(Adnkronos) - “L’Italia occupa oggi una posizione molto favorevole nel campo della ricerca, dell’innovazione e dell’attrattività degli investimenti, in particolare nel settore farmaceutico. Ma questo vantaggio non può essere dato per scontato. Non possiamo fermarci, dobbiamo mettere in relazione i profondi cambiamenti globali con le scelte industriali e sanitarie del nostro Paese”. Così all’Adnkronos Salute Marcello Cattani, presidente di Farmindustria, secondo il quale quello del pharma è “ un settore chiave per l’economia del nostro Paese”. (VIDEO) Ad avere un ruolo chiave sarà anche l’intelligenza artificiale: “l’impatto dell’IA nella ricerca e sviluppo di nuovi farmaci è già enorme – ricorda il numero uno di Farmindustria - A livello globale, l’industria farmaceutica è il settore che investe di più in R&S: si stima un investimento complessivo di 2 trilioni di dollari entro il 2030. Sono già oltre 100 i nuovi farmaci individuati con il supporto di questi strumenti. In particolare, grazie all’intelligenza artificiale la fase preclinica si è accorciata fino al 40%, un’accelerazione significativa in un percorso che normalmente richiede tempi molto lunghi. Dalla ricerca clinica all’approvazione regolatoria possono infatti servire 10-12 anni. Ridurre i tempi, senza compromettere la qualità dei dati e delle evidenze scientifiche, significa far arrivare più velocemente nuove cure ai pazienti”. Ma l’intelligenza artificiale “non riguarda solo la ricerca, ma anche la produzione industriale. L’automazione e la gestione basata sui dati permettono oggi di creare impianti altamente competitivi, capaci di rispettare gli standard regolatori delle diverse agenzie internazionali nei Paesi di esportazione”. Rendere l’Italia più attrattiva è possibile, secondo Cattani che però avverte: “Per aumentare investimenti e innovazione, serve agire su più fronti. Da un lato, è fondamentale rafforzare le partnership pubblico-private nella ricerca di base, traslazionale e clinica. L’Italia dispone di eccellenze accademiche e scientifiche, ma soffre ancora per lentezze burocratiche e difficoltà nel trasferimento tecnologico. Questo limita, ad esempio, la partecipazione dei pazienti italiani ai grandi studi clinici internazionali. Dall’altro lato – fa notare -occorre intervenire sulla dimensione industriale, con politiche fiscali e incentivi competitivi. Tra le proposte c’è l’estensione della Zes (Zona economica speciale) a tutto il Paese, per favorire nuovi investimenti produttivi. Un tema strategico è anche la dipendenza dall’estero: oggi l’Europa, Italia compresa, importa circa il 75% dei principi attivi da Cina e India”. L’industria farmaceutica è "fra i settori manifatturieri leader in Italia per contributo all’occupazione, alla produzione e alla nuova occupazione qualificata. I numeri lo confermano: nel 2024 – sottolinea Cattani - il saldo commerciale ha raggiunto i 21 miliardi di euro, con un export pari a 54 miliardi. Per il 2025, le esportazioni potrebbero superare i 70 miliardi”. Per consolidare e rafforzare questa leadership, secondo Cattani servono due azioni principali: meno burocrazia e più investimenti nella salute. “La prima direttrice – spiega - riguarda l’attrattività del sistema industriale e della ricerca: meno burocrazia, più uso dei dati, più scienza e maggiore digitalizzazione. In questo senso, l’intervento del governo sull’intelligenza artificiale va nella direzione giusta. La seconda riguarda il mercato interno della salute. La domanda di farmaci cresce, ma i tetti di spesa pubblica non si adeguano, generando un peso economico rilevante per le imprese attraverso il meccanismo del payback. Introdotto come misura straordinaria vent’anni fa, oggi il payback è diventato insostenibile: vale circa 2,3 miliardi di euro, che si sommano al carico fiscale. In questo senso accogliamo positivamente le misure contenute nella legge di Bilancio che innalzano il tetto della spesa diretta dello 0,3%”. L’obiettivo ora è “completare il percorso di uscita dal payback e garantire un accesso rapido ai farmaci e ai vaccini innovativi. L’idea è quella di un early access nazionale – afferma Cattani - che consenta ai cittadini italiani di avere subito a disposizione i nuovi trattamenti una volta approvati dall’Agenzia europea del farmaco (Ema), senza ritardi”. Infine, l’accesso rapido e uniforme ai farmaci e ai vaccini su tutto il territorio nazionale e un maggiore investimento nella spesa farmaceutica per Cattani sono “elementi centrali”. La spesa farmaceutica “non è un costo ma un investimento. Grazie all’uso dei dati, oggi è possibile misurare gli outcome, cioè il valore reale generato da un farmaco, da una vaccinazione o da un intervento di prevenzione. Questo permette di far evolvere il sistema sanitario insieme all’innovazione scientifica, tecnologica e digitale. È questo, il percorso necessario per continuare a rendere l’Italia un Paese attrattivo e competitivo nel panorama globale della salute e dell’innovazione” conclude.
