 9 persone su 10, sanno che i Raee (Rifiuti da apparecchi elettrici ed elettronici) vanno portati all’isola ecologica comunale e che le batterie vanno separate dai dispositivi prima di buttarli. In pochi, 4 su 10, sanno che possiamo chiedere di farci servire il cibo da asporto in un nostro contenitore, purché sia pulito e adatto all’uso alimentare (l’esercente potrà valutarlo). Da un punto di vista ambientale, la soluzione ottimale è sempre non produrre rifiuto fin dal principio e, ove possibile da un punto di vista sanitario, consumare prodotti sfusi dotandosi di contenitori riutilizzabili nel tempo. Dall’indagine Altroconsumo sulla domanda di prodotti sfusi da parte dei cittadini, e alla quale hanno partecipato più di 1.000 iscritti alla piattaforma ACmakers, emergono come barriere alla vendita di prodotti sfusi la bassa disponibilità di negozi che offrono tale opzione (528 preferenze), il maggior tempo e impegno richiesti dall’organizzazione dell’acquisto di prodotti sfusi (450), nonché la percezione che alcuni prodotti sfusi siano meno igienici rispetto alla loro controparte imballata (614). Di converso, tra i fattori che sembrano dare un contributo positivo si rintracciano la possibilità di scegliere la quantità necessaria di prodotto (200) e l’assenza di un packaging in plastica (150). Un’ulteriore indagine che si inserisce nell’ambito del perimetro di 'Sceglilo Sfuso o Riciclabile' è una sperimentazione, che ha riguardato 26 punti vendita, sulle possibilità dei clienti di acquistare prodotti sfusi e incartarli tramite imballaggi portati da casa, impattando positivamente sull’ambiente e anche riducendo i costi dei distributori di prodotti, condotta sempre da Altroconsumo e curata da Mercato Circolare. Questa possibilità è stata introdotta nel 2019 tramite il c.d. Decreto Clima e la sua applicazione sarebbe prevista dall’art. 7 bis della legge n.141 del 12/12/2019. Dei 26 punti vendita considerati, 24 non erano a conoscenza della possibilità offerta dal Decreto Clima ma, la maggior parte di essi (20), dopo essere stati informati, ha effettuato la pratica. In 6 casi su 26 (il 23%) il consumatore si è visto negare la possibilità di usufruire dei propri contenitori per il trasporto dei prodotti.