(Adnkronos) - "Io vi auguro di osare, di osare sempre. Per raggiungere i propri sogni bisogna osare perché vola solo chi osa farlo e quindi vi auguro di poter coltivare questo coraggio, questa speranza". Così il vice ministro del Lavoro, Maria Teresa Bellucci, intervenendo a Salerno al meeting di presentazione del progetto nazionale 'Co-programmare con i giovani', un'iniziativa finanziata dal ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali per l’annualità 2024, con Moby Dick Ets ente capofila, rivolgendosi ai giovani presenti in sala. L'obiettivo del progetto è di coinvolgere operatori e giovani di tutte le regioni italiane in un percorso di partecipazione attiva e co-programmazione delle politiche giovanili. Al centro, l’esigenza di ascoltare i bisogni reali dei giovani, stimolare il dialogo con le istituzioni e favorire la nascita di idee e iniziative per comunità più inclusive, sostenibili e partecipative. "Noi riteniamo -ha continuato Bellucci- che una politica giusta, una politica di buonsenso, quando tratta il tema delle politiche giovanili non lo possa fare senza innanzitutto ascoltare i giovani, cioè i protagonisti. E l'ascolto è il presupposto fondamentale per poter poi riconoscervi partecipazione e protagonismo. E' per questo che ritengo che le iniziative come 'Co programmare con i giovani' siano assolutamente in sintonia, perché avete dato vita e avete alimentato dei territori, dei luoghi dove poter facilitare l'ascolto dei giovani. E anche dove poter facilitare il confronto, dove poter favorire anche l'espressione, non soltanto dei loro bisogni, ma anche dei loro sogni. E per far vedere che le istituzioni a tutti i livelli, ma anche le organizzazioni, le associazioni, sono in grado di poterli accompagnare in un percorso di crescita sano e all'altezza proprio dei loro sogni", ha proseguito. "Per il governo Meloni l'ascolto dei giovani è un metodo di lavoro, è una priorità. Partiamo dai loro bisogni reali, dalle loro voci per costruire insieme un presente e un futuro, all'altezza dei loro sogni e progetti come 'Co-programmare con i giovani' dell'associazione Moby Dick Aps, vanno esattamente in questa direzione: aprire spazi di dialogo nei territori attraverso laboratori e workshop in cui i ragazzi sono protagonisti e partecipano attivamente alle scelte che li guardano. Come Ministero del lavoro e delle politiche sociali siamo felici di aver sostenuto questa iniziativa attraverso il fondo per i progetti di rilevanza nazionale. E' così che alimentiamo l'alleanza tra pubblico e terzo settore che costruiamo una società più forte, unita e più credibile agli occhi delle nuove generazioni”, ha concluso.
(Adnkronos) - Più caldo e, insieme, una riduzione media delle precipitazioni entro la fine del secolo in tutto il bacino del Mediterraneo e in Italia dove questi cambiamenti saranno accompagnati da un marcato incremento della frequenza degli eventi estremi con temporali intensi e alluvioni improvvise soprattutto durante la stagione autunnale sulle Alpi. È quanto emerge da uno studio Enea. “Abbiamo utilizzato proiezioni climatiche regionali ad altissima risoluzione (fino a 5 km) che, come una lente di ingrandimento, ci hanno permesso di conoscere con estrema precisione gli impatti attesi al 2100, soprattutto in relazione agli eventi estremi e ai fenomeni locali - spiega la coordinatrice dello studio Maria Vittoria Struglia, ricercatrice del Laboratorio Enea Modelli e servizi climatici - Le proiezioni climatiche regionali sono uno strumento estremamente utile per stimare in modo più affidabile gli impatti del cambiamento climatico su scala locale. Consentono inoltre di progettare strategie di adattamento mirate, che tengano conto delle specificità territoriali e stagionali”. Il team Enea ha realizzato simulazioni sia per il clima passato (1980-2014), utili a quantificare le variazioni già in atto, sia per il clima futuro (2015-2100), utilizzando tre scenari socioeconomici e climatici di riferimento. Gli scenari spaziano da quelli in cui vengono attuate politiche di sostenibilità ambientale a quelli in cui le politiche di decarbonizzazione non sono centrali nei modelli di sviluppo. Sulla base di queste proiezioni, sono stati stimati gli effetti del cambiamento climatico sulla temperatura superficiale e sulle precipitazioni in Italia. Secondo lo studio, nelle aree montuose si prevede un aumento delle temperature estive con punte fino a +4,5 °C e fino a +3,5 °C in autunno nello scenario a più elevato impatto. Si tratta di un riscaldamento significativo che, in queste zone, non è riprodotto dai modelli globali a bassa risoluzione. Sul fronte delle precipitazioni il clima tenderà a diventare generalmente più secco in tutte le stagioni, in particolare durante l’estate. Tuttavia, nei due scenari più critici, ci si attende un aumento della frequenza e dell’intensità degli eventi meteorologici estremi soprattutto sull’Italia settentrionale e, in particolare, nelle zone alpine e subalpine. Entrando nel dettaglio delle elaborazioni Enea, alla fine del secolo (2071-2100), in inverno si potrebbe verificare un aumento dell’intensità delle precipitazioni soprattutto nelle Alpi occidentali, a differenza delle Alpi orientali dove si registra una lieve diminuzione; mentre nell’Italia meridionale l’intensità diminuirà, con un calo particolarmente marcato sui rilievi principali della Sicilia. In primavera il quadro è simile a quello invernale, ma con un aumento più diffuso dell’intensità sull’intero arco alpino. In estate viene rilevata una diminuzione generalizzata dell’intensità delle precipitazioni estreme, soprattutto lungo le coste tirreniche. In autunno, nello scenario più severo, infine, si registra un aumento significativo dell’intensità delle piogge estreme su gran parte del territorio italiano, con incrementi più marcati nelle aree in cui gli impatti climatici previsti risultano già più intensi (Nord Italia). La simulazione regionale ad alta risoluzione mostra un cambiamento delle precipitazioni diverso - e in alcune aree persino opposto - rispetto a quanto previsto dal modello globale a bassa risoluzione. “Negli ultimi anni, lo sviluppo di tecnologie sempre più potenti ha reso possibile proiezioni climatiche regionali molto più dettagliate che hanno permesso di valutare gli impatti locali del cambiamento climatico e dei rischi connessi al clima, nonché supportare politiche di adattamento e mitigazione. Questo rappresenta un progresso significativo per la regione mediterranea, un hotspot climatico caratterizzato da una morfologia fortemente eterogenea (un bacino semi-chiuso circondato da rilievi montuosi alti e complessi), che richiede analisi ad alta risoluzione. La regione è infatti particolarmente vulnerabile agli impatti di fenomeni meteorologici estremi su scala locale, che possono influenzare in modo significativo il benessere e l’economia delle comunità locali”, conclude Struglia